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Politica

AfD chiede l’uscita della Germania dalla UE

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Alternativa per la Germania (AfD), il terzo partito di opposizione nel parlamento del Paese, intende far uscire il Paese dall’UE se vincesse le prossime elezioni. Secondo diversi organi di stampa, l’intenzione sarebbe evidente nel manifesto elettorale appena redatto dal partito.

 

L’AfD, attualmente al secondo posto nei sondaggi dietro la CDU di centro-destra in vista delle elezioni del prossimo anno, ha confermato che il documento è pronto ma non lo ha ancora reso pubblico. Il partito vuole anche che la Germania abbandoni l’euro e torni a una «moneta nazionale stabile», hanno affermato varie testate tra cui Die Zeit e Der Spiegel.

 

«Riteniamo che l’uscita della Germania dall’Unione Europea e la creazione di una nuova comunità europea siano necessarie», si legge nel manifesto di 85 pagine.

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L’UE nella sua forma attuale dovrebbe essere sostituita da una «Comunità economica e di interesse» dopo un periodo di transizione «negoziato (…) sia con i vecchi stati partner dell’UE che con le nuove parti interessate», come affermato dai media nel documento, aggiungendo che l’AfD ritiene che l’UE stia cercando di diventare un «superstato».

 

Sul suo sito web, il partito elenca l’uscita della Germania dall’UE come parte della sua agenda politica e sostiene il concetto di «Europa delle nazioni», aggiungendo che «la rinuncia irrevocabile alla sovranità in favore di un’Unione Europea “sempre più vicina” è incompatibile» con questa visione.

 

Come riportato da Renovatio 21, i leader del partito in passato hanno fatto capire di ritenere l’Europa un progetto fallito, e spingendosi sino a chiedere un referendum per uscire dalla UE. AfD porta avanti apertamente una politica di remigrazione, cioè il rimpatrio di milioni di immigrati giunti irregolarmente su suolo tedesco. Ciò pone il partito in posizione critica nei confronti del premier italiano Giorgia Meloni.

 

Il partito sta anche cercando di ripristinare i legami commerciali con la Russia, che sono stati interrotti dalle sanzioni dell’UE imposte dopo l’escalation del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022. Il testo dell’AfD sottolinea l’importanza della Russia come fornitore di gas naturale a basso costo per l’industria tedesca, secondo i media nazionali.

 

Il documento chiede anche che le sanzioni contro la Russia vengano revocate e che i gasdotti Nord Stream vengano riparati, secondo Die Zeit. Il Nord Stream 1 ha consegnato gas russo alla Germania prima di essere fatto saltare in aria nel settembre 2022, insieme al Nord Stream 2.

 

Secondo quanto riportato, il partito tedesco vorrebbe anche che la Germania uscisse dall’accordo di Parigi sul clima e introducesse restrizioni all’aborto.

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L’AfD non ha né confermato né smentito le indiscrezioni sul suo programma elettorale, ma ha affermato che il documento è stato inviato ai delegati della conferenza federale del partito, prevista per metà gennaio.

 

L’autore principale del documento, il professor Ingo Hahn, lo ha descritto come un «lavoro convincente che non solo elenca i problemi urgenti del nostro Paese, ma mostra anche soluzioni chiare che porteranno la Germania fuori dall’attuale miseria».

 

La Germania potrebbe tenere un voto parlamentare anticipato già il 23 febbraio, dopo il crollo della coalizione di governo a tre partiti del cancelliere Olaf Scholz all’inizio di questo mese. Se il governo di Scholz, ora di minoranza, perdesse un voto di fiducia a metà dicembre, il paese si dirigerebbe verso elezioni anticipate.

 

Dopo le elezioni parlamentari del 2021, in cui ha ottenuto oltre il 10% dei voti, l’AfD è diventata la quinta fazione più numerosa nel Bundestag.

 

Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa una coalizione di partiti di sinistra aveva detto di voler presentare al Parlamento tedesco una mozione per mettere al bando AfD.

 

Nelle recenti elezioni negli stati di Sassonia e Turingia, l’AfD ha demolito la coalizione di sinistra al potere. In Turingia, ha ottenuto i voti del 37% dei 18-24enni. La crescita del partito ha portato anche a fenomeni di cannibalismo elettorale fra i partiti della coalizione, con la sparizione totale dei Verdi dal Parlamento del land del Brandeburgo.

