Spirito
Messaggio di mons. Viganò per il funerale di mons. Williamson
Renovatio 21 pubblica il messaggio dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò per le esequie di monsignor Williamson celebratesi a Canterbury nelle scorse ore.

Vita mutatur, non tollitur
Messaggio per le Esequie di Mons. Richard Nelson Williamson
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Mons. Richard Nelson Williamson
A 8 III MCMXL – Ω 29 I MMXXV
O mors, ero mors tua;
morsus tuus ero, inferne.
O morte, sarò la tua morte;
sarò il tuo colpo mortale, o inferno.
Os 13, 14
La terra di Canterbury è stata consacrata a Cristo dal sangue di San Tommaso Becket, martirizzato il 29 Dicembre del 1170 proprio nella Cattedrale oggi divenuta anglicana.
A quei tempi, l’Arcivescovo Tommaso si oppose alle Costituzioni di Clarendon, con le quali Enrico II attentava alle libertà e all’indipendenza della Chiesa Cattolica.
Egli pagò con la vita questa sua coraggiosa difesa della Chiesa, ed oggi il Santo Vescovo ci guarda dal cielo, mentre celebriamo i suffragi di un altro Vescovo, Richard Nelson Williamson, che consideriamo come testimone della Fede e della Tradizione Cattolica in tempi non meno travagliati e ostili.
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Mons. Williamson non è stato ucciso da quattro sicari di Enrico II. Non ha sparso il suo sangue venendo colpito mentre celebrava il Santo Sacrificio all’altare della sua Cattedrale. La Cattedrale in cui avrebbe celebrato gli è stata negata da una Gerarchia oggi alleata e complice degli stessi nemici di allora, e che scomunica non i nemici del Papato, ma quanti denunciano il tradimento di un usurpatore. Anch’egli è stato tradito: non da quattro sicari, ma da chi l’ha ferito nel cuore, tradendo l’eredità dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre.
Auspico che l’esempio eroico di San Tommaso Becket e la testimonianza di martirio bianco di mons. Richard Williamson possano risvegliare in noi i sentimenti che entrambi condivisero: l’amore di Dio, anzitutto; l’amore dell’Uomo-Dio, Nostro Signore Gesù Cristo e della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana; l’amore dell’uomo per amore di Dio, dal quale sgorga lo zelo apostolico dei veri Pastori verso le pecorelle, che riconoscono in lui la voce del divino Pastore.
Questa vita terrena è un campo di battaglia, nel quale combattiamo senza esclusione di colpi contro un nemico mortale. Questo nemico è stato già vinto da Nostro Signore, sulla Croce, via regia verso la gloria eterna del Cielo. Questo intendeva il profeta Osea quando, riferendosi a Cristo, pronunciava queste parole: O mors, ero mors tua; morsus tuus ero, inferne. Dare la vita, dare tutta la vita e tutte le energie per Nostro Signore e per la Santa Chiesa, e farlo in una quotidiana crocifissione, ci permette di essere cooperatori della Redenzione. La nostra umana debolezza, quand’è posta al servizio del Vangelo, permette alla Grazia di compiere grandi cose; permette di affrontare ogni giorno, anche l’ultimo, senza rinunciare a combattere il bonum certamen e ripetere, con il Profeta: O morte, sarò la tua morte; sarò il tuo colpo mortale, o inferno.
Tempora bona veniant. Pax Christi veniat. Regnum Christi veniat.
+ Carlo Maria Viganò
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Papa Leone intervenga sull’Eucarestia a Brigitte Macron: parla un sacerdote francese
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Poligamia: il Vaticano non intende modificare il diritto canonico
Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha ribadito che attualmente non esiste alcun piano per modificare il diritto canonico relativo alle unioni poligame, molto comuni nell’Africa subsahariana. Questa dichiarazione del Cardinale Victor Manuel Fernandez, Prefetto del DDF, arriva dopo una nota dottrinale sulla monogamia come fondamento del matrimonio cristiano.
I vescovi africani potrebbero essere delusi, poiché avevano chiesto una modifica del diritto canonico per scoraggiare ulteriormente la piaga della poligamia, profondamente radicata nelle tradizioni africane. Commentando la nota di Una Caro del 25 novembre 2025, il Cardinale Fernandez ha sottolineato che il nuovo testo non intendeva «condannare esplicitamente la poligamia», ma piuttosto «promuovere la monogamia come ideale evangelico», limitandone significativamente la portata.
Ciò è ancora più significativo se si considera che il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede si è affrettato a sottolineare che l’iniziativa rispondeva principalmente alle ripetute richieste dei vescovi africani, espresse durante le visite ad limina e al Sinodo sulla sinodalità. In Africa, questi prelati affrontano importanti sfide pastorali in regioni in cui la poligamia colpisce fino al 24% dei cristiani in Burkina Faso, secondo i dati del Pew Research Center.
In una lunga nota a piè di pagina, Una Caro affronta le tradizioni africane a livello giuridico, dove la prima moglie svolge spesso un ruolo centrale nei riti funebri e nell’educazione dei figli di altre unioni. «Studi sulle culture africane mostrano che diverse tradizioni attribuiscono particolare importanza al primo matrimonio», si legge.
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Tuttavia, il cardinale Fernandez insiste sul fatto che questa menzione non implica, a suo avviso, una revisione del canone 1148, che consente a un uomo poligamo convertito al cattolicesimo di scegliere una delle sue mogli per convalidare un matrimonio cristiano, con preferenza per la prima.
I vescovi africani, riuniti nell’ambito del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM), avevano tuttavia criticato questa flessibilità canonica, in particolare in un documento dell’agosto 2025 intitolato «Le sfide pastorali della poligamia». In esso, denunciavano casi in cui gli uomini «mettono da parte» la loro prima moglie per sceglierne una più giovane, causando sia scandalo che ingiustizia all’interno delle loro comunità.
Il prefetto della DDF ha riconosciuto queste «situazioni violente» nei villaggi isolati, dove le donne abbandonate rischiano la miseria o la morte: «Dobbiamo trovare una soluzione prudente che porti gradualmente a unioni monogame», ha dichiarato al sito di informazione The Pillar, specificando al contempo che i vescovi africani devono impegnarsi in questa riflessione, senza modifiche immediate al diritto canonico. Questa posizione si inserisce in un contesto più ampio.
La poligamia è diffusa nell’Africa occidentale e centrale: in Ciad, il 21% dei cristiani vive in famiglie poligame, e in Mali il 14%. Durante il Sinodo sulla famiglia del 2014, mons. Ignatius Kaigama – ora arcivescovo di Abuja, in Nigeria – ha sottolineato che la poligamia spesso mira ad assicurare la prole, sollevando interrogativi pastorali per i convertiti. «Come possiamo aiutarli? Come possiamo condurli alla conversione?», si è chiesto.
Il documento del SECAM ha anche deplorato le pratiche falsamente pastorali di alcuni sacerdoti, come la tolleranza informale o lo status di «catecumenato permanente» per i poligami, sostenendo invece un annuncio «radicale» del Vangelo.
I vescovi africani non hanno quindi veramente prevalso e il controverso autore del documento Fiducia Supplicans (2023) sulla benedizione delle coppie irregolari si è, nella migliore delle ipotesi, impegnato ad aiutare i vescovi africani a trovare «soluzioni appropriate», senza però «isolare» i sacerdoti che esercitano il loro ministero in contesti in cui la poligamia è la norma.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Immagine screenshot da YouTube
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Corredentrice e Mediatrice: cosa chiedevano i vescovi alla vigilia del Vaticano II
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