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Protesta

I canadesi protestano fuori dal Parlamento di Ottawa. Trudeau in fuga

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Ottawa, come previsto, è invasa dalla pacifica protesta di una massa senza fine.

 

Il Convoglio della Libertà dei 50 mila camionisti ha trascinato con sé un numero impressionante di cittadini che protestano contro la dittatura biotica implementata dal premier e dai governatori degli Stati canadesi.

 

È difficile pensare che la capitale canadese abbia mai visto una protesta di tale portata.

 

Il convoglio ha intrappolato il traffico in tutta la regione, intasando le arterie che portano dentro e fuori il centro cittadino.

 

 

 

 

Masse di cittadini canadesi in protesta si sono trovati anche in altre località del Paese. Queste immagini arrivano da Prince George, a 4000 chilometri da Ottawa.

 

 

Nel frattempo, primo ministro canadese Justin Trudeau e la sua famiglia hanno lasciato la loro casa a Ottawa per un luogo segreto, riporta la CBC , tra problemi di sicurezza mentre migliaia di persone si riversano nella capitale canadese sabato in convogli di camionisti per protestare contro i mandati dei vaccini. Lo ha rivelato la Canadian Broadcasting Corporation (CBC), è il servizio pubblico radiotelevisivo nazionale canadese.

 

L’ufficio del Primo Ministro ha detto che non farà commenti sulla posizione del signor Trudeau per motivi di sicurezza.

 

Come riportato in precedenza, proprio in coincidenza con l’arrivo delle diecine di migliaia di camion e degli ancora più numerosi supporter da tutto il Paese, Trudeau si era dichiarato «in quarantene» perché, benché negativo al tampone, era stato a contatto con un positivo, e quindi le linee guida canadesi, dice, gli impongono 5 giorni di isolamento.

 

Ora l’isolamento è stato interrotto per motivi di sicurezza. Su certi siti americani dicono che sia circondato da commando. È probabile.

 

Certo è che il premier così non potrà ricever delegazioni dei manifestanti nemmeno al citofono.

 

Il primo ministro, uno dei pochi ad entusiasmarsi pubblicamente per il «Grande Reset», aveva dichiarato che i camionisti in arrivo ad Ottawa erano una «frangia minoritaria» che aveva una «visione inaccettabile».

 

Ad una trasmissione TV del Quebec aveva dichiarato che i non vaccinati erano «misogini» e «razzisti», e si era chiesto se fosse giusto tollerarli.

 

Aveva insultato, insomma. Ora è sparito, dopo essersi dato malato. Si fa difendere dai muscoli e dai mitra di suo papà, non nel senso del defunto premiere Pierre Trudeau, e nemmeno nel senso di Fidel Castro: nel senso del suo papi lo Stato, con la sua ultima raison d’etre, di cui spesso ci dimentichiamo – il monopolio della violenza. Vedremo se ora scateneranno la repressione contro questa pacifica protesta per la libertà.

 

Del resto quando si affaccia la storia i pupazzi spariscono.

 

È un momento epico. È una grande occasione – per tutto il mondo.

 

 

 

 

Protesta

La polizia usa lacrimogeni e idranti contro i manifestanti a Brusselle

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Episodi di protesta con violenza sono emersi durante le manifestazioni delle ultime ore a Brusselle.

 

Le immagini della protesta mostrano i manifestanti che si scontrano con le forze dell’ordine, lanciano fuochi d’artificio e sventolano bandiere e cartelli.

 

Poliziotti in tenuta antisommossa sono stati visti utilizzare gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla.

 

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Secondo HLN, Gert Truyens, presidente del sindacato CGSLB, ha dichiarato che la manifestazione è stata interrotta a causa degli scontri provocati da una minoranza violenta tra i dimostranti.

 

«Questi non sono manifestanti, ma individui che causano disordini», ha riportato il giornale.

 

Durante la giornata, lo sciopero generale ha fortemente compromesso i servizi di trasporto pubblico e ha bloccato le partenze nell’aeroporto principale di Bruxelles.

 

De Wever, eletto a febbraio, ha proposto misure di austerità per affrontare il crescente deficit di bilancio del Belgio.

