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Essere genitori

Bambini esclusi dalle materne a Faenza, parla il Comitato Art.32

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Nell’ultima settimana Faenza è balzata agli onori delle cronache locali e perfino nazionali per via di alcune esclusioni dalle scuole materne a danno di bambini che, a quanto avrebbero detto alcune dirigenti scolastiche, non sarebbero in regola con la documentazione vaccinale richiesta.

 

Decisioni apparentemente arbitrarie e nemmeno in linea con ciò che la legge dice.

 

È evidente che siamo davanti ad un far-west applicativo in cui, a causa del grande caos creato dalle legge Lorenzin e non chiarito o forse addirittura peggiorato dall’attuale Ministro alla Salute Giulia Grillo, ognuno fa ciò che vuole.

«Questa situazione è stata creata ad arte per poter portare avanti una decisione arbitraria che ci è stata venduta come il bene della gente, imposta alla gente raccontando a loro sempre verità molto parziali e rifiutando sistematicamente ogni dialogo e confronto reale»

 

Renovatio 21 ha raggiunto l’Ing. Paolo Svegli, Presidente del Comitato Art. 32 Libertà e Salute, per farci raccontare come sono andate veramente le cose e come si sta evolvendo la situazione a Faenza.

 

Ing. Svegli, vuole prima di tutto spiegarci brevemente di cosa si occupa il vostro comitato e quando è nato?

Il nostro comitato è nato quando abbiamo sentito minacciata la nostra libertà di cura, cioè quando la legge regionale e poi la legge nazionale (legge Lorenzin) diventava stringente sulla frequentazione di asili e materne per i bambini non vaccinati. Casualmente proprio il 31 luglio 2017 siamo andati a fare la registrazione del comitato all’Agenzia delle Entrate, mentre contemporaneamente il decreto legge Lorenzin diventava legge. 

 

Entriamo subito nel merito dei fatti di cronaca che in questi giorni hanno scosso Faenza: cosa è successo dopo il famigerato 10 marzo?

È successo che alcuni dirigenti scolastici hanno fatto confusione tra le tante norme e hanno ritenuto di dover interpretare la legge richiedendo quanto non previsto dalla legge stessa e, in modo anche piuttosto disordinato (alcune telefonate, messaggi a voce, fogli consegnati a mano…) hanno comunicato ad alcuni genitori che i loro figli dovevano produrre altra documentazione, pena l’esclusione dalla scuola stessa.

 

«Questa situazione ha fatto sì che in alcune scuole si sia continuato a frequentare senza problemi e in altre ci siano stati momenti di tensione tra le maestre (messe a fare i guardiani) e i genitori consapevoli»

In un caso poi la dirigente ha dato disposizione alle maestre di allontanare i bimbi che non portassero la documentazione che lei richiedeva. Questa situazione ha fatto sì che in alcune scuole si sia continuato a frequentare senza problemi e in altre ci siano stati momenti di tensione tra le maestre (messe a fare i guardiani) e i genitori consapevoli che invece, verificato tramite il nostro pool di legali come stavano le cose, pretendono di lasciare i bimbi a scuola.

 

Quanti sono i bambini attualmente esclusi da asili e materne?

A venerdì scorso per l’area che gestisce il nostro comitato solo i due della scuola di Brisighella.

 

Difficile pensare che solo questi siano i bambini non vaccinati su tutto il territorio di Faenza…

Infatti, ed in effetti questo mette in evidenza come l’applicazione della legge sia assolutamente arbitraria da parte di qualcuno.

 

Ci spieghi cosa è successo all’interno di due scuole dove, racconta la cronaca locale e finanche nazionale, sono intervenuti i carabinieri.

Cominciamo con dire che i carabinieri quando sono arrivati, sono stati molto gentili e disponibili all’ascolto: ci hanno chiesto cosa facevamo, glielo abbiamo spiegato e direi che hanno avuto modo di capire che siamo persone informate e attente.

