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Geopolitica

L’Occidente prevede che il conflitto in Ucraina durerà altri cinque anni

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Un numero crescente di leader occidentali avrebbe ammesso che il conflitto Russia-Ucraina potrebbe trascinarsi per altri cinque anni, bloccato in uno «stallo» che nessuna delle due parti è in grado di mandare in frantumi.

 

La crisi ha già messo a dura prova la capacità militare dell’Occidente nel contesto delle lotte per produrre abbastanza proiettili di artiglieria, dice la rivista, e la guerra tra Israele e Hamas crea ulteriore stress.

 

«Col passare del tempo, ci saranno dei compromessi poiché alcuni sistemi chiave verranno dirottati verso Israele», ha scritto il mese scorso Mark Cancian, consulente senior presso il Center for Strategic and International Studies di Washington. «Alcuni sistemi di cui l’Ucraina ha bisogno per la sua controffensiva potrebbero non essere disponibili nei numeri che l’Ucraina vorrebbe».

 

Come riportato da Renovatio 21, il generale più importante dell’Ucraina, Valery Zaluzhny, aveva dichiarato all’Economist all’inizio di questo mese che il conflitto con la Russia aveva raggiunto una fase di stallo. Sebbene i funzionari dell’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden fossero turbati dal candore di Zaluzhny, erano d’accordo con la sua valutazione, ha riferito la settimana scorsa il New York Times.

 

Anche l’ex consigliere di Zelens’kyj Oleksiy Arestovych ha affermato in una intervista a El Mundo che lo Zelens’kyj sarebbe ora in «conflitto» con la gerarchia militare ucraina.

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La crisi ucraina ha rivelato quanto siano «scarse» le armerie occidentali, ha affermato l’Economist. Anche se gli Stati Uniti aumenteranno la produzione di proiettili di artiglieria da 155 mm, la loro produzione nel 2025 sarà inferiore a quella della Russia nel 2024, aggiunge la rivista. Se i conflitti sovrapposti in Ucraina e Israele si protraessero, Washington e i suoi alleati avrebbero difficoltà a far fronte a un’altra crisi.

 

«Se la guerra in Ucraina resta una piaga aperta in Europa e il Medio Oriente resta in fiamme, l’Occidente dovrà lottare duramente se dovesse scoppiare un’altra grave crisi», ha avvertito il giornale. «Un rischio è che gli avversari sfruttino semplicemente il caos altrove per i propri fini. Se l’America fosse impantanata in una guerra nel Pacifico, ad esempio, l’Iran si sentirebbe sicuramente più fiducioso di farla franca con una corsa alle armi nucleari».

 

La rivista ha definito la situazione un «nuovo disordine mondiale» e ha suggerito come Russia e Cina vedano «opportunità» nelle crescenti minacce.

 

«Ancora più preoccupante è la prospettiva di una collusione attiva. I pianificatori militari europei danno peso alla possibilità che la Russia possa condurre manovre minacciose durante una crisi su Taiwan per distogliere l’attenzione americana e vincolare i suoi alleati, impedendo loro di dare una mano in Asia».

 

In epoche passate si sono verificate concentrazioni di crisi, ha affermato l’Economist, «ma l’America e i suoi alleati non possono intervenire così facilmente o a buon mercato come facevano una volta». Secondo la rivista inglese, ciò è in parte dovuto al fatto che la crisi ucraina ha «cementato» la partnership tra Russia e Cina, e i due Paesi stanno lavorando più strettamente insieme.

 

Come riportato da Renovatio 21, in un recente articolo per la stampa il capo dei servizi militari Kyrylo Budanov ha scritto che, come per il caso storico di Russia e Giappone dopo il 1945, un trattato di pace tra Kiev e Mosca potrebbe non essere mai firmato.

