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Eugenetica

I bambini con sindrome di Down possono essere abortiti fino alla nascita

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All’inizio del 2020, la 24enne Heidi Crowter, di Coventry, che ha la sindrome di Down, si è unita a Cheryl Bilsborrow di Preston, madre del bambino di due anni Hector, anch’egli affetto dalla sindrome di Down, e ha lanciato un’azione storica contro gli inglesi governo contro l’attuale legge sull’aborto che consente di compiere il reato di aborto su una persona con sindrome di Down fino alla nascita.

 

 

Heidi, la denunciante, ha affermato che l’attuale legge le ha fatto sentire che le persone come lei dovrebbero essere «eliminate». Non ha escluso di portare questo caso fino alla Corte Suprema, dicendo che continuerà a lottare per la sua causa e che ha già «informato e cambiato i cuori e le menti delle persone e cambiato le loro opinioni sulla legge».

 

Heidi ha poi consegnato un commovente messaggio ai giornalisti: «attualmente nel Regno Unito i bambini possono essere abortiti fino al momento della nascita se sono considerati gravemente disabili. Sono inclusa… semplicemente perché ho un cromosoma in più».

 

«Quello che mi dicono è che la mia vita non ha lo stesso valore di quella degli altri e non credo sia giusto. Penso che sia francamente discriminazione».

 

Il 6 luglio 2021, circondate da una folla, la giovane donna e Máire Lea-Wilson sono riuscite a presentare il loro caso alla corte. Máire Lea-Wilson è stata costretta ad abortire quando un’ecografia a 34 settimane ha rivelato che suo figlio aveva la sindrome di Down.

 

Nel settembre dello stesso anno, l’Alta Corte di Londra ha negato che fosse discriminatorio abortire bambini perché affetti dalla sindrome di Down.

 

Heidi non si è arresa e ha fatto accettare il suo ricorso contro la legge britannica sull’aborto eugenetico. Ricorso respinto La Corte d’appello britannica ha confermato, venerdì 25 novembre 2022, la legislazione che autorizza l’aborto per le persone con trisomia 21 fino al momento della nascita. Tre alti giudici hanno respinto il ricorso.

 

In una sintesi della decisione, pronunciata da Lord Justice Underhill, Lady Justice Thirlwall e Lord Justice Peter Jackson, i giudici hanno affermato che la legge non interferirebbe con i diritti dei «disabili viventi».

 

Hanno anche affermato: «la Corte riconosce che molte persone con la sindrome di Down e altre disabilità saranno sconvolte e offese dal fatto che una diagnosi di grave disabilità durante la gravidanza sia trattata dalla legge come giustificazione per l’interruzione della gravidanza, e che potrebbero considerare questo per implicare che la loro stessa vita ha meno valore», hanno detto i giudici.

 

L’attuale legge in Inghilterra, Galles e Scozia consente l’aborto purché venga eseguito entro le prime 24 settimane di gravidanza. Inoltre, la legge autorizza anche l’aborto fino al momento della nascita nei casi di «rischio significativo», «quando il nascituro soffre di un’anomalia fisica o mentale o presenta un grave handicap».

 

Heidi Crowter non esclude di portare il suo caso alla Corte Suprema, poiché ha assicurato che continuerà a lottare per questa causa. È già riuscita a «informare e cambiare i cuori e le menti e cambiare le opinioni della gente sulla legge», ha detto ai giornalisti di Sky News.

 

 

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

Immagine di Don’t Screen Us Out via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

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Eugenetica

In Europa le donne disabili vengono ancora sterilizzate

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La sterilizzazione senza consenso sarebbe un fenomeno ancora diffuso – e non parliamo dell’India o della Cina, ma dell’Europa. Ne ha discusso un articolo del New York Times, che ha messo sul tavolo una realtà che può sconvolgere i benpensanti che credono di vivere in una società dove l’eugenetica è morta con Hitler.

 

«La sterilizzazione forzata, con la sua storia di razzismo ed eugenetica, è vietata da numerosi trattati internazionali» scrive la corrispondente europea del NYT Sarah Hurtes, che ha trascorso più di un mese in Islanda lavorando alle indagini. «Trentasette nazioni europee e l’Unione Europea hanno ratificato la Convenzione di Istanbul, che dichiara, senza eccezioni, che la sterilizzazione non consensuale è una violazione dei diritti umani».

 

L’indagine del New York Times «ha rilevato che oltre un terzo di questi Paesi ha fatto delle eccezioni, spesso per persone che il governo ritiene troppo disabili per acconsentire. Alcuni Paesi hanno vietato la pratica ma in realtà non l’hanno criminalizzata», rivela la reporter.

 

La maggior parte di coloro che vengono sterilizzati senza consenso sono donne, e i medici che hanno parlato con la giornalista hanno affermato di ritenere che la pratica sia rara, ma è difficile determinarlo a causa di dati inaffidabili.

 

Catalina Devandas Aguilar, ex relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei disabili, ha osservato che le famiglie o gli istituti di assistenza spesso trovano conveniente la sterilizzazione e sostengono che sia nel migliore interesse della persona disabile. Il NYT cita l’esempio di una madre che ha firmato un’isterectomia per la sua figlia ventenne con problemi cognitivi a causa di mestruazioni che potevano durare fino a sei settimane; la legge islandese «copre solo la legatura delle tube».

 

«Tante volte si sente che è nel migliore interesse della donna», afferma la Devandas Aguilar, ex relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei disabili. «Ma spesso è perché è più conveniente per la famiglia o l’istituzione che si prende cura di loro».

 

Vengono citati anche altri esempi, e l’articolo riferisce che ci sono casi di genitori e medici che fanno pressioni sulle donne disabili affinché acconsentano.

 

In Francia è consentito sterilizzare «persone con gravi disabilità mentali in determinate circostanze», anche se ciò avviene raramente, scrive il NYT. In Belgio è «generalmente illegale», ma avviene comunque «se i genitori lo richiedono e i medici, dopo aver consultato gli psicologi ospedalieri, lo ritengono nell’interesse della donna».

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Katrin Langensiepen, una politica tedesca definita «disabile visiva», sostiene un »rigoroso divieto a livello europeo della sterilizzazione non consensuale» ritenendo che la maggior parte delle pratiche eugenetiche venivano difese sulla base del fatto che erano nel migliore interesse (il famoso best interest con cui uccidono i bambini inglesi come Alfie o Indi Gregoy) delle persone disabili che prendevano di mira. Molti, come Langensiepen, si chiedono – come nella Germania di 90 anni fa – se le persone disabili possano dare il proprio consenso.

 

«Quando diciamo “sterilizzazione dei disabili”, potremmo sembrare nazisti, ma questo ignora completamente la diversità delle disabilità, la gravità di alcune disabilità e il disagio dei genitori», ha detto al New York Times Ghada Hatem-Gantzer, una ginecologa parigina. Nessuno forse le ha detto che forse le argomentazioni dell’hitlerismo non era lontane. E soprattutto, non sembra rendersi conto che il risultato è ideologicamente il medesimo: la sopravvivenza di chi è ritenuto «sano» e «adatto», la prevaricazione del più forte sul più debole, la selezione della razza.

