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Durov esce dal tribunale: ora è pure accusato di «atti di violenza» contro il figlio
Circolano sui social media filmati che ritrarrebbero il rilascio da parte delle autorità francesi del co-fondatore e CEO di Telegram, Pavel Durov, arrestato giorni fa appenna atterrato in un aeroporto di Parigi.
Un tribunale di Parigi ha formalmente incriminato il miliardario russo quattro giorni dopo il suo arresto all’aeroporto, poco dopo il suo arrivo nella capitale francese.
Secondo un comunicato stampa diffuso dalle autorità francesi, l’uomo deve rispondere di una decina di accuse, tra cui quella di complicità nella gestione di una piattaforma online che ha consentito a una gang organizzata di condurre transazioni illecite, che prevede una pena massima di dieci anni di carcere.
Footage of #PavelDurov leaving court in #Paris. The #French court brought charges against Pavel #Durov & released him under judicial supervision. He is prohibited from leaving #France.#Pavel have post bail of 5 million € & he have to report to the police twice a day. pic.twitter.com/MSOHcwLQH4
— Erik Korsas (@KorsasErik) August 28, 2024
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Tra le altre accuse formulate dalla procura francese rientrano la complicità nel «consentire attività criminali», come la distribuzione di droga e materiale pedopornografico, la frode, il riciclaggio di denaro e il rifiuto di condividere informazioni con le autorità.
Durov potrebbe essere accusato di 12 reati penali, tra cui favoreggiamento della distribuzione di stupefacenti, riciclaggio di denaro e criminalità organizzata, e favoreggiamento della distribuzione di materiale pedopornografico. Secondo i procuratori di Parigi, una «persona senza nome» avrebbe utilizzato l’app di Durov per commettere molteplici reati.
Il rifiuto di Durov di consegnare i dati dell’utente alle forze dell’ordine ha portato alla sua indagine, ha riferito Politico mercoledì.
Nei video che circolano online, Durov viene visto uscire da un parcheggio recintato mentre la polizia lo osserva. Viene scortato a un’auto privata con i vetri oscurati e non risponde a nessuna domanda della stampa in attesa fuori.
Il magnate della tecnologia russa, che è anche cittadino di Francia, Emirati Arabi Uniti e Saint Kitts e Nevis, è stato rilasciato su cauzione di 5 milioni di euro. È tenuto a presentarsi alla polizia due volte a settimana e a rimanere in Francia mentre le indagini sono in corso.
In un colpo di scena inaspettato, ieri l’agenzia di stampa francese AFP ha scritto che le autorità francesi hanno avviato un’indagine sulle affermazioni secondo cui il fondatore e CEO di Telegram Pavel Durov avrebbe commesso «gravi atti di violenza» contro il proprio figlio
Si tratterebbe di un’indagine è separata da un’indagine in corso sulla sua presunta complicità in una vasta gamma di crimini.
Poco dopo l’arrivo di Durov in tribunale, l’agenzia di stampa francese AFP ha riferito che l’imprenditore era anche indagato per sospetto di «gravi atti di violenza» contro il figlio di sei anni. Citando «una fonte vicina al caso», AFP ha affermato che l’inchiesta è stata aperta di recente dall’ufficio per l’infanzia francese.
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Il figlio di Durov è nato in Russia e ora risiede in Svizzera con la madre, Irina Bolgar. Non è chiaro se l’indagine sia collegata a una denuncia penale presentata contro Durov da Bolgar in Svizzera l’anno scorso. Secondo i documenti del tribunale visionati dalla rivista Forbes, Bolgar ha accusato il suo ex compagno di cinque episodi di violenza contro il figlio, prima di presentare una causa per l’affidamento dei figli.
Entrambi i casi sono stati archiviati poco dopo che Durov avrebbe smesso di pagare a Bolgar 150.000 euro di mantenimento al mese, ha osservato Forbes.
Come riportato da Renovatio 21, il Durov ha anche affermato di aver generato oltre 100 bambini in 12 Paesi tramite la donazione dello sperma.
In una dichiarazione di domenica, Telegram ha definito «assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma». Telegram rispetta le leggi locali, tra cui il Digital Rights Act (DSA) dell’UE e le sanzioni anti-russe, ha aggiunto la società. Né Durov né Telegram hanno commentato il presunto caso di abuso su minori.
Gli attivisti anti-censura hanno descritto l’arresto di Durov come parte di una più ampia campagna contro la libertà di parola condotta dai governi occidentali, con il dissidente della NSA Edward Snowden che ha accusato la Francia di aver preso in «ostaggio» l’imprenditore per accedere alle comunicazioni private su Telegram.
Come riportato da Renovatio 21, ieri era circolata sulla stampa la voce che la sera del suo arresto all’arrivo in Francia Durov avesse un invito a cena da parte del presidente francese Emmanuel Macron. La notizia è stata smentita.
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Immagine screenshot da Twitter
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L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
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L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
Gli Stati Uniti hanno accusato Bruxelles di aver «attaccato» gli americani dopo che l’Unione Europea ha inflitto alla piattaforma social X di Elon Musk una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari) per violazione delle norme di moderazione dei contenuti previste dal Digital Services Act (DSA).
La Commissione europea ha reso nota la sanzione venerdì, precisando che si tratta della prima decisione formale di non conformità emessa in base al DSA.
La misura si inserisce in una più ampia offensiva regolatoria dell’UE contro i grandi colossi tecnologici statunitensi: in passato Bruxelles ha già comminato multe da diversi miliardi a Google per abuso di posizione dominante nella ricerca e nella pubblicità, ha sanzionato Apple in base al DSA e alle norme antitrust nazionali e ha penalizzato Meta per il modello pubblicitario «pay-or-consent». Queste azioni hanno ulteriormente inasprito le divergenze tra Washington e l’UE in materia di regolamentazione del digitale.
Secondo la Commissione, le violazioni commesse da X riguardano la progettazione ingannevole del sistema di spunta blu verificata, che «espone gli utenti a truffe», la mancanza di trasparenza nella libreria pubblicitaria e il rifiuto di fornire ai ricercatori l’accesso ai dati pubblici richiesto.
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Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha reagito duramente, scrivendo su X che la multa non rappresenta solo un attacco alla piattaforma, ma «un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano da parte di governi stranieri». «I giorni in cui gli americani venivano censurati online sono finiti», ha aggiunto.
Elon Musk ha rilanciato i commenti del commissario FCC Brendan Carr, secondo il quale l’UE prende di mira X semplicemente perché è un’azienda americana «di successo» e «l’Europa sta tassando gli americani per sovvenzionare un continente soffocato dalle sue stesse normative oppressive».
Anche il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance è intervenuto, sostenendo che l’UE sta punendo X «per non aver adottato misure di censura» e che gli europei dovrebbero «difendere la libertà di espressione invece di aggredire le aziende americane per questioni di poco conto».
L’amministrazione del presidente Donald Trump si oppone da anni alle leggi digitali europee, accusandole di essere «progettate per danneggiare la tecnologia americana» e minacciando dazi di ritorsione in risposta a tasse digitali e regolamenti sulle piattaforme.
Bruxelles ribatte che le proprie regole valgono allo stesso modo per tutte le imprese che operano nel mercato unico e riflettono semplicemente un approccio più severo su privacy, concorrenza e sicurezza online.
Le relazioni tra Washington e Bruxelles restano tese su numerosi fronti – commercio, sussidi industriali, standard ambientali e controlli tecnologici – con gli Stati Uniti che accusano l’UE di protezionismo e i leader europei che criticano le misure unilaterali americane in materia di dazi e tecnologia.
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Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente.
Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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