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Geopolitica

Gli assistenti di Trump «si sono sentiti traditi» da Israele

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I principali negoziatori del presidente statunitense Donald Trump per i colloqui di pace a Gaza hanno espresso un senso di «tradimento» dopo che Israele ha compiuto un attacco aereo sul Qatar, mentre erano in corso i tentativi di mediazione guidati dagli Stati Uniti.   Jared Kushner, genero di Trump, e Steve Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente, erano figure centrali del «consorzio negoziale» del presidente, impegnato a finalizzare una tregua e uno scambio di ostaggi. Avevano partecipato ai colloqui in Egitto all’inizio di ottobre, poche settimane dopo che Israele aveva colpito Doha, causando diverse vittime e rischiando di compromettere il processo.   In un’intervista trasmessa venerdì dalla CBS, Witkoff ha rivelato di aver saputo dell’attacco la mattina successiva. «Penso che sia io che Jared ci siamo sentiti, credo, un po’ traditi», ha detto al conduttore. «Ha avuto un effetto a catena, perché i qatarioti erano essenziali per i negoziati, insieme a egiziani e turchi. Abbiamo perso la loro fiducia, e Hamas si è ritirato nell’ombra, rendendo molto difficile contattarli».   Il Qatar, alleato degli Stati Uniti e mediatore storico per il cessate il fuoco a Gaza, ha accusato Israele di «terrorismo di Stato» dopo l’attacco.

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Trump, che ha espresso solidarietà a Doha, ha successivamente chiarito che l’attacco era stato deciso esclusivamente dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e che la Casa Bianca ne era stata informata troppo tardi per intervenire.   Alla domanda sulla reazione di Trump, Kushner ha dichiarato che il presidente riteneva che Israele stesse «agendo in modo un po’ fuori controllo». «Era il momento di essere fermi e fermarli dal fare cose che, secondo lui, non erano nel loro interesse a lungo termine», ha aggiunto.   L’attacco a un quartiere residenziale di Doha, mirato a esponenti di Hamas coinvolti nei negoziati, ha causato sei morti, tra cui un agente di sicurezza qatariota, senza però colpire la delegazione negoziale né i leader del gruppo. Netanyahu si è poi scusato con il Qatar, esprimendo «profondo rammarico» per le vittime accidentali.   L’accordo di cessate il fuoco, firmato a Sharm el-Sheikh da Trump e dai mediatori di Egitto, Qatar e Turchia, prevedeva il ritiro di Israele da alcune aree di Gaza e la liberazione di 20 ostaggi israeliani in cambio di 2.000 prigionieri palestinesi.   Come riportato da Renovatio 21, Witkoff e Kushner erano sul palco della manifestazione pubblica per la liberazione degli ostaggi quando la folla ha fischiato il nome di Netanyahu epperò inneggiando a Donald Trump.

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Geopolitica

Tregua già finita: Israele attacca Gaza

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Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno annunciato domenica di aver effettuato attacchi su vasta scala contro obiettivi di Hamas a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza, in risposta a presunte violazioni del cessate il fuoco concordato all’inizio del mese.

 

Secondo le IDF, domenica i militanti hanno lanciato un missile anticarro e aperto il fuoco contro le truppe impegnate a smantellare «infrastrutture terroristiche» nella zona, nel rispetto dell’accordo di tregua. Le forze israeliane hanno reagito con numerosi raid aerei su quelli che hanno definito obiettivi terroristici.

 

«Le IDF hanno avviato attacchi nell’area per neutralizzare la minaccia e distruggere tunnel e strutture militari usate per attività terroristiche», ha dichiarato l’esercito in un comunicato. È stato inoltre riferito che venerdì e sabato si sono verificati diversi attacchi da parte di presunti membri di Hamas. «Queste azioni terroristiche rappresentano una chiara violazione del cessate il fuoco, e le IDF risponderanno con decisione», ha aggiunto l’esercito.

 

Una fonte militare citata dal Times of Israel ha riferito che finora sono stati colpiti oltre 20 obiettivi a seguito dell’attacco di domenica mattina a Rafah.