 

Il reportage del quotidiano neoeboraceno si chiude con la storia di Kristin Smith, una donna islandese affetta dalla sindrome di Down. Quando aveva vent’anni, sua madre la fece sterilizzarla tramite legatura delle tube. Quando Kristin chiese a sua madre se voleva avere dei figli, le fu detto che «sarebbe stato troppo difficile». La donna ha quindi acconsentito all’intervento. Nel corso del 2020, però, ha incontrato Sigurdur Haukur Vilhjalmsson, anche lui affetto dalla sindrome di Down, e se ne è innamorata. Si sono fidanzati e ora vivono insieme a Husavik in un appartamento con una camera da letto per persone con disabilità.

 

«La signora Smith e il signor Vilhjalmsson sono gli inquilini più indipendenti dell’edificio e la sua unica coppia. Lava i piatti in un ristorante. Lavora nella cucina di un ospedale. La signora Smith ha incontrato Sigurdur Haukur Vilhjalmsson in un campo estivo per adulti con disabilità» racconta il NYT. «Amano i viaggi su strada, la cucina e la musica. Il signor Vilhjalmsson suona la batteria… Stanno scegliendo la data del matrimonio. La domenica passeggiano mano nella mano per il porto. Parlano del loro futuro. Il signor Vilhjalmsson vuole dei figli. La signora Smith ha passato anni a dire di non averlo mai fatto, che la decisione di sua madre era stata la cosa migliore. Ora la conversazione è meno astratta. Vuole diventare madre? “Lo volevo”, dice. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Fa una pausa per ricomporsi. “Lo voglio ancora”».

 

L’articolo riconosce che decenni dopo che l’eugenetica si è rivelata essere forse il più grande scandalo medico del ventesimo secolo, essa è ancora praticata in altre forme. Lo vediamo nella distruzione di massa dei bambini con sindrome di Down nel grembo materno, che rendono le persone con trisomia quasi estinte in Islanda (il 95% dei bambini come Kristin e Sigurdur vengono abortiti).

 

Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno dell’estinzione per sterminio feticida dei down nei Paesi nordici è una realtà ben conosciuta. L’Islanda è capofila del fenomeno, ma anche gli altri Paesi scandinavi mica scherzano: la Danimarca nel 2017 li ha eliminati tutti a parte 4.

 

Tuttavia, anche in Italia lo sterminio, nel silenzio più totale di politica e giornali, avanza. Tre anni fa, in Emilia-Romagna si cominciò a spingere sui NIPT (Test Non-Invasivi Prenatali), i test che permettono di capire se un bimbo, quando è ancora nel grembo della madre, sia down o meno. Il lettore capisce immediatamente a cosa servono in realtà tali esami: a uccidere il bambino non nato se portatore della sindrome di Down, cioè «imperfetto», cioè «inadatto» – come da imperativo eugenetico nazista.

 

La questione dei NIPT diventa chiara se guardiamo ai dati di 26 organizzazioni ospedaliere del Regno Unito tra il 2013 e il 2017, che mostrano il numero dei bimbi Down è diminuito del 30% dall’introduzione dei NIPT. Cioè, un terzo dei Down sono stati ammazzati in partenza.

 

Chiedetevi: quanti parti di bambini down vi sono stati, nella vostra zona? Quanti bambini down ricordavate in giro quando eravate piccoli? E adesso?

 

La Necrocultura genocida «abilista» perde ogni pudore: ecco che il famoso intellettuale britannico Richard Dawkins è arrivato ad affermare in tranquillità che sarebbe «immorale» non abortire i bambini con sindrome di Down. Uccidere un down nel grembo materno è una cosa giusta da fare, è un dovere. Figurarsi se non lo è sterilizzare i sopravvissuti.

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La sterilizzazione forzata – che nella democratica, esemplare Svezia ha colpito fino al 1976 almeno 30 mila persone – continua in Paesi come l’India, dove vi sarebbero addirittura «campi di sterilizzazione» e il procedimento è offerto alle braccianti affinché non abbiano l’incomodo delle mestruazioni. Anche il Perù ha dovuto, in anni recenti, affrontare il tema della sterilizzazione forzata. Stesso dicasi per il Giappone, e pure la Danimarca, che ha operato sterilizzazioni eugenetiche presso le donne groenlandesi.

 

Come riportato da Renovatio 21, la sterilizzazione forzata è legale in oltre 30 Stati USA.

 

Ma non c’è solo la sterilizzazione.

 

L’eugenetica procede in Canada, con il fondamentalismo eutanatico che si spinge sempre più in là: dopo i malati, gli anziani, i depressi e i poveri, ecco che lo Stato canadese allunga la siringa assassina verso i drogati. (Il democratico e progressista Canada, ricordiamo, ha una storia di sterilizzazione forzata di donne indigene, che pare rifiutare di affrontare)

 

L’eugenetica è, di default, una componente della riproduzione artificiale: se fate un figlio in provetta, omologo o eterologo che sia (una distinzione introdotta dall’alto per gabbare il babbeo cattolico), uccidete quantità di suoi fratellini, i cui embrioni visti al microscopio sono considerati «inadatti» dai nuovi Mengele della clinica sotto casa – pagati ora pure dal contribuente, che finanzia così una strage di individui superiore a quella dell’aborto.

 

Renovatio 21 lo ha scritto, e lo ripeterà sempre: Hitler può aver perso la guerra militare, ma ha vinto quella bioetica. O meglio, l’hanno vinta i suoi padroni, gli oligarchi globali della Necrocultura che di fatto hanno dato danari ad entrambe le parti nel conflitto dell’ultima guerra. I concetti di selezione riproduttiva per migliorare la razza sono ora pienamente promossi dallo Stato moderno, che accelera sempre più verso il designer baby, cioè verso l’ingegneria genetica applicata ai bambini, che sarà a breve un processo equiparabile alla vaccinazione.

 

Con la bioingegneria CRISPR tutto ciò è già possibile, si tratta solo di creare qualche altro checkpoint – un’emergenza, una legge, un «green pass genetico» – affinché la riproduzione naturale sia per sempre esclusa dal pianeta. La società della discriminazione genetica, basata sul dolore e sulla morte delle persone ritenute «inadatte» dal potere, è già qui con noi.

 

Di chi mai potrà essere un piano simile?