«I carabinieri quando sono arrivati sono stati molto gentili e disponibili all’ascolto»

 

Alcuni membri del comitato hanno accompagnato alcuni genitori, facendogli da sostegno emotivo per fare entrare i propri figli nelle varie scuole dove era stato detto loro (a voce) che non potevano entrare. In alcuni casi si è parlato, anche discusso, ma nessuno ha mai offeso nessuno (e abbiamo registrato tutto per sicurezza di non essere strumentalizzati, cosa che poi puntualmente è accaduta).

 

Chi si è preso la responsabilità di voler escludere questi bambini?

Le maestre presenti, in alcuni casi, ci hanno mostrato un foglio dicendo: «devo eseguire gli ordini, sono una dipendente». In altri casi non c’era nemmeno il foglio e la segreteria, con cui abbiamo provato a metterci in contatto, non ha voluto parlare con noi. Mi pare che alla fine siano state le maestre (loro malgrado) a prendersi tale responsabilità.

 

«La cosa veramente grave al di là di tutti i punti di vista è che dei bambini siano stati tenuti fuori da scuola senza alcuna comunicazione ufficiale»

La cosa veramente grave al di là di tutti i punti di vista è che dei bambini siano stati tenuti fuori da scuola senza alcuna comunicazione ufficiale (e anche di questo abbiamo la registrazione della vicepreside che, in presenza di un carabiniere e di due genitori cerca la ricevuta di ritorno della raccomandata senza ovviamente trovarla). Questo è un fatto gravissimo che mette insieme, a nostro parere, un’interpretazione arbitraria della legge, con un abuso d’ufficio.

 

Ma erano in regola con la documentazione richiesta dalla legge?

«I bambini erano in regola perché i genitori non avevano fatto l’autocertificazione ad inizio anno, ma avevano portato la richiesta d’appuntamento e quindi risultavano dentro l’iter previsto dall’AUSL territoriale»

I bambini erano in regola perché, come ha spiegato il legale del nostro comitato che lavora in un pool di livello nazionale, in una nota inviata anche al provveditore agli studi, i genitori non avevano fatto l’autocertificazione ad inizio anno, ma avevano portato la richiesta d’appuntamento e quindi risultavano dentro l’iter previsto dall’AUSL territoriale.

 

 

E allora perché le maestre e la preside volevano proibirvi di far entrare i bambini?

Evidentemente perché la preside ha voluto persistere nell’interpretare la legge in un modo tutto suo (e di pochi altri in tutt’Italia), e ha fatto pressione (così ci è stato detto dalle insegnanti stesse) sul corpo docenti. Alcune maestre si sono prese la responsabilità di obbedire ciecamente, altre ci risulta si siano informate (anche dal loro sindacato) e hanno perciò avuto un atteggiamento totalmente diverso.

 

Qualche quotidiano ha parlato di genitori che hanno minacciato le maestre: corrisponde al vero? Che toni sono stati utilizzati nei vostri dialoghi?

L’unica minaccia che potrebbe esserci stata è stata quella di tornare il giorno dopo per accompagnare i bambini. Nella discussione ogni tanto si è alzata la voce, ma nessuno ha offeso nessuno, tantomeno minacciato nessuno.

 

«Nella discussione ogni tanto si è alzata la voce, ma nessuno ha offeso nessuno, tantomeno minacciato nessuno»

 

I carabinieri, ci diceva, sono stati quindi disponibili?

Sono stati gentilissimi, hanno cercato di capire, e hanno cercato di promuovere un punto d’accordo per il bene dei bambini, purtroppo senza mai mettere in discussione quando veniva detto dal rappresentante della scuola di turno, ma rimanendo senza parole ogni volta che gli veniva chiesto da un genitore: «ma a voi sembra normale che per una settimana a mia figlia sia stato impedito l’accesso in assenza di una comunicazione ufficiale?».

 

Pensa che la cosa finisca qui?

