Spirito
Bergoglio è morto nel giorno della Resurrezione di Gesù?

Il sito Dagospia ha lanciato il sasso nello stagno: la data della morte di papa Francesco, spirato secondo quanto detto dal Sacro Palazzo alla mattina di Pasquetta sarebbe inesatta – il romano pontefice potrebbe essere morto invece proprio nel giorno della Pasqua di Resurrezione.
«Quando è morto davvero Papa Francesco? Davvero è “tornato alla casa del Padre” alle 7.35 del Lunedì dell’Angelo, sentendosi male un’ora dopo il risveglio?» si chiede il popolarissimo sito di informazione diretto da Roberto D’Agostino.
Il Dagoreport (cioè, un articolo cucinato in casa dal sito a partire dalle sue fonti, che a Roma abbondano davvero) si concentra sulla foto che mostra «una macchia scura sul volto del Pontefice». «Sangue rappreso? Un livido? Difficile che sia dovuta a un trauma: ci sarebbero segni evidenti sulla cute».
PHOTOS: Vatican Releases First Images of ‘Pope’ Francis’ Body – https://t.co/lIZzK7aFb3 Disfigurement is visible on the left side of his face, perhaps from the stroke he reportedly suffered. #catholictwitter #popefrancis #pope #popefrancisdeath #vatican #catholicchurch pic.twitter.com/JTzXi5Xvsi
— Novus Ordo Watch (@NovusOrdoWatch) April 23, 2025
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Citando «fonti mediche autorevoli interpellate da Dagospia», viene spiegato che si tratterebbe di «una raccolta di sangue ipostatica, come accade nelle persone morte già da alcune ore (quando il sangue raggiunge la pelle, nella parte inferiore del cadavere si formano delle macchie di colore variabile dal rosa al rosso, al marrone violaceo fino al nero, che indicano la posizione in cui si è trovato il cadavere dopo la morte)».
Il sito nota che l’ultima apparizione pubblica è stata l’affaccio su piazza San Pietro all’ora di pranzo della Pasqua, dove ha lanciato un messaggio di pace per Gaza, Ucraina e per la Birmania terremotata. Tuttavia, scrive Dagospia, «quel momento, fino all’ufficialità della morte, consegnata ai media alle 10 di ieri mattina, è un segreto custodito nelle stanze vaticane».
«Quel che è legittimo chiedersi è quando sia sopraggiunto l’ictus cerebrale, riconosciuto ufficialmente come causa della morte di Bergoglio. Non è chiaro se è successo all’alba di lunedì, come da versione ufficiale, o nel pomeriggio di domenica».
Quindi, ecco che l’articolo la tocca piano: «in questa seconda ipotesi, non dovrebbe meravigliare il riserbo della Santa Sede: i vertici della Chiesa potrebbero aver comprensibilmente deciso di “posticipare” la data della morte del Santo Padre, per evitare di connotare la Pasqua, che celebra il passaggio di Gesù dalla morte alla resurrezione, con un evento luttuoso e drammatico».
È un modo assai gentile per dirlo.
Un altro, potrebbe essere quello di evitare che i fedeli di tutto il mondo si interrogassero sulla potente coincidenza: Gesù risorge mentre il papa muore…?
Sono pensieri che creano dissonanze cognitive da evitare: specie in quei pochi che, vuoi per stipendio, vuoi per incapacità di affrontare la realtà, hanno finto che durante questo lungo, contorto papato tutto andasse bene, nessuna difformità, nessuna stranezza, nessun atto palesemente malvagio da parte della Santa Sede.
Se uno inizia ad interrogarsi su segni simili, può finire pure per cambiare idea…
Non che i segni dal cielo ci siano stati risparmiati durante gli anni di Bergoglio. Nel 2013, si ricorderà come – fatto verificato – un fulmine colpì la cupola di San Pietro nel giorno delle dimissioni di Benedetto XVI, generando l’iconica fotografia che tutti han veduto.
