Immigrazione
I profughi ucraini circoleranno senza super green pass. La discriminazione contro il cittadino è ormai intollerabile

«È vero che altri Paesi hanno regole diverse in merito, ma questo vale anche per altri ambiti: chi è ospite di un Paese, anche se da rifugiato di guerra, deve rispettere le regole di quel Paese» aveva detto due settimane fa il sottosegretario grillino Sileri. Sembrava insomma che anche gli ucraini in arrivo sarebbero stati tenuti all’iniezione di mRNA sintetico a cui si sono sottomesse le masse italiane.
La realtà è che non è così.
«Per i quasi 50 mila ucraini arrivati non c’è obbligo di super green pass» scrive il quotidiano La Verità. «Abbiamo visto profughi alloggiati in hotel, che affermavano di non essere vaccinati e di non avere il super green pass».
Ricapitoliamo: gli italiani, che se non si sottopongono alla diktat biomolecolari del potere perdono il lavoro, pagheranno agli ucraini il soggiorno in Italia, liberi di fare come se le restrizioni pandemiche non li riguardassero.
L’italiano non vaccinato vive l’apartheid biotica, peggiore di quella sudafricana: il razzismo lì proibiva ai neri di prendere gli autobus dei bianchi, ma almeno qualche autobus per loro c’era. Per il no vax, niente. Perché costui, disse il premier Draghi, dà la morte: «non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono». A meno che non sia ucraino, certo. Pardon, ucraina: sappiamo che stanno arrivando solo donne e bambini, perché, nel più totale silenzio dei media venduti, ai maschi dai 18 ai 60 anni è proibito di espatriare, vanno utilizzati come carne da cannone (come, è emerso, avviene con gli stessi foreign fighters mandati al fronte senza armi) per istigare la Terza Guerra Mondiale, l’unico modo di tenere al potere il regime corrotto di Kiev le sue orde di nazisti.
È l’ennesimo schiaffo che dobbiamo ricevere.
È l’ennesima umiliazione. Che dimostra come le regole pandemiche siano puro arbitrio politico: i non vaccinati italiani sono un pericolo sanitario, i non vaccinati ucraini no.
E che dimostra, soprattutto, il disprezzo che il potere ha del popolo, nell’inversione metapolitica realizzata definitivamente dal COVID: non il potere esiste per espressione del popolo (come prevede l’idea di democrazia, e la stessa Costituzione italiana), ma il popolo esiste solo perché glielo concede il potere – cioè, nel contrario della democrazia, cioè, la tirannia. Lo Stato è oggi una piramide più estrema di qualsiasi monarchia assoluta vista nei millenni, una teocrazia faraonica.
La realtà è che non si tratta del primo schiaffo che riceviamo dallo Stato infeudato al Piano Kalergi.
Ci siamo dimenticati degli immigrati africani, arrivati in numeri da vera invasione (altro che i 130 mila soldati russi!) dopo l’assassinio di Gheddafi e l’elezione (che sembra sempre meno casuale) del loro testimonial numero uno Giorgio Mario Bergoglio?
Noi no. Sono passati quasi dieci anni, ma nessuno ha capito ancora cosa stiano facendo.
Di certo, a differenza delle ucraine, non «scappano dalla guerra», secondo la favoletta che ci raccontarono anni fa.
Di certo, possono rappresentare, più delle ucraine, un problema sanitario: essi arrivano da Paesi dove la percentuale di infetti dal virus HIV è ordini di grandezza superiore ai numeri nostrani, eppure nessuno si è mai posto il problema ad alta voce, neanche per tentare una qualche oscena politica di prevenzione via preservativo. E l’AIDS non è l’unica malattia di cui è infestata l’Africa (alcune delle quali, portate dai vaccini di Gates), e che giocoforza si sta trasferendo qui.