 

Come riportato da Renovatio 21, Verdi e democristiani avevano segnalato la volontà di bandire l’AfD ancora mesi fa, quando era emerso che era divenuto il secondo partito del Paese e il primo della parte orientale. Nell’ultimo episodio di trasformismo compromissorio democristiano, la CDU si è dichiarata pronta ad allearsi con il partito ecologista per fermare l’avanzata di AfD e del nuovo partito populista di sinistra anti-guerra ed antri immigrati di Sahra Wagenknecht il BSW.

 

Negli scorsi mesi il Bundesamt für Verfassungschutz (BfV) – il servizio di sicurezza interno, che secondo il nome dovrebbe difendere la Costituzione – mette sotto osservazione il partito: ad aprile 2023 era emerso che i servizi avevano etichettato l’organizzazione giovanile AfD come «estrema destra» in modo da poter sorvegliarne i membri. Pochi mesi fa il BfV aveva reiterato la classificazione di AfD come «estremista».

 

In Turingia, land ora dominato da AfD, il ministro dell’interno Georg Maier nel 2022 voleva confiscare le armi regolarmente detenute ai membri di Alternative fuer Deutschland.

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Negli scorsi mesi il leader AfD Tino Chrupalla è stato assaltato e punto con una misteriosa siringa. Poco prima, aveva rivelato di essere stato debancarizzato: Postbank, una divisione bancaria al dettaglio del grande istituto finanziario Deutsche Bank, avrebbe chiuso il suo conto perché membro dell’AfD, ha lamentato il politico. Altri membri del partito hanno subìto la chiusura del conto corrente da parte delle banche.

 

Ad agosto la deputata AfD Beatrix von Storch è stata attaccato da un uomo che l’ha imbrattata di escrementi di cane durante un evento nel land della Renania-Palatinato. La Von Stoch è la deputata che tenne un notevole il discorso al Bundestaggo lo scorso 27 aprile in cui sferrava un feroce attacco contro i grandi interessi finanziari dietro i Verdi tedeschi spiegando le dinamiche occulte di tale «piovra verde».

 

AfD è in pratica l’unico partito tedesco che in Europa si è espresso contro la follia COVID per bocca dell’eurodeputata Christine Anderson.

 

A marzo il Bundestag ha respinto istericamente la mozione parlamentare dell’AfD per il comitato investigativo sull’attentato al gasdotto Nord Stream. AfD aveva semplicemente detto che l’accusa che gli USA fossero dietro l’attacco terroristico contenuta nello scoop di Seymour Hersh andrebbe discussa.

 

Il leader Tino Chrupalla ha annunciato in un comizio che il suo partito, una volta al potere, non subirà una melonisierung, una «melonizzazione», alludendo alla trasformazione della premier italiana in moderata, specie in tema di immigrazione.

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Immagine di Márcio Cabral de Moura via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

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Politica

Esponente del partito AfD insiste sul fatto che la Germania dovrebbe uscire dalla NATO

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Jörg Urban, presidente dell’AfD della Sassonia e capogruppo del partito nel parlamento della Sassonia, ha sollevato dettagliatamente la possibilità che la Germania lasci la NATO, in un discorso del 12 dicembre.   In risposta alle dichiarazioni bellicose del Segretario Generale della NATO Mark Rutte, Urban ha scritto sul suo canale Telegram: «L’obiettivo dichiarato dell’adesione della Germania alla NATO è proteggere il nostro Paese. Ma in realtà, sta diventando sempre più un rischio per la sicurezza dell’Europa».   Se posture come quella Rutte continueranno a dettare il passo ai governi europei, è solo questione di tempo prima che venga richiesta una «difesa avanzata» contro la Russia.   Il leader del partito della Sassonia chiede quindi una Germania neutrale e libera da alleanze, seguendo l’esempio delle vicine Austria e Svizzera.   Come riportato da Renovatio 21, i delegati AfD l’anno passato respinsero a larga maggioranza una mozione che condannava Putin.   AfD chiede inoltre l’uscita della Germania dall’UE.

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L’Ucraina vuole che l’Occidente paghi le elezioni

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Kiev è disposta a indire elezioni, ma soltanto a patto che vengano soddisfatte diverse condizioni, tra cui il finanziamento occidentale del processo elettorale, ha dichiarato Mikhail Podoliak, consigliere di alto livello del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.

 

Il mandato presidenziale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma egli ha sempre rifiutato di convocare le urne, appellandosi alla legge marziale in vigore. All’inizio della settimana, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che Kiev non dovrebbe più utilizzare il conflitto in corso come pretesto per rinviare il voto.

 

Mosca ha ripetutamente sostenuto che Zelens’kyj ha «perso la sua legittimità», rendendo così giuridicamente discutibile qualsiasi accordo di pace firmato con lui.