Un altro segno potente, e piuttosto spaventoso, fu quando nel 2014 una colomba lanciata da Bergoglio dalla finestra su Piazza San Pietro fu attaccata con violenza da un corvo e da un gabbiano (quest’ultimo, qualcuno ha potuto pensare, è letteralmente una «bestia che vien dal mare», quasi un piccolo rebus con le parole dell’Apocalisse di San Giovanni). A memoria nostra, una scena del genere non si era mai prodotta ad un Angelus.
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L’ultima evidente indicazione celeste si ebbe a fine 2023 quando un fulmine ha colpito una statua di San Pietro presso il Santuario di Nostra Signora del Rosario di San Nicolás, a Nord di Buenos Aires, il giorno del compleanno di Bergoglio e della Fiducia Supplicans, distruggendone – anche qui molto simbolicamente – la mano e le chiavi.
Un gruppo americano, l’Istituto Lepanto, ha mandato una persona al Santuario di Nostra Signora del Rosario di San Nicolás, a nord di Buenos Aires, per verificare la voce, che stava circolando su internet, e scattare le foto del caso.
Some people are questioning the veracity of the claims that a statue of St. Peter in Argentina was struck by lightning on Dec. 17, pulverizing the halo, key, and blessing hand.
The Lepanto Institute sent someone to the location to take pictures and confirm the events. The Dec.… pic.twitter.com/XsibMGej78
— Lepanto Institute (@LepantoInst) December 31, 2023
«Alcune persone mettono in dubbio la veridicità delle affermazioni secondo cui una statua di San Pietro in Argentina è stata colpita da un fulmine il 17 dicembre, polverizzando l’aureola, la chiave e la mano benedicente» scrive su Twitter l’ente cattolico della Virginia. «L’Istituto Lepanto ha inviato qualcuno sul posto per scattare foto e confermare gli eventi. Il fulmine del 17 dicembre è CONFERMATO ed ecco altre foto della statua».
Vogliamo concludere citando le parole del Risorto: «Voi dunque sapete distinguere l’aspetto del cielo, e non riuscite a distinguere i segni dei tempi? Una generazione perversa e adultera domanda un segno: e non le sarà dato altro segno tranne quello di Giona» (Mt 16, 4).
La generazione perversa e adultera vive dentro a Roma. Per quanto, non sappiamo ancora dire. Né se vi saranno altri segni spaventosi ad indicarlo.
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Immagine da Twitter
Spirito
Lettera aperta di un Congregazione tradizionalista: «ripudiare la Chiesa sinodale»

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Lettera aperta ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli
Cara anima cattolica, Abbiamo appena concluso il nostro Capitolo Generale, in cui abbiamo preso in esame la nostra Congregazione e la sua vocazione nella Chiesa e nella Diocesi di Christchurch, Nuova Zelanda, dove il Vescovo ne aveva decretato l’espulsione. La lettera allegata esprime le convinzioni della nostra Congregazione. Questo non è un compito che accettiamo alla leggera. Abbiamo considerato la gamma di possibili punizioni che la gerarchia potrebbe usare contro di noi – tutte mentalmente terrificanti, in realtà, ma rafforzate dalla consapevolezza che la gerarchia ha infranto la catena di comando, rendendola umana e spiritualmente nulla. Ma quando è in gioco l’onore di Nostro Signore, il silenzio diventa una forma di tradimento. Intraprendiamo quindi quest’opera con cuore tremante ma con ferma convinzione, desiderando solo difendere il Santo Nome di Gesù Cristo e la purezza della Sua Sposa, la Chiesa.Aiuta Renovatio 21
CONGREGAZIONE DEI FIGLI DEL SANTISSIMO REDENTORE REDENTORISTI TRANSALPINI
Lettera aperta ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli del Capitolo generale della Congregazione dei Figli del Santissimo Redentore che si tiene a Papa Stronsay, Scozia, Santa Teresa di Gesù Bambino, 3 ottobre – San Gerardo Maiella 16 ottobre 2025