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Controllo delle nascite

Kissinger lo sterminatore

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Renovatio 21 pubblica su gentile concessione dell’autore William F. Engdahl un capitolo del suo libro Seeds of Destruction—the Hidden Agenda of genetic Manipulation (traduzione italiana: Agri-Business: I semi della distruzione. Dal controllo del cibo al controllo del mondo, Arianna), che dettaglia il ruolo centrale del recentemente scomparso Heny Kissinger (1923-2023) negli anni Settanta nella formulazione di una politica top secret del governo statunitense del cibo come arma per imporre politiche di riduzione della popolazione nei Paesi in via di sviluppo per rendere più facile il controllo aziendale delle materie prime da parte degli USA.   «La morte dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, avvenuta all’età di 100 anni, è il momento adatto per riflettere sulla carriera di qualcuno che forse più di ogni altro nell’ultimo mezzo secolo ha definito la strategia geopolitica degli Stati Uniti» ci scrive Engdahl.   «Kissinger, l’unica persona ad essere allo stesso tempo segretario di Stato e consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Nixon, definì la politica estera di Nixon e di Gerald Ford dopo il Watergate. Fu responsabile di convincere Nixon ad assassinare il presidente eletto del Cile Salvador Allende e di instaurare un regime militare fascista sotto il generale Pinochet. Appoggiò una serie di colpi di stato militari simili in tutta l’America Latina e giocò un ruolo chiave nei bombardamenti a tappeto illegali della Cambogia durante la guerra del Vietnam. Il suo premio Nobel per la “Pace” era uno scherzo cinico per il suo presunto ruolo nel mediare un cessate il fuoco in Vietnam, una catastrofe totale per l’esercito americano».   Riguardo a Kissinger e il suo ruolo nella definizione degli equilibri mondiali e l’instaurazione della Cultura della Morte nel pianeta, Renovatio 21 ha già pubblicato alcune considerazioni due settimane fa. Del documento NSSM-200 avevamo parlato in un articolo ulteriore. Il suo piano, abbiamo visto di recente, sembra essere portato avanti ancora oggi da vari attori internazionali.    

Un promemoria segreto sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti

 

«Controlla il petrolio e controllerai le nazioni; controlli il cibo e controlli le persone…»

—Henry Kissinger

   

Crescita demografica e sicurezza nazionale

Nell’aprile 1974, mentre una siccità mondiale e la trasformazione della politica agricola americana erano in pieno svolgimento, il Segretario di Stato e consigliere per la sicurezza nazionale di Nixon, Henry A. Kissinger, inviò una nota riservata a funzionari di gabinetto selezionati, compreso il Segretario della Difesa, il Segretario dell’Agricoltura, il Vice Segretario di Stato e il Direttore della CIA.   Il titolo della nota top secret era: «Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti e gli interessi all’estero». La nota trattava di politica alimentare, crescita demografica e materie prime strategiche. Era stato commissionato da Nixon su raccomandazione di John D. Rockefeller III. Il progetto segreto venne chiamato in abbreviazione burocratica di Washington, NSSM 200, o National Security Study Memorandum 200.   Si ritenne che, se mai fosse stato reso pubblico o fosse trapelato, il NSSM 200 sarebbe stato così esplosivo, che fu tenuto segreto per quasi 15 anni finché un’azione legale privata da parte di organizzazioni associate alla Chiesa cattolica ne costrinse finalmente la declassificazione nel 1989. Dopo la caduta in disgrazia Nixon dimessosi a causa dello scandalo Watergate nel 1975, il suo successore, Gerald Ford, non perse tempo e firmò l’ordine esecutivo che rendeva NSSM 200 la politica ufficiale del governo statunitense.   La decisione degli Stati Uniti di elaborare questa politica arrivò dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sulla popolazione del 1974 a Bucarest, in Romania, nella quale le Nazioni Unite non riuscirono ad adottare la posizione degli Stati Uniti. Quella posizione era stata definita dalla Fondazione Rockefeller e, più direttamente, da John D. Rockefeller III, e consisteva nell’adozione di un «piano d’azione per la popolazione mondiale» per drastiche politiche di riduzione della popolazione globale.   Una feroce resistenza da parte della Chiesa cattolica, di tutti i Paesi comunisti tranne la Romania, così come delle nazioni dell’America Latina e dell’Asia, convinse i principali circoli politici statunitensi che erano necessari mezzi segreti per attuare il loro progetto. Fu affidato a Henry Kissinger la stesura di quella strategia, NSSM 200.   Nella sua nota iniziale originale, Kissinger affermava:   Il Presidente ha diretto uno studio sull’impatto della crescita della popolazione mondiale sulla sicurezza degli Stati Uniti e sugli interessi esteri. Lo studio dovrebbe guardare avanti almeno fino al 2000 e utilizzare diverse proiezioni ragionevoli alternative della crescita della popolazione.   In termini di ciascuna proiezione, lo studio dovrebbe valutare:
  • il corrispondente ritmo di sviluppo, soprattutto nei Paesi più poveri;
  • la domanda di esportazioni statunitensi, soprattutto alimentari, e i problemi commerciali che gli Stati Uniti potrebbero dover affrontare derivanti dalla competizione per le risorse; 
  • la probabilità che la crescita o gli squilibri demografici producano politiche estere dirompenti e instabilità internazionale.
Lo studio dovrebbe concentrarsi sulle implicazioni politiche ed economiche internazionali della crescita della popolazione piuttosto che sui suoi aspetti ecologici, sociologici o di altro tipo.   Lo studio offrirebbe quindi possibili linee d’azione per gli Stati Uniti nell’affrontare le questioni demografiche all’estero, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione a queste questioni:  
  • Quali eventuali nuove iniziative sono necessarie da parte degli Stati Uniti per focalizzare l’attenzione internazionale sul problema della popolazione?
  • Possono le innovazioni tecnologiche o lo sviluppo ridurre la crescita o migliorarne gli effetti? (1)

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Nel dicembre 1974 Kissinger aveva completato il suo documento politico. Tra le sue conclusioni politiche, nel contesto delle sue proiezioni di crescita della popolazione globale, affermava:   La conseguenza più grave a breve e medio termine è la possibilità di massicce carestie in alcune parti del mondo, soprattutto nelle regioni più povere. Il fabbisogno mondiale di cibo aumenta del 2,5% o più ogni anno… in un momento in cui i fertilizzanti facilmente disponibili e i terreni ben irrigati sono già ampiamente utilizzati. Pertanto, gli aumenti nella produzione alimentare devono provenire principalmente da rese più elevate. I Paesi con una forte crescita demografica non possono permettersi importazioni in costante crescita, ma per loro aumentare costantemente la produzione alimentare del 2-4% nell’arco delle prossime generazioni è una sfida ardua.   I requisiti di capitale e valuta estera per l’agricoltura intensiva sono pesanti e sono aggravati dall’aumento dei costi energetici, dalla scarsità di fertilizzanti e dall’aumento dei prezzi. Anche i problemi istituzionali, tecnici ed economici legati alla trasformazione dell’agricoltura tradizionale sono molto difficili da superare. (2)   Nel dicembre del 1974, il mondo si trovava nelle prime settimane di uno shock mondiale del prezzo del petrolio che vide i prezzi del petrolio esplodere di uno sconcertante 400% nei sei mesi successivi, con profonde conseguenze per la crescita economica mondiale. Kissinger aveva personalmente svolto un ruolo chiave, dietro le quinte, nella manipolazione dello shock petrolifero. Conosceva molto bene l’impatto che l’aumento dei prezzi del petrolio avrebbe avuto sull’offerta alimentare mondiale. Era determinato a usarlo a vantaggio strategico degli Stati Uniti.   Kissinger ha scritto nel suo rapporto NSSM, riferendosi ai paesi in via di sviluppo più poveri usando il termine Paesi meno in via di sviluppo (PMS):   Il mondo è sempre più dipendente dalle forniture minerarie provenienti dai paesi in via di sviluppo e, se la rapida crescita della popolazione frustra le loro prospettive di sviluppo economico e progresso sociale, l’instabilità che ne risulta potrebbe minare le condizioni per una maggiore produzione e flussi sostenuti di tali risorse.    Ci saranno seri problemi per alcuni dei paesi meno sviluppati a causa della rapida crescita demografica. Avranno sempre più difficoltà a pagare le materie prime e l’energia necessarie. Nei prossimi anni sarà difficile ottenere fertilizzanti, vitali per la propria produzione agricola. Le importazioni di carburante e altri materiali causeranno gravi problemi che potrebbero incidere sugli Stati Uniti, sia attraverso la necessità di fornire un maggiore sostegno finanziario, sia negli sforzi dei paesi meno sviluppati per ottenere migliori condizioni commerciali attraverso prezzi più alti per le esportazioni.   Sviluppo economico e crescita demografica    La rapida crescita della popolazione crea un forte freno ai tassi di sviluppo economico altrimenti raggiungibili, a volte al punto da impedire qualsiasi aumento dei redditi pro capite. Oltre all’impatto complessivo sui redditi pro capite, la rapida crescita della popolazione colpisce seriamente una vasta gamma di altri aspetti della qualità della vita importanti per il progresso sociale ed economico nei paesi meno sviluppati. (3)