 


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Informato della situazione, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alle IDF di «agire con fermezza contro gli obiettivi terroristici nella Striscia di Gaza», secondo una nota del suo ufficio.

 

Il ministro della Difesa Israel Katz ha dichiarato che «Hamas pagherà a caro prezzo per aver violato il cessate il fuoco e attaccato i nostri soldati, e se il messaggio non sarà chiaro, intensificheremo le nostre risposte». Una fonte militare ha confermato che più di 20 obiettivi sono stati colpiti a Rafah dall’attacco di domenica mattina.

 

L’ala militare di Hamas ha negato ogni coinvolgimento nell’incidente di Rafah, dichiarando sui social media di aver interrotto i contatti con le fazioni locali dallo scorso marzo. «Non abbiamo informazioni su scontri a Rafah, che è sotto il controllo dell’occupazione israeliana», ha affermato il gruppo. Inoltre, Izzat al-Risheq, alto funzionario di Hamas, ha ribadito l’impegno del gruppo per il cessate il fuoco, accusando Israele di violarlo e di «cercare pretesti per i suoi crimini».

 

Il ministero della Salute di Gaza ha riferito che gli attacchi israeliani hanno causato almeno otto morti nelle ultime 24 ore.

 

All’inizio di ottobre, Israele e Hamas avevano raggiunto una tregua provvisoria nell’ambito dell’iniziativa di pace in 20 punti promossa dal presidente statunitense Donald Trump. La prima fase prevedeva la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani entro 72 ore in cambio di prigionieri palestinesi.

 

Questa settimana, Hamas ha rilasciato gli ultimi 20 prigionieri sopravvissuti e consegnato i resti di altri 12, ma ha denunciato difficoltà nel recupero di tutti i corpi a causa delle distruzioni a Gaza e del controllo israeliano su alcune aree. Gerusalemme Ovest, tuttavia, ha accusato Hamas di non aver restituito i resti di altri 16 ostaggi, mentre entrambe le parti si scambiano accuse di violazione della tregua.

 

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Geopolitica

I politici europei «ignorati da babbo Trump»: parla un eurodeputato ungherese

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L’eurodeputato ungherese Andras Laszlo ha accusato i politici dell’UE di comportarsi «come bambini gelosi» per la scelta del presidente statunitense Donald Trump di ospitare a Budapest il prossimo vertice con il presidente russo Vladimir Putin.   Sabato, il parlamentare europeo ha utilizzato X per criticare gli avversari dell’Ungheria, intervenendo in uno scambio di battute tra Carl Bildt, copresidente del Consiglio europeo per le relazioni estere, e il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski.   «Non c’è dubbio che il primo ministro Viktor Orban sia felice di ospitare un summit USA-Russia a Budapest. Il suo partito è in calo nei sondaggi in vista delle elezioni dell’inizio del prossimo anno e soffre per la reputazione dell’Ungheria come il Paese più corrotto dell’UE», ha scritto il Bildt.   «E il più povero», ha aggiunto il Sikorski, commentando il post di Bildt. Non è chiaro su quali basi Sikorski abbia espresso tale giudizio, considerando che Polonia e Ungheria hanno un PIL pro capite simile, con la prima solo marginalmente superiore.  

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Laszlo ha attribuito le critiche dei politici europei alla «gelosia» per l’attenzione mancata da parte di Trump, definendo «triste» il confronto tra Bildt e Sikorski. «I politici europei si comportano come bambini gelosi, trascurati da papà Trump. Non si rendono conto di quanto si stiano rendendo ridicoli davanti al mondo», ha commentato.   Il vertice a Budapest tra Trump e Putin è stato annunciato giovedì dal presidente americano, dopo una telefonata tra i due leader. Trump ha descritto la chiamata come «molto produttiva», sottolineando che «sono stati fatti grandi progressi».   Mosca ha confermato l’organizzazione dell’incontro, dichiarando che i preparativi inizieranno «senza ritardi». Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha annunciato venerdì che Budapest sta collaