Economia
General Motors investe molti milioni di dollari nel litio
Come noto, la quantità di risorse naturali che saranno necessarie per rendere il passaggio mondiale ai veicoli elettrici non sono di facile reperimento. Anzi: attorno al litio, vi sono geopolitiche in corso, e perfino, secondo alcuni, guerre. Tuttavia, non sperate che Di Maio o altri papaveri pentastellati ora piazzati al MISE o al MAE possano rendersene conto.
Considerare la quantità di materie prime necessarie è fondamentale per l’industria automobilistica nazionale (sempre che si possa dire che l’Italia ne abbia ancora una…) e non solo – la transizione energetica, di cui cianciano tutti promettendo decine di miliardi stanziati per la sua realizzazione, non può passare che attraverso i minerali necessari alla produzione delle batterie.
GM, la principale casa automobilistica USA sta ora investendo in un progetto statunitense sul litio che potrebbe farla diventare il primo produttore del Paese entro il 2024
E così, mentre l’industria si sposta maggiormente verso i veicoli elettrici, arrivano anche nuove infrastrutture – ed è esattamente ciò che General Motors sta pianificando, secondo un articolo dell’agenzia Reuters. La principale casa automobilistica USA sta ora investendo in un progetto statunitense sul litio che potrebbe farla diventare il primo produttore del Paese entro il 2024.
L’idea è quella di rendere GM una delle prime case automobilistiche a sviluppare la propria fonte di litio. La società ha dichiarato la scorsa settimana che farà un «investimento multimilionario» e aiuterà a sviluppare il progetto di salamoia geotermica vicino al Salton Sea in California. Il progetto si chiamerà Hell’s Kitchen.
Il direttore della strategia di elettrificazione di GM, Tim Grewe, ha dichiarato: «Questo fornirà una quantità considerevole del nostro fabbisogno di litio».
Reuters ipotizza che la mossa potrebbe innescare una corsa per altre case automobilistiche per assicurarsi il litio. Si prevede che la domanda di litio supererà l’offerta del 20% entro 4 anni, osserva il rapporto
Il litio del progetto verrà utilizzato per costruire veicoli elettrici negli Stati Uniti e gli ingegneri e gli scienziati di General Motors visiteranno il sito una volta che le restrizioni di viaggio dovute alla pandemia saranno state revocate.
Reuters ipotizza che la mossa potrebbe innescare una corsa per altre case automobilistiche per assicurarsi il litio. Si prevede che la domanda di litio supererà l’offerta del 20% entro 4 anni, osserva il rapporto.
Si stima che dal progetto Hell’s Kitchen potrebbero arrivare fino a 60.000 tonnellate di litio entro il 2024. Quanto basta per realizzare «circa 6 milioni di veicoli elettrici». Renderebbe il sito il più grande produttore statunitense di litio.
Si stima che dal progetto Hell’s Kitchen potrebbero arrivare fino a 60.000 tonnellate di litio entro il 2024. Quanto basta per realizzare «circa 6 milioni di veicoli elettrici». Renderebbe il sito il più grande produttore statunitense di litio.
Rod Colwell, amministratore delegato di CTR, ha dichiarato: «C’è una grande finestra di opportunità qui per sviluppare più litio negli Stati Uniti».
Secondo quanto riferito, la General Motors sta anche parlando con altre società statunitensi di litio per la fornitura, ha affermato Grewe.
Di altri produttori globali di veicoli elettrici, solo la cinese Great Wall Motor Co. e BYD hanno investito nei produttori di litio, ma nin non hanno fatto il «passo aggressivo» per integrarsi verticalmente come GM, afferma Reuters.
Come ha dichiarato il professor Mario Pagliaro a Renovatio 21 in un’intervista della scorsa settimana, in questa fase è necessario che gli Stati stessi prendano coscienza dell’importanza del litio e del suo reperimento:
Gli attori in campo «sono chiamati ad investimenti enormi in tempi rapidi per i quali è necessario l’intervento suppletivo degli Stati. È ciò che è avvenuto per l’industria petrolifera in quasi tutti i Paesi del mondo. Lo stesso accadrà inevitabilmente con le nuove tecnologie dell’energia»
Gli attori in campo «sono chiamati ad investimenti enormi in tempi rapidi per i quali è necessario l’intervento suppletivo degli Stati. È ciò che è avvenuto per l’industria petrolifera in quasi tutti i Paesi del mondo. Lo stesso accadrà inevitabilmente con le nuove tecnologie dell’energia».
Batterie al litio, una tecnologia strategica che richiede l’intervento dello Stato
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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