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Vaccini

Cellule fetali nei vaccini, casca Lopalco

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Renovatio 21 ha letto l’articolo pubblicato sul sito di Cattivi Scienziati, diretto dal Prof. Enrico Bucci – un prof. sulla cui cattedra  il Fatto ha avanzato alcuni dubb  titolato «Di vaccini, feti e nanoparticelle di wolframio e di Tungsteno». Firmano in tre: il prof. Luigi Lopalco, il Prof. Pellegrino Conte e lo stesso Prof. Enrico Bucci, 

 

L’articolo s’incentra su di un forte attacco diretto ai ricercatori Gatti e Montanari. Fino a qui nulla di strano, visto che chi sta scomodo, solitamente, viene attaccato. Niente di strano anche ripensando al fatto che, dopo il notevole scivolone finito sui quotidiani nazionali (avrebbe dichiarato che in una conferenza pubblica che «i vaccini vengono sperimentati per anni su bambini volontari»), il Prof. Lopalco potrebbe avere ancora voglia, scusate il giuoco di parole, di continuare a stare sul palco

 

C’è da capirlo. Il Dott. Montanari, in effetti, si è burlato parecchio dello scivolone del Lopalco, che nel cuore dei vaccinisti italici è secondo solo a Sua Maestà Burioni. Detto questo, l’articolo vergato dai Tre sembrava effettivamente esser qualcosa di più mirato rispetto al solito. Parrebbe, per usare un termine entrato nei giornali di prepotenza negli ultimi anni, una sorta di dossieraggio (gli anglofoni dicono doxing) atto a gettare fango. Conoscete il ruolino di marcia: ecco che appare una foto che dimostra l’incoerenza del «dossierato», ecco un documento che potrebbe indicare uno scheletro nell’armadio… 

 

Il fine, se non lo avete capito, non è solo attaccare Montanari, ma mettere in discussione l’evento che Renovatio 21 organizzerà il prossimo 13 marzo a Roma

Il fine, se non lo avete capito, non è solo attaccare Montanari, ma mettere in discussione l’evento che Renovatio 21 organizzerà il prossimo 13 marzo a Roma, dove interveranno, tra gli altri, S.E. il cardinale Raymond Leo Burke e la ricercatrice americana – unica al mondo per la sua conoscenza sull’uso di linee cellulari di aborto nei vaccini – Theresa Deisher.

 

Per chi ha avuto dubbi, diciamo subito che ci è bastato poco rimettere le cose al proprio posto e per capire che le carte servite in tavola dal «Trio vaccino» sono state mescolate non solo poco, ma anche male. Questo lo vedremo direttamente nell’intervista che abbiamo voluto fare qui al Dott. Montanari, (e non nascondiamo che, di primo acchito, anche noi siamo stati colpiti dalle accuse avanzate ai due ricercatori).

 

Intanto, però, vorremmo precisare noi qualche inesattezza venuta fuori nell’articolo a firma di Lopalco, Bucci e Conte. 

 

Perché, se è vero che loro si intendono di scienza, è altrettanto vero che nel cercare di affrontare il tema etico e morale delle cose, o tanto più della religione cattolica più specificamente, potrebbero rimediare una figura paragonabile a quella dei concorrenti del gioco televisivo che, puntualmente, cascano sulla domanda di religione venendo eliminati o perdendo il fatidico montepremi. (un classico della TV generalista, la stessa per cui i vaccini sono il massimo…)

 

Rimandando ad un passato articolo del Lopalco, il Trio vorrebbero far presente che non c’è nessuna implicazione morale circa l’utilizzo di vaccini prodotti con linee cellulari di feti abortiti. Questo è falso perché, a prescindere dal feto nella sua unità e integrità, l’utilizzo di una linea cellulare ricavata da un feto sano, selezionato (perché il materiale deve essere «di qualità») , è parimenti grave.

 

È proprio qui che i professori dimostrano di non avere la ben che minima competenza per parlare di bioetica e morale in campo biomedico e e nell’ambito della ricerca. Infatti, ci sono diversi gradi di responsabilità per un atto moralmente illecito; così come non vuol dire che se non si utilizzi un feto integralmente per uno scopo, allora l’utilizzo delle sue cellule sia lecito: se quel feto lo si ritiene un bambino, una vita, allora le sue cellule sono parte integrante di un’unità inviolabile, in quel caso scarnificata e cannibalizzata biologicamente per produrre un farmaco. Fosse anche per un utilizzo infinitesimale del tessuto fetale, le cose non cambiano. Questione di intenzioni.

Fosse anche una linea cellulare che dura da anni, moralmente la gravità e la cooperazione al male, attraverso i suoi diversi gradi di responsabilità, non cambia di una virgola.

 

Fosse anche una linea cellulare che dura da anni, moralmente la gravità e la cooperazione al male, attraverso i suoi diversi gradi di responsabilità, non cambia di una virgola.

 

A questo punto non si capisce come mai, tutto d’un tratto, i tre luminari della scienza rigorosamente laica si arrampicano su questioni etiche rimediando la figura appena descritta – verrebbe da dire, che qui casca Lopalco.

 

In effetti basta poi andare a spulciare nei commenti all’articolo per comprendere che della morale, ai tre, poco interessa. Si legge che un commentatore, il Dr. Adriano Aguzzi, solleva una piccola critica all’articolo troppo poco laico secondo lui:

 

«D’accordo su tutto, tranne sul “presunto uso di feti umani, assolutamente condannabile sotto l’aspetto etico generale”. L’uso di feti umani derivati da aborti p.es. terapeutici, previo consenso informato dei genitori e autorizzazione del comitato etico responsabile, non è per niente condannabile sotto l’aspetto etico generale. Per esempio vennero usati neuroni mesencefalici fetali umani per curare il Parkinson, e non c’è niente di male in questo. Anche se oggi, con l’avvento delle cellule pluripotenti indotte, questo metodo non sarà più necessario».

 

Prontamente, il Prof. Enrico Bucci, così risponde:

«Naturalmente. Qui ci si riferisce al presunto uso dei feti umani come “ingrediente” per la preparazione industriale dei vaccini, adombrato da taluni ciarlatani».

Come no: leggere sui bugiardini «cellule diploidi umane MRC-5» oppure «prodotto su fibroblasti di polmone diploidi umani WI–38» cosa starebbe a significare?

Basta leggere Wikipedia. La storia della linea cellulare di feto abortito WI-38, poi, è pure grottesca, con i campioni conservati per mesi in un garage…

 

Lasciamo al lettore le dovute considerazioni e conclusioni del caso, soffermandoci ancora un momento sull’altra falsità presente nell’articolo di rimando a cui i Tre si rifanno. Lopalco, ci tiene a farci sapere che basta un solo feto sacrificato per produrre milioni di dosi di vaccino:

 

«Immaginate quanti feti debbano servire per produrre le centinaia di milioni di dosi di vaccino distribuite in tutto il mondo? La risposta è semplice: uno».

 

Ora, anche in questo caso, figuraccia.

 

Il Dr. Stanley Plotkin ha recentemente dichiarato che per progettare vaccini al Wistar Institute di Philadelphia, da cui prende il nome la linea cellulare WI-38, sono stati utilizzati 76 feti sani abortiti volontariamente

Il Dr. Stanley Plotkin, medico e consulente per la Sanofi-Pasteur, davanti al quale, non ce ne vogliano, Lopalco, Bucci e Conte shanno ben altro impatto scientifico, ha recentemente dichiarato, senza reticenze e da vero scienziato laico e ateo, fedele alla dea Scienza ma soprattutto alla dea Siringa, che per progettare vaccini al Wistar Institute di Philadelphia, da cui prende il nome la linea cellulare WI-38, sono stati utilizzati 76 feti sani abortiti volontariamente.

 

Da parte nostra c’è poco da aggiungere, dal momento che le falsità storiche, morali ed etiche sono smentite non da noi, ma dagli stessi che hanno fatto la storia delle vaccinazioni, dagli stessi, appunto, padri dei vaccini. 

 

Lasciamo ora la parola al Dott. Stefano Montanari per permettere lui di ribattere alle gravi accuse che gli sono state rivolte, con la speranza di fare chiarezza ma con l’altrettanta speranza – utopistica, certo – che chi muove accuse fuori dal proprio campo di conoscenza, la prossima volta abbia quantomeno l’accortezza (in fondo sono uomini di studio, e gentiluomini: no?) di aprire due o tre libri di teologia morale, o di ascoltare ciò che ha da dirgli un collega che i vaccini, a differenza di loro, li ha prodotti davvero.

 

In ultima analisi, ci teniamo a precisare che il nostro rapporto e la nostra collaborazione con il Dott. Stefano Montanari non verte sull’interesse morale della questione vaccini, quanto piuttosto su quello scientifico e legato alle analisi dei vaccini di Gatti e Montanari. La stima poi che Renovatio 21 nutre nei suoi riguardi e in quelli della Dott.ssa Antonietta Gatti, è mossa dal riconoscimento di tutto ciò che loro, gratuitamente, rimettendoci in carriera e in danaro, hanno fatto per il prossimo. Cosa, questa, che i bulletti da salotto para-scientifico e para-universitario non si sognano di fare, preferendo vaccinare tutti a tappeto e infischiandosene di quel primum non nocere sopra al quale dovrebbero aver fatto (forse) giuramento.

Da parte nostra c’è poco da aggiungere, dal momento che le falsità storiche, morali ed etiche sono smentite non da noi, ma dagli stessi che hanno fatto la storia delle vaccinazioni, dagli stessi, appunto, padri dei vaccini. 

 

L’invito di partecipazione che Renovatio 21 ha rivolto al Dott. Montanari per il convegno del 13 marzo a Roma, attaccato puerilmente dai tre lenocini da tastiera, è proprio finalizzato a dare lui la possibilità di approfondire un tema di carattere morale e scientifico affrontato dalla dott.ssa Debra Vinnedge, presidente di un’associazione pro-life americana che si occupa proprio di combattere per far cessare la produzione di vaccini con linee cellulari di feti abortiti, e dalla dott.ssa Theresa Deisher, Direttrice del Sound of Choice Pharmaceutical Institute, un laboratorio di ricerca che da anni si occupa delle complicanze dovute alla presenza di tracce di DNA esterno presente nei vaccini inoculati a milioni di bambini, probabile causa dell’aumento delle malattie autoimmuni. 

 

In questa circostanza, Montanari potrà presentare il proprio lavoro di ricerca portato avanti da anni e apporre alcune osservazioni su quanto emerso all’importante convegno che, a quanto pare, inizia a dare molto, molto fastidio anche per la presenza di un’autorità ecclesiastica molto importante, e che i tre luminari hanno cercato di tirare per la talare, con un po’ di irriverenza e gran poche argomentazioni.

 

Ora, come promesso, nel prossimo articolo la parola al Dott. Stefano Montanari.

 

Cristiano Lugli

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Vaccini

Vaccino mRNA, proteina spike trovata negli organi delle vittime di ictus femminili quasi 18 mesi dopo la somministrazione

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Ben diciassette mesi dopo aver ricevuto il vaccino mRNA contro il COVID, le donne colpite da ictus presentavano proteine ​​spike tossiche negli organi interni. Lo riporta uno un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria apparso sul Journal of Clinical Neuroscience.

 

La ricerca, condotta da ricercatori giapponesi, ha dimostrato che in tutti i pazienti alcune delle proteine ​​spike provenivano dai vaccini contro il COVID-19 che avevano assunto. Nessuno dei pazienti era affetto da COVID-19 al momento dello studio.

 

Lo scopo dello studio era indagare la relazione tra ictus emorragico e vaccini mRNA contro il COVID-19.

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La proteina spike è stata trovata nei tessuti e negli organi di poco meno del 44% delle 19 vittime di ictus incluse nello studio. Tutte le persone in questo gruppo erano donne.

 

I ricercatori hanno scoperto la proteina spike nelle arterie cerebrali, che trasportano il sangue al cervello.

 

«Questi risultati sollevano notevoli preoccupazioni riguardo alla biodistribuzione dei vaccini basati su nanoparticelle lipidiche e alla loro sicurezza a lungo termine», hanno scritto gli autori dello studio.

 

Una delle affermazioni chiave a sostegno della sicurezza dei vaccini a mRNA quando furono autorizzati era che le proteine ​​spike da essi prodotte sarebbero rimaste localizzate e non sarebbero persistite nell’organismo.

 

Uno studio recente sui topi ha dimostrato che la vaccinazione a mRNA ha portato a un picco nella produzione di proteine ​​praticamente in ogni organo del corpo, compresi cuore, polmoni, fegato e reni.

 

 

Un altro studio ha dimostrato che l’organismo continua a produrre proteine ​​spike dal vaccino mRNA della Pfizer fino a un anno dopo la vaccinazione.

 

Lo studio ha inoltre evidenziato un aumento significativo del peso e dell’indice di massa corporea tra i partecipanti, oltre a preoccupanti aumenti dei marcatori infiammatori, come i livelli di cellule immunitarie chiamate citochine.