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Il progetto di Washington era esplicito. Gli Stati Uniti dovrebbero essere in prima linea nel promuovere programmi di riduzione della popolazione, sia direttamente attraverso i programmi di aiuto del Governo, facendo dell’accettazione dei programmi di riduzione delle nascite un prerequisito per l’aiuto statunitense. Oppure dovrebbe agire indirettamente, tramite le organizzazioni non governative delle Nazioni Unite o altre agenzie come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale.   Senza mezzi termini, la nuova politica statunitense doveva essere, in effetti, «se queste razze inferiori ci ostacolano nell’assicurarci materie prime in abbondanza ed a buon mercato, allora dobbiamo trovare il modo di sbarazzarcene». Questo era il vero significato della NSSM 200, anche se in un linguaggio burocratico più raffinato   Sul controllo della popolazione, il NSSM 200 dichiarava, esplicitamente   La strategia statunitense dovrebbe sostenere attività generali in grado di raggiungere importanti progressi nei problemi chiave che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi di controllo della fertilità. Ad esempio, lo sviluppo di metodi contraccettivi più efficaci e più semplici attraverso la ricerca biomedica andrà a beneficio di tutti i paesi che affrontano il problema della rapida crescita della popolazione; i miglioramenti nei metodi per misurare i cambiamenti demografici aiuteranno un certo numero di paesi meno sviluppati a determinare gli attuali tassi di crescita della popolazione e a valutare l’impatto nel tempo delle attività di pianificazione demografica/familiare. (4)   Kissinger sapeva a cosa si riferiva quando parlava di «metodi contraccettivi più semplici attraverso la ricerca biomedica»: era in stretto contatto con la famiglia Rockefeller e con quell’ala dell’establishment statunitense che promuoveva la ricerca biomedica come nuova forma di controllo della popolazione.   Prima che la Seconda Guerra Mondiale e le rivelazioni di Auschwitz rendessero il termine sgradevole, era conosciuta come eugenetica. Dopo la guerra, i suoi promotori lo ribattezzarono con il termine più eufemistico «controllo della popolazione». Il contenuto era immutato: ridurre le razze e le popolazioni «inferiori» per preservare il controllo delle razze «superiori».    

Cibo per Cargill & Co.

Il NSSM 200 portava anche il forte segno di William Pearce e della lobby commerciale agroalimentare di Cargill. In una sezione intitolata «Cibo per la pace e la popolazione», Kissinger scriveva: «uno degli aspetti più fondamentali dell’impatto della crescita della popolazione sul benessere politico ed economico del globo è il suo rapporto con il cibo. Qui il problema dell’interrelazione tra popolazione, risorse nazionali, ambiente, produttività e stabilità politica ed economica si intreccia quando si verifica una carenza di questo bisogno umano fondamentale».   «La sfida principale sarà quella di aumentare la produzione alimentare negli stessi Paesi meno sviluppati e di liberalizzare il sistema in cui il grano viene trasferito commercialmente dai Paesi produttori a quelli consumatori» continuava.   In effetti, proponeva di diffondere la Rivoluzione Verde della Fondazione Rockefeller e allo stesso tempo di chiedere la rimozione delle difese commerciali nazionali protettive per aprire la strada a un’ondata di importazioni di grano dagli Stati Uniti nei principali mercati in via di sviluppo.   Esplicitamente, Kissinger proponeva «l’espansione della produzione degli elementi di input della produzione alimentare (vale a dire, fertilizzanti, disponibilità di acqua e scorte di sementi ad alto rendimento) e maggiori incentivi per una maggiore produttività agricola» – l’essenza della Rivoluzione Verde. Inutile dire che le aziende agricole statunitensi avrebbero fornito i fertilizzanti necessari e le sementi speciali ad alto rendimento. La cosiddetta Rivoluzione Verde negli anni Sessanta in realtà era questo.   L’NSSM 200 chiedeva «nuovi accordi commerciali internazionali per i prodotti agricoli, sufficientemente aperti da consentire la massima produzione da parte di produttori efficienti», non a caso, proprio la richiesta di Cargill, ADM, Continental Grain, Bunge e delle gigantesche società dell’agrobusiness che allora emergevano come importanti Società americane strategiche a livello nazionale.

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Il documento NSSM confezionava la precedente politica di Kissinger del «cibo come arma» in una nuova veste:   Il cibo è un’altra preoccupazione particolare in qualsiasi strategia demografica. È necessario creare scorte alimentari adeguate per far fronte a periodi di grave carenza e gli sforzi di produzione alimentare dei Paesi meno sviluppati devono essere rafforzati per soddisfare l’aumento della domanda derivante dalla crescita della popolazione e del reddito.   Gli obiettivi di produzione agricola degli Stati Uniti dovrebbero tenere conto delle normali esigenze di importazione dei paesi meno sviluppati (così come dei paesi sviluppati) e dei probabili occasionali fallimenti dei raccolti nella maggior parte dei paesi meno sviluppati.   Senza un miglioramento della sicurezza alimentare, ci saranno pressioni che porteranno a possibili conflitti e al desiderio di famiglie numerose per scopi «assicurativi», minando così… gli sforzi di controllo della popolazione. Per massimizzare il progresso verso la stabilità della popolazione, l’enfasi primaria verrebbe posta sui paesi in via di sviluppo più grandi e in più rapida crescita, dove lo squilibrio tra numeri in crescita e potenziale di sviluppo rischia più seriamente l’instabilità, i disordini e le tensioni internazionali.   Questi Paesi sono: India, Bangladesh, Pakistan, Nigeria, Messico, Indonesia, Brasile, Filippine, Tailandia, Egitto, Turchia, Etiopia e Colombia… Questo gruppo di paesi prioritari ne include alcuni che non hanno praticamente alcun interesse da parte del governo nella pianificazione familiare e altri con programmi governativi attivi di pianificazione familiare che richiedono e gradirebbero un’assistenza tecnica e finanziaria ampliata.   A questi Paesi dovrebbe essere data la massima priorità all’interno del programma demografico dell’AID in termini di allocazione delle risorse e/o sforzi di leadership per incoraggiare l’azione di altri donatori e organizzazioni. (5)  