Noi pensiamo di essere onesti e dalla parte della legge, ci confrontiamo volentieri con tutti, e non credo proprio che staremo in silenzio ad obbedire, perché niente è più importante di difendere i diritti dei nostri figli. 

«Non credo proprio che staremo in silenzio ad obbedire, perché niente è più importante di difendere i diritti dei nostri figli»  

 

Come pensate di muovervi allora?

Seguendo ogni possibilità concessa dalla legge per fare capire che stiamo assistendo ad un vero e proprio reato. Faremo un esposto alla magistratura se serve, ci muoveremo su tutti i piani che ci vengono concessi per tutelare i nostri diritti e quelli dei bambini.

 

Come si è potuti arrivare ad una situazione così allucinante ed evocatrice di storici tempi bui che tutti pensavano di poter aver lasciato alle spalle?

Semplicemente creandola. Questa situazione è stata creata ad arte per poter portare avanti una decisione arbitraria che ci è stata venduta come il bene della gente, imposta alla gente raccontando a loro sempre verità molto parziali e rifiutando sistematicamente ogni dialogo e confronto reale. Siamo esattamente dove è stato pianificato che dovevamo giungere, esattamente come nel 1938: l’unica differenza è che forse abbiamo più speranza nel risveglio delle coscienze e più strumenti che allora.

 

 

Cristiano Lugli

 

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Animali

Scoperto in India un serpente lungo quanto uno scuolabus. Probabilmente pure molto meno letale

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Gli scienziati dell’Istituto indiano di tecnologia Roorkee, in India, hanno pubblicato un articolo sulla rivista Scientific Reports per discutere della loro scoperta del Vasuki Indicus, una nuova specie di serpente gigante, vissuto circa 47 milioni di anni fa nello Stato indiano del Gujarat.

 

I resti del gargantuesco serpentone sono stati trovati nella miniera di carbone di Panandhro, nella regione di Kutch. Il suo nome è stato scelto in riferimento al luogo del ritrovamento e alla leggendaria creatura simile a un serpente associata alla divinità induista Shiva.

 

I ricercatori hanno osservato 27 vertebre, per lo più in buono stato di conservazione e alcune delle quali ancora articolate, che sembrano essere state raccolte da un individuo adulto. I pezzi ossei hanno dimensioni comprese tra 37,5 e 62,7 millimetri in lunghezza e tra 62,4 e 111,4 millimetri in larghezza, indicando un corpo ampio e cilindrico.

 

Sulla base di queste misurazioni, gli scienziati hanno ipotizzato che l’esemplare di Vasuki Indicus di cui facevano parte potesse raggiungere una lunghezza compresa tra 10,9 e 15,2 metri.

 

«Il team, guidato da Debajit Datta e Sunil Bajpai, ha scoperto i resti fossili della specie, che poteva raggiungere una lunghezza stimata tra gli 11 e i 15 metri, praticamente quanto uno scuolabus» scrive La Stampa.

 

Tuttavia non è dato sapere quanto letale per l’uomo potrebbe essere stato il rettilone. Sappiamo invece perfettamente quando posso ferire, di questi tempi, il suo termine di paragone, lo scuolabus.

 

«Autista dello scuolabus ha un malore e muore a Chiavari: aveva appena concluso il giro con i bambini»: Il Messaggero di due settimane fa.

 

«Incidente a Cittadella: autista di scuolabus ha un malore e va a sbattere contro una corriera». Il Resto del Carlino, 25 gennaio 2023.

 

La Spezia, maggio 2022: «Malore improvviso per l’autista dello scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri». Lo riporta La Città della Spezia.

 

«Padova, autista di scuolabus muore alla guida». Automoto, ottobre 2023.

 

Corridonia, provincia di Macerata: «Malore fatale in strada, arrivano i soccorsi e uno scuolabus resta bloccato sui binari mentre arriva il treno». Il Resto del Carlino, il mese scorso.

