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Bioetica

Come vengono utilizzati i bambini abortiti nella ricerca medica degli anni 2020

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«A un livello fondamentale, la ricerca che salva le vite dovrebbe preservare la dignità umana».

 

Stacy Trasancos, nuova anima del gruppo americano Children of God for Life, lo scorso dicembra ha pubblicato un importante articolo per la testata USA National Catholic Register.

 

Quando si parla di feti utilizzati per la ricerca la questione delle linee cellulari da feto abortito presenti nei vaccini è solo la punta dell’iceberg

Per la signora Trasancos non è necessario andare a fare video in incognito per seguire i dipendenti della multinazionale dell’aborto Planned Parenthood per scoprire come i resti dei bambini abortiti vengono utilizzati nella ricerca. «Basta dare un’occhiata ai rapporti scientifici. I metodi sono descritti in dettaglio con le parole degli stessi scienziati che dipendono dagli aborti per progettare esperimenti».

 

Trasancos, che con il marito Jose ha preso il testimone dei COG for Life da Debi Vinnedge, è consapevole che quando si parla di feti utilizzati per la ricerca la questione delle linee cellulari da feto abortito presenti nei vaccini è solo la punta dell’iceberg.

 

«Negli ultimi decenni, la letteratura scientifica ha riportato nuove tecnologie come la trascrittomica unicellulare, topi umanizzati e organoidi, solo per citarne alcuni. Quello che segue è un riassunto di tre nuovi rapporti di ricerca pubblicati solo nell’ultima metà del 2020. Ce ne sono molti altri».

«Negli ultimi decenni, la letteratura scientifica ha riportato nuove tecnologie come la trascrittomica unicellulare, topi umanizzati e organoidi, solo per citarne alcuni. Quello che segue è un riassunto di tre nuovi rapporti di ricerca pubblicati solo nell’ultima metà del 2020. Ce ne sono molti altri»

 

 

Topi «umanizzati» con pelle di feto

Un esempio, di cui ha parlato poche settimane fa Renovatio 21, è quello dell’Università di Pittsburgh.  I ricercatori hanno pubblicato il loro lavoro sullo sviluppo di topi e ratti umanizzati con «pelle umana intera».

 

«La pelle umana protegge un individuo dalle infezioni, ma non c’è modo di studiare gli effetti dei patogeni sugli individui senza sottoporli a malattie. La pelle umana intera dei feti è stata innestata sui roditori, e contemporaneamente si co-innestavano i tessuti linfoidi dello stesso feto e le cellule staminali ematopoietiche dal fegato, in modo che i modelli di roditori fossero umanizzati con organi e pelle dello stesso bambino. Questi modelli di topo e ratto con “pelle umana e sistema immunitario (hSIS) umanizzati” hanno lo scopo di aiutare lo studio del sistema immunitario quando la pelle è infetta».

 

«Per realizzare i modelli di roditori umanizzati con hSIS, la pelle fetale intera viene prelevata da esseri umani abortiti all’età gestazionale di 18-20 settimane di gravidanza presso il Magee-Women’s Hospital e l’Università di Pittsburgh Health Sciences Tissue Bank. Le madri hanno fornito il consenso scritto all’uso dei feti nella ricerca». I feti, a quanto pare, no.

«Per realizzare i modelli di roditori umanizzati, la pelle fetale intera viene prelevata da esseri umani abortiti all’età gestazionale di 18-20 settimane di gravidanza» 

 

Dai feti abortiti, il timo, il fegato, la milza e la pelle intera sono stati trapiantati e innestati sui roditori e lasciati crescere. Quindi ai modelli di roditori è stata provocata un’infezione da stafilococco sulla pelle per studiare la risposta degli organi interni. 

 

«La pelle umana è stata prelevata dal cuoio capelluto e dalla parte posteriore dei feti in modo da poter confrontare gli innesti con e senza peli nel modello di roditore. I tessuti adiposi in eccesso, attaccati allo strato sottocutaneo della pelle, sono stati tagliati e quindi la pelle fetale è stata innestata sulla gabbia toracica del roditore, dove era già stata rimossa la sua stessa pelle. Gli innesti sono durati fino a 10 settimane dopo il trapianto. Negli innesti sono stati osservati più strati di cheratinociti e fibroblasti umani e la pelle umana ha fatto crescere i vasi sanguigni e le cellule immunitarie».

 

I capelli umani erano evidenti entro le 12 settimane, ma solo negli innesti prelevati dal cuoio capelluto fetale.