Gli sfortunati Tredici…

India, Nigeria, Messico, Indonesia, Brasile, Turchia, Colombia e gli altri… tredici Paesi in via di sviluppo che comprendono alcune delle aree più ricche di risorse del pianeta. Nei tre decenni successivi furono anche tra i paesi più politicamente instabili. La politica NSSM 200 sosteneva che solo una drastica riduzione della loro popolazione avrebbe consentito agli Stati Uniti lo sfruttamento delle loro materie prime.   Naturalmente Kissinger sapeva che se fosse venuto fuori che il governo degli Stati Uniti stava attivamente promuovendo la riduzione della popolazione nei Paesi in via di sviluppo ricchi di materie prime, Washington sarebbe stata accusata di ambizioni imperialiste, di genocidio e peggio. Ha proposto un’abile campagna di propaganda per nascondere questo aspetto del NSSM 200:   Gli Stati Uniti possono aiutare a minimizzare le accuse di motivazione imperialista dietro il loro sostegno alle attività demografiche affermando ripetutamente che tale sostegno deriva da una preoccupazione per:       (a) il diritto della singola coppia di determinare liberamente e responsabilmente il numero e la periodicità dei figli e di avere informazioni, istruzione e mezzi per farlo;        (b) lo sviluppo sociale ed economico fondamentale dei Paesi poveri in cui la rapida crescita della popolazione è sia una concausa che una conseguenza della povertà diffusa.   Inoltre, gli Stati Uniti dovrebbero anche adottare misure per trasmettere il messaggio che il controllo della crescita della popolazione mondiale è nell’interesse reciproco sia dei paesi sviluppati che di quelli in via di svilupp. (6)   In poche parole, il controllo della popolazione su scala globale doveva ora essere chiamato «libertà di scelta» e «sviluppo sostenibile». George Orwell non avrebbe potuto fare di meglio. Il linguaggio era stato ripreso da un precedente Rapporto al presidente Nixon di John D. Rockefeller III.

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L’NSSM 200 osservava che il volume delle importazioni di grano necessarie ai Paesi in via di sviluppo sarebbe «cresciuto in modo significativo» e chiedeva la liberalizzazione del commercio delle importazioni di grano in tutto il mondo per affrontare questo presunto problema, un «libero mercato» non dissimile da quello richiesto dalla Gran Bretagna quando i suoi produttori dominò i mercati mondiali dopo l’abrogazione delle Corn Laws nel 1846.   Come la «bomba demografica», anche la crisi alimentare era una montatura inventata negli anni Settanta, una montatura favorita dall’improvviso shock del prezzo del petrolio nelle economie in via di sviluppo. L’immagine di vaste aree del mondo, piene di «sovrappopolazione», di rivolte e di omicidi, è stata trasmessa ripetutamente dalla TV americana per far capire il punto. In realtà, i principali «problemi» nello sviluppo del settore agricolo risiedevano principalmente nel fatto che non offrivano abbastanza spazio o opportunità per l’ingresso delle principali aziende agroalimentari statunitensi. La Cargill e i colossi statunitensi del commercio di cereali non erano lontani dalla porta di Kissinger.   Il rapporto NSSM aggiunge che «l’ubicazione di riserve note di minerali di qualità superiore della maggior parte dei minerali favorisce una crescente dipendenza di tutte le regioni industrializzate dalle importazioni dai paesi meno sviluppati». I veri problemi delle forniture minerarie risiedono non nella sufficienza fisica di base, ma nelle questioni politico-economiche di accesso, nelle condizioni di esplorazione e sfruttamento e nella divisione dei benefici tra produttori, consumatori e governi del Paese ospitante. Programmi di controllo forzato della popolazione e altre misure dovevano essere adottate, se necessario, per garantire l’accesso degli Stati Uniti a tali materie prime strategiche.   Il documento concludeva: «nel lungo termine, i Paesi meno sviluppati devono sia diminuire la crescita della popolazione che aumentare significativamente la produzione agricola».   Pur sostenendo la necessità di ridurre la crescita della popolazione globale di 500 milioni di persone entro il 2000, curiosamente Kissinger notava in altre parti del suo rapporto che il problema della popolazione stava già causando 10 milioni di morti all’anno. In breve, ha sostenuto di raddoppiare il tasso di mortalità ad almeno 20 milioni, in nome della soluzione del problema delle morti dovute alla mancanza di cibo sufficiente.   L’opinione pubblica sarebbe portata a credere che la nuova politica, almeno quella che sarebbe stata resa pubblica, fosse positiva. Nella definizione rigorosa della Convenzione ONU del 1948, si trattava di genocidio.   Kissinger continuava suggerendo il tipo di misure coercitive che l’élite politica americana ora immagina. Affermava senza mezzi termini che gli aiuti alimentari dovrebbero essere considerati «uno strumento di potere nazionale». Poi, in un commento severo, suggeriva che gli Stati Uniti avrebbero razionato i propri aiuti alimentari per «aiutare le persone che non possono o non vogliono controllare la crescita della propria popolazione».   Sterilizzare o morire di fame… Non c’era da meravigliarsi che il documento fosse classificato «Top Secret».   NSSM 200 è stato notevole sotto molti aspetti. Per la prima volta ha reso lo spopolamento dei Paesi stranieri in via di sviluppo una priorità strategica esplicita, anche se segreta, per la sicurezza nazionale del governo degli Stati Uniti. Delineava quella che sarebbe diventata una strategia per promuovere il controllo della fertilità sotto la rubrica «pianificazione familiare» e collegava il problema della crescita della popolazione alla disponibilità di minerali strategici. Tuttavia, uno degli aspetti più significativi del NSSM 200 è che riflette il consenso emergente di alcune delle famiglie più ricche d’America, l’establishment più influente.   Kissinger era, in effetti, un mercenario all’interno del governo, ma non assunto da un semplice presidente degli Stati Uniti. È stato assunto sostanzialmente per eseguire gli ordini dell’establishment che lo ha promosso. Dovette la sua ascesa al potere al sostegno della famiglia più potente all’interno dell’establishment statunitense del dopoguerra a quel tempo: la famiglia Rockefeller.   Nel 1955 Nelson Rockefeller aveva invitato Kissinger a diventare direttore degli studi per il Council on Foreign Relations. Un anno dopo, Kissinger divenne direttore del progetto di studi speciali per il Rockefeller Brothers Fund, dove conobbe la famiglia personalmente. Kissinger in seguito sposò una dipendente della Rockefeller, Nancy Maginnes, per arrotondare il collegamento.   Nel novembre 1975, Richard Nixon era stato costretto a lasciare l’incarico nel misterioso caso Watergate, alcuni sospettati delle macchinazioni di un Nelson Rockefeller politicamente ambizioso, che lavorava con Kissinger e Alexander Haig. Il successore di Nixon, un anonimo Gerald Ford, nominò Nelson Rockefeller suo vicepresidente. Nelson era in effetti «a un passo» dal suo sogno di diventare presidente. Il vecchio amico di Nelson, Kissinger, era Segretario di Stato.   Nel novembre 1975, il presidente Ford firmò il NSSM 200 di Kissinger come politica estera ufficiale degli Stati Uniti. Kissinger era stato sostituito dal suo assistente e poi socio in affari, Brent Scowcroft, come capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale (NSC). Scowcroft ha doverosamente presentato la bozza NSSM 200 di Kissinger, con la più forte raccomandazione, al nuovo presidente per la firma.   Kissinger rimase Segretario di Stato e Nelson Rockefeller vicepresidente. Gli Stati Uniti stavano entrando in grande stile nel business dello spopolamento, e il controllo alimentare avrebbe giocato un ruolo centrale in quel business.   William F. Engdahl   NOTE 1) Henry Kissinger, National Security Study Memorandum 200, April 24, 1974: Implications of Worldwide Population Growth for US Security and Overseas Interests. Initiating Memo. Il testo completo è contenuto in Stephen Mumford, www.population-security.org/11-CH3.html. Secondo la rivista Catholic World Reporter, «il documento chiave necessario per comprendere la politica degli Stati Uniti nei confronti della popolazione mondiale negli ultimi 20 anni… è stato declassificato nel 1980 ma non è stato reso pubblico fino al giugno 1990. Datato 10 dicembre 1974, è uno studio dal Consiglio di Sicurezza Nazionale (NSC) dal titolo “NSSM 200: Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti e gli interessi d’oltremare”. Questo documento considera la crescita della popolazione nei Paesi meno sviluppati non solo come una seria minaccia agli interessi strategici degli Stati Uniti, ma anche come la causa principale dell’instabilità politica nelle nazioni del Terzo Mondo, minacciando conseguenze pericolose per gli investimenti americani all’estero». 2) Ibid., Adeguatezza delle scorte mondiali di cibo, nella Sintesi, paragrafo 6.  3) Ibid., Sintesi, paragrafi 9-10.  4) Ibid., Parte II: Raccomandazioni politiche, II. Azione per creare le condizioni per il declino della fertilità §3. Modalità e contenuto dell’assistenza alla popolazione degli Stati Uniti. 5) Ibid., Parte II: Raccomandazioni politiche, I. Introduzione – Una strategia demografica globale degli Stati Uniti, B. Priorità chiave dei paesi negli Stati Uniti e assistenza multilaterale alla popolazione.  6) Ibid, Parte II: Raccomandazioni politiche, I.Introduzione – Una strategia demografica globale degli Stati Uniti, F. Sviluppo di un impegno politico e popolare a livello mondiale per la stabilizzazione della popolazione e il miglioramento associato della qualità della vita individuale.     F. William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best seller sulle tematiche del petrolio e della geopolitica. È autore, fra gli altri titoli, di Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation («Semi della distruzione, l’agenda nascosta della manipolazione genetica»), consultabile anche sul sito globalresearch.ca.   PER APPROFONDIRE Presentiamo in affiliazione Amazon alcuni libri del professor Engdahl Renovatio 21 offre la traduzione di questo testo per dare una informazione a 360º.  Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.     SOSTIENI RENOVATIO 21
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CRISPR