 

Come riportato da Renovatio 21, inquietanti affermazioni sono state fatte dal defunto dottor Arne Burkhardt che era arrivato a sostenere che gli spermatozoi negli uomini che hanno ricevuto un’iniezione anti-COVID-19 verrebbero sostituiti da proteine ​​​​spike.

 

Ricerche degli scorsi mesi hanno ipotizzato che la nebbia cerebrale post-vaccino e la disfunzione immunitaria possono essere collegate all’attività delle proteine spike e persistere nel corpo per interi anni.

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Negli anni scorsi ha inoltre preso corpo l’ipotesi della diffusione delle spike per via aerea.

 

Come riportato da Renovatio 21, il dottor Michael Nehls, medico tedesco autore di un libro, The Indoctrinated Brain: How to Successfully Fend Off the Global Attack on Your Mental Freedom («Il cervello indottrinato: come respingere con successo l’attacco globale alla tua libertà mentale») ritiene che le proteine spike, provenienti sia dal COVID che dal vaccino, possono alterare il cervello umano, cambiando il comportamento delle persone.

 

Nehls, specializzato in genetica molecolare ed esperto di Alzheimer, ritiene che si possa trattare di un attacco frontale all’umanità stessa, resa incapace, fisicamente, di pensare, approfondire, meditare – insomma di fare altro dal ricevere solo bovinamente ordini.

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Fertilità

I vaccini COVID potrebbero ridurre la riserva di ovuli delle femmine: studio

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   I ricercatori turchi hanno affermato che i risultati del loro studio giustificano «ulteriori indagini sugli effetti dei vaccini sulla riserva ovarica umana». Gli esperti hanno affermato che i risultati dello studio hanno implicazioni «profonde» per i tassi di fertilità globali.   Secondo uno studio sottoposto a revisione paritaria pubblicato su Vaccines, i vaccini contro il COVID-19 hanno ridotto fino al 60% il numero di follicoli primordiali, «il fondamento della fertilità », nei ratti femmina.   Gli autori hanno affermato che i loro risultati giustificano «ulteriori indagini sugli effetti dei vaccini sulla riserva ovarica umana».   «Se queste scoperte fossero effettivamente applicabili agli esseri umani, le implicazioni per i tassi di fertilità globali sarebbero profonde», ha scritto l’epidemiologo Nic Hulscher su Substack.   «Questo tipo di danno – alla riserva ovulatoria di una donna, che dura tutta la vita – è biologicamente irreversibile. La perdita dei follicoli primordiali è permanente: non si rigenerano. Se questo si applica agli esseri umani, significa menopausa precoce, infertilità e crollo dei tassi di natalità» ha aggiunto.   La dottoressa Margaret Christensen, ginecologa qualificata, formatrice clinica e co-fondatrice del Carpathia Collaborative, ha affermato che lo studio corrisponde ai risultati da lei osservati nei pazienti del suo studio.   «L’impatto che abbiamo visto sulla fertilità e sui cicli mestruali delle iniezioni di proteine ​​spike è stato allarmante», ha detto Christensen. «Non solo l’incapacità di concepire, ma anche un marcato aumento di aborti spontanei e morti fetali».

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«La ricerca è una valutazione dei danni»