Dai feti abortiti, il timo, il fegato, la milza e la pelle intera sono stati trapiantati e innestati sui roditori e lasciati crescere. Quindi ai modelli di roditori è stata provocata un’infezione da stafilococco sulla pelle per studiare la risposta degli organi interni

 

«Negli innesti del cuoio capelluto si possono vedere sottili capelli umani crescere lunghi e scuri circondati dai corti peli bianchi del topo. Le immagini mostrano letteralmente una chiazza dei peli del bambino che cresce sulla schiena di un topo .Il lavoro è stato finanziato dal National Institute of Health (NIH) e supportato dal National Institutes of Health (NIH) -National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), lo stesso ramo con cui Moderna collabora per il vaccino COVID-19». 

 

 

 Feti utilizzati per studiare le differenze razziali nell’esposizione a sostanze chimiche

A luglio, anche sulla rivista Scientific Reports , un team negli Stati Uniti ha pubblicato le proprie scoperte sulle differenze razziali nell’esposizione fetale ai prodotti antifiamma.

 

Gli eteri di difenile polibromurato (PBDE) sono ritardanti alla fiamma e rappresentano un problema per la salute pubblica perché interferiscono con l’attività ormonale, con la funzione immunitaria e con lo sviluppo del cervello fetale durante la gravidanza. 

 

In Nord America gli standard di infiammabilità elevati sono correlati a un’elevata esposizione al PBDE, specialmente in California, dove le normative di sicurezza sono più elevate. Il feto viene esposto ai PBDE quando le sostanze chimiche si trasferiscono dalla madre attraverso la placenta, ma poiché il loro fegato non è in grado di metabolizzare prontamente le sostanze chimiche, i PBDE si accumulammo nel bambino in via di sviluppo e il processo continua nell’infanzia e nella fanciullezza, periodi critici per lo sviluppo del sistema endocrino, immunitario e neurale.

 

Per valutare l’esposizione nei bambini in gestazione, i ricercatori dell’Università della California e hanno condotto uno studio sugli eteri di difenile polibromurato (PBDE), dei ritardanti alla fiamma. Nelle quattro fasi dello studio hanno reclutato un totale di 249 donne  per effettuare aborti programmati nel secondo trimestre

Per valutare l’esposizione nei bambini in gestazione, i ricercatori dell’Università della California e della California Environmental Protection Agency hanno condotto uno studio dal 2008 al 2016. Nelle quattro fasi dello studio hanno reclutato un totale di 249 donne  per effettuare aborti programmati nel secondo trimestre.

 

«Le donne hanno dato il consenso scritto o verbale affinché il loro sangue, la placenta e il fegato dei feti venissero sezionati dal cadavere in modo che gli scienziati potessero fare confronti madre-figlio dei livelli di PBDE. Gli autori fanno notare che fino a questo studio, la raccolta dei campioni era stata “in gran parte limitata al travaglio e al parto piuttosto che prima e durante la gestazione”, quando le sostanze chimiche si trasferiscono e iniziano a formarsi durante le «”finestre prenatali critiche di vulnerabilità”». 

 

Il lavoro è stato finanziato dalla US Environmental Protection Agency e dal National Institute of Environmental Health Services. Tutti i protocolli di studio sono stati approvati dal comitato di revisione istituzionale dell’Università della California-San Francisco (UCSF) prima del reclutamento delle donne programmate per gli aborti. I feti abortiti sono stati prelevati dal personale clinico presso il San Francisco General Hospital Women’s Option Center. Questo è il più grande studio del suo genere fatto fino ad oggi. 

 

Come previsto, i livelli fetali di PBDE erano superiori a quelli delle madri. Le prove evidenziano anche che le donne di colore possono essere esposte in modo sproporzionato alle sostanze chimiche contenute nei ritardanti di fiamma. Il documento ha sottolineato la necessità di ulteriori studi sui feti in questo intervallo gestazionale.

Non è sbagliato che questi feti siano stati offerti come sacrificio umano all’idolo della Scienza e della Società

 

Non è sbagliato che questi feti siano stati offerti come sacrificio umano all’idolo della Scienza e della Società.

 

«Questi feti al secondo trimestre hanno essenzialmente vissuto la loro breve vita in utero come macchine di analisi e poi sono stati utilizzati per fornire informazioni per mantenere i bambini, che vivono nella società, al sicuro».

 

 

165 bambini morti per studiare i linfociti B

A luglio, un team del Dipartimento di Immunologia della Yale University ha riferito sulla rivista Science sullo sviluppo delle immunità nei neonati.

