Immigrazione
Il primo volo per il Ruanda degli immigrati in Gran Bretagna è previsto per martedì
Il primo volo con i richiedenti asilo dovrebbe partire martedì da uno degli aeroporti di Londra per la capitale ruandese di Kigali, in linea con la sentenza dell’Alta Corte del Regno Unito, a cui in precedenza si erano opposti gli attivisti per i diritti umani.
Non è chiaro quanti richiedenti asilo ci saranno a bordo, con l’ONG Care4Calais che ha twittato che 31 migranti avrebbero dovuto essere espulsi, ma che a 23 di loro sarebbero stati cancellati i biglietti.
I presunti otto, che dovrebbero essere inviati a Kigali martedì, includono albanesi, iracheni, iraniani e un siriano, secondo Care4Calais.
La BBC ha citato un portavoce del governo del Regno Unito che ha ammesso che ci si aspettava tre ultime sfide legali prima del volo, ma che Downing Street «non sarà dissuasa» dall’avviare il processo di espulsione dei richiedenti asilo in Ruanda.
I leader della Chiesa d’Inghilterra, incluso il religioso più anziano, l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, hanno nel frattempo criticato il piano del governo definendolo una «politica immorale che fa vergognare la Gran Bretagna».
Secondo il primo ministro britannico Boris Johnson, tale sorprendente politica di rilocazione africana è necessaria per fermare un’ondata di migranti che attraversano la Manica dalla Francia, ha dichiarato il Johnson lunedì a LBC Radio.
«È molto importante che le bande criminali che mettono a rischio la vita delle persone nella Manica capiscano che il loro modello di business sarà distrutto. Stanno vendendo persone falsamente, attirandole in qualcosa di estremamente rischioso e criminale», ha detto l’inquilino di Downing Street.
Il 14 aprile, il ministro dell’Interno britannico Priti Patel e il ministro ruandese degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Vincent Birut avevano firmato un patto bilaterale in materia di asilo che concedeva un acconto iniziale di 120 milioni di sterline (157 milioni di dollari) al governo ruandese, riporta Sputnik.
In base all’accordo, i migranti adulti arrivati illegalmente nel Regno Unito in cerca di rifugio da gennaio potrebbero ricevere un biglietto di sola andata per il reinsediamento in Ruanda.
Secondo l’accordo, dopo che le richieste di asilo sono state esaminate da Londra entro un periodo di tre mesi, coloro che hanno avuto successo avrebbero la possibilità di rimanere nel paese dell’Africa orientale per almeno cinque anni, se lo desiderano.
L’accordo prevede che le persone ricollocate in Ruanda «riceveranno sostegno, inclusi fino a cinque anni di istruzione, formazione professionale e professionale, nonché integrazione, alloggio e assistenza sanitaria, in modo che possano reinsediarsi e prosperare».
L’accordo è stato siglato in sincronia con il cosiddetto «Nuovo Piano per l’Immigrazione» del governo britannico, che mira ad arginare l’escalation della crisi dei migranti in Gran Bretagna. Finora quest’anno, almeno 10.000 migranti hanno attraversato la Manica verso il Regno Unito, secondo l’analisi dei dati del governo dell’agenzia di stampa AP.
Le autorità non escludono che quest’anno potrebbero verificarsi un record di 60.000 persone trafficate in Gran Bretagna via mare. «L’anno scorso, oltre 28.500 migranti hanno attraversato la Manica per raggiungere il Regno Unito, rispetto agli oltre 8.400 del 2020» scrive Sputnik.
Immigrazione
Gli stranieri sono responsabili del 77% dei casi di stupro risolti a Parigi nel 2023
Dati riportati dal quartier generale della polizia di Parigi, hanno rivelato che il 77% dei casi di stupro risolti nella capitale nel 2023 sono stati commessi da persone che non possiedono passaporti francesi, con la maggior parte dei crimini sessuali avvenuti all’interno e nei dintorni di aree turistiche come il Campo di Marte. Lo riporta il sito European Conservative.