Indi Gregory, i mitocondri, l’era umanoide

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No, non abbiamo «preso il buco», come si dice in gergo giornalistico.

 

In questi giorni non abbiamo parlato mai di Indi Gregory non perché non conoscessimo il caso. Se non avete letto articoli a riguardo della tragedia della piccola inglese, non è che perché sdegniamo le cose riportate nella cronaca nazionale, perché concentrati sul quadro più grande, persi tra geopolitica e misticismi preconizzanti.

 

Lo confesso: ho avuto, per il caso, come un senso di ripulsa. Da un certo punto di vista, si tratta di una cosa personale: avevo seguito i casi di Charlie Gard e di Alfie Evans – e qualcuno dei seguenti: perché, lo avete capito, è un pattern molto finito definito, è un’iniziativa, come si dice nel business delle startup, «scalabile e ripetibile».

 

Devo dire che ero stato coinvolto, in quei casi di infanticidio inflitto dalla Corona britannica per mezzo dei suoi ospedali e dei suoi giudici parrucconi (letteralmente), fino a starne male. Non ero il solo: ricordo le lacrime di alcune amiche. Ricordo gli atti, mai raccontati da nessuna testata o blog che sia, di gruppi di persone che non si davano per vinte, arrivando ad attaccarsi ai cancelli del Vaticano.

 

Ricordo tutto quel turbine. Ricordo quando staccarono le macchine ad Alfie – e lui, invece di morire, rimase in vita. Per un po’.

 

Non scrivo per partecipare alla macchina di indignazione permanente, quella che i movimenti pro-life sperano di montare ogni volta, di modo di spillare da voi (e dalla TV) attenzione e danari. Non ho messo in piedi Renovatio 21 per far parte di quel circo, soprattutto perché ho capito che esso è solo un narcotico per i pochi che ancora conservano l’animo, è uno strumento di controllo, un sistema di sorveglianza che, dopo aver raggruppato le emozioni, le livella via.

 

Nulla era servito nel caso di Alfie. Non gli appelli, le mosse opportuniste dei politici, le visite dal papa (con volto funereo tipo quello che aveva con Trump). Nulla, soprattutto – come cercherò di dire in questo articolo – era stato imparato.

 

Quindi, il lettore capisca la mia ritrosia personale. E poi, quando vedo apparire Pillon col papillon e magari il sorrisetto, non è che posso farcela. Né mi potete chiedere di farcela.

 

Oltra a questioni intime, dicevo, c’è un altro aspetto, più astratto, come dire, epistemologico, biopolitico, di filosofia della storia, forse. Ci sono cose che penso, da anni, ma che non mi va dire, o ripetere. Perché, ci crediate o no, costa molto metterci la testa, tirarle fuori, e poi sentirsi deriso, o molto peggio, sentirsi solo, mentre fuori il mondo lancia coriandoli in un’altra direzione, in un’altra dimensione.

 

Una di queste cose è, in sintesi, l’idea per cui gli omicidi pubblici perpetrati dallo Stato contro questi bambini serve per avviare l’era in cui i bambini saranno tutti progettati geneticamente in provetta – materia in cui, nessuno ovviamente lo ha ricordato in questi giorni, Albione fu pioniera già 45 anni fa con Louise Browne, il primo test tube baby prodotto dal dottor Robert Edwards, quello che programmaticamente, disse, voleva sostituirsi a Dio nel controllo della vita.

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Nessuno, parimenti, ricorda che il Regno britannico è quello di Crick e Watson, gli scopritori del DNA, e di certi discorsi direttamente eugenetici primo. Francis Crick occasionalmente esprimeva idee come, ad esempio, quella secondo cui in cui i genitori benestanti dovrebbero essere incoraggiati ad avere più figli. «Al momento non è un argomento che possiamo affrontare facilmente perché le persone hanno così tante credenze religiose e finché non avremo una visione più uniforme di noi stessi penso che sarebbe rischioso provare a fare qualsiasi cosa in termini di eugenetica» scrisse il Crick, che disse che sarebbe «rimasto stupito se, nei prossimi 100 o 200 anni, la società non si convincesse che si dovrà cercare di migliorare la prossima generazione in una certa misura o in un modo o nell’altro».