Ci lamentiamo delle ucraine senza green pass, tuttavia guardiamo gli immigrati africani, e non possiamo vedere che hanno vestiti più nuovi dei nostri, telefonini migliori, hanno il monopattino elettrico, la mountain bike, hanno tanto tempo libero, figliano alla stragrande (qualcuno gli ha sussurrato che arriverà lo ius soli?) hanno un buonumore invidiabile. C’è da capirli: non hanno perso il lavoro, non hanno lottato per pagare le tasse, non sono stati umiliati nei luoghi pubblici, non hanno sentito la sensazione di sentirsi stranieri nel proprio Paese – anzi, diciamo che con il nostro danaro di contribuenti dissanguati si è fatto di tutto per farli sentire a casa propria.
Abbiamo perso ogni sensibilità davanti a questa enigmatica, patente ingiustizia. Abbiamo accettato anche questo.
Abbiamo accettato la discriminazione programmatica dell’onesto cittadino, che paga le tasse, che cerca di far valere i suoi diritti, che mai ha chiesto qualcosa.
Abbiamo accettato lo stupro della cittadinanza, della logica, della giustizia sociale. Ci hanno preso per i fondelli, con i nostri soldi, e continuano a farlo.
Quante famiglie devastate dalla pandemia potrebbero aiutare i miliardi spesi per gli immigrati?
Manda giù tutto, onesto cittadino. Ora i tuoi rappresentanti stanno mandando armi in Ucraina; se tutto va bene, le armi italiane finiranno a bande di neonazisti e di criminali, che magari scapperanno dai russi venendo, armati da noi stessi, proprio qui dalla zia badante.
In compenso, continueranno a denunciare il cacciatore trovato nel bosco con un coltellino comprato in libera vendita magari su Amazon.
Quanto ancora dovremo sentirci sputare in faccia? Quanto ancora potremo sopportare tutto questo?
Immigrazione
Mohammed e Ahmad sono i nomi più popolari tra i beneficiari dell’assistenza sociale tedesca

Secondo i dati recentemente rivisti e pubblicati dal governo federale, Mohammed e Ahmad sono tra i nomi più comuni tra i beneficiari dell’assistenza sociale in Germania. Olena, variante ucraina di Helen, è l’unico nome femminile tra i primi dieci.
Il tasso di disoccupazione in Germania ha raggiunto il 6,4% ad agosto, con il numero totale di disoccupati che ha superato i tre milioni per la prima volta in un decennio. Secondo i dati dell’Agenzia Federale per l’Impiego, alla fine del 2024 percepivano sussidi sociali 5,42 milioni di persone, di cui il 48% stranieri, rispetto al 19,6% del 2010.
Il partito di destra Alternativa per la Germania (AfD) aveva chiesto informazioni sui nomi più comuni dei destinatari per sostenere la sua tesi sul fallimento dell’integrazione.
A giugno, il ministero del Lavoro ha risposto che i nomi principali erano Michael, Andreas e Thomas, seguiti da Daniel, Olena e Alexander, scatenando la ridicolizzazione mediatica dell’AfD. Tuttavia, l’elenco iniziale non combinava le diverse grafie dei nomi, come Thomas e Tomas o Mohammed e Mohamed, elencandoli separatamente.
I dati rivisti hanno posizionato Mohammed – distribuito su 19 varianti – al primo posto con quasi 40.000 voci, seguito da Michael con circa 24.600 e Ahmad con oltre 20.600. Olena è rimasto l’unico nome femminile tra i primi dieci, con circa 14.200 voci.
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Secondo i dati delle Nazioni Unite, la Germania è la principale destinazione migratoria dell’Unione Europea e il terzo Paese al mondo per numero di rifugiati. Grazie alle politiche di apertura delle frontiere dell’ex cancelliera Angela Merkel, nel 2015 sono arrivate oltre un milione di persone da Siria, Afghanistan e Iraq. Negli ultimi anni, il Paese ha concesso protezione temporanea a 1,2 milioni di ucraini e ha ricevuto 334.000 domande di asilo nel 2023, quasi un terzo del totale dell’UE.
La crisi dei migranti ha messo a dura prova il settore immobiliare, i servizi pubblici e le finanze, contribuendo all’ascesa dell’AfD, che di recente è in testa ai sondaggi nazionali come partito politico più popolare in Germania.