 

«Questi feti al secondo trimestre hanno essenzialmente vissuto la loro breve vita in utero come macchine di analisi e poi sono stati utilizzati per fornire informazioni per mantenere i bambini, che vivono nella società, al sicuro»

«Quando i batteri e i virus attaccano, il corpo reagisce producendo tre tipi di globuli bianchi: i macrofagi, i linfociti B e i linfociti T. Si è ipotizzato, a causa dei meccanismi biochimici in competizione tra i linfociti, che la produzione degli anticorpi sia limitata all’inizio dello sviluppo fetale, lasciando i neonati vulnerabili alle infezioni. Tuttavia i campioni di sangue dei neonati mostrano una abbondanza di autoanticorpi».

 

Per indagare su questa inaspettata immunità, il team di Yale ha sezionato i corpi dei feti abortiti per rimuovere il fegato, il midollo osseo e la milza.

 

Quindi hanno raccolto le cellule dei linfociti B e prodotto centinaia di anticorpi. I 15 feti, tutti abortiti nel secondo trimestre di gravidanza, sono stati prelevati dal Birth Defects Research Laboratory dell’Università di Washington. Campioni di sangue, di midollo osseo e delle feci di adulti sani sono stati confrontati per analizzare il microbiota intestinale e la produzione di anticorpi. 

 

Per indagare sul sistema immunitario dei bambini, il team di Yale ha sezionato i corpi dei feti abortiti per rimuovere il fegato, il midollo osseo e la milza. 

Lo studio ha scoperto che meccanismi incompleti di tolleranza ai linfociti B nei feti favoriscono l’accumulo di cellule simili che hanno anche la proprietà di legare i batteri e di promuovere la colonizzazione nell’intestino, incoraggiando così un percorso di sviluppo alternativo per gli anticorpi nei neonati.

 

Questo lavoro è stato finanziato, ancora una volta, dal NIH, una borsa di studio alla Yale and Pew Charitable Trusts.

 

 

La ricerca biomedica distrugge la dignità umana

 

I 15 feti, tutti abortiti nel secondo trimestre di gravidanza, sono stati prelevati dal Birth Defects Research Laboratory dell’Università di Washington

Nella sua enciclica Evangelium Vitae ,  Giovanni Paolo II ha dichiarato che «l’uso di embrioni o di feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un crimine contro la loro dignità di esseri umani ed hanno il diritto allo stesso rispetto dovuto a un bambino una volta nato , proprio come per ogni persona»(63).

 

Tuttavia, l’uso di embrioni e feti umani per la ricerca oggi non spaventa più nessuno, nemmeno i cattolici, nemmeno i tradizionalisti. L’utilitarismo, la filosofia sociale britannica per cui è giusto sacrificare una parte della popolazione per la maggiore felicità di un’altra, è oramai penetrato nel sistema operativo di tutto il consorzio umano.

 

Il COVID, del resto, è servito esattamente a questo: il Grande Reset della mente globale, inclusa – soprattutto – quella cattolica, dove il tema della «dignità umana» (cioè, l’impossibilità di trattare i figli di Dio come meri strumenti da sfruttare ed uccidere a piacimento) trovava fondamento negli insegnamenti di Cristo e nella stessa realtà dell’Incarnazione.

 

Il COVID è servito esattamente a questo: il Grande Reset della mente globale, inclusa – soprattutto – quella cattolica, dove il tema della «dignità umana» (cioè, l’impossibilità di trattare i figli di Dio come meri strumenti da sfruttare ed uccidere a piacimento) trovava fondamento negli insegnamenti di Cristo e nella stessa realtà dell’Incarnazione

 «I campioni fetali descritti in questi articoli scientifici (i bambini che sono stati uccisi e sezionati come i migliori ratti da laboratorio) meritavano tutti di essere nominati e enumerati nella famiglia umana» scrive Stacy Trasancos.

 

Noi aggiungiamo: meritano di non essere morti in vano, meritano quella che in polemologia (lo studio della guerra) si dice per i soldati morte fertile: fertile non perché hanno trasmesso dati alla biofarmaceutica mengeliana che procede verso l’orrore più puro, ma perché devono spronare ad una battaglia per salvare migliaia di altri bambini dai sacrifici umani.

 

 

 

 

 

 

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Bioetica

Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha lodato il principe Alberto di Monaco che nel principato dove è regnante ha rifiutato di firmare la legge per legalizzare l’aborto.