 

Ottobre 2023: «Autista di scuolabus ha un malore alla guida: Jessica muore a 15 anni schiacciata dal mezzo». Lo riporta il Corriere Adriatico.

 

Stati Uniti, aprile 2023: «L’autista dello scuolabus ha un malore: studente di 13 anni prende il controllo del mezzo».

 

Roma, dicembre 2022: «Scuolabus fuori strada a Roma, paura per 41 bambini: Malore dell’autista». Lo riporta IlSussidiario.net.

 

Renovatio 21 ha riportato tanti altri casi.

 

«I ricercatori ipotizzano inoltre che il predatore preistorico cacciasse in modo lento, come le anaconde» scrivono gli scienziati scopritori del serpentazzo indico.

 

Abbiamo imparato invece che il suo termine di paragone, lo scuolabus, miete vittime all’improvviso.

 

«Malori improvvisi» del conducente, che rischiano di tirare giù con loro le vite di diecine di bimbi trasportati.

 

E quindi: cosa è più pericoloso? Il boa preistorico di 15 metri o mandare il proprio figlio a scuola?

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Essere genitori

Il 25% dei bambini di età compresa tra 3 e 4 anni possiede uno smartphone: studio

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Uno studio condotto dall’autorità governativa di regolamentazione delle comunicazioni nel Regno Unito ha rilevato che un quarto dei bambini di soli 3-4 anni possiede uno smartphone. Lo riporta il giornale britannico Telegraph.   Dallo studio di Ofcom è infatti emerso che un quarto di tutti i bambini sotto i 7 anni possiede un dispositivo intelligente, con un aumento di circa il 5% in un anno.   I dati per i bambini di età inferiore a 7 anni sono stati forniti dai genitori, quindi il numero reale potrebbe essere molto più alto se alcuni genitori scegliessero di essere liberali riguardo alla verità.   Lo studio ha rilevato che quasi il 60% dei bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni possiede un telefono e, quando si arriva ai 12-17 anni, essenzialmente tutti i bambini possiedono uno smartphone.   Ofcom ha osservato che «i bambini delle scuole materne sono sempre più online e godono di una maggiore indipendenza digitale da parte dei genitori».   Lo studio ha anche scoperto che i bambini riescono ad aggirare i controlli sull’età per accedere alle app dei social media, semplicemente inventando la loro data di nascita.

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Più della metà (51%) di età inferiore ai 13 anni utilizza un’app di social media di qualche tipo sui propri telefoni, nonostante il fatto che la maggior parte delle app di social media richieda che gli utenti abbiano più di 13 anni.   Un totale del 40% dei bambini di età compresa tra 8 e 17 anni ha dichiarato a Ofcom di aver mentito sulla propria età per accedere a un’app.   Nella fascia di età 5-7 anni, un terzo dei genitori ha affermato che i propri figli utilizzano le app completamente senza supervisione e un terzo ha affermato di consentire ai propri figli di utilizzare le app prima che raggiungano l’età minima consigliata.   Il commissario governativo per l’infanzia britannico, Rachel de Souza, ha commentato che «l’uso dei social media e delle piattaforme di messaggistica da parte dei minorenni è molto diffuso. Le tutele previste dall’Online Safety Act devono essere implementate in modo rapido e deciso, con efficaci garanzie sull’età».   I risultati arrivano mentre il governo di Londra sta valutando la possibilità di attuare un divieto totale per i minori di 16 anni di acquistare smartphone, scrive Modernity News.   Tuttavia, tale legge non impedirebbe ai genitori di acquistare i dispositivi e di darli ai bambini, come avviene nella stragrande maggioranza delle case. Il governo sta anche valutando una legge che richiederebbe l’approvazione dei genitori quando i bambini di età inferiore ai 16 anni si iscrivono ad account sui social media.   Richard Collard della National Society for the Prevention of Cruelty to Children ha sottolineato che «il numero di bambini molto piccoli che utilizzano i social media indica un fallimento sistemico da parte delle aziende tecnologiche nel far rispettare i limiti di età da loro stabiliti”.   Gli studi hanno dimostrato che esistono ampie prove che l’uso dei social media è collegato ad un aumento dell’ansia, della depressione e ad un declino del benessere mentale tra i giovani. Le connessioni tra telefonino e l’aumento del cortisolo – l’ormone dello stress – sono discusse da diversi anni.   Come riportato da Renovatio 21, una curiosa circolare del ministero dell’Istruzione italiano dell’anno scorso descriveva lo smartphone come una droga «non diversa dalla cocaina».   Negli anni è emerso che le app degli smartphone spiano i bambini su «una scala scioccante», hanno rivelato esperti a Children’s Health Defense.