Cari fedeli, Viva Gesù nostro amore e Maria nostra speranza! È con il cuore pesante e con grande tristezza che vi scriviamo. Ciò che ci unisce è il nostro grande amore per la nostra Santa Madre, la Chiesa Cattolica e Sposa di Gesù Cristo, per la quale i martiri hanno versato il loro sangue e i santi hanno dato la loro vita. È questo amore che ci spinge a esprimere una verità difficile, seppur essenziale. (Lc 12, 4-9) Proprio come voi, anche noi abbiamo nutrito una grande speranza per molti anni. Credevamo che fosse possibile vivere come figli fedeli della Tradizione all’interno delle strutture della Chiesa moderna. Credevamo che le antiche e meravigliose tradizioni della nostra fede, in particolare la Messa latina di sempre, ci sarebbero state legittimamente restituite. Questo ci ha dato speranza, soprattutto durante il periodo di Benedetto XVI. Ci aspettavamo con fiducia di poter praticare liberamente la fede dei nostri Padri nella Chiesa. Non sapevamo quanto ci sbagliassimo! Dopo anni di prove ed esperienze siamo giunti alla triste conclusione che la fede cattolica tradizionale, la fede di tutti i tempi e dei santi, è incompatibile con la nuova Chiesa moderna, frutto del Concilio Vaticano II. Semplicemente non possono coesistere in un unico corpo. Poiché nutriamo e onoriamo profondamente la Messa latina tradizionale e non possiamo rinunciare alla Santa Messa dei secoli e dei santi, questa nuova Chiesa non ci vuole. A causa della nostra fedeltà, siamo stati considerati ostinati, difficili e ribelli; siamo stati incastrati e calunniati in un’acrimonia senza fine. Questa lettera si rivolge a tutti coloro che avvertono che qualcosa non va nella Chiesa o che pensano che la nuova Chiesa e la Fede immutabile possano coesistere pacificamente. Ahimè! Permetteteci di affermare la triste verità: la nostra esperienza dimostra chiaramente che ciò è impossibile. Sicuramente questa nuova Chiesa sconvolgerebbe tutti i santi Papi che hanno ripetutamente dichiarato che l’indifferentismo religioso è un male gravissimo, assolutamente incompatibile con la fede cattolica. Vi diciamo che non saremo complici del silenzio in questa continua distruzione della Chiesa. Dobbiamo parlare prima o poi, e quale momento migliore di questo? Dopo 17 anni come comunità all’interno delle strutture della Chiesa, siamo stati continuamente isolati e vessati. Soprattutto in questi ultimi anni il Vescovo di Christchurch ci ha ridotto a spazzatura o feccia della terra.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
- Ripudiamo Amoris Laetitia che permette la Santa Comunione alle coppie che vivono nel peccato.
- Ripudiamo la persecuzione della Messa e dei cattolici da parte di Traditionis Custodes
- Ripudiamo Fiducia Supplicans che permette la benedizione delle coppie dello stesso sesso
- Ripudiamo «Il Documento sulla Fratellanza Umana» che afferma che Dio vuole tutte le religioni
- Ripudiamo la falsa teologia delle «Chiese sorelle» e della «comunione parziale»
- Ripudiamo i falsi pastori che hanno trionfalmente portato in processione l’idolo della Pachamama in San Pietro.
- Ripudiamo Francesco che si è scusato per l’eroico cattolico che ha gettato quell’idolo nel Tevere.
- Ripudiamo il flagello dell’indifferenza religiosa in Nuova Zelanda e in tutta la Chiesa.
- Ripudiamo gli atti dei vescovi neozelandesi di chiusura delle chiese e di negazione dei sacramenti in una codarda sottomissione all’oppressione del COVID-19.
- Ripudiamo il vescovo di Christchurch che ha ricevuto le sue ceneri il Mercoledì delle Ceneri dal vescovo anglicano di Christchurch.
- Ripudiamo la corruzione dei bambini e lo scandalo dato agli innocenti attraverso programmi catechetici malvagi.
- Ripudiamo l’insegnamento di Francesco secondo cui tutte le religioni sono lingue diverse e la domanda: «il mio Dio è più importante del tuo?».
- Ripudiamo il silenzio di quei vescovi che non si sono pronunciati contro quel tradimento della Fede.
- Ripudiamo la Chiesa sinodale come distinta dalla Chiesa cattolica divinamente costituita.
- Ripudiamo la continua distruzione e umiliazione della nostra Santa Madre Chiesa.
