Geopolitica
«Non abbiamo bisogno di mediatori»: Zelens’kyj contro Orban
L’Ucraina non ha bisogno di mediatori come il Primo Ministro ungherese Viktor Orban nei potenziali colloqui di pace con la Russia. Kiev intende mantenere contatti diretti con il Presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, ha affermato Volodymyr Zelens’kyj.
Orban ha proposto un cessate il fuoco di Natale tra Ucraina e Russia, descrivendolo come un ultimo disperato tentativo di mediare una risoluzione diplomatica del conflitto. Ha lanciato l’idea la scorsa settimana sia a Kiev che a Mosca, così come a Trump, con cui ha una stretta relazione, quando si sono incontrati nella tenuta di Mar-a-Lago del presidente eletto degli Stati Uniti in Florida. Zelens’kyj, tuttavia, ha respinto la proposta.
Parlando a un incontro pubblico a Leopoli martedì, Zelens’kyj ha detto: «non abbiamo bisogno di Paesi… come l’Ungheria, come il primo ministro Orban. Non funzionerà, non lo lascerò entrare, come le persone come lui».
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«Siamo un paese forte; lo abbiamo dimostrato sul campo di battaglia… Chi altro in Europa ha un esempio del genere? Nessuno. Orban ha un esercito del genere? No. Come farà a fare pressione su Putin – una battuta, un sorriso? » ha chiesto Zelens’kyj.
Il presidente ucraino inoltre affermato che si aspetta «contatti diretti» con Washington dopo l’insediamento di Trump, che mostreranno quali punti della sua «formula di pace» il nuovo presidente sostiene.
Orban ha parlato con Putin al telefono due giorni dopo il suo incontro con Trump, dopodiché il Cremlino ha annunciato la sua disponibilità a discutere una tregua per Natale e uno scambio di prigionieri su larga scala tra Mosca e Kiev. Il governo russo ha inviato le sue idee per uno scambio di prigionieri di guerra all’ambasciata ungherese a Mosca, secondo il Cremlino.
Come riportato da Renovatio 21, il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha poi rivelato che la leadership ucraina ha rifiutato una richiesta di telefonata da parte di Orban e lo ha fatto in un modo che è «del tutto senza precedenti nella diplomazia».
Orbán ha poi riconosciuto che Zelensky aveva «chiaramente respinto» la proposta di cessate il fuoco, accusando il leader ungherese di cercare di «rafforzare la sua immagine personale a scapito dell’unità» dell’UE a sostegno di Kiev.
Trump ha ripetutamente promesso di porre fine al conflitto in Ucraina entro un giorno dall’insediamento. Il presidente eletto USA ha incontrato Zelens’kyj questo mese alla riapertura della Cattedrale di Notre Dame a Parigi insieme al presidente francese Emmanuel Macron per colloqui incentrati sulla crisi ucraina. Trump, che a quanto si dice era riluttante a incontrare lo Zelens’kyj, ha detto in seguito che voleva che le ostilità finissero il prima possibile.
Mosca ha ripetutamente sottolineato di essere pronta a riprendere i negoziati, esortando Kiev ad accettare le nuove realtà «sul campo». Putin ha citato il ritiro completo di tutte le forze ucraine da tutti i territori russi come prerequisito fondamentale per i colloqui di pace.
Come riportato daRenovaatio 21, due mesi fa un consigliere omonimo di Orban ha dichiarato che il piano di Zelens’kyj è «la via più rapida per una guerra mondiale».
Il primo ministro magiaro, che da mesi chiede un cessate il fuoco e l’avvio di processi di pace venendo respinto dalla UE, ha definito il piano ucraino «più che terrificante». L’Orban ha dichiarato che la UE potrebbe fermare il conflitto ucraino in 24 ore, ma vi è una guerra per procura dell’Occidente alla Russia per impadronirsi delle sue risorse.
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Intercettazioni su Zelens’kyj uscite nel 2023 sul Washington Post indicavano prospettive di animosità preoccupanti da parte di Kiev contro Budapest. Secondo i nuovi Pentagon leaks usciti su un server di Discord, nonostante l’assicurazione pubblica che avrebbe limitato l’azione militare ai confini del suo paese nel 1991, Zelens’kyj avrebbe elaborato piani per condurre attacchi in profondità all’interno della Russia (cosa che poi è puntualmente avvenuta) per poi suggerire di «distruggere» l’industria dell’Ungheria.
Era stato riportato che in un incontro con il vice primo ministro Yulia Svridenko a febbraio, Zelensky avrebbe suggerito all’Ucraina di «far saltare in aria» l’oleodotto Druzhba («amicizia», in russo), che trasporta il petrolio russo in Ungheria. Secondo i documenti citati dal quotidiano di Washington, lo Zelens’kyj avrebbe detto che «l’Ucraina dovrebbe semplicemente far saltare in aria l’oleodotto e distruggere… l’industria ungherese [del primo ministro] Viktor Orban, che si basa pesantemente sul petrolio russo».
L’Ungheria, rammentiamo, è sia nella UE che soprattutto nella NATO. Un attacco a Budapest farebbe scattare l’articolo 5, quindi tutti contro Kiev.
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Immagine di European People’s Party via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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