Connettiti con Renovato 21

Politica

Biden, all’ultimo minuto, dà la grazia preventiva ai famigliari, Fauci, il generale Milley e ai deputati della Commissione J6

Pubblicato

il

Il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden ha sfruttato i suoi ultimi momenti in carica per concedere una grazia generale ai membri della sua famiglia, proteggendoli di fatto dalle potenziali ripercussioni che avrebbero potuto subire sotto Donald Trump.

 

Lunedì Biden ha affermato che la sua famiglia è da tempo presa di mira in uno sforzo concertato per danneggiarlo politicamente.

 

«La mia famiglia è stata sottoposta ad attacchi e minacce incessanti, motivati ​​unicamente dal desiderio di farmi del male, il peggior tipo di politica partigiana. Sfortunatamente, non ho motivo di credere che questi attacchi finiranno», ha affermato Biden in una dichiarazione.

 

La grazia riguarda «qualsiasi reato non violento contro gli Stati Uniti» che cinque membri della famiglia Biden potrebbero aver commesso a partire dal 1° gennaio 2014 fino alla fine del suo mandato presidenziale.

Acquista la t-shirt DONALD KRAKEN

«Sto esercitando il mio potere, garantito dalla Costituzione, per graziare James B. Biden, Sara Jones Biden, Valerie Biden Owens, John T. Owens e Francis W. Biden», ha affermato il presidente uscente, aggiungendo che «i perdoni non devono essere confusi con il riconoscimento che hanno commesso qualche illecito».

 

La grazia seppellisce di fatto la pluriennale vicenda di traffico di influenze di James Biden, indagata dai repubblicani del Congresso e dai giornalisti. Sebbene non abbia dovuto affrontare accuse penali, il fratello di Biden, James, ex proprietario di un night club, broker e consulente politico, è stato accusato dai repubblicani di aver mentito al Congresso, oltre ad aver agito come agente straniero non registrato in violazione della draconiana legge americana nota come FARA.

 

James e il figlio del presidente, Hunter, sono stati citati in giudizio per il presunto coinvolgimento del presidente Biden nei loro affari negli Stati Uniti e all’estero, in particolare in Cina e Ucraina.

 

Hunter Biden è stato graziato dal padre alla fine dell’anno scorso, mesi dopo la sua condanna per accuse di possesso di armi e tasse e mentre affrontava la condanna in un caso separato. La grazia ad Hunterro è arrivata nonostante le ripetute promesse di Joe Biden di non intervenire nei casi penali del figlio.

 

Come riportato da Renovatio 21, le accuse di corruzione del clan Biden – dove nei discorsi di spartimento dei fondi incassati Joe sarebbe chiamato «The Big Guy» – si sono susseguite, anche all’interno del Congresso USA, per diversi anni.

 

Sempre all’ultimo momento, Biden ha concesso la grazia preventiva all’ex capo supremo dell’esercito USA generale Mark Milley, al dottor Anthony Fauci, che ha guidato la risposta degli Stati Uniti alla pandemia di COVID-19, nonché ai membri del Congresso che hanno indagato sulla rivolta del 6 gennaio 2021 al Campidoglio di Washington, evento noto come «J6».

 

In una dichiarazione rilasciata lunedì e citata da diversi organi di informazione, Biden ha espresso preoccupazione per le minacce ai funzionari statunitensi, da lui descritte come ingiuste azioni penali.

 

Ha citato espressamente Milley, Fauci e i membri e lo staff del Comitato speciale per le indagini sull’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, sottolineando che «questi dipendenti pubblici hanno servito la nostra nazione con onore e distinzione e non meritano di essere oggetto di procedimenti giudiziari ingiustificati e motivati ​​politicamente».

 

Milley, che ha definito Trump un «fascista», ha avuto una brillante carriera militare, prestando servizio in alcuni dei luoghi più pericolosi del mondo «per proteggere e difendere la democrazia», ​​ha detto Biden, il quale ha anche elogiato il curriculum professionale di Fauci come ex direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e consulente medico capo durante la pandemia di COVID-19. «Gli Stati Uniti sono più sicuri e più sani grazie a lui», ha detto il presidente uscente.

 

Per quanto riguarda i membri del Congresso che hanno indagato sull’attacco del 6 gennaio, Biden ha affermato che hanno adempiuto alla loro missione ritenendo responsabili «una folla di insorti che ha attaccato il Campidoglio nel tentativo di ribaltare un’elezione giusta e libera con la forza e la violenza». L’attacco è stato effettuato da sostenitori dell’allora presidente Donald Trump che hanno tentato di interrompere la certificazione della vittoria di Biden alle elezioni presidenziali del 2020.

 

«L’emissione di queste grazie non dovrebbe essere fraintesa come un riconoscimento che un individuo abbia commesso un illecito, né l’accettazione dovrebbe essere fraintesa come un’ammissione di colpa per un reato. La nostra nazione ha un debito di gratitudine nei confronti di questi dipendenti pubblici per il loro instancabile impegno nei confronti del nostro Paese», ha affermato Biden.

 

Mentre Biden ha decantato la carriera militare di Milley, Trump lo ha accusato di tradimento per aver presumibilmente detto ai funzionari cinesi negli ultimi giorni della sua amministrazione che gli Stati Uniti non avrebbero attaccato la Cina, anche se se un attacco fosse stato pianificato, avrebbe informato in anticipo la sua controparte cinese. «Questo è un atto così atroce che, in tempi passati, la punizione sarebbe stata la MORTE», ha affermato nel settembre 2023.

 

Come noto, Trump ha definito pubblicamente «un fottuto idiota» il Milley, dicendo di averlo capito quando il generale gli disse che era più conveniente lasciare tutte le armi e i mezzi militari in Afghanistan ai talebani invece che portarli via.

 


Acquistate le Maglie Crociate

Più grave ancora, Milley avrebbe dichiarato che durante i giorni del gennaio 2021, al passaggio di potere tra l’amministrazione Biden e quella Trump avrebbe parlato con i generali cinesi avvertendoli in caso di decisione di attacco da parte di Trump. La questione secondo alcuni, oltre che assomigliare da vicino ad un golpe in cui i militari decidono di rifiutare gli ordini del potere civile, ammonta ad alto tradimento – un reato punibile negli USA con la morte.

 

Parimenti, l’anno passato aveva detto che Pechino non avrebbe ora le capacità e nemmeno l’intenzione di invadere Taiwan. Il Milley ha inoltre visitato una base illegale che gli USA hanno in Siria, strutture che, nonostante la volontà di Trump e il lavoro di alcuni deputati come Matt Gaetz (poi silurato via scandalo nella sua nomina a segretario della Giustizia) di chiudere le strutture di occupazione una volta per tutte.

 

Di recente il Milley – grande lettore di filosofia woke ed esperto del concetto di white rage (l’idea che i bianchi sono ingiustamente arrabbiati e aggressivi perché stanno per essere soppiantati) – si è fatto notare per l’eccezionale commento di difesa della politica di Israele perché «anche noi abbiamo ammazzato gente in gran numero».

 

Pur avendo collaborato con lui all’inizio della pandemia, cioè alla fine del suo primo mandato presidenziale, Trump è anche un critico di lunga data di Fauci, definendolo un «disastro» per la sua gestione della pandemia, accusato di minimizzare i potenziali effetti collaterali dei vaccini COVID e di promuovere lockdown, nonché di aver occultato – viste le implicazioni che lo possono coinvolgere – la possibile origine laboratoriale del COVID. Robert F. Kennedy jr., nominato capo della Sanità USA, ha scritto un libro, The Real Anthony Fauci, in cui dettaglia in centinaia di pagine e pletore di note le malefatte del Fauci nella sua carriera.

 

Il pardon a Fauci si estenderebbe per tutti i reati non violenti commessi contro il governo federale USA dopo il 2014: una data interessante, notiamo, perché coincide con le prime avvisaglie di rapporti e finanziamenti tra gli enti sanitari e di ricerca americani e il laboratorio di Wuhano.

 

In molti, tuttavia, dicono che ciò che l’uomo ha combinato prima del 2014 – come per l’AIDS – basterebbe per spedirlo in gattabuia fino alla fine dei suoi giorni.

 

Il presidente entrante degli Stati Uniti ha anche liquidato con sdegno le indagini sul suo presunto ruolo negli eventi che hanno portato alla rivolta del Campidoglio del J6 e durante la stessa, definendola una «caccia alle streghe» motivata politicamente, criticando duramente gli ex rappresentanti degli Stati Uniti Liz Cheney (figlia dell’architetto della guerra in Iraq Dick Cheney, passato incredibilmente ad appoggiare la Harris e i Democratici, che ancora più incredibilmente hanno incassato soddisfatti dell’endorsement di un personaggio che descrivevano come Satana) e Adam Kinzinger, entrambi membri della Commissione 6 gennaio, definendoli «due orribili RINO [Repubblicani solo di nome] che si mettono davanti al nostro Paese».

 

Trump ha quindi accusato la Cheney di manomissione di testimoni, che ha affermato aver contribuito a dare forma a una testimonianza chiave nell’indagine sulla rivolta del Campidoglio.

 

In pratica, Biden sembra aver blindato i dossier più importanti che potevano venire a galla nel nuovo corso, scoperchiando verminai impressionanti.

 

Sentito brevemente sulla questione delle grazie elargite in articulo mortis da Biden, Trump, appena dopo il giuramento, ha definito queste grazie preventive – oggettivamente mai viste, se non, forse, nel caso di Nixon graziato da Ford una volta dimessosi per il Watergate – come «unfortunate», «infelici».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

 

Continua a leggere

Politica

L’editore ritira il libro in cui si sostiene che Epstein abbia presentato Melania a Trump

Pubblicato

il

Da

HarperCollins UK si è scusata con Melania Trump e ha ritirato un libro che affermava che Jeffrey Epstein, condannato per reati sessuali, l’avesse presentata al marito, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.   Mercoledì, la casa editrice ha dichiarato in una nota di aver «deciso di rimuovere diverse pagine» da una biografia non autorizzata del principe Andrea, scritta dallo storico Andrew Lowine. I passaggi in questione riportavano accuse non verificate secondo cui Epstein avrebbe favorito l’incontro tra la coppia presidenziale statunitense.   «Le copie del libro che includono tali riferimenti saranno rimosse definitivamente dalla distribuzione. HarperCollins UK si scusa con la First Lady», si legge nella dichiarazione. Melania Trump ha successivamente condiviso il messaggio sul suo account X.  

Iscriviti al canale Telegram

La biografia, pubblicata a metà agosto, analizzava il rapporto tra il principe Andrea e Epstein, il finanziere americano morto in carcere nel 2019 in attesa di processo per accuse di traffico sessuale. NBC News aveva precedentemente riferito che il libro sosteneva che Epstein avesse «facilitato» l’incontro tra Melania e Donald Trump, in un articolo che descriveva in dettaglio i suoi tentativi di prendere le distanze dall’uomo d’affari caduto in disgrazia.   Un portavoce della first lady statunitense (FLOTUS) ha riferito ad Axios che il suo team legale è «attivamente impegnato a garantire immediate ritrattazioni e scuse da parte di coloro che diffondono falsità maligne e diffamatorie», sottolineando che nelle sue memorie Melania afferma di aver conosciuto Donald Trump nel 1998 a una festa a New York tramite un’altra conoscenza.   Durante la campagna presidenziale del 2024, Donald Trump aveva promesso di rendere pubblici i «file Epstein», che si presume dettagliassero i legami del finanziere con figure influenti. Tuttavia, dopo il suo insediamento, Trump ha definito l’esistenza di tali documenti una «bufala democratica», una svolta che, secondo i critici, servirebbe a distogliere l’attenzione dai suoi precedenti rapporti con Epstein.   Melania Trump ha già ottenuto una ritrattazione dal Daily Beast e da un podcast condotto dallo stratega democratico James Carville per affermazioni simili.   Come riportato da Renovatio 21, al contrario, per le sue affermazione sulla FLOTUS, suo marito ed Epstein Hunter Biden ha rifiutato di scusarsi. Melania Trump ha minacciato di fargli causa per un miliardo di dollari, ma il figlio già tossicodipendente di Biden ha risposto a maleparole.   Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
   
Continua a leggere

Politica

Trump non vince il Nobel. Premiato pure lo scrittore nemico di Orban

Pubblicato

il

Da

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato escluso dalla lista dei candidati al Premio Nobel per la Pace 2025, assegnato venerdì alla politica dell’opposizione venezuelana Maria Corina Machado.

 

Trump ha più volte dichiarato di meritare il premio per aver, a suo dire, risolto numerosi conflitti internazionali da quando è entrato in carica a gennaio, incluso il più recente a Gaza.

 

Il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Steven Cheung, ha commentato la notizia affermando che il comitato «ha dimostrato di anteporre la politica alla pace» e ha aggiunto che Trump «continuerà a stipulare accordi di pace, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane».

 

Il Comitato norvegese per il Nobel ha lodato la Machado, nota critica del presidente venezuelano Nicolas Maduro, «per la sua instancabile difesa delle libertà democratiche in Venezuela e il suo impegno nel realizzare una transizione pacifica dalla dittatura alla democrazia». Maduro ha accusato Machado di aver convogliato fondi americani verso gruppi antigovernativi «fascisti», definendola una pedina per l’ingerenza di Washington negli affari venezuelani.

Iscriviti al canale Telegram

La Machado ha mantenuto stretti legami con il governo statunitense per decenni. Nel 2005, fu ricevuta nello Studio Ovale dall’allora presidente George W. Bush.

 

Durante il primo mandato di Trump, gli Stati Uniti e diverse nazioni occidentali riconobbero il rappresentante dell’opposizione venezuelana Juan Guaidó come «presidente ad interim» del Paese, sebbene i tentativi di Guaidó di prendere il potere attraverso proteste e colpi di stato siano falliti.

 

Da quando è tornato al potere a gennaio, Trump ha intensificato la pressione su Caracas con sanzioni e operazioni militari, descritte dalla sua amministrazione come azioni antidroga.

 

Critici, tra cui il senatore repubblicano Rand Paul e Juan Gonzalez, ex diplomatico di alto livello nell’amministrazione di Joe Biden, sostengono che la Casa Bianca stia perseguendo una strategia di cambio di regime già sperimentata. Il Segretario di Stato di Trump, Marco Rubio, noto oppositore di Maduro, è considerato il principale promotore di questa linea.

 

All’inizio di questa settimana, il Comitato per il Nobel ha assegnato il Premio per la Letteratura allo scrittore ungherese Laszlo Krasznahorkai, critico del primo ministro ungherese Viktor Orban, uno dei più fedeli alleati di Trump in Europa.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine da Twitter

Continua a leggere

Politica

La Le Pen promette di bloccare qualsiasi nuovo governo francese

Pubblicato

il

Da

La domina della destra francese Marine Le Pen ha promesso di bloccare qualsiasi nuova azione del governo, dopo che il presidente Emmanuel Macron ha annunciato la nomina di un nuovo primo ministro entro due giorni, in un contesto di crisi politica sempre più profonda.   Il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen è il partito più numeroso in parlamento. Mercoledì, la leader ha esortato Macron a sciogliere l’Assemblea Nazionale e indire nuove elezioni, oppure a dimettersi.   «Voto contro tutto… Questa farsa è durata abbastanza», ha dichiarato la tre volte candidata alla presidenza.   Il primo ministro Sébastien Lecornu si è dimesso lunedì dopo le critiche alle scelte del suo governo. Con il debito pubblico francese a livelli record e il dibattito in corso sul bilancio 2026, Macron gli ha chiesto di restare in carica come amministratore delegato fino a metà settimana.   Mercoledì sera, Macron ha annunciato che nominerà un nuovo primo ministro entro due giorni, una mossa volta a evitare lo scioglimento del Parlamento e a formare un governo di coalizione di compromesso in grado di approvare il bilancio.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Sempre mercoledì i leader parlamentari hanno respinto la richiesta di impeachment di Macron, e Mathilde Panot del partito di sinistra La France Insoumise (LFI) ha accusato i deputati astensionisti del RN di aver bloccato la mozione.   Il RN ha ripetutamente definito le pressioni di sinistra per l’impeachment come una teatralità politica, mentre il presidente del partito Jordan Bardella ha sostenuto che l’unica «soluzione» è lo scioglimento dell’assemblea o le dimissioni di Macron.   La Francia è bloccata in una paralisi politica da quando la scommessa di Macron sulle elezioni anticipate dello scorso anno ha portato a un parlamento in stallo e a una maggiore rappresentanza dell’estrema destra. Il RN detiene ora quasi un quarto dei 577 seggi dell’Assemblea Nazionale.   Recenti sondaggi indicano il RN in testa con circa il 35% delle intenzioni di voto, davanti all’alleanza centrista di Macron.   Le Pen, candidata alla presidenza nel 2017 e nel 2022, ma sconfitta entrambe le volte da Macron, è stata interdetta dai pubblici uffici all’inizio di quest’anno dopo che un tribunale francese l’ha dichiarata colpevole di appropriazione indebita di fondi del Parlamento europeo, sentenza che sta impugnando.   Bardella è nel frattempo considerato da molti come un potenziale futuro candidato alla presidenza.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia  
Continua a leggere

Più popolari