L’emittente francese Europe 1, che ha visto il rapporto del quartier generale della polizia di Parigi, ha rivelato che nella capitale sono stati registrati 97 stupri nel 2023, una cifra in aumento del 2% rispetto a quelli del 2022. Prima dell’anno scorso, il numero era rimasto relativamente stabile dal 2018. Dei casi totali registrati, 30 sono stati risolti con l’arresto di 36 autori.
Secondo il rapporto, oltre al fatto che la stragrande maggioranza degli autori dei reati non erano francesi, la maggior parte erano tossicodipendenti, senzatetto e disoccupati. Venti erano già noti alla polizia, di cui quattro per atti di violenza sessuale.
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Grégory Joron, segretario generale dell’Unité SGP Police-Force Ouvrière, uno dei più grandi sindacati di polizia francesi, si è lamentato dei risultati del rapporto.
«Si tratta ancora di uno stupro ogni tre giorni a Parigi… Ciò solleva una vera questione poiché è stabile dal 2018 circa e, nel complesso, possiamo vedere che è un fenomeno che non riusciamo a estinguere».
Per il capo del sindacato, i risultati del rapporto sono particolarmente preoccupanti alla luce dei prossimi Giochi Olimpici, dove si prevede che Parigi accoglierà – e manterrà la sicurezza e l’incolumità – circa 15 milioni di visitatori.
«Dovrebbero essere luoghi con lo 0% di delinquenza perché aspettiamo di accogliere milioni di turisti per le Olimpiadi, ma per il momento sono ancora luoghi dove purtroppo abbiamo ancora molti problemi tra le mani. Dopo un certo tempo, di notte, purtroppo esiste ancora il rischio che una donna cammini da sola per tornare da una festa o anche dal lavoro».
La notizia del rapporto dal quartier generale della polizia di Parigi arriva pochi giorni dopo che il ministro federale degli Interni tedesco Nancy Faeser ha presentato il rapporto annuale sulle statistiche sulla criminalità dell’Ufficio federale della polizia criminale (BKA), che dipingeva un quadro simile della situazione in Germania.
Come i dati di Parigi, anche i numeri nazionali tedeschi hanno rivelato che i titolari di passaporti stranieri erano massicciamente sovrarappresentati tra i sospettati di violenza sessuale a livello nazionale. La tendenza è stata registrata negli ultimi anni anche in Svizzera, Finlandia, Danimarca e altrove in tutta Europa.
Per Parigi si tratta di una situazione delicata, perché si avrà tra pochi mesi l’avvio delle Olimpiadi 2024 nella capitale francese.
L’Eliseo sta correndo ai ripari come può: non solo chiedendo, con Macron, una bizzarra «tregua» ai conflitti mondiali in occasione dei Giochi (lui che ha ripetuto la possibilità di truppe NATO in Ucraina!), ma anche con grandi operazioni di rilocazione che prevedono lo spostamento degli immigrati nei paesi di campagna.
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Come riportato da Renovatio 21, un anno fa i dati pubblicati indicavano che il 70% di tutte le rapine violente a Parigi perpetrate da stranieri.
Erano immigrati i protagonisti di violenze di alto profilo come l’attacco ad una poliziotta parigina ripreso da un video poi divenuto virale, gli accoltellamenti alla Gare de Lyon, l’assalto ad un teatro di Hauts-de-Seine con furti e ulteriori accoltellamenti. Senza contare episodi che hanno sconvolto la Francia come quello dell’insegnante Samuel Paty, decapitato nel 2020 da uno studente islamico.
Tuttavia, questi episodi non sono nulla rispetto alle rivolte etniche della scorsa estate – dette delle banlieues, ma qui la periferia c’entra meno che la questione etno-religiosa – che hanno dimostrato quanto la società francese sia di fatto divenuta fragile, sottoposta al ricatto continuo delle masse immigrate.
Come riportato da Renovatio 21, la possibilità di un grande evento sportivo di essere totalmente rovinato dalle orde extracomunitarie si era materializzata nel caso della finale di Champions League Liverpool-Real Madrid nel 2021, quando serque di immigrati stazionanti fuori dallo stadio di Saint Denis crearono disordini e molestarono senza requie i tifosi lidpuliani.
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Immagine di Katerina Athanasaki via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 2.0 Generic
Immigrazione
Belgio, boom del voto musulmano a Bruxelles
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Immigrazione
La bandiera pakistana sventola sull’Abbazia di Westminster
Una bandiera nazionale Pakistana è stata issata sopra l’Abbazia di Westiminster, il più importante luogo di culto già cattolico e poi anglicano di Londra, in pratica uno dei segni più alti del Cristianesimo in terra anglica.
La bandiera con la luna musulmana era lì in riconoscimento del Pakistan Day, una festa nazionale che commemora l’approvazione della risoluzione di Lahore, in base alla quale il 23 marzo 1940 fu approvata una nazione separata per i musulmani dell’impero indiano britannico richiesta dalla Lega musulmana, e l’adozione della prima Costituzione del Pakistan il 23 marzo 1956, rendendo il Pakistan la prima Repubblica Islamica del mondo.
🇵🇰 The Pakistani flag is being flown from Westminster Abbey, Britain’s most important Anglican Church. Chilling. pic.twitter.com/4A5dNVYpl6
— Ben Kew (@ben_kew) March 26, 2024
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La separazione di India e Pakistan a seguito della dipartita dei britannici – la cosiddetta Partition – causò almeno un milione di morti e un numero tra i 10 e 20 milioni di profughi, nonché tensioni geopolitiche mai risolte che ora possono sfociare in un confronto tra due potenze atomiche.
All’interno dell’Abbazia si è tenuto un evento di preghiera, a cui hanno partecipato funzionari dell’Alto Commissariato pakistano. Il problema, come alcuni hanno sottolineato, è che il Pakistan ha ancora leggi brutali sulla blasfemia e una storia di persecuzione dei cristiani.
I filmati dell’accaduto hanno scioccato molti utenti della rete. Molti cittadini inglesi si sono inoltre chiesti come mai l’Union Jack, la bandiera nazionale del Regno Unito, non fosse in alcun modo visibile. In pratica, la bandiera britannica pareva essere stata, letteralmente, sostituita…
Westminster Abbey @wabbey marks Pakistan Day with Special Service.
Pakistan's flag hoisted on the rooftop of Westminster Abbey.
As per tradition, the Westminster Abbey organized a Special Evensong to mark the Pakistan Day.
Special prayers were offered for the progress and… pic.twitter.com/5Do5XYvbGw
— Pakistan High Commission London (@PakistaninUK) March 22, 2024
L’attuale sindaco di Londra Sadiq Kham è di origine pakistana: la sua famiglia è di sunniti Muhajir, ossia di musulmani indiani emigrati in Pakistan dopo la partition. I nonni del Khan emigrarono da Lucknow dall’India britannica al Pakistan nel 1947. Suo padre Amanullah e sua madre Sehrun arrivarono a Londra dal Pakistan nel 1968. La famiglia ha continuato ad inviare denaro ai parenti in Pakistan, «perché siamo fortunati ad essere in questo Paese».
Nel 2018, a Khan è stato conferito Sitara-e-Pakistan – il più alto encomio della Repubblica Islamica del Pakistan – per i suoi servizi ad Islamabad dal presidente pakistano Mamnoon Hussain.
Durante la pandemia, il Khan istituì uno dei lockdown più duri del mondo, imprigionando di fatto l’intera popolazione della megalopoli inglese. Nel luglio 2021, il sindaco pakistano ha mantenuto l’obbligo della mascherina sui trasporti londinesi, nonostante il governo abbia rimosso l’obbligo a livello nazionale, citando il rischio di trasmissione del virus.
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Immagine screenshot da Twitter
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