 

«Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando» scrive Sua Eccellenza in un post sul social media X. «Nel 1990 fa il Re Baldovino del Belgio abdicò, piuttosto di dare la propria approvazione all’odiosa legge sull’aborto: anch’egli fu un Monarca veramente cattolico».

 

«Suscita sconcerto il silenzio del Vaticano dinanzi a questa testimonianza di Fede, che dovrebbe essere additata ad esempio: un silenzio che diventa assordante quando tace davanti all’uccisione di milioni di innocenti massacrati nel ventre materno. Un silenzio che è riecheggiato quando Joe Biden finanziava l’industria dell’aborto e lo autorizzava fino al momento del parto» continua monsignore.
«La “chiesa sinodale” presta ascolto al “grido della Terra”, mentre finge di non udire il gemito dei bambini sterminati. Essa è troppo impegnata a propagandare gli “obiettivi sostenibili” dell’Agenda 2030 (tra cui figura anche l’aborto, definito ipocritamente “salute riproduttiva”) per denunciare i sacrifici umani di questa società antiumana e anticristica. Troppo occupata a lucrare sul traffico di clandestini che dovrebbe invece denunciare come strumento di islamizzazione dell’Europa un tempo cristiana» tuona l’arcivescovo già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America.

 

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Come riportato da Renovatio 21, in passato il prelato lombardo ha definito l’aborto come «il sacramento di Satana».

 

«Morte. Solo morte. Morte prima di nascere. Morte durante la vita. Morte prima di morire naturalmente. Significativamente, chi è favorevole alla morte degli innocenti – bambini, malati, anziani – è contrario alla pena di morte. Si può essere trovati indegni di vivere perché poveri, perché vecchi, perché non voluti da chi ci ha concepito; ma se si massacrano persone o si compiono delitti orrendi, la pena capitale è considerata una barbarie» aveva scritto monsignore in un testo di due anni fa.

 

«Dovremmo iniziare a comprendere che i teorizzatori di questa immane strage che si perpetua da decenni e ci ripiomba nella barbarie del peggior paganesimo non si considerano parte dello sterminio: nessuno di loro è stato abortito; nessuno di loro è stato lasciato morire senza cure; a nessuno di loro è stata imposta la morte per ordine di un tribunale. Siamo noi, siete voi e i vostri figli, i vostri genitori, i vostri nonni che dovete morire, e che vi dovete sentire in colpa perché siete vivi, perché esistete e producete CO2».

 

«L’aborto è un atto di culto a Satana. È un sacrificio umano offerto ai demoni, e questo lo affermano orgogliosamente gli stessi adepti della «chiesa di Satana», che negli Stati Americani in cui l’aborto è vietato rivendicano di poter usare i feti abortiti nei loro riti infernali. D’altra parte, in nome della laicità si abbattono le Croci e le statue della Madonna e dei Santi, ma al loro posto iniziano a comparire immagini raccapriccianti di Bafometto» ha detto monsignore.

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«L’aborto è un crimine orrendo perché oltre alla vita terrena priva il bambino della visione beatifica, destinandolo al limbo perché sprovvisto della Grazia battesimale. L’aborto è un crimine orrendo perché cerca di strappare a Dio delle anime che Egli ha voluto, ha creato, ha amato e per le quali ha offerto la propria vita sulla Croce. L’aborto è un crimine orrendo perché fa credere alla madre che sia lecito uccidere la creatura che più di tutte, e a costo della sua stessa vita, ella dovrebbe difendere. E con tale crimine quella madre si rende assassina e se non si pente si condanna alla dannazione eterna, vivendo molto spesso anche nella vita quotidiana il rimorso più lancinante. L’aborto è un crimine orrendo perché si accanisce sull’innocente proprio a causa della sua innocenza, rievocando gli omicidi rituali dei bambini commessi nelle sette di ieri e di oggi. Sappiamo bene che la cabala globalista è legata dal pactum sceleris della pedofilia e di altri crimini orrendi, e che a quel patto sono vincolati esponenti del potere, dell’alta finanza, dello spettacolo e dell’informazione».

 

«Rifiutiamo l’aborto e avremo milioni di anime che potranno amare ed essere amate, compiere grandi cose, diventare sante, combattere al nostro fianco, meritare il Cielo».

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

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Bioetica

Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»

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Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.   Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».   Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.

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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».   I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».   Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.     La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.   Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.  

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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.   La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.   Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».   Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.   La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».   Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».   Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».