- Ripudiamo coloro che attaccano o minano la Chiesa nei suoi dogmi, nella sua morale, nei suoi sacramenti o nella sua disciplina con un nuovo culto dell’uomo.
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Spirito
Cerimonia di riparazione nella Basilica di San Pietro

Per chi è troppo pronto a gioire, questa non è una riparazione dopo la profanazione della Basilica Petrina durante il «pellegrinaggio» LGBT. Quest’ultimo, organizzato da un’associazione a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e autorizzato dall’autorità giubilare, è entrato nell’edificio con insegne di protesta, tra cui una «croce arcobaleno», dando luogo a scene scandalose.
L’evento in questione è ben diverso, sebbene molto grave. Venerdì 10 ottobre, un uomo ha urinato sull’altare della confessione nella Basilica di San Pietro in Vaticano, in pieno giorno, davanti a numerosi testimoni. Si tratta della terza profanazione di questo altare in due anni.
Secondo Silere non possum, cresce l’indignazione nei confronti del cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica. Molti ritengono che la sicurezza del luogo non sia sufficiente a giustificare una simile serie di profanazioni.
Secondo lo stesso sito, ci sarebbe voluto l’intervento diretto di papa Leone XIV presso il cardinale Gambetti perché un «rito penitenziale» fosse celebrato immediatamente dal responsabile, mentre questi avrebbe, a quanto pare, pensato di rinviarlo.
Questo episodio rivela, da un lato, una certa negligenza da parte del responsabile della basilica petrina – il che spiega l’indignazione suscitata e l’accusa di inadeguatezza dei mezzi impiegati per garantire la sicurezza interna del gigantesco vascello di pietra.
Ma mette anche in luce la preoccupazione del nuovo papa di reagire prontamente a un simile attacco alla maestà dell’altare – e quindi a quella di Cristo stesso, rappresentato dall’altare, e alla maestà divina, poiché Cristo è Dio.
Manifesta, infine, la sollecitudine pastorale del Santo Padre, il quale, chiedendo che si compia il rito della penitenza, ricorda l’attenzione che il clero e la gerarchia devono alle cose sante, secondo il rispetto e la devozione che i fedeli hanno verso di esse.
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Quando ci saranno riparazioni per la profanazione del «pellegrinaggio» LGBT?
Tuttavia, è impossibile non notare la profonda differenza di trattamento tra questa profanazione e quella commessa durante il «pellegrinaggio» LGBT, sempre alla Basilica di San Pietro, che ha interessato il Giubileo e la Porta Santa.
Oggettivamente parlando – e senza minimizzare la gravità dell’atto appena discusso – la seconda profanazione è molto più grave.
Essa è:
- dal numero di attori coinvolti,
- dalla vetrina offerta ad un’organizzazione apertamente contraria alla morale cattolica,
- con l’autorizzazione data dai capi del giubileo, che non potevano ignorare che tali eccessi si sarebbero verificati,
- dall’incoraggiamento espresso da un vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana,
- e infine dalla precedente accoglienza del gruppo nella chiesa del Gesù.
Quattro vescovi hanno avuto il coraggio di compiere, nei limiti delle loro possibilità, un atto di riparazione. Tuttavia, secondo il Cerimoniale dei Vescovi, tale riparazione dovrebbe essere compiuta dal vescovo diocesano o, in questo caso particolare, dall’arciprete della basilica.
È chiaro che la progressiva riduzione della condanna del peccato di sodomia, favorita dalla visibilità che sacerdoti, vescovi e cardinali danno a questi gruppi, porta a una situazione in cui non possiamo più affrontare la realtà così com’è.
In un certo senso, la mancata reazione alla profanazione LGBT equivale a un riconoscimento anticipato di queste unioni: ora possono entrare in chiesa come tali, mostrarsi pubblicamente nel luogo sacro, e questo senza causare la minima difficoltà, anzi.
La mancanza di qualsiasi risarcimento per il «pellegrinaggio» LGBT dimostra chiaramente un «doppio standard» che è seriamente dannoso per la moralità cattolica.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di John Samuel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Spirito
In Messico la Chiesa celebra 500 anni di evangelizzazione

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