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Cardinale Müller: preghiamo per l’anima di Francesco e perché il nuovo papa sia «un buon pastore»

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«In quest’ora, affidiamo alla misericordia di Dio Papa Francesco, che l’ha proclamata incessantemente ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà. E chiediamo al Signore e al capo della Chiesa di inviarci un nuovo successore di Pietro che raduni il gregge di Dio come un buon pastore, affinché tutti, uniti a lui, possano dire a Gesù: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

 

È il commento del cardinale Gerhard Müller rilasciato al corrispondente a Roma del sito americano LifeSiteNews.

 

Il cardinale Müller ha guidato la Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede dal 2012 al 2017, anno in cui Francesco non ha rinnovato il suo incarico.

 

Il porporato tedesco a novembre dello scorso anno aveva affermato che ha affermato che i sostenitori della cosiddetta «Chiesa sinodale» sono colpevoli di «peccati contro lo Spirito Santo», parlando di «Sinodo «gnostico».

 

 

Come riportato da Renovatio 21, a settembre il cardinale aveva avvertito che l’attuale Sinodo sulla sinodalità potrebbe essere utilizzato dai «progressisti» e dalle «forze anticattoliche» per implementare l’Agenda 2030 nella Chiesa.

 

Il Müller aveva fatto sentire subito la sua voce per la blasfemia alle Olimpiadi, e non si è tirato indietro nemmeno per chiedere la scomunica di Joe Biden perché sostenitore dell’«infanticidio», cioè dell’aborto.

 

Mueller ha parlato con coraggio di «blasfemia» della benedizione omosessuale, di «eresie materiali» di Bergoglio, dell’immigrazione di massa come strumento per distruggere le identità nazionali, e di una Terza Guerra Mondiale intesa come «guerra contro l’umano» che è in partenza.

 

Il cardinale si era inoltre scagliato contro l’Agenda ONU 2030, che estenderebbe la sua influenza sin nel Sinodo.

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Leone XIV: la scelta di un nome dal significato simbolico

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Leone… Nome proprio che deriva dal latino leo che significa appunto «leone», e che risuona, nei primi secoli della Chiesa, come simbolo di forza, coraggio e autorità spirituale all’interno della Chiesa cattolica. Tredici papi hanno portato questo nome fino all’elezione del cardinale Robert-Francis Prevost, avvenuta l’8 maggio 2025.   FSSPX.Attualità si propone di ripercorrere la linea dei predecessori a cui si è appena aggiunto il nuovo pontefice romano.   Leone I, soprannominato «il Grande», è senza dubbio uno dei papi più illustri della storia. Eletto nel 440, incarnò la forza di un pontefice in un’epoca in cui l’Impero romano d’Occidente vacillava sotto gli assalti delle invasioni barbariche. È famoso per il suo audace incontro con Attila, capo degli Unni, nel 452 nei pressi di Mantova. Si dice che con la sua presenza e la sua eloquenza abbia convinto il «flagello di Dio» a risparmiare Roma. Ma è soprattutto sul piano teologico che Leone I risplende.   Il suo Tomo a Flaviano, lettera indirizzata al Patriarca di Costantinopoli, ebbe un ruolo decisivo nella definizione della dottrina cristologica al Concilio di Calcedonia (451). Affermando la duplice natura di Cristo, divina e umana, in un’unica persona, Leone pose le basi di un’ortodossia che guidò la Chiesa per secoli. Canonizzato, è uno dei tre papi ad aver ricevuto il titolo di Dottore della Chiesa, insieme a Gregorio Magno e Niccolò I.

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Leone II, nonostante il suo pontificato sia stato breve (682-683), si distinse per la sua santità e per il ruolo svolto nel consolidare i decreti del Sesto Concilio Ecumenico che condannava il monotelismo, un’eresia che negava la piena umanità di Cristo. Canonizzato, rimane un modello di pietà e rigore dottrinale.   Leone III celebrò l’VIII secolo con un evento di grande rilevanza storica: l’incoronazione di Carlo Magno a Imperatore d’Occidente il giorno di Natale dell’800. Celebrata nella Basilica di San Pietro, essa suggellò l’alleanza tra il papato e l’Impero carolingio, inaugurando una nuova era per l’Europa cristiana. Nonostante le tensioni che lo costrinsero a cercare rifugio presso Carlo Magno, Leone III seppe come rafforzare l’autorità papale in un mondo in cambiamento.  
  Al tempo di Leone IV (847-855), Roma era minacciata dai Saraceni. Nell’846 una flotta musulmana saccheggiò le basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le Mura. Leone IV fortificò la Città Leonina, il quartiere che circondava San Pietro, con mura ancora visibili. Organizzò una coalizione cristiana che trionfò nella battaglia navale di Ostia nell’849. La sua opera difensiva protesse non solo Roma, ma anche l’idea di un cristianesimo unito dalle minacce esterne.   Il X e l’XI secolo, l'”età del ferro” del papato, videro la successione di diversi papi Leone, i cui regni furono brevi e spesso segnati da lotte di potere. Leone V (903) fu rovesciato dopo solo un mese di pontificato, imprigionato dal suo successore Cristoforo, un antipapa. Leone VI (928) e Leone VII (936-939) esercitarono il loro ministero all’ombra delle grandi famiglie romane, come quella dei Teofilatti, che orientarono le elezioni papali secondo i loro interessi.   Leone VIII (963-965) fu una figura controversa. Eletto sotto l’influenza dell’imperatore Ottone I, fu deposto e poi rieletto in un clima di rivalità tra Roma e l’Impero. Questi papi, sebbene meno memorabili, riflettono le sfide di una Chiesa che si trovò ad affrontare la lotta per le investiture.   Con Leone IX, nell’XI secolo, il papato riacquistò il suo splendore spirituale. Questo papa tedesco, appartenente alla nobiltà lorenese, ebbe un ruolo chiave nella riforma gregoriana, che mirava a purificare la Chiesa dalla simonia e dal nicolaismo (matrimonio dei chierici). Leone IX viaggiò in tutta Europa, convocando sinodi a Reims, Magonza e Pavia per imporre la disciplina ecclesiastica. Fu canonizzato nel 1087.   Il suo pontificato fu segnato anche dallo scisma del 1054 tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente. Sebbene Leone IX morì prima che la rottura fosse definitiva, la reciproca scomunica tra Roma e Costantinopoli sotto il suo regno pose le basi per una divisione duratura.   Leone X nacque Giovanni de’ Medici. Figlio di Lorenzo il Magnifico, crebbe nella raffinata Firenze prima di salire al soglio di Pietro nel 1513. Il suo pontificato fu un periodo di splendore artistico: sostenne geni come Raffaello e Michelangelo, abbellendo Roma e la Basilica di San Pietro. Tuttavia, è anche associato a uno dei principali punti di svolta nella storia cristiana: la Riforma protestante. Fu il Papa a condannare le 95 tesi di Lutero.

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Leone XI, un altro Medici, regnò solo per 27 giorni nel 1605, uno dei pontificati più brevi della storia. Nonostante la sua brevità, la sua elezione fu vista come una promessa di riforma in una Chiesa che si trovava ad affrontare le sfide della Controriforma. La sua morte prematura ha impedito ogni realizzazione significativa, ma il suo nome rimane un’eco dell’influenza medicea.   Leone XII, papa dal 1823 al 1829, regnò in un’Europa scossa da rivoluzioni e secolarizzazione. Cercò di ripristinare l’autorità della Chiesa nello Stato Pontificio, lottando contro le idee liberali.   Leone XIII rimane uno dei papi più influenti del XIX secolo. Eletto nel 1878, regnò fino al 1903, diventando il primo papa a superare i 90 anni. Intellettuale e diplomatico, è noto soprattutto per la sua enciclica Rerum Novarum (1891), che pose le basi della dottrina sociale della Chiesa.   Rafforzò anche la diplomazia vaticana, riallacciando i rapporti con nazioni come la Francia e la Germania. Di grande erudizione, fu promotore della ripresa degli studi tomistici. Condannò vigorosamente il liberalismo anche nella sua enciclica Libertas.   Un mosaico sorprendente, questa linea di Leone continua nel 2025 con l’elezione del cardinale Robert-Francis Prevost l’8 maggio. Preghiamo affinché colui che ha voluto seguire questa linea di discendenza sotto il nome di Leone XIV, possa unire il coraggio teologico di un Leone I, con la preoccupazione per la dottrina sociale e il tomismo di un Leone XIII, che hanno entrambi manifestato, a modo loro, la forza simboleggiata dal loro nome.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine: Claudius Jacquand (1803–1878): Carlo Magno incoronato re d’Italia da papa Adriano I a Milano, 774 (1837), Palazzo di Versailles. Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia   
 
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Mons. Viganò: «UE progetto sinarchico e satanico»

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Renovatio 21 ripubblica l’intervista rilasciata dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò a Radio Roma TV. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La situazione nella Chiesa Cattolica è più che preoccupante: è una Chiesa piegata alla «moda», che si modella, si plasma, contraddicendo non solo il Vangelo, ma perfino i Comandamenti. Come è potuto accadere? Da dove ha origine tutto questo? Aveva ragione Paolo VI quando, nel 1972, disse che: «Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio»? Si riferiva al Concilio Vaticano II?

La Chiesa Cattolica, come sappiamo, è indefettibile, perché divinamente assistita dallo Spirito Santo. Ciò non significa però che essa non possa essere travagliata da grandi crisi, ferita nella sua unità da scismi, colpita nella sua dottrina da eresie, sfigurata dalla corruzione morale dei suoi Ministri. La promessa di Nostro Signore – portæ inferi non prævalebunt – deve essere intesa quindi non come una preservazione della Chiesa da queste crisi, ma nel senso che le porte degli inferi non riusciranno nel loro intento, che è appunto quello di distruggerla. Ci andranno però molto vicino.

 

L’apostasia di cui parla l’Apocalisse, insieme ai messaggi della Madonna e alle rivelazioni dei Santi e dei mistici, ci mettono in guardia su questa guerra senza quartiere tra Dio e Satana, una guerra fatta di molte battaglie dagli esiti alterni, ma in cui alla fine il trionfo di Dio è certissimo e definitivo. Quel trionfo è stato sancito sulla Croce dalla Passione e Morte dell’Uomo-Dio, con il fatto storico della Resurrezione.

 

Siccome la Chiesa è Corpo Mistico di Cristo, la passio Ecclesiæ è legata intrinsecamente alla Passio Christi, sicché anch’essa dovrà affrontare il proprio Calvario, essere misticamente crocifissa ed essere creduta vinta dai suoi nemici. I quali sono riusciti a penetrare nella Cittadella, usurpando come ai tempi di Cristo l’autorità legittima per distruggerla dall’interno con nuovi Giuda.

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Paolo VI è noto per le sue inquietanti contraddizioni tra certe sue parole e il suo comportamento, come quando denunciò quel fumo di Satana che egli stesso aveva scientemente fatto entrare nel tempio, avvallando le cosiddette riforme del Vaticano II e dando mano libera a coloro che sino a Pio XII erano giustamente considerati eretici o pervertiti ma che già sotto il suo Pontificato erano all’opera (basti pensare ad Annibale Bugnini o al gesuita cardinale Agostino Bea).

 

L’indulgenza di Roncalli e Montini verso questi personaggi faceva parte di un piano di occupazione della gerarchia: un’azione eversiva in piena regola, dinanzi alla quale Paolo VI non solo rimase inerte, ma che egli stesso favorì, estromettendo parallelamente tanti buoni prelati che egli considerava (giustamente) come nemici del Modernismo di cui egli era convinto fautore.

 

Come ha fatto la Chiesa Cattolica – o meglio: la sua gerarchia – a giungere a sovvertire il Magistero immutabile e ad insegnare apertamente quegli errori dottrinali e morali che sino ad allora erano severamente condannati?

 

Con l’aver favorito quel senso di inferiorità della Chiesa Cattolica – la Domina gentium – rispetto al mondo, abbassandola al livello delle false religioni e delle superstizioni idolatriche; con la corruzione morale dei singoli ecclesiastici; con la perdita della vita interiore e dello stato di Grazia; con l’assuefazione ad una vita in peccato mortale e in continuo sacrilegio.

 

Un sacerdote che vive in contraddizione con ciò che dovrebbe credere e professare diventa una preda perfetta per il Demonio e non riesce più ad insegnare ciò che egli per primo non pratica.

 

Da qui, l’accecamento spirituale e l’incapacità di comprendere la perfezione della Divina Rivelazione.

 

Da qui, l’illusione di poter piacere al mondo annacquando la Fede e la Morale, di poter ottenere ascolto e apprezzamento facendo proprie le sue mode.

 

Così facendo, la Gerarchia ha progressivamente trasformato la Chiesa in un’entità umana, con orizzonti umani, condannandola all’irrilevanza sociale. D’altra parte, perché il Signore dovrebbe benedire e proteggere gli uomini di un’istituzione che Lo hanno messo da parte — letteralmente: basta vedere l’abbandono dei Tabernacoli nelle nostre chiese — e che credono di poter fare a meno di Lui?

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I sodali di McCarrick, i cardinali Farrell, Cupich, McElroy, Wuerl, Gregory, Tobin e tanti altri, sono stati promossi ad alte cariche in Vaticano e nella Chiesa Cattolica statunitense che, guarda caso, va a braccetto con il partito democratico. Quello che sostiene l’aborto, propaganda l’ideologia gender e, più in generale, qualsiasi cosa sia contraria all’insegnamento di Nostro Signore Gesù Cristo. Coincidenze?

Gli eredi di McCarrick costituiscono una cupola eversiva ultra-progressista oggi presente a Roma e nelle Diocesi statunitensi (e non solo). Essi sono espressione della deep church, della corruzione dei suoi membri, dalla complicità nel perseguimento di un medesimo piano eversivo con l’oligarchia globalista del Nuovo Ordine Mondiale. Per risollevare le sorti della Chiesa è dunque imprescindibile denunciare, perseguire e allontanare coloro che ne hanno occupato i vertici per demolirla dall’interno. Il loro comportamento configura un delitto di alto tradimento, e come tale va punito.

 

Quanto hanno pesato, nelle dimissioni di Papa Benedetto XVI e nell’elezione di Bergoglio, la mafia di San Gallo, il Deep State statunitense, e il blocco dei sistemi di pagamento elettronici del Vaticano?

Non saprei dirlo, perché ciò che conosciamo di quel colpo di Stato che ha portato al Soglio di Pietro l’usurpatore Bergoglio è parziale e frammentario. Occorre un’indagine seria e imparziale, che verifichi le responsabilità dei singoli e soprattutto porti alla luce l’esistenza, peraltro incontrovertibile, di un unico copione sotto un’unica regia.

 

Dobbiamo anche considerare che avere un papa che agisse come quinta colonna del nemico fa parte di un progetto, portato alla luce nell’Ottocento, ad opera della Carboneria italiana: è la «rivoluzione in cappa e tiara» delle istruzioni dell’Alta Vendita.

 

Essa è stata ripresa non solo dal deep state statunitense e più in generale dalla lobby globalista internazionale, ma anche dalla dittatura comunista cinese, specialmente dopo la sua entrata nell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001 con la «conversione liberale» di Xi Jinping (formato al King’s College di Londra e quindi vicino agli ambienti della massoneria angloamericana). Come ho spiegato nella mia recente dichiarazione sull’Accordo segreto sino-vaticano, la Cina comunista è considerata indispensabile alleata del globalismo di Davos.

 

Dopo la sinizzazione delle economie occidentali con la concorrenza sleale di Pechino, era utile avere dalla propria parte il Vaticano, in modo da «cinesizzare» anche il Cattolicesimo. In questo Bergoglio, McCarrick, Parolin, Zuppi, i gesuiti e i potentati della sinistra cattolica – tra cui la Comunità di Sant’Egidio – hanno giocato un ruolo decisivo che Benedetto XVI aveva cercato di contrastare.

 

Ecco perché Benedetto doveva essere costretto alle dimissioni – anche con il blocco del sistema interbancario SWIFT – per far posto a un emissario dell’agenda globalista woke. È evidente che Bergoglio ha perfettamente realizzato ciò che i suoi padroni si aspettavano da lui, ad iniziare dal vergognoso tradimento dei Cattolici cinesi fedeli alla Sede Apostolica.

 

La sua effigie, nella galleria dei Papi, meriterebbe di essere coperta da un drappo nero, come fece il Senato veneziano per il doge Marin Faliero, traditore della Serenissima, decapitato pro crimine proditionis nel 1355 dopo aver cercato di instaurare una dittatura personale al posto della Monarchia elettiva.

 

Nonostante tutto fino a Benedetto XVI il papato ha cercato di fare barriera alla crescente influenza massonica nelle alte sfere vaticane. Con l’avvento di Bergoglio, sono state aperte le porte?

Mi spiace doverLa contraddire: la massoneria è penetrata nelle alte sfere vaticane già prima del Concilio. L’elezione di Angelo Giuseppe Roncalli – che si dice fosse stato iniziato alle Logge sin da quand’era Nunzio in Turchia – ci conferma che il potere delle sette segrete era già presente all’interno della Chiesa, soprattutto durante gli ultimi anni del Pontificato Pio XII.

 

Le udienze ai capi della loggia ebraica del B’nai B’rith, gli ammiccamenti massonici di Paolo VI – «Anche noi, noi più di tutti, siamo cultori dell’uomo», disse nell’Allocuzione del 7 Dicembre 1965 – e più in generale l’adozione dei principi rivoluzionari nei documenti del Concilio, ci mostrano una Chiesa sotto la diretta influenza della massoneria. La cordata va dal cardinal Villot a Casaroli, dal cardinal Silvestrini a Pietro Parolin.

 

Quest’ultimo ha meritato il pubblico elogio del massone Di Bernardo, che ne auspica l’elezione. Mi permetto di far notare che tutti gli esponenti della chiesa conciliare e sinodale godono dell’apprezzamento delle Logge, che li riconoscono come promotori degli ideali massonici: basterebbe questo per comprendere il loro ruolo di quinte colonne del nemico.

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La Chiesa di Bergoglio ha imposto il vaccino come atto d’amore, ma un atto d’amore forzato è una violenza. È stata la prima ad adottare il green pass, licenziando le guardie svizzere non vaccinate, incitando così alla discriminazione. È scritto «Ama il prossimo tuo come te stesso», non in base a quante dosi si è fatto, o ricordo male? Ha fermato le Messe proprio quando le persone avevano più bisogno del conforto spirituale, eliminato l’acqua santa, aperto le porte delle Chiese alle forze dell’ordine. La maggior parte dei sacerdoti non hanno dato benedizioni ed estreme unzioni ai malati Covid, sospesi anche i funerali. Ma non è forse scritto: «Perché io ero malato e mi avete visitato»?

L’azione di Bergoglio nella Chiesa è stata l’indispensabile corollario del golpe sanitario dell’OMS, finanziato da Bill Gates e dalle case farmaceutiche. Lo scopo era l’inoculazione di un siero a tecnologia mRNA che inducesse modifiche a livello genetico, distruggesse il sistema immunitario, provocasse gravi patologie tra cui tumori e sterilità e in molti casi fosse mortale.

 

Oggi la pericolosità dei sieri spacciati per vaccini miracolosi è confermata dalle ammissioni di chi li ha distribuiti e imposti. La loro illiceità morale era data anche dalla presenza di tessuti fetali non solo per produrre l’antigene, ma anche per replicarli. L’autorizzazione al loro uso da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede – che all’epoca contestai con un’ampia documentazione – costituisce la prova della complicità della chiesa bergogliana al piano di depopolazione perseguito dall’Agenda2030.

 

Ma se per drammatizzare la pandemia le autorità sanitarie sono giunte a imporre le mascherine e i distanziamenti (del tutto inutili), uccidendo gli anziani e i fragili con farmaci micidiali (come il Propofol o il Rivotril) e la ventilazione forzata, non c’è da stupirsi se questa obbedienza superstiziosa all’antiscienza sia stata propagandata usurpando l’autorità papale per ingannare i fedeli e indurli a danneggiare se stessi e i propri cari.

 

Senza la farsa delle chiese chiuse, della Comunione amministrata coi guanti, dell’amuchina al posto dell’acqua santa, dei funerali proibiti, delle Confessioni sospese e delle Messe online, la narrazione psicopandemica avrebbe avuto scarsissimo successo (…) presto o tardi arriverà anche un giudizio dal tribunale della Storia: lo stesso giudizio che attende i collaborazionisti del regime sanitario in tutte le nazioni occidentali.

 

Benedetto XVI diceva che il primo diritto di un essere umano è quello di poter vivere dignitosamente nella terra dove nasce e che il diritto all’immigrazione viene dopo; Bergoglio ha ribaltato questo concetto, facendo dell’accoglienza indiscriminata una sorta di dogma. Esattamente come per il green e il woke. È un papa globalista che benedice il WEF: dove si trova tutto questo nel Vangelo, nella parola di Dio?

La sostituzione etnica mediante invasione incontrollata di immigrati è stata teorizzata dal Piano Kalergi, che prende il nome dal conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, uno dei «padri fondatori» dell’Unione Europea. L’ecumenismo conciliare doveva dare le basi dottrinali a questa operazione di ingegneria sociale, e così è stato.

 

Per questo Macron ha fatto pressioni sul Collegio Cardinalizio per scongiurare l’elezione del cardinale Sarah, notoriamente contrario alle politiche migratorie globaliste. Per questo Bergoglio ha deturpato Piazza San Pietro con un orrendo monumento all’invasione islamica via mare. Sono tutti esponenti della stessa organizzazione eversiva.

 

Un Romano Pontefice autenticamente cattolico è consapevole che le proprie parole e le proprie azioni devono essere coerenti con l’intero papato cattolico e con Cristo Sommo Pontefice: eodem sensu eademque sententia, nello stesso senso e con le medesime parole; o come scriveva San Vincenzo di Lerino, quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est: occorre che ciò che noi professiamo sia stato ritenuto tale ovunque, sempre e da tutti. Per questo i Papi – i Papi cattolici, intendo – usano il plurale humilitatis, perché per mezzo loro parla l’intera Chiesa docente.

 

Questa visione sacrale dell’autorità del Romano Pontefice garantisce che ogni Papa, per essere tale, deve anzitutto custodire e tramandare fedelmente il Depositum Fidei: non deve togliere e aggiungere nulla a ciò che Nostro Signore, Capo della Chiesa, ha stabilito.

 

Chi modifica, cambia, aggiunge, toglie, rilegge, reinterpreta, tace certezze e insinua dubbi, non parla da Papa, né da Vicario di Cristo, ma agisce a titolo personale e pertanto la sua autorità non è l’autorità di Cristo. Lo ha ammesso Bergoglio stesso, con il suo «Chi sono io per giudicare?». Bergoglio non si considerava né Vicario di Cristo, né Successore del Principe degli Apostoli, né Servo dei servi di Dio: riteneva che il Papato fosse cosa sua, e in questo non era molto diverso da altri suoi immediati predecessori, per i quali le novità e i cambiamenti erano un’abitudine all’insegna del più disinvolto personalismo.

 

Ma con Bergoglio andiamo ben oltre: nulla di ciò che costituisce anche solo le apparenze esteriori del papato romano è stato risparmiato, sicché ogni esplicitazione esteriore del munus petrinum era in realtà una manifestazione di prepotente egocentrismo, una provocazione, una ostentazione di forza. Basta vedere con quale arrogante orgoglio Bergoglio scandalizzava i semplici, ad iniziare dallo stare in piedi coram Sanctissimo per poi gettarsi carponi davanti a governanti africani o carcerati. Impediva con fastidio di farsi baciare l’anello dai fedeli, (…) umiliando il Pontificato e la Chiesa.

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E sempre sotto l’occhio delle telecamere e dei fotografi, pronti a immortalare «l’umiltà di papa Francesco». Nostro Signore lavò i piedi agli Apostoli, non a Caifa, a Erode o a Pilato: a costoro rispondeva per monosillabi, e non mancava di ricordare loro che non avrebbero avuto alcun potere, se non fosse stato dato loro dal Padre Suo.

 

Se comprendiamo che Bergoglio aveva un’idea tutta sua del «papato», totalmente aliena al Papato cattolico, comprendiamo anche che è del tutto ragionevole ipotizzare un vitium consensus nell’accettare l’elevazione al Soglio; un vizio che rende l’accettazione del tutto invalida e nulla, perché Bergoglio era convinto che il Papato fosse qualcosa di cui egli poteva disporre a proprio piacimento per distruggere la Chiesa Cattolica.

 

Come «papa della chiesa sinodale», egli si sentiva autorizzato a predicare il verbo globalista, l’ideologia woke, l’omosessualismo arcobaleno, la frode climatica e pandemica, l’immigrazionismo sfrenato, la morale situazionale e via dicendo. Considerandosi un monarca assoluto, sciolto cioè da ogni vincolo con l’autorità di Cristo, Bergoglio ha svolto il compito assegnatogli dai suoi padroni: dare corpo a una chiesa dell’umanità – auspicata dalla massoneria – totalmente desacralizzata ed orizzontale, globalista, ecumenica e sincretista, greengender fluid e gay friendly.

 

Egli ha usurpato l’autorità e il potere del papato romano, asservendolo ai potenti del Nuovo Ordine Mondiale. In questo senso, egli è stato a tutti gli effetti Vicario dell’Anticristo (1Gv 4, 3). Ora la sua eredità è raccolta da personaggi come Pietro Parolin e Matteo Zuppi, Tagle, Grech, Hollerich, i porporati americani della filiera McCarrick e molti altri, tutti emissari della stessa lobby di potere, tutti graditi al Grand’Oriente, a Tel Aviv e a Pechino.

 

 

Quale Chiesa ci aspetta? Bergoglio ha nominato la maggioranza dei Cardinali elettori e i Cardinali tradizionalisti, pronti a dare battaglia, si contano sul palmo della mano. Il cardinale Camerlengo Kevin Farrell e il Sostituto della Segreteria di Stato Edgard Peña Parra hanno un potere tale da influenzare il Conclave? Dobbiamo confidare nello spirito Santo?

Lei vede nel Collegio cardinalizio dei Cardinali autenticamente fedeli alla Tradizione? Io no: al massimo, sono conservatori, ma tutti di matrice conciliare. Chi accoglie gli errori del Concilio e della riforma liturgica accetta le premesse ideologiche che hanno condotto a Bergoglio, e non può curare il cancro conciliare semplicemente indossando ogni tanto una cappamagna, ma continuando a riconoscere Bergoglio come Papa e il Novus Ordo come forma ordinaria del Rito Romano.

 

Il Conclave è lo specchio della situazione disastrata in cui versa l’intera Gerarchia: 108 Cardinali sono stati creati da un usurpatore che non era Papa. Essi cercheranno di perpetuare l’usurpazione bergogliana con un papa che ne raccolga il testimone e porti a termine l’azione distruttrice di Jorge Bergoglio: ammissione delle donne agli Ordini Sacri, abolizione del Celibato sacerdotale, eliminazione della Messa di sempre, cancellazione della Tradizione cattolica, legittimazione della sodomia, obnubilazione della condanna dell’aborto e dell’eutanasia, liceità della manipolazione genetica, democratizzazione del governo della Chiesa, disumanizzazione delle attività intellettuali con l’accettazione della cosiddetta intelligenza artificiale.

 

Il loro essere eretici, e molti di essi moralmente pervertiti, li rende del tutto estranei all’autorità che usurpano. C’è da sperare che quei pochi Porporati timidamente conservatori si decidano a “dare battaglia”.

 

Lei mi chiede se dobbiamo confidare nello Spirito Santo. Giova ricordare le parole di Nostro Signore: Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna (Mc 3, 29). Il Catechismo ci insegna che tra i peccati contro lo Spirito Santo vi sono la presunzione di salvarsi senza merito, l’impugnare la verità conosciuta, l’ostinazione nei peccati e l’impenitenza finale.

 

Ora, non si vede come lo Spirito Santo possa agire su personaggi che considerano tutte le religioni equivalenti, che rifiutano il Magistero perenne e immutabile della Chiesa, che legittimano e incoraggiano i peggiori vizi e che ritengono che non vi sia nulla di cui chiedere perdono a Dio se non la mancata accoglienza dei migranti, il rifiuto del vaccino o le emissioni di CO2. Il Signore non viola il nostro libero arbitrio e lo Spirito Santo non può ispirare chi gli resiste. Ciò non toglie che si debba pregare per queste anime, perché si convertano, si pentano e facciano penitenza.

 

Molti osannano Bergoglio, ma non ha forse agito promuovendo i corrotti e togliendo di mezzo chi lo contraddiceva, lo intralciava, chi si ostinava a seguire la parola di Dio? Per Bergoglio sono tutti fratelli, tutti sono degni di accoglienza, tranne coloro che seguono il Vangelo, che si oppongono alle sue eresie, o che mettono in discussione il Concilio Vaticano II e le sue conseguenze per la Chiesa e la fede cattolica?

Chi osanna Bergoglio non può dirsi cattolico, come chi vuole domare un incendio non può incoraggiare e apprezzare di chi lo ha appiccato e alimentato. Ma la rivoluzione non è iniziata con Bergoglio, ma con Giovanni XXIII e con il Concilio. Sono sessant’anni che da tutti i pulpiti viene fatta una propaganda ereticale martellante, con riti irriverenti e protestantizzati, con critiche al passato della Chiesa e con la riabilitazione di eresiarchi e apostati.

 

E sono sessant’anni che le pochissime voci dissenzienti sono perseguitate, ostracizzate e scomunicate per non aver voluto mercanteggiare il Magistero Cattolico con promozioni e potere. Io ho capito questa frode solo in tempi recenti, ma ho avuto la coerenza di trarne le dovute conseguenze e denunciare non solo la corruzione morale, ma anche e soprattutto le deviazioni dottrinali che sempre si accompagnano a quella. Non riuscirei più a celebrare la Messa riformata, dopo aver compreso perché essa è stata voluta contro la Messa tradizionale.

 

Se l’ho fatto io, perché non lo possono e non lo vogliono fare i miei Confratelli?

 

 

Manipolare, mistificare, ingannare, far apparire bene ciò che è male è tipico del demonio. Dalla Pachamama a Fiducia Supplicans, da Fratelli Tutti al Sinodo, da «Gesù quel giorno faceva un po’ lo scemo» a Maria Santissima che era umana e che sotto la croce forse diceva «Bugie! Sono stata ingannata!». È tutto così chiaro, come è possibile che i sacerdoti e i fedeli siano stati ingannati da tutto questo?

Sacerdoti e fedeli sono stati abituati a praticare l’obbedienza senza distinzione, facendone un fine e non un mezzo. L’obbedienza non è un bene in sé: è un bene se si obbedisce a un’autorità legittima per un ordine legittimo; è un male se si obbedisce a un’autorità illegittima o a un ordine illegittimo. Trasformare l’obbedienza in un fine, quand’essa è un mezzo ordinato ad un fine superiore, è un grave errore che, se compiuto consapevolmente, diventa anche un peccato.

 

Nel considerare l’obbedienza, troppo spesso dimentichiamo che non vi è solo l’obbligo da parte del suddito di obbedire al superiore, e solo nelle questioni su cui egli ha autorità e senza mai disobbedire a Dio; ma vi è anche il dovere del superiore di impartire ordini legittimi e finalizzati al bene. Chi abusa della propria autorità pretendendo un’obbedienza acritica dai suoi sudditi per un fine illecito – come costringere i fedeli a compiere peccati contro la Fede o la Morale, o comunque obbligarli a disobbedire alla Chiesa e a Dio – rende odiosa l’autorità che esercita illecitamente e disobbedisce a sua volta a Colui che lo ha costituito in autorità.

 

Purtroppo l’ignoranza del Catechismo e dei rudimenti della Religione Cattolica è stata imposta proprio da chi sapeva bene che un popolo istruito avrebbe saputo disobbedire e ribellarsi ai falsi pastori e alle loro false dottrine. E dopo sessant’anni ne vediamo i risultati: i fedeli cattolici e moltissimi sacerdoti credono che l’obbedienza verso l’autorità ecclesiastica sia doverosa senza alcuna limitazione. Ma così si è legittimata la tirannide, e Bergoglio è stato un tiranno a pieno titolo.

 

La sospensione della scomunica al gesuita Rupnik, la promozione di sodomiti notori, la protezione di pedofili e predatori sessuali è solo una manifestazione dell’assolutismo degno di un satrapo babilonese, così come la persecuzione dei suoi avversari contro il diritto e contro la giustizia.

 

Io ho sempre sostenuto che quello europeo, quello della UE, è un disegno satanico, ho commesso peccato?

Commetterebbe peccato se non considerasse satanico il progetto sinarchico della Unione Europea e dell’élite globalista. Non dimentichiamo che l’ideologia che sta alla base del Nuovo Ordine Mondiale è essenzialmente luciferina e anticristica. O, come ha detto eufemisticamente Ursula von der Leyen, «di ispirazione talmudica».

 

Cosa dobbiamo fare, noi cattolici a cui Dio ha concesso la grazia di comprendere l’inganno del demonio? Restare nella Chiesa Cattolica, continuare a frequentare le Messe e a ricevere i Sacramenti? Oppure allontanarcene per seguire i sacerdoti fedeli alla parola di Dio? Perché là fuori c’è di tutto, perfino chi fa incetta di «fedeli» proclamando di essere in contatto diretto con la Madonna. Il Demonio è sempre in agguato, i fedeli sono spaesati e rischiano di disperdersi, lei che è un buon pastore, come guiderebbe il gregge?

Non dobbiamo commettere l’errore di credere che un Cattolico, per rimanere tale, debba allontanarsi dalla Chiesa: sono gli eversori che la occupano che devono esserne cacciati e non i fedeli, che invece hanno pieno diritto di restarvi. Il pascolo e l’ovile non si cambiano: sono da cambiare i mercenari e i falsi pastori. I fedeli, quali pecore che riconoscono la voce del loro Pastore, devono piuttosto esercitare quel discernimento che è indispensabile nei tempi di crisi: riconoscere i buoni sacerdoti e sostenerli, materialmente e con la preghiera, perché prima o poi tornerà il Padrone della messe e finirà questa situazione assurda.

 

Quel che è certo è che occorre iniziare a non dare alcun aiuto a chi, nella Chiesa, appoggia gli errori della setta che la occupa: né offerte, né donazioni, né otto per mille. E se nella propria parrocchia il parroco è un eretico, non la si deve frequentare né per la Messa né per altro.

 

Va tenuto anche presente che, in una situazione di crisi, è fisiologico che si creino delle nicchie di anarchia non solo nell’istituzione, ma anche sul fronte opposto. Il Demonio non smette mai di seminare zizzania, né di corrompere anche le migliori intenzioni facendo leva sulle meschinità e sulle debolezze umane. Se guardiamo a chi oggi trova visibilità mediatica – non credo occorra fare dei nomi – ci rendiamo conto che il Sistema ha tutto l’interesse di convogliare l’opposizione verso figure di gatekeeper, di fatto vanificando e frustrando ogni resistenza.

 

Ma la resistenza vera – come quella di Sant’Atanasio, di cui abbiamo festeggiato la memoria liturgica la settimana scorsa – esiste eccome, anche se silenziosa o poco nota.

 

È il pusillus grex, il piccolo gregge sparso nel mondo al quale il Signore rivolge le Sue parole di consolazione e di speranza: Non temere: Io ho vinto il mondo (Gv 16, 33).

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Renovatio 21 offre questo testo di monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Spirito

I cardinali Sarah e Burke gioiscono per l’elezione di Leone XIV

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I cardinali Robert Sarah Raymond e Leo Burke hanno espresso soddisfazione per l’elezione del cardinale Robert Francis Prevost al Soglio di Pietro. Lo riporta LifeSite.   Entrambi i cardinali, considerati massimi esponenti del conservatorismo in conclave, hanno inviato calorosi messaggi di benvenuto al neoeletto Papa Leone XIV.   In una dichiarazione pubblicata online, Burke ha espresso la sua gratitudine a Dio «per l’elezione» del nuovo Papa e ha esortato a continuare a pregare per il Pontefice. Vi prego di unirvi a me nel ringraziare Nostro Signore per l’elezione di Papa Leone XIV, Successore di San Pietro, come Pastore della Chiesa in tutto il mondo.   «Il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe a La Crosse ha un legame particolarmente forte con il Romano Pontefice, soprattutto grazie alla sua affiliazione alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Esorto tutti i pellegrini e gli amici del Santuario a pregare fervidamente per Papa Leone XIV affinché Nostro Signore, attraverso l’intercessione di Nostra Signora di Guadalupe, di San Pietro Apostolo e di Papa San Leone Magno, gli conceda abbondante saggezza, forza e coraggio per fare tutto ciò che Nostro Signore Gli chiede in questi tempi tumultuosi. Che Dio benedica Papa Leone e gli conceda molti anni. Viva il Papa!»   Da parte sua, il cardinale Sarah ha pubblicato online alcune citazioni tratte direttamente dal primo discorso pronunciato ieri sera da Leone XIV nella loggia vaticana.  

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A queste, il cardinale 79enne ha aggiunto il suo breve commento: «Grande gioia! Che Dio benedica abbondantemente Papa Leone XIV! Preghiamo con fervore!».   Sarah era stato definito da alcuni come papabile, quando in precedenza analisti e commentatori vaticani avevano tentato di prevedere l’esito del conclave. Burke, a sua volta, era stato indicato da alcuni come un personaggio chiave nel «blocco conservatore» del Collegio Cardinalizio, sebbene non si ritenesse che fosse considerato un probabile candidato a diventare papa.   Il fatto che entrambi i cardinali siano stati in prima linea nel diffondere messaggi di sostegno al Papa americano Leone XIV ha indotto alcuni a ipotizzare che il nuovo pontificato potrebbe essere più in linea con la tradizione cattolica rispetto a quello di papa Francesco.   Come cardinale e vescovo, Prevost è stato descritto come di centro-sinistra. Un ex membro degli Agostiniani ha affermato che Prevost – egli stesso agostiniano – «non era un sostenitore della tradizione o del Rito Antico».   Purtuttavia, nelle ultime ore è emerso anche un rapporto contraddittorio, in cui si afferma che un testimone oculare attendibile avrebbe visto il cardinale Prevost celebrare la Messa tradizionale mentre lavorava nella Curia Romana negli ultimi anni.

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