 

Nessuno ha rammentato il tanto lavoro fatto dalla politica e dalla sanità inglese per stabilire e poi abbattere le regole per la coltivazione sperimentale di embrioni in vitro (come la «legge dei 14 giorni», dopo i quali l’embrione creato in laboratorio va scartato).

 

Nessuno pare, poi, voler parlare di chi sta sul trono di Londra, di quel re e di quella famiglia reale, che tante volte su Renovatio 21 abbiamo definito «famiglia della morte»: una dinastia di signori della Necrocultura globale, che – come in certi altri casati americani – pare trasmettersi geneticamente l’odio per l’umanità, e la missione della sua contrazione.

 

La cosa rivelatrice che abbiamo visto è il fatto che, vista la posizione presa dal governo italiano (ci torneremo prima di finire il pezzo), la sinistra italiana si è compattata per la morte della piccola. Sembra incredibile, se lo si pensa, ma è così: non cercano nemmeno di dissimulare, non dicono nemmeno più frasi di circostanza, non cercando di astenersi dal parlarne pubblicamente, visto che magari pure qualche elettore del PD poteva andare in dissonanza cognitiva… uccidere… una bambina?

 

No, il pudore della Cultura della Morte non esiste più, anzi. Esiste l’attrazione assoluta, del partito di sinistra divenuto «Partito radicale di massa» come profetizzava Del Noce, per gli argomenti di morte, perché vissuti come prove della propria virtù liberale: l’eutanasia è l’esempio più lampante, ma quella riguarda (in teoria, molto in teoria) persone che vogliono morire. Quei c’è una bambina piccolissima…

 

Su La7, polo televisivo del proprietario del Corriere della Sera a cui è stato lasciato assemblare un simile potentato giornalistico, sono andati in onda istruttivi interventi di Andrea Crisanti, l’unico della risma dei dottori del COVID-catodico a cui è riuscito il salto verso il Parlamento.

 

Crisanti era la persona giusta a cui chiedere lumi: per la massa bovina – cioè il vero destinatario delle comunicazioni di massa odierne, la massa vaccina – è la scienza incarnata. Nel curriculum ha anni vissuti in Inghilterra, dove all’Imperial College (ente recipiente dei milioni dei Gates, uno di quei casati di cui parlavo poche righe sopra) si ingegnerizzavano zanzare geneticamente modificate per il nobile compito di vincere la malaria – estinguendo la specie dopo averla resa sterile con la bioingegneria CRISPR – un’altra passione non tanto segreta di Gates.

 

Ascoltiamo cosa dice il senatore in un talk show: «dall’Inghilterra dobbiamo imparare tantissimo», perché «è la patria dell’habeas corpus, del rispetto dell’individuo… c’è stato un processo lungo otto mesi… la famiglia ha perso anche il ricorso al Consiglio di Europa e ha perso anche là… non è che stiamo parlando di uno Stato autoritario, guardi che l’Inghilterra è la patria della libertà… noi dall’Inghilterra dobbiamo imparare tantissime cose sulla libertà individuale».

 

In un’altra intervista sempre sul canale di Cairo, il Crisanti ha puntualizzato scientificamente la questione, spiegando che la patologia della bimba è «un’insufficienza metabolica dei mitocondri… se queste strutture non funzionano, praticamente tutti i tessuti del corpo si consumano come fosse una candela… di fatto è un progressivo deterioramento sia fisico che neuronale… non esiste cura».

 

«La bambina nel giro di pochi mesi muore… eh» dice il senatore. «Muore comunque, non ci ha speranza di vita».

 

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La giornalista quindi chiede se c’è qualcosa che l’Italia dal punto di vista sanitario può fare più dell’Inghilterra. Il Crisanti scuote la testa «assolutamente no, lei consideri che la genetica è nata in Inghilterra. In Inghilterra ci stanno i più grandi specialisti di genetica umana e di terapia genica», assicura, con un certo accento centroitalico («derabbiaggeniga»).

 

«Quindi faccio fatica a credere che in Italia possa ricevere qualcosa in più che avrebbe potuto avere in Inghilterra» dice lo scienziato apparso a Padova, cioè a Vo’ Euganeo, nel primo focolaio COVID, e mai più toltosi dalla scena.

 

Il senatore PD dice di comprendere il dolore della famiglia, per poi dichiarare che «comprendo anche la posizione degli inglesi. Non dimentichiamoci che l’Inghilterra dell’habeas corpus, della libertà individuale. Cioè, stiamo di fronte ad un Paese civilissimo… la famiglia ha avuto tutte le garanzie possibili che la legge poteva offrire… hanno fatto appello anche alla Corte Europea, hanno perso anche alla Corte europea».

 

Insomma, i talking point sembrano essere sempre gli stessi, con il messaggio forse solo da noi percepito, e un po’ strano considerando che sono parole che vengono dalla bocca un senatore della Repubblica Italiana, di una sorta di superiorità scientifico-morale-legislativa di un Paese straniero. Insomma, per tutte queste ragioni, le macchine vanno staccate, farla venire in Italia è inutile, insomma Indi deve…

 

Fermi tutti, però qui è saltata fuori però una parola nuova: mitocondri. Ah già, i mitocondri. Déjà vu.

 

La sindrome da deplezione del DNA mitocondriale (in acronimo anglofono MDS, o MDDS) era esattamente la malattia di cui soffriva Charlie Gard, il bambino la cui storia lacerò il mondo, ucciso con il distacco delle macchine imposto dall’ospedale e dalla Sanità inglese, in combo con i giudici, nel 2017.

 

Forse, se leggete questo sito, già lo sapete: i britannici sono i primi ad aver permesso e realizzato la cosiddetta «donazione mitocondriale», espressione orwelliana talvolta preferita a «Three parents IVF», ossia «fecondazione in vitro a tre genitori».  In pratica, si produce in laboratorio un bambino formato da tre genitori, frutto del materiale genetico di un uomo e due donne: la madre dà l’ovulo, ma una seconda donna, considerata sana, fornisce i mitocondri, sostituendo quelli difettosi della madre-ovocita.

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Ovviamente, non ci possono essere studi a lungo termine – anzi, c’è qualche possibilità che crei malattie inaspettate – ma, come altre terapie geniche che conoscerete, la si fa lo stesso, l’ultimo caso famoso è di sei mesi fa, proprio in terra di Albione. Per produrre un embrione che diventa il bambino a tre genitori, ricordiamo en passant, ne hanno distrutti 316. Ucraina e Singapore, e pure l’Australia, già da un lustro sono sul pezzo.

 

Abbiamo scritto su questo sito che c’è la grande probabilità che la provetta a tre genitori possa essere stata offerta ai Gard. Ciò vuol dire, che i bambini dopo Charlie potrebbero essere figli della provetta a tre genitori, perché, assicurano gli scienziati, è l’unico modo per non rischiare il ripetersi di quello strazio.

