Nucleare
Gli USA sanzionano la centrale atomica di Zaporiggia

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha aggiunto la centrale nucleare di Zaporiggia, la più grande struttura del genere in Europa, alla lista nera delle aziende e degli individui russi.
La centrale nucleare di Zaporiggia a sei reattori è sotto il controllo russo da marzo 2022. Sei mesi dopo, la regione di Zaporiggia ha votato per unirsi alla Russia in un referendum che gli Stati Uniti non riconoscono; continuano a riferirsi alla posizione della centrale elettrica come «Energodar, Ucraina».
«L’attuale espansione delle sanzioni secondarie obbligatorie ridurrà l’accesso della Russia alle entrate e ai beni», ha affermato mercoledì in una dichiarazione il vicesegretario al Tesoro Wally Adeyemo, sostenendo che le misure «frustreranno la capacità del Cremlino» di acquistare i beni necessari per produrre armi per il conflitto con l’Ucraina.
La mossa è arrivata meno di cinque giorni prima che il presidente eletto Donald Trump presti giuramento. Trump ha promesso di negoziare rapidamente la fine delle ostilità tra Russia e Ucraina.
«Il funzionamento sicuro della centrale nucleare di Zaporiggia e il lavoro del suo personale non saranno in alcun modo influenzati dalla sua inclusione negli elenchi delle sanzioni statunitensi», ha detto mercoledì alla TASS il portavoce dell’impianto Evgenja Yashina.
La centrale elettrica è in gran parte inattiva dalla metà del 2023, a causa della minaccia di attacchi di artiglieria e droni ucraini e dell’interruzione dell’approvvigionamento idrico causata dalla distruzione della diga di Kakhovka sul fiume Dnepr.
Le sanzioni contro la centrale zaporiggese non sono state imposte a causa del conflitto in corso in Ucraina, ma in base a un altro ordine esecutivo che accusa la Russia di essere coinvolta in «attività straniere dannose», come «sforzi per minare lo svolgimento di elezioni democratiche libere e giuste e delle istituzioni democratiche» in Occidente.
Le ultime sanzioni statunitensi hanno preso di mira anche il Servizio federale per la cooperazione tecnico-militare (FSMTC) e il Patriot Exhibition Center, situato nel Patriot Park fuori Mosca.
Dei 16 individui aggiunti alla lista delle sanzioni mercoledì, 14 sono cittadini russi, uno è un cittadino cinese residente in Germania e un altro è turco. Anche diverse società cinesi, turche ed emiratine, così come banche kirghise, sono state inserite nella lista nera per presunta «evasione delle sanzioni».
Washington ha cercato di far rispettare la sua lista nera a livello globale, minacciando terze parti con sanzioni qualora avessero fatto affari con la Russia. Mosca ha a lungo insistito sul fatto che le restrizioni imposte dagli Stati Uniti e dai suoi alleati erano unilaterali, illegali e illegittime.
Allo stesso modo, Pechino ha respinto le sanzioni statunitensi come illegali e ha affermato che avrebbe protetto gli interessi cinesi con qualsiasi mezzo necessario.
Come riportato da Renovatio 21, in questi anni la centrale è stata oggetto di continui attacchi da parte delle forze ucraine.
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La centrale di Zaporiggia è stata al centro di tensioni internazionali per mesi. Mesi fa, secondo fonti russe le forze ucraine avrebbero tentato di ricatturare la centrale, fallendo. Ad un certo punto, il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj se ne uscì dicendo che la Russia avrebbe minato il tetto della centrale atomica di Zaporiggia.
Come riportato da Renovatio 21, in precedenza l’AIEA aveva trovato mine antiuomo nell’impianto atomico zaporiggese. Bombe a grappolo nella zona hanno ucciso lo scorso anno il corrispondente dell’agenzia stampa RIA Novosti e della testata Sputnik Rostislav Zhuravlev.
Oltre agli attacchi multipli alla centrale di Zaporiggia, si era parlato negli scorsi mesi della prospettiva di una «bomba sporca».
Vi fu poi la bizzarra comunicazione del Dipartimento dell’Energia di Washington all’ente atomico russo Rosatom era emerso il mese scorso. Nella missiva gli americani avvertivano la Russia del fatto che nell’impianto di Zaporiggia vi sarebbe «tecnologia nucleare sensibile» statunitense, e quindi i russi non dovevano toccarla.
Non è dato sapere di quale tipo di tecnologia si trattasse, con alcuni a chiedersi se non sia per caso tecnologia militare nucleare. Tucker Carlson, il più seguito giornalista TV americano, ha commentato aprendo alcuni scenari: «in Ucraina, tecnologia nucleare americana sensibile? Probabilmente non per la generazione di energia». Pochi giorni dopo il Carlson è stato licenziato da Fox News.