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Bioetica

«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno

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Il presidente della Conferenza episcopale spagnola ha denunciato la «tragedia dei 73 milioni di aborti» praticati ogni anno in tutto il mondo. Lo riporta LifeSite.

 

Nel suo discorso alla 128ª Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli a Madrid, Luis Javier Argüello García, arcivescovo di Valladolid, ha parlato di come l’aborto venga messo a tacere dalla società secolarizzata e i sostenitori della vita vengano emarginati.

 

«Chiunque dichiari pubblicamente che l’aborto è oggettivamente immorale perché pone fine alla vita di un essere umano diverso dai genitori rischia una dura condanna personale, sociale e politica: “Mettere in discussione questa conquista? Dubitare di questo diritto? Questo è il culmine del pensiero fascista e autoritario e merita di essere immediatamente etichettato come estremismo di destra”», ha affermato monsignor Argüello.

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«Fornire informazioni alle donne incinte è considerato un abuso, e pregare fuori da una clinica per l’aborto è considerato una minaccia». «Perché questo rifiuto di pensare razionalmente e di lasciare che la scienza – DNA, genomica, ultrasuoni, ecc. – parli, informi e ci permetta di riconoscere la verità?» ha chiesto.

 

L’arcivescovo ha affermato che l’essere umano è «un organismo vivente della specie Homo Sapiens».

 

«Secondo questa definizione, il fatto che un feto o un embrione sia un essere umano è semplicemente un fatto biologico», ha osservato. «Basta dare un’occhiata a qualsiasi libro di testo di embriologia medica per vedere che gli scienziati confermano all’unanimità che, dal momento della fecondazione, nel corpo della madre si crea un organismo umano vivente e indipendente, con un proprio patrimonio genetico».

 

«Per questo non c’è bisogno di consultare la Bibbia, anche se essa ci insegna che la sua dignità è sacra e che è dotata di un’anima immortale», ha aggiunto il presule.

 

«La società occidentale ha completamente soppresso la questione dell’aborto», ha affermato Argüello. «La tragedia di 73 milioni di aborti in tutto il mondo ogni anno, di cui 100.000 in Spagna, è diventata la normalità. Siamo arrivati ​​a un punto di estrema irrazionalità nella bioetica, che è al servizio della biopolitica».

 

«Nello stesso ospedale, un gruppo di medici può essere determinato a salvare un feto di cinque mesi e mezzo, mentre un altro gruppo nella stanza accanto uccide deliberatamente un bambino della stessa età», ha affermato, sottolineando l’ipocrisia e l’incoerenza della posizione pro-aborto.

 

«Questo è del tutto legale. Allo stesso modo, la legge può punire la distruzione di un nido d’aquila con una multa di 15.000 euro e fino a due anni di carcere, ma garantisce il diritto di uccidere un bambino con sindrome di Down fino al termine della gravidanza».

 

«Tuttavia, una prospettiva cattolica non può limitarsi ad affermare la protezione della vita nascente e a lottare contro l’aborto», ha sottolineato l’arcivescovo. «Deve tenere conto della madre, del padre e delle circostanze ambientali, sociali ed economiche che accompagnano la gravidanza, il parto e i primi anni di vita».

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Monsignor Argüello ha sottolineato l’importanza di sostenere le madri in situazioni difficili prima e dopo il parto, un compito che molte organizzazioni e individui pro-life intraprendono regolarmente.

 

«Vorrei esprimere la mia solidarietà a tutte le donne incinte e incoraggiarle a non esitare a chiedere aiuto quando si trovano ad affrontare lo stress di una gravidanza potenzialmente indesiderata», ha affermato. «La soluzione a una situazione così spesso difficile da sopportare da soli non dovrebbe essere l’interruzione della vita non ancora nata. Ribadisco l’impegno della Chiesa e di tante donne e uomini ragionevoli di buona volontà ad aiutare in questa situazione».

 

«La presunta soluzione ai problemi che richiedono politiche a favore della famiglia e della vita è un sintomo dell’indebolimento morale della nostra democrazia», ha concluso.

 

Come riportato da Renovatio 21, monsignor Arguello ha rilanciato lo scorso anno la causa di beatificazione della monarca spagnuola Isabella di Castiglia detta Isabella la Cattolica (1451-1504), tuttavia il Dicastero per le Cause dei Santi ha appena annunciato che, dato il contesto attuale, è «quasi impossibile» portare a termine il processo.

 

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Immagine di Iglesia en Valladolid via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

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