Politica
DeSantis si ritira dalle primarie repubblicane: ora è Trump contro il pupazzo del Deep State Haley

Il candidato presidenziale repubblicano Ron DeSantis ha abbandonato le primarie presidenziali con un videomessaggio in cui appoggia Donald Trump.
Secondo un nuovo sondaggio della CNN e dell’Università del New Hampshire, DeSantis aveva solo il 6% dei voti repubblicani dello stato, contro Trump al 50% e Nikki Haley al 39%.
Il ritiro di DeSantis era stato anticipato da diverse testate che citavano fonti all’interno della campagna.
“Success is not final, failure is not fatal: it is the courage to continue that counts.”
– Winston Churchill pic.twitter.com/ECoR8YeiMm
— Ron DeSantis (@RonDeSantis) January 21, 2024
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Nel video pubblicato ieri sera il DeSantis assicura il suo appoggio a Donald J. Trump, con il quale ricorda tuttavia di non essere d’accordo su alcuni temi, come la pandemia di Coronavirus e la sua «esaltazione di Anthony Fauci».
In risposta all’appoggio da parte del governatore della Florida, il Trump ha dichiarato pubblicamente che il nomignolo con cui chiamava lo sfidante, «Ron DeSanctimonious» («Ron l’ipocrita») è ora «ufficialmente mandato in pensione».
ALERT:
President Trump OFFICIALLY retires the name “Ron DeSanctimonious” in a call for unity.
I love this President! pic.twitter.com/23eGvgsunz
— Brigitte Gabriel (@ACTBrigitte) January 21, 2024
La rinunzia del DeSantis segue quella del candidato outsider Vivek Ramaswamy, che ha anche lui immediatamente dato il suo endorsement a Donald Trump.
L’unica figura rimasta a sfidare Trump è quindi Nikki Haley, donna di origine indiana (vero nome Nimrata Randawa) che lo stesso Trump aveva messo a capo della diplomazia USA all’ONU.
La Haley rappresenta oggi gli interessi del Deep State, presentando idee completamente appiattite sui desiderata dell’establishment (Ucraina, immigrazione, Israele, politiche razziali, etc.).
Come riportato da Renovatio 21, la Haley (cognome del marito, e nome inventato per nascondere la sua provenienza dal subcontinente) due mesi era arrivata a chiedere la fine dell’anonimato su internet.
In molti ritengono oggi la campagna della Haley una mossa dello Stato-partito fatto dai Democratici più il Deep State, tanto che molti dei suoi finanziatori sono veri e propri mecenati dei democratici. Reid Hoffman, miliardario fondatore di LinkedIn, è ad esempio ora uno dei principali donatori della Haley.
Secondo Tucker Carlson la Haley costituirebbe una manovra dei democratici che, consci del fatto che Joe Biden, qualora corresse, mai potrebbe rivincere le elezioni (nemmeno, forse, con i brogli) avrebbero pensato di focalizzarsi su un candidato repubblicano il cui programma è identico al loro e a quello dello Stato profondo.
Qualora Trump venisse incarcerato per le accuse mossegli improvvisamente negli ultimi mesi da varie procure, la Haley diverrebbe automaticamente il candidato repubblicano, e quindi, in potenze, il prossimo presidente USA.
La base MAGA, che da tempo ha capito il giochino, respinge una prospettiva del genere con veemenza concentrandosi su un unico nome come futuro presidente: Donald J. Trump.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
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Zelens’kyj priva della cittadinanza i suoi oppositori

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Politica
Clinton e Biden elogiano Trump per l’accordo di pace a Gaza. Obama no

Gli ex presidenti degli Stati Uniti Bill Clinton e Joe Biden hanno lodato il presidente in carica Donald Trump per il suo ruolo nella negoziazione di un cessate il fuoco e dello scambio di prigionieri tra Israele e Hamas.
Lunedì, Trump, insieme ai mediatori di Egitto, Qatar e Turchia, ha firmato l’accordo a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai.
«Sono grata per l’instaurazione del cessate il fuoco, per la liberazione degli ultimi 20 ostaggi ancora in vita e per l’arrivo dei tanto necessari aiuti umanitari a Gaza», ha dichiarato Clinton lunedì.
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«Il presidente Trump, la sua amministrazione, il Qatar e gli altri attori regionali meritano un grande plauso per aver mantenuto tutte le parti coinvolte fino al raggiungimento dell’accordo», ha aggiunto.
L’ex presidente ha invitato Israele e Hamas a «sfruttare questo fragile momento per costruire una pace duratura che garantisca dignità e sicurezza sia ai palestinesi che agli israeliani».
Anche Biden ha ringraziato Trump per aver contribuito al ritorno degli ostaggi. «Mi congratulo con il presidente Trump e il suo team per il loro lavoro nel realizzare un nuovo accordo di cessate il fuoco», ha scritto su X, augurandosi che la pace possa resistere. Ha chiesto «pari misure di pace, dignità e sicurezza» per israeliani e palestinesi.
I complimenti non sono tuttavia arrivati dal predecessore Barack Obama, che in un suo messaggio per l’accordo per la pace trovato in Medio Oriente si è del tutto «dimenticato» di nominare Trump, sollevando proteste persino dai media di sinistra.
After two years of unimaginable loss and suffering for Israeli families and the people of Gaza, we should all be encouraged and relieved that an end to the conflict is within sight; that those hostages still being held will be reunited with their families; and that vital aid can…
— Barack Obama (@BarackObama) October 9, 2025
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Secondo la prima fase dell’accordo, Israele ritirerebbe le sue truppe da alcune aree di Gaza, mentre Hamas libererebbe i 20 ostaggi rimanenti in cambio del rilascio di circa 2.000 prigionieri palestinesi.
Durante la cerimonia della firma, Trump ha dichiarato che «tutti sono soddisfatti» dell’accordo, che «ha preso il volo come un razzo».
Il presidente americano espresso ottimismo sulla fine del conflitto, iniziato nell’ottobre 2023. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lodato Trump, definendolo il «miglior amico» che Israele abbia mai avuto.
Resta incerto se l’accordo sarà pienamente rispettato. Israele finora ha rifiutato di impegnarsi per un ritiro completo da Gaza, mentre Hamas si oppone al disarmo. Un precedente cessate il fuoco, siglato a gennaio, è collassato dopo due mesi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Politica
L’esercito prende il potere in Madagascar

Protests in Madagascar escalate into a military coup
One of the military units that joined the protests demanding the president’s resignation stated that the armed forces of the 25-million country are now under its command. pic.twitter.com/bOeL47MCKX — Sprinter Press News (@SprinterPress) October 12, 2025
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