Lo studio, condotto da otto ricercatori e medici turchi, ha cercato di identificare gli effetti dei vaccini mRNA e non mRNA contro il COVID-19 sulla salute ovarica delle donne, compresa la produzione di ovuli.   I ricercatori hanno studiato 30 ratti albini Wistar femmina, suddivisi in gruppi mRNA, non-mRNA e di controllo. I ratti dei gruppi vaccinati hanno ricevuto due dosi equivalenti a quelle umane, a 28 giorni di distanza. Quattro settimane dopo la somministrazione della seconda dose, i tessuti ovarici dei ratti sono stati prelevati e analizzati.   I risultati hanno dimostrato che sia il vaccino contro il COVID-19 a mRNA che quello non a mRNA «possono avere un impatto negativo sulla riserva ovarica nei ratti» attraverso la perdita di follicoli primordiali.   Il numero medio di follicoli primordiali nel gruppo di controllo non vaccinato era pari a 106,70, mentre i numeri per i gruppi vaccinati con mRNA e non vaccinati erano rispettivamente 42,40 e 70,10, con diminuzioni del 60,3% e del 34,3%.   Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, ha affermato che è significativo che si tratti di risultati post-clinici.   «La ricerca non mira a valutare quali danni potrebbero derivare dall’assunzione del vaccino mRNA contro il COVID-19», ha affermato Jablonowski. «Molti hanno già intrapreso questa strada e sono stati danneggiati. La ricerca è una valutazione del danno».   Secondo Science Direct, i follicoli primordiali sono «l’unità riproduttiva dell’ovaio dei mammiferi». Un articolo del 2023 sulla rivista Frontiers in Physiology definisce i follicoli primordiali come «l’unità funzionale di base della riproduzione femminile», che si formano in prossimità della nascita e che successivamente rimangono in uno stato dormiente.   La quantità di follicoli primordiali gioca un ruolo significativo nel determinare la durata della vita ovarica e la fertilità di una donna.   Secondo un articolo del 2015 pubblicato su Biology of Reproduction, «questa riserva contiene tutti gli ovociti» – ovvero gli ovuli in via di sviluppo – «potenzialmente disponibili per la fecondazione durante tutto il periodo fertile della vita».   I risultati dello studio hanno mostrato che il numero di follicoli che hanno raggiunto stadi di sviluppo progressivamente maturi, tra cui follicoli primari, secondari, antrali, preovulatori e atretici, era in genere significativamente inferiore in entrambi i gruppi vaccinati, e in particolare nel gruppo mRNA.   Commentando l’applicabilità dei risultati dello studio agli esseri umani, il dottor Angus Dalgleish, professore di oncologia presso la St. George’s University of London, ha affermato che gli studi sui ratti come quello condotto dai ricercatori turchi sono «un modello standard e molto affidabile per la valutazione dei problemi di fertilità».

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Uno studio dimostra che «i vaccini a mRNA e le loro nanoparticelle lipidiche sono altamente tossici»

Oltre al declino dei follicoli ovarici misurato nello studio turco, i risultati hanno mostrato anche altri effetti negativi sulla salute riproduttiva nei gruppi vaccinati.   Uno di questi risultati è stato un calo dell’ormone antimulleriano (AMH), che è rappresentativo della riserva ovarica, ovvero la quantità di ovociti nell’ovaio. Livelli più bassi di AMH sono «associati a scarsi risultati in termini di fertilità e menopausa precoce», ha scritto Hulscher.   I risultati hanno anche mostrato un aumento dei livelli di caspasi-3, un enzima «cruciale nella morte cellulare», secondo Science Direct. Hulscher ha osservato che nei gruppi vaccinati sono stati riscontrati anche «marcatori infiammatori» associati a condizioni come:    
  • Fibrosi, ovvero la sostituzione del tessuto funzionale con tessuto connettivo fibroso in eccesso, che porta alla riduzione della funzionalità dell’organo, all’insufficienza dell’organo e alla morte
 
  • Danni tissutali a lungo termine
  Questi effetti sono stati particolarmente pronunciati nel gruppo vaccinato con mRNA. Dalgleish ha affermato che il contenuto dei vaccini a mRNA probabilmente contribuisce a questo risultato.   «Il messaggio principale di questo articolo è che i vaccini a mRNA e le loro nanoparticelle lipidiche sono di per sé altamente tossici, essendo peggiori della sola proteina spike inattivata», ha affermato Dalgleish, osservando che l’assorbimento di questi contaminanti da parte di vari organi, tra cui le ovaie, è «spaventoso sotto molti aspetti».

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«I danni ovarici gravi si verificano effettivamente negli esseri umani»