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«Influencer» per genitori condannata per abusi su minori

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Una madre americana di sei figli, i cui consigli online sui genitori hanno attirato più di due milioni di abbonati su YouTube, è stata condannata il mese scorso ad almeno quattro anni di carcere con l’accusa di aggravamento di abusi su minori.

 

Ruby Franke, 42 anni, che gestiva il canale YouTube «8 Passengers», ora cancellata, è stata arrestata lo scorso agosto nello stato americano dello Utah quando suo figlio dodicenne malnutrito è scappato dalla casa di un’altra donna, Jodi Hildebrandt, 54 anni, per chiedere cibo e acqua a un vicino.

 

Il bambino era stato legato con nastro adesivo e aveva ferite aperte visibili a causa dell’essere stato legato con una corda, secondo i documenti della polizia. Hildebrandt, con il quale Franke collaborava in un’impresa commerciale separata, è stata condannata alla stessa pena detentiva di quattro pene da uno a 15 anni ciascuna.

 

Entrambe si erano dichiarate colpevoli a dicembre delle accuse di abuso aggravato di secondo grado su minori.

 

 

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Scusandosi con i suoi figli dopo la sua condanna, Franke ha detto di aver «creduto che l’oscurità fosse luce e che il giusto fosse sbagliato. Farei qualsiasi cosa al mondo per voi. Ho preso da voi tutto ciò che era tenero, sicuro e buono». Nella sua stessa dichiarazione, la Hildebrandt ha detto che spera che i bambini possano «guarire fisicamente ed emotivamente».

 

Durante il processo dell’anno scorso, il pubblico ministero Eric Clarke ha detto alla corte che due dei figli di Franke erano stati costretti a vivere in un «ambiente simile a un campo di concentramento» e gli erano stati «regolarmente negati cibo, acqua, letti in cui dormire e praticamente ogni forma di divertimento».

 

 

La Franke aveva creato il suo canale YouTube «8 Passengers» nel 2015 e l’estate scorsa aveva accumulato 2,3 milioni di abbonati, molti dei quali attratti dai video della vita familiare suburbana di Franke.

 

Tuttavia, alcuni spettatori si sono preoccupati nel 2020 quando uno dei suoi figli ha detto in un video che aveva dormito su un pouf per sette mesi. Altri video descrivevano Franke che tratteneva il cibo dai suoi figli e «annullava» il Natale come punizione.

 

Il canale YouTube «8 Passengers» è stato cancellato nel 2022, lo stesso anno in cui la Franke si era separata dal marito Kevin.

 

Nell’ambito di un patteggiamento, Hildebrandt – che ha collaborato con Franke in una serie di video di «life coaching» – ha ammesso di essere a conoscenza degli abusi sui minori e di aver costretto uno dei figli di Franke a «saltare più volte in un cactus».

 

Ha aggiunto che Franke aveva detto ai suoi figli che erano «malvagi e posseduti» e dovevano «pentirsi».

 

In una dichiarazione rilasciata dal suo avvocato prima del processo l’anno scorso, Kevin Franke ha chiesto che fosse inflitta la pena massima al suo ex partner per l’abuso «orribile e disumano» dei suoi figli.

 

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Immagine screenshot da YouTube

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