 

Lo Zelens’kyj ha dichiarato di non voler «aggrapparsi al potere» e, in settimana, si è detto pronto a indire elezioni, purché Stati Uniti e Paesi europei forniscano «garanzie di sicurezza» durante lo svolgimento delle votazioni.

 

Podoliak ha precisato la posizione venerdì su X, spiegando che Zelensky ha invitato il parlamento a predisporre emendamenti alla Costituzione e alle leggi elettorali. Il consigliere ha tuttavia elencato tre condizioni indispensabili perché il voto possa avere luogo.

 

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«Nessun missile o drone deve sorvolare il Paese durante le votazioni. L’unica strada realistica è un cessate il fuoco», ha scritto Podoliak, aggiungendo che i militari al fronte e gli abitanti delle zone di prima linea devono poter «votare ed essere candidati». Ha poi sottolineato che «milioni di sfollati» rendono l’operazione «complessa e costosa».

 

«Questo onere non può gravare solo sull’Ucraina», ha proseguito il collaboratore dello Zelens’kyj, precisando che Kiev sarebbe «pronta» a procedere solo con finanziamenti esterni e il rispetto delle altre due condizioni.

 

Non si tratta della prima volta che l’Ucraina chiede danari occidentali pure per il voto.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa, tra i tanti rinvii citanti la legge marziale, Kiev aveva annunciato che le elezioni le avrebbe tenute qualora le avesse pagate l’Europa.

 

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Politica

Brigitta Macron contro le femministe: «stupide stronze»

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La moglie del presidente francese Emmanuel Macron, Brigitte, ha provocato un’ondata di indignazione dopo aver definito le manifestanti femministe «salles connes», cioè «stupide stronze».   All’inizio di questa settimana è emerso un video (poi cancellato) in cui la first lady francese, domenica scorsa, chiacchierava in privato nel backstage con l’attore e comico ebreo sefardita Ary Abittan, in passato accusato di stupro. L’artista 51enne era in tournée per la prima volta dopo che i giudici istruttori avevano archiviato il caso per mancanza di prove.   La sera precedente, il collettivo femminista Nous Toutes («Tutte noi») aveva fatto irruzione nel suo spettacolo di cabaret: alcune attiviste, con maschere raffiguranti il volto dell’attore e la scritta «stupratore», si erano alzate in mezzo al pubblico gridando «Abittan stupratore» prima di essere accompagnate fuori.   Nel video trapelato, Abittan scherza sul fatto di sentirsi ancora nervoso, probabilmente temendo il ritorno delle manifestanti. Si sente chiaramente Brigitte Macron rispondere in tono scherzoso: «Se ci sono delle stupide stronze, le cacceremo via».   Martedì un portavoce dell’Eliseo ha spiegato che la first lady stava solo cercando di tranquillizzare l’attore e che il suo commento era diretto unicamente ai metodi radicali usati per interrompere lo spettacolo.

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Nonostante la precisazione, le reazioni sono state immediate e trasversali: politici di tutti gli schieramenti, attivisti e personalità del mondo del cinema hanno condannato le parole.   La segretaria nazionale dei Verdi, Marine Tondelier, le ha definite «estremamente gravi»; la senatrice LR Agnès Evren le ha giudicate «profondamente sessiste». Persino l’ex presidente François Hollande ha criticato la scelta lessicale della first lady. L’attrice Judith Godrèche, divenuta simbolo della lotta contro le violenze sessuali nel cinema francese dopo aver denunciato abusi subiti da minorenne, ha chiesto la fine di questi comportamenti nel settore culturale e ha pubblicato un breve messaggio su Instagram contro le dichiarazioni di Brigitte Macron. Il collettivo Nous Toutes ha poi trasformato la frase in un hashtag virale sui social.   Brigitta Macron era già finita al centro dell’attenzione nei mesi scorsi per una lunga vicenda giudiziaria legata alle teorie complottiste che la descrivono come transgender. Una sentenza di quest’anno ha condannato e multato le due donne che avevano diffuso la falsa notizia, riaccendendo il dibattito sulle molestie online contro le figure pubbliche.   Il caso aveva avuto risonanza internazionale dopo che la commentatrice americana Candace Owens ne aveva ripreso le accuse, per poi dichiarare che i Macron avessero ordinato il suo assassinio.   Come riportato da Renovatio 21, Macron aveva chiesto personalmente a Trump di intercedere con la Owens per farla smettere di parlare dell’incredibile teoria per cui la Brigitta sarebbe nata uomo.  

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Immagine di Mélanie Praquin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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