 

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Protesta

I giovani della generazione Z protestano anche in Marocco: le immagini

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Proteste guidate da giovani per chiedere migliori ospedali e scuole si sono diffuse in diverse città del Marocco nella tarda serata di lunedì. Secondo testimoni e organizzazioni per i diritti umani, decine di persone sono state arrestate a Rabat, Casablanca, Agadir, Tangeri e Oujda.   Le manifestazioni, coordinate online dal gruppo informale «GenZ 212» tramite TikTok, Instagram e Discord, hanno visto anche il coinvolgimento di Morocco Youth Voices, che ha invitato i partecipanti a radunarsi pacificamente per stimolare il dibattito sulle politiche sociali.   I disordini sono iniziati ad Agadir, dove la frustrazione per le condizioni degli ospedali si è rapidamente propagata tramite i social media ad altre città. L’Associazione Marocchina per i Diritti Umani, citata dall’*AP*, ha riportato oltre 120 arresti nel fine settimana.            

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Le autorità hanno smentito le accuse secondo cui i preparativi per la Coppa del Mondo 2030, co-ospitata da Marocco, Spagna e Portogallo, avrebbero sottratto risorse ai servizi essenziali.   Il premier marocchino Aziz Akhannouch, anche sindaco di Agadir, ha difeso l’operato del governo: «Abbiamo portato avanti riforme, aumentato la spesa e stiamo costruendo ospedali in tutte le regioni del Paese», ha dichiarato, come riportato dall’agenzia AP. Ha ammesso, tuttavia, che l’ospedale principale di Agadir soffre di carenze croniche e infrastrutture obsolete.   La popolazione marocchina è prevalentemente giovane, con metà degli abitanti sotto i 25 anni.   Come riportato da Renovatio 21, proteste simili guidate da giovani hanno recentemente scosso altri paesi. In Madagascar, le dimostrazioni per la carenza di energia e acqua hanno portato lunedì allo scioglimento del governo. In Nepal, a inizio settembre, proteste contro il divieto di piattaforme social e la corruzione hanno costretto alle dimissioni il Primo Ministro KP Sharma Oli.

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Protesta

Il Madagascar scioglie il governo dopo le proteste della «Generazione Z»

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Il presidente del Madagascar, Andry Rajoelina, ha sciolto il suo governo in seguito a proteste mortali guidate dai giovani, innescate da prolungate interruzioni di corrente e dalla scarsità d’acqua nel Paese insulare dell’Oceano Indiano.

 

In un discorso televisivo trasmesso lunedì sera tardi, Rajoelina ha riconosciuto la frustrazione pubblica per anni di servizi inadeguati, annunciando le dimissioni del Primo Ministro Christian Ntsay e del suo gabinetto. Ha precisato, tuttavia, che i ministri rimarranno in carica fino alla formazione di un nuovo governo entro tre giorni.

 

«Riconosciamo e ci scusiamo se i membri del governo non hanno adempiuto ai loro doveri», ha dichiarato Rajoelina, aggiungendo di comprendere la rabbia per le interruzioni di corrente e la carenza d’acqua, avendo «ascoltato la chiamata» e «percepito la sofferenza».

 

 

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Secondo i dati delle Nazioni Unite, almeno 22 persone sono morte e oltre 100 sono rimaste ferite nelle proteste iniziate giovedì nella capitale Antananarivo, guidate dal movimento giovanile denominato «Gen Z». Il responsabile ONU per i diritti umani, Volker Türk, ha espresso lunedì il suo «shock e dolore» per le uccisioni e i feriti nella nazione dell’Africa meridionale. Il suo ufficio ha notato che le proteste sono iniziate «pacificamente», ma sono state represse con «forza non necessaria», con alcuni agenti di sicurezza che hanno usato munizioni vere contro i manifestanti.

 

Le immagini hanno mostrato stazioni della funivia incendiate e un grande centro commerciale saccheggiato dai manifestanti. Anche le case di due parlamentari sarebbero state prese di mira. I disordini hanno spinto le autorità a imporre un coprifuoco notturno «per proteggere la popolazione e i suoi beni fino al ripristino dell’ordine pubblico».

 

L’Unione Africana e la Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe (SADC) hanno espresso «profonda preoccupazione» per la violenza, invitando tutte le parti alla moderazione e a una risoluzione pacifica.

 

Per placare le tensioni, Rajoelina ha rimosso il ministro dell’energia venerdì e domenica ha promesso profonde riforme, dichiarando che «il modo in cui il Paese viene governato sarà completamente rivisto».

 

Un’analoga instabilità politica si era verificata in Kenya l’anno scorso, quando il presidente William Ruto ha sciolto quasi tutto il suo governo dopo settimane di proteste violente guidate da giovani contro proposte di aumento delle tasse e l’incremento del costo della vita.

 

Come riportato da Renovatio 21, giovani delle nuove generazioni sono alla base del rovesciamento del governo in Nepal negli scorsi giorni.

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