Kiev ha attaccato varie volte la centrale nucleare dell’oblast’ russo di Belgorod, arrivando a colpire con droni anche la «città atomica» di Kurchatov. Il Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB) ha intercettato e neutralizzato piani di attacco terroristici ad impianti nucleari.
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Immagine di IAEA Imagebank via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Nucleare
I piani nucleari dell’India

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il governo Modi punta a rilanciare l’energia atomica con un nuovo Fondo di responsabilità nucleare per attrarre investimenti. L’obiettivo è portare la capacità di produzione dagli attuali 8,18 a 100 gigawatt entro il 2047. Delhi ha già aperto al settore privato la fornitura e la lavorazione dell’uranio, ma rimangono criticità: costi elevati, la mancanza di un’autorità regolatoria indipendente e le incognite legate ai reattori modulari di nuova generazione.
Nei giorni scorsi l’India ha presentato i piani per istituire un Fondo di responsabilità nucleare, una decisione presa per attrarre massicci investimenti privati ed esteri nel settore dell’energia atomica, storicamente molto protetto. Si tratta di un tentativo di superare le rigorose leggi che regolano il nucleare in caso di incidenti al fine di aprire il Paese alla cooperazione internazionale e agli investimenti esteri.
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Una mossa che segue precedenti annunci volti a smantellare il monopolio statale sul ciclo del combustibile, parte di riforme più ampie considerate cruciali dal primo ministro Narendra Modi, che ha fissato l’ambizioso obiettivo di espandere la capacità di produzione di energia nucleare di 12 volte entro il 2047, puntando ad almeno 100 gigawatt di capacità nucleare, attualmente ferma a 8,18 GW. Un’espansione a sua volta legata ai progetti per la transizione energetica dell’India, che punta a raggiungere l’obiettivo di «emissioni zero» entro il 2070.
Il Fondo di responsabilità nucleare dovrebbe coprire gli importi di risarcimento per incidenti che superano i 15 miliardi di rupie (circa 169 milioni di dollari) dovuti dagli operatori degli impianti nucleari. Questo strumento, che sarà introdotto tramite un nuovo disegno di legge sull’energia atomica, agirebbe come un supplemento alla responsabilità già prevista per gli operatori. Secondo le prime indicazioni, il piano mira anche ad alleggerire le norme sulla responsabilità dei fornitori previste dalla Civil Liability for Nuclear Damage Act (CLNDA) del 2010, considerate finora un forte deterrente alla partecipazione di aziende straniere.
Ci si aspetta quindi che con la nuova normativa vengano sbloccati investimenti privati ed esteri nel settore nucleare: grandi conglomerati nazionali, tra cui Tata Power, Adani Power e Reliance Industries, stanno già preparando piani di investimento in previsione dell’entrata della nuova legge.
Ad agosto il governo indiano aveva inoltre annunciato l’intenzione di porre fine a un monopolio statale sulla fornitura e la lavorazione dell’uranio che durava da decenni, permettendo alle aziende private di estrarre, importare e trattare uranio. Tuttavia, le riserve nazionali non basteranno a coprire il fabbisogno previsto per l’espansione del settore, e una parte significativa del combustibile dovrà continuare a essere importata, richiedendo all’India una maggiore capacità di lavorazione.
Restano comunque alcune sfide, le più immediate delle quali riguardano il piano legislativo che regola il settore nucleare. Inoltre, i progetti nucleari sono caratterizzati da elevati costi di capitale iniziali e periodi di gestazione più lunghi rispetto alle fonti energetiche alternative, il che presenta difficoltà per la competitività dei costi e l’efficace mobilitazione del capitale.
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L’Atomic Energy Regulatory Board (AERB) rimane subordinato al Dipartimento dell’Energia atomica (DAE). Con l’ingresso del settore privato, l’istituzione di un regolatore indipendente separato dagli interessi commerciali del DAE diventa fondamentale. Gli impianti nucleari sono anche esposti a rischi climatici, come ondate di calore e siccità, che hanno costretto a interruzioni temporanee in altre parti del mondo quando le temperature dell’acqua di raffreddamento sono diventate troppo elevate.
L’India sta anche investendo in tecnologie come i reattori modulari (SMRs), con l’obiettivo di svilupparne almeno cinque entro il 2033. Alcuni studi hanno avvertito che gli SMR potrebbero generare scorie più voluminose e radioattive per unità di energia rispetto ai grandi reattori tradizionali, sebbene la questione sia ancora dibattuta nella comunità scientifica. Ottenere l’accettazione da parte della società indiana richiede quindi lo sviluppo di solide garanzie normative e di adeguate infrastrutture per lo smaltimento delle scorie.
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Immagine: grancobollo del 1976 che ritrae la centrale atomica di Trombay, con la sua caratteristica architettura a forma di lingam shivaita.
Immagine di Post of India via Wikimedia pubblicata su licenza Government Open Data License – India (GODL)
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