Uno studio preliminare pubblicato il mese scorso da sei ricercatori cechi, danesi e svedesi, che ha esaminato circa 1,3 milioni di donne ceche di età compresa tra 18 e 39 anni, ha rilevato che quelle che avevano ricevuto il vaccino contro il COVID-19 avevano circa il 33% in meno di gravidanze a termine rispetto alle donne non vaccinate.   Nel periodo studiato, il tasso di fertilità totale nella Repubblica Ceca è diminuito del 21%.   Basandosi sullo studio ceco, Hulscher ha affermato che i risultati del nuovo studio condotto dai ricercatori turchi dimostrano che «gravi danni alle ovaie si verificano effettivamente negli esseri umani».   «Questo non è inaspettato: le nanoparticelle lipidiche che incapsulano l’mRNA hanno una particolare preferenza per le ovaie, secondo studi di biodistribuzione su animali. Una volta all’interno, l’mRNA istruisce le ovaie a produrre la proteina Spike, tossica, che causa danni ai tessuti e infertilità», ha affermato Hulscher.   Naomi Wolf, Ph.D., CEO di Daily Clout e autrice di The Pfizer Papers: Pfizer’s Crimes Against Humanity, ha affermato che i risultati degli studi turchi e cechi confermano quanto scoperto durante l’analisi dei «Pfizer Papers», documenti relativi alle sperimentazioni cliniche e all’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino anti-COVID-19 dell’azienda.   «Il membro del nostro team di ricerca, il dottor Robert Chandler, ha identificato la biodistribuzione nelle ovaie di nanoparticelle lipidiche, a partire dai documenti Pfizer del 2022», ha affermato Wolf. «È noto dal 2017 che le nanoparticelle lipidiche danneggiano la riproduzione negli uomini e nelle donne».   Uno studio pubblicato a marzo su Molecular Therapy Nucleic Acids ha scoperto che l’mRNA attraversa la placenta entro un’ora, portando allo sviluppo della proteina spike che rimane nei tessuti fetali dopo la nascita. Uno studio pubblicato il mese scorso su BMC Pregnancy and Childbirth ha rilevato un tasso di aborto spontaneo più elevato tra le donne vaccinate contro il COVID.   Dalgleish ha affermato che i risultati di questi studi rafforzano le richieste di alcuni scienziati, organizzazioni mediche ed enti governativi di sospendere o vietare i vaccini a mRNA.   «Il dettaglio del danno causato ai follicoli dall’induzione di marcatori infiammatori e dalle modifiche agli anticorpi AMH è sufficiente per gridare: “fermate subito questi vaccini”», ha affermato Dalgleish.   Michael Nevradakis Ph.D.   © 5 maggio 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Linee cellulari

Vaccino COVID mRNA inalato ora in fase di sperimentazione in Canada. Fatto con cellule di aborto

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Una versione inalatoria finanziata dal governo canadese del vaccino mRNA contro il COVID, sviluppata con linee cellulari fetali contaminate da aborto, sta entrando nella fase 2 delle sperimentazioni cliniche. Lo riporta LifeSiteNews.

 

Il vaccino mRNA COVID sperimentale «a vettore adenovirale» chiamato «Serova» è stato sviluppato presso la McMaster University di Hamilton, Ontario, e i ricercatori sono ora impegnati nel reclutamento attivo di 350 volontari per gli studi randomizzati in doppio cieco.

 

Secondo i ricercatori, il progetto «AeroVax» ha ottenuto finanziamenti per 8 milioni di dollari dai Canadian Institutes of Health Research (CIHR). Nel 2023, era stata avviata la sperimentazione di Fase 1, a cui hanno partecipato 36 persone. Secondo i ricercatori, non si sono verificati effetti collaterali gravi durante la sperimentazione di Fase 1.

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In totale, il 75 percento dei partecipanti riceverà la versione reale del vaccino areale, mentre gli altri riceveranno placebo.

 

Nel 2021 sono state sviluppate due versioni del vaccino anti-COVID «da inalare», denominate «Tri:ChAd» e «Tri:HuAd», entrambe basate su una forma della proteina spike presente nel virus COVID.

 

È preoccupante che entrambe le versioni siano state realizzate con linee cellulari fetali HEK293 provenienti dall’aborto di un bambino.

 

«Tri:HuAd è stato confezionato e recuperato nelle cellule HEK293 tramite un sistema di co-transfezione a due plasmidi», si legge nel riassunto completo del vaccino.

 

Le linee cellulari fetali HEK293 sono state ricavate dal tessuto renale prelevato da un bambino abortito nei Paesi Bassi negli anni Settanta.

 

Secondo McMaster, gli studi preclinici sugli animali hanno «già» dimostrato che «il vaccino inalato tramite aerosol è molto più efficace nell’indurre risposte immunitarie protettive rispetto alle iniezioni tradizionali». McMaster sostiene che ciò è dovuto al fatto che una versione inalatoria del vaccino è mirata alle vie respiratorie superiori, dove i virus respiratori «entrano per la prima volta nel corpo».

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Come riportato da Renovatio 21, una versione di vaccino COVID nasale era stato sperimentato in Russia, con lo stesso presidente Vladimiro Putin a provarlo, ricevendo per l’occasione un richiamo del vaccino Sputnik. Anche quello era realizzato con tecnologia adenovirale.

 

Come riportato da Renovatio 21, il vaccino russo Sputnik, come i vaccini occidentali in circolo, è stato preparato con l’uso di linee cellulari di feto abortito HEK-293.

 

Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa una startup tedesca legata alla Fondazione Gates riceve 5 milioni di dollari per lo sviluppo del vaccino nasale mRNA.

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