Geopolitica
Il braccio destro di Zelens’kyj dice che una guerra USA-Russia sarebbe «bene per l’Ucraina»

Una guerra tra Stati Uniti e Russia sarebbe vantaggiosa per l’Ucraina, secondo il principale collaboratore di Volodymyr Zelens’kyj, Mikhail Podoliak. In un’intervista con i media locali di mercoledì, pubblicata da RBK Ucraina, ha discusso la possibilità di un dispiegamento di truppe statunitensi nel paese sotto il presidente Donald Trump.
Alla domanda sulla probabilità che le truppe statunitensi arrivino in Ucraina, Podoliak ha espresso scetticismo, ma ha affermato che fare pressione sul presidente russo Vladimir Putin «non richiede necessariamente di spingere per uno scontro diretto» tra Stati Uniti e Russia, tuttavia un tale conflitto «sarebbe sicuramente positivo per noi».
Il Podoliak non è nuovo ad affermazioni sconcertanti.
Come riportato da Renovatio 21, consigliere di Zelens’kyj mesi fa aveva dichiarato che la «massima uccisione dei russi» è il fine della guerra in corso. A settembre aveva fatto commenti controversi su Cina e India e il loro «basso potenziale intellettuale».
Il consigliere presidenziale aveva definito la proposta di pace tra Russi e Ucraina avanzata dall’ex presidente francese Nicholas Sarkozy come «criminale» accusando il marito di Carla Bruni di complicità nell’organizzazione di «genocidio e guerra».
Lo scorso novembre il Podolyak in un’intervista alla stazione televisiva ucraina Canale 24 aveva dichiarato che Kiev deve impadronirsi di tutti i territori perduti dalla Russia, compresa la penisola di Crimea, altrimenti rischia di scomparire dalla mappa del mondo.
In passato il Podoyak si è scagliato contro il capo di SpaceX Elon Musk, che nel suo racconto ha «favorito il male» negando all’Ucraina l’uso dei satelliti Starlink – che Musk ha fornito a Kiev gratuitamente – per attaccare la Crimea con i droni.
Come riportato da Renovatio 21, il Podolyak esternato attacchi al papa e financo al cristianesimo tout court.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Economia
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Geopolitica
Il vicepremier serbo accusa: il Deep State USA dietro le proteste di massa

Il vice primo ministro serbo Aleksandar Vulin ha accusato lo «stato profondo» statunitense e le agenzie di intelligence europee di aver orchestrato proteste di massa nel suo Paese.
La Serbia ha assistito a mesi di dimostrazioni antigovernative guidate dagli studenti, inizialmente innescate dal crollo mortale di una pensilina di cemento alla stazione ferroviaria di Novi Sad lo scorso novembre, che ha causato 15 vittime. Ciò ha portato all’indignazione pubblica in tutto il Paese e ha spinto alle dimissioni diversi funzionari di alto rango, tra cui il Primo Ministro Milos Vucevic.
Da allora i dimostranti hanno chiesto riforme sistemiche del governo e le proteste sono culminate in una grande manifestazione a Belgrado il 15 marzo, descritta come una delle più grandi nella storia recente della Serbia.
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«La rivoluzione colorata in Serbia è stata organizzata dallo stato profondo degli Stati Uniti, lo stesso che sta cercando di ostacolare le iniziative di pace del presidente Donald Trump in Ucraina, nonché da diversi servizi segreti europei», ha detto Vulin all’agenzia di stampa TASS sabato durante una visita a Mosca. I disordini sono stati orchestrati per istigare il rovesciamento del governo, ha detto.
Vulin ha affermato che entità occidentali che prendono di mira la Serbia sono anche dietro le azioni contro il presidente Milorad Dodik della Republika Srpska, la regione prevalentemente serba all’interno della Bosnia ed Erzegovina. Dodik, che ha stretti legami con le autorità serbe, è stato condannato a un anno di prigione da un tribunale sostenuto dall’UE a Sarajevo il mese scorso per aver presumibilmente sfidato l’autorità dell’inviato internazionale Christian Schmidt.
«Questi attacchi simultanei hanno un obiettivo: la distruzione della Serbia e l’arrivo al potere di politici nel Paese che soddisferanno tutte le richieste dell’Occidente, inclusa l’introduzione di sanzioni contro la Russia», ha affermato Vulin, il cui Paese si è opposto alle sanzioni legate al conflitto in Ucraina e ha mantenuto stretti legami economici con Mosca.
Le sue parole hanno riecheggiato le precedenti dichiarazioni del presidente serbo Aleksandar Vucic, che ha espresso preoccupazioni circa l’interferenza straniera, accusando le forze di opposizione di collaborare con le agenzie di Intelligence occidentali, croate e albanesi per rovesciare il suo governo. Ha giurato, tuttavia, che non avrebbe fatto marcia indietro.
Le dimissioni del primo ministro all’inizio di questa settimana hanno innescato una scadenza di 30 giorni per Vucic per nominare un nuovo primo ministro designato per guidare il governo fino al 2027, quando sono previste elezioni parlamentari e presidenziali.
Vucic ha affermato domenica scorsa che se un nuovo governo non verrà formato entro 30 giorni dalle dimissioni di Vucevic, sarà costretto a indire elezioni anticipate, che si terranno probabilmente a giugno.
Come riportato da renovatio 21, le grandi manifestazioni contro Vucic di questa settimana hanno seguito la visita pubblica del figlio del presidente USA Don Trump jr. al premier di Belgrado.
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Come riportato da Renovatio 21, Vucic giorni fa ha accusato le potenze occidentali di aver cercato di orchestrare il suo rovesciamento. In un’intervista su Pink TV trasmessa lunedì, il presidente serbo aveva affermato che le «potenze straniere» hanno speso circa 3 miliardi di euro nell’ultimo decennio nel tentativo di estrometterlo dal potere.
Come riportato da Renovatio 21, Belgrado nel dicembre 2023 produsse evidenti segni di «maidanizzazione» in corso. Già allora presidente serbo accusò le potenze occidentali di tentare di «ricattare» la Serbia affinché sostenga le sanzioni e di tentare di orchestrare una «rivoluzione colorata» – una sorta di Maidan belgradese –contro il suo governo a dicembre.
All’epoca il governo serbo in quel caso aveva ringraziato pubblicamente i servizi segreti russi per il loro aiuto, come confermato in seguito dal Vucic.
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Immagine di Mil.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
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