Geopolitica
Scontri tra truppe congolesi e milizie sostenute dal Ruanda
Gli scontri tra il gruppo armato M23 e le forze della Repubblica Democratica del Congo si sono intensificati nel Nord e nel Sud Kivu all’inizio di questo mese, lasciando almeno 13 peacekeeper morti, secondo l’ONU. L’esercito del Paese ha annunciato venerdì che i combattenti dell’M23 hanno sparato al maggiore generale Peter Cirimwami Nkuba, governatore del Nord Kivu, mentre era in visita alla linea del fronte.
La Repubblica Democratica del Congo è stata afflitta da decenni di violenza, in particolare nell’est, poiché decine di gruppi armati non statali, tra cui M23, stanno combattendo le autorità locali per le risorse. I territori dell’entroterra delle regioni sono ricchi di minerali come oro, cassiterite, coltan, diamanti, tormalina, pirocloro e wolframio. I militanti hanno preso il controllo di più territorio che mai nell’ultima escalation, spingendo l’ONU ad avvertire del rischio di un conflitto regionale più ampio.
Lunedì, M23 ha annunciato di aver preso il controllo di Goma, la capitale e la città più grande della provincia del Nord Kivu, dopo ore di sparatorie. Il gruppo aveva dato alle forze congolesi una scadenza di 48 ore per consegnare le armi.
I video condivisi sui social media mostrano migliaia di persone in fuga da Goma e dalle città vicine.
#DRCongo 🇨🇩: apocalyptic scenes in #Goma as hundreds of thousands of people are forced to flee, desperate to escape from the advancing #M23 and Rwandan forces.
Many of the people have been on the run for over 30 years at this point. pic.twitter.com/rYX1jhGXjZ
— Thomas van Linge (@ThomasVLinge) January 26, 2025
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L’ONU ha affermato che circa 400.000 persone sono state sfollate nel Nord e nel Sud Kivu dall’inizio del 2025. L’organizzazione ha affermato sabato che stava trasferendo il suo personale amministrativo dalla città a causa del deterioramento della situazione della sicurezza e dell’intensificarsi delle ostilità.
Le relazioni tra il governo congolese e il Ruanda si sono deteriorate dal ritorno delle ostilità nella volatile regione orientale della Repubblica Democratica del Congo nel 2021.
Le autorità del Paese dilaniato dal conflitto hanno ripetutamente accusato il governo ruandese di armare gli insorti. Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite stima inoltre che tra 3.000 e 4.000 soldati ruandesi stiano combattendo a fianco della milizia M23 contro le forze congolesi e gli alleati locali. Il presidente ruandese Paul Kagame ha ripetutamente negato che il suo Paese sostenga il gruppo di insorti.
Il Ruanda, ora sotto il governo del vatusso Paul Kagame, è Paese che ancora oggi affronta grandi controversie, come il fatto di essere divenuta meta per l’espulsione degli immigrati in Gran Bretagna.
In un anno fa si sono registrati nel Paese agghiaccianti episodi di vaccinazione forzata nei villaggi con violenze perpetrate dalle autorità a chi si opponeva alle iniezioni COVID-19, gentilmente offerte agli africani dalle organizzazioni internazionali finanziate da Gates.
L’uomo forte di Kigali è coinvolto anche in una strana, incredibile storia di eco internazionale: il rapimento del dissidente ruandese, internazionalmente noto per il film hollywoodiano Hotel Rwanda, che raccontava il suo ruolo nel salvare molti dal genocidio hutu del 1994. I servizi di Kagame lo avrebbero attirato fuori dagli USA, doveva viveva in esilio, fingendo di essere emissari di un movimento di un altro Paese africano, per farlo poi atterrare in Ruanda dove sarebbe stato arrestato. Sul caso ci fu un pesante reportage del New York Times.
Lo stesso Kagame è stato accusato da un missionario comboniano di essere implicato nel barbaro assassinio dell’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio.
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Immagine screenshot da Twitter
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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