 

Fai il bambino in provetta, fondendo tre DNA (i mitocondri hanno un codice genetico loro, il DNA mitocondriale) per non avere problemi, anzi, guarda, fallo per il bene del bambino. Tenete a mente quale sarà il mantra per i bambini nati da bioingegnerizzazione: sarà come vaccinarli

 

È chiaro che siamo dinanzi ad una delle prime svolte programmate per i designer babies, cioè per l’eugenetica del XXI secolo. È chiaro che ci stanno portando lì.

 

Per questo, ritengo, che scienziati e giudici del sistema della morte sono così insolitamente negativi rispetto alle cure. È per questo che il Moloch britannico, a costo di dividere l’opinione pubblica e creare qualche dissonanza cognitiva, sta ammazzando tutti questi bambini.

 

Charlie, Indi e gli altri sono i piccoli sacrifici umani sui quali si sta costruendo un mondo fatto solo di bimbi bioingegnerizzati, magari con il CRISPR, come le zanzare di Gates e Crisanti. Sangue innocente, versato per il sorgere dell’era umanoide.

 

Ci rendiamo conto che è tanta roba, ma è quello che pensiamo – da anni. Ed è per questo che viene da guardare infastiditi il circo che si è scatenato intorno a Indi. Gli occhi fissi sul dito, mentre la Luna è lì davanti, piena, immensa. E i lupi ululano.

 

Avevamo promesso due parole sulla Meloni, e il suo beau geste di dare la cittadinanza alla bambina, sperando di portarla in Italia. Rimembrate che accadde la stessa cosa con Alfie Evans, che divenne cittadino italiano, come deliberato il Consiglio dei Ministri nell’aprile 2018 su proposta del ministro degli Interni Macro Minniti e del ministro degli Esteri Alfano.

 

Alfano era il capo di un partito biodegradabile, ora sparito, chiamato Nuovo Centrodestra, formatosi da una scissione del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi organizzata, scrisse qualche giornale, con l’appoggio dell’episcopato. Alcuni pezzi di quel network democristiano, il continuum talvolta inspiegabile tra la politica e i vescovi (i Family Day…), sono stati trasferiti direttamente in Fratelli d’Italia: è il caso dell’ex deputata NCD Eugenia Roccella, finita a far il ministro della Famiglia per la Meloni, con il memorabile incipit dell’incarico ministeriale per cui la legge 194/78 non andava toccata).

 

Non sorprende, dunque, che anche all’attuale governo sia venuta la stessa idea, con pure lo stesso ospedale pediatrico vaticano implicato, il Bambin Gesù, che di mitocondri si occupa da un po’. E, considerando cosa sta accadendo alla Pontificia Accademia della Vita, non sappiamo dove la cosa potrebbe andare a finire.

 

Sorprende, invece, come i gruppuscoli pro-life e i commentatori cattopolitici o destroidi possano aver tripudiato dopo la scelta spettacolare del premier di dare il passaporto alla bambina. Nel senso: davvero, come si potuto prendere sul serio questa cosa?

 

Rendere Indi Gregory cittadina italiana non può non configurarsi come un atto di attrito nei confronti di Londra. O meglio: un affronto, un atto ostile vero e proprio.

 

Eppure, solo pochi giorni fa, come in tante altre occasioni tra G7, G20 e altro, Giorgia era lì con i bacetti sulla guancia del prime minister Rishi Sunak, l’indiano di cui enigmaticamente non conosciamo la casta, ma di cui, come sa il nostro lettore, sappiamo tante altre cose interessanti.

 

Ora, se uno Stato straniero decide di uccidere un cittadino italiano, si apre – si spera – una crisi diplomatica. Nella fantasia di un Paese funzionale, ci si attende che, alla peggio, si mandi un commando di incursori per l’esfiltrazione. Gli USA fanno così – in realtà, fanno numeri poderosi anche per i loro cittadini che hanno certi problemi con la giustizia, come Amanda Knox o il pilota del Cermis.

 

Se un altro Paese vuole uccidere una bambina italiana, cosa è lecito aspettarsi, dallo Stato romano? Con evidenza, i lanciatori di coriandoli meloniani non si attendevano nulla. Sapevano che in fondo era solo un teatrino politico, che la bimba era italiana per modo di dire.

 

Mica vogliamo metterci contro Albione, che è pure partner della NATO, ed è, come diceva il senatore PD che vive in una villa palladiana (stile assai amato oltremanica), «patria della libertà», e pure, ci viene da aggiungere, della massoneria – quella forza occulta che, sì, ha prodotto l’Italia unita.

 

Mica prendiamo sul serio questa cosa di Indi italiana. In fondo si tratta solo di una bambina, la sovranità di un popolo si misura con le dichiarazioni dei politici sul MES, mica nel difendere una cittadina innocente ed indifesa. No?

 

È questo pensiero che mi è insopportabile, che mi manda in bestia. È l’impotenza generale davanti alla palese realtà per cui lo Stato moderno altro non è che una macchina di morte, inarrestabile, imbattibile, necessaria, alla quale bisogna arrendersi, e accontentarsi delle farse – fatte sulla pelle dei bambini piccoli. È la sottomissione allo Stato-Moloch. È l’incorporazione della Necrocultura come sistema operativo della politica e della vita quotidiana.

 

In pratica, lo hanno accettato: anche a destra. Facciamo finta di curarci della questione, poi però lasciamo che ci uccidano la bambina.

 

Questa, teorizzo dentro di me da un po’, è chiaramente la fine dello Stato-nazione nel XXI secolo, e della barzelletta ancora circolante del «nazionalismo». Perché una Nazione, per essere tale, deve rispettare l’etimologia latina della parola: natio, «nascita». Una nazione che uccide i bambini, prima o dopo che nascano, non è più una Nazione. Una nazione che come sua base ha il contrario – la morte, specie dei più piccoli, degli ultimi, dei cittadini futuri – quale ragione ha di esistere?

 

Le nazioni moderne avanzano solo perché, come abbiamo già detto, sono in ultima analisi macchine automatiche, macchine di morte. In pilota automatico, a discapito delle loro stesse leggi (lo abbiamo imparato, duramente, nel biennio pandemico) e contro soprattutto i principi più fondamentali come la continuità della popolazione e la protezione dell’individuo, esse possono andare avanti, ancora per qualche tempo almeno.

 

Svuotata della vita umana, cosa può rimanere alla Nazione? Una risposta l’abbiamo già data nel corso di questo articolo: rimane alla macchina, da gestire, sfoltire, programmare, la vita umanoide.

 

Attorniati dal circo osceno che abbiamo visto, questi bambini sono stati sacrificati per la mutazione epocale dello Stato, e per l’alba dell’era umanoide.

 

E adesso, scusate, ma sto guardando le foto della bambina con i suoi genitori, e mi sale la spremuta d’occhi. Vi lascio a ridere, o a meditare, su quanto ho avuto da scrivere.

 

Vi assicuro, non ne avevo voglia.

 

Roberto Dal Bosco

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