Non vi è solo la questione assistenzialista a riguardare il nome Muhammad, parola che un tempo in Italia si traduceva in «Maometto» (così si chiamavano i sultani turchi come Maometto II, Maometto III, etc., mentre per qualche ragione ci si riferisce al re del Marocco come a Muhammad IV). Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso era emerso che in Inghilterra il nome più gettonato era, di fatto, «Muhammad».
Ciò ci porta a delineare un disegno semplice-semplice su quanto sta accadendo in Europa: il contribuente sta mantenendo intere popolazioni che sono qui per sostituirlo. Un paradosso osceno e insopportabile, epperò realizzato da ancora troppe poche persone. Noi tutti stiamo di fatto lavorando per il piano Kalergi, stiamo versando le nostre tasse all’anarco-tirannia che sconvolge le nostre città e le nostre vite.
Lo Stato moderno detesta il suo popolo, vuole ridurlo e sostituirlo, forsanche, ad un certo punto, annientarlo. Perché nessun partito politico, nessun movimento pubblico, lo vuole capire?
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Immigrazione
Gli Stati Uniti deportano i migranti in Ruanda ed Uganda. L’Italia cosa fa?

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Immigrazione
Rivolte in Svizzera dopo la morte di un adolescente congolese inseguito dalla polizia: stesso schema di Parigi e Milano

Le rivolte etniche degli immigrati arrivano anche in Svizzera. Lo riporta Remix News.
Nella città svizzera di Losanna, sono scoppiate rivolte per la seconda notte dopo la morte di un giovane congolese di 17 anni durante un inseguimento della polizia. Durante la prima notte di disordini, un politico di destra è stato preso di mira da un folto gruppo di giovani, che lo hanno quasi linciato.
Tre sere fa, alle 22:00, circa 150-200 persone hanno allestito posti di blocco e hanno iniziato a bruciare cassonetti e bidoni della spazzatura. Hanno anche danneggiato gravemente un autobus.
Secondo la polizia, gli agenti sono stati colpiti con molotov, pietre per pavimentazione e recinzioni da cantiere, insieme ad altri oggetti. Le forze dell’ordine hanno reagito con gas lacrimogeni e proiettili di gomma ai rivoltosi per sedare i disordini. Non si sono registrati feriti.
1/ Bus et poubelles incendiés à Prélaz (Lausanne) en réaction à la mort du jeune de 17 ans décédé dimanche matin en fuyant la police sur un scooter volé.
Ignorant ce dont il s’agit, je me rends sur place. Des antifas me reconnaissent, trois m’encerclent, dos au mur, et pic.twitter.com/wSiKWweGTp— Thibault Schaller (@Thibauuuuuult) August 24, 2025
Et zéééée repartiiiiii !
Round deux, pas de police sur place. pic.twitter.com/Us4vcxB65X— Thibault Schaller (@Thibauuuuuult) August 25, 2025
— Thibault Schaller (@Thibauuuuuult) August 25, 2025
🇨🇭On August 24, 2025, at around 4:00 a.m. in the Prelaz area of Lausanne, Switzerland, Marvin, a suspected migrant, was driving a stolen electric scooter and died when he crashed into a wall while being pursued by police. Riots subsequently broke out in the Prelaz area. pic.twitter.com/WO28jYr02V
— Argonaut (@FapeFop90614) August 26, 2025
Nach jahrelanger Rückstandigkeit, hat nun auch die Schweiz das Niveau vielfältig bunter Hochkulturen erreicht.#Lausanne pic.twitter.com/mjuRaYHOUQ
— Pygoscelis (@PygoscelisSpec) August 27, 2025
I disordini sono seguiti ad attacchi simili avvenuti la notte precedente, durante i quali una folla più piccola di circa 100 giovani prese parte alla rivolta. Quella notte, un politico dell’Unione Democratica di Centro (UDC), Thibault Schaller, è stato preso di mira in un linciaggio, ripreso in un video.
Lo Schaller ha scritto su X di essersi avvicinato ai disordini perché era curioso di sapere cosa stesse succedendo. Avvicinandosi, alcuni individui, che ha detto di credere fossero Antifa, lo hanno riconosciuto e affrontato.
Les aventures de Tintin dans le quartier occupé de Prélaz. pic.twitter.com/DDobzSJvAo
— Thibault Schaller (@Thibauuuuuult) August 25, 2025
«Mi hanno ordinato di andarmene. Mi sono rifiutato e ho chiesto cosa stesse succedendo. Uno mi ha spinto, io l’ho spinto indietro e poi ho fatto un passo indietro. Qualcuno ha urlato qualcosa e 10, 15 persone mi sono corse incontro da ogni dove. Sono scappato, ho preso botte. Mi hanno bloccato la strada, sono caduto, mi sono protetto. Mi sono rialzato, sono corso, sono stato circondato di nuovo contro un muro, poi ho preso botte. Poi sono riuscito a scappare correndo. Sto bene, ma dobbiamo davvero riprenderci questa città», ha scritto lo Schaller.
m’ordonnent de partir. Je refuse et demande ce qu’il se passe. Un me pousse, je le repousse puis recule, ça crie quelque chose, et dix, quinze personnes me courent dessus de partout. Je pars en courant, prends des coups, on me coupe le chemin, je tombe, me protège, je ramasse
— Thibault Schaller (@Thibauuuuuult) August 24, 2025
Nel video, lo Schaller viene inseguito da un folto gruppo di individui, che lo prendono a calci a terra. Schaller si rialza ripetutamente e riesce a eludere il gruppo, riuscendo infine a fuggire. Durante l’attacco, uno degli individui lo ha apostrofato con l’inevitabile «fascista».
🇨🇭Lausanne, Suisse : le conseiller municipal de Lausanne @Thibauuuuuult Schaller de l’UDC (droite libérale) reconnu et lynché hier soir lors d’une émeute suite à la mort d’un délinquant africain. pic.twitter.com/6SoJVLBa0g
— Damien Rieu (@DamienRieu) August 25, 2025
Lo Schaller ha scritto su X che la polizia non era responsabile della morte dell’adolescente e che «questa tragedia si sarebbe potuta evitare. Doveva solo ascoltare la polizia». La città era «tenuta in ostaggio da una manciata di teppisti», ha scritto ulteriormente ha aggiunto il politico UDC.
L’apparente motivo scatenante dei disordini degli stranieri pare ricalcare fedelmente uno schema visto a Parigi (durante la rivolta delle banlieue di due anni fa) e a Milano, con gli scontri a Corvetto di nove mesi fa: ragazzino morto dopo un inseguimento della polizia.
Le rivolte degli immigrati elvetici sono di fatto iniziate dopo la morte del diciassettenne Marvin M., cittadino svizzero di origini congolesi. La polizia afferma di averlo inseguito domenica sera mentre era alla guida di uno scooter rubato. È morto schiantandosi contro la porta di un garage.
Come visto anche nel caso parigino, è arrivato il commento della genitrice: la madre di Marvin M. ha affermato in un’intervista a 24Heures che suo figlio «non è un ladro di scooter» e «non è un bandito», assicurando che il ragazzo congolese un rapper appassionato e che il suo gruppo ha dichiarato di non tollerare la violenza che si sta verificando in città dopo la sua morte.
Come riportato da Renovatio 21, la Svizzera era stata teatro di rivolte di immigrati afroislamici ancora due anni fa, quando i disordini scoppiarono per contagio dalla Francia agli altri Paesi francofoni limitrofi.
È evidente che persino nella precisa, marziale Confederazione Elvetica è in caricamento, che sulle pagine di Renovatio 21, definiamo «anarco-tirannia». Il concetto fu al volgere del millennio dall’americano Samuel Todd Francis (1947-2005), che descrisse la crescente condizione dello Stato moderno che regola tirannicamente o oppressivamente la vita dei cittadini – tasse, multe, burocrazia – tuttavia non può, o meglio non vuole, proteggere gli stessi rispettando le leggi fondamentali.
Episodi dell’ascesa dell’anarco-tirannia in Europa (e non solo) per via migratoria sono purtroppo sotto i nostri occhi, davvero ovunque, tutti i giorni. In questi giorni, con il lancio transnazionale dei «lockdown maranza», è possibile capire meglio quale sia la vera dinamica di distruzione e controllo in atto.
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Immagine dall’account Twitter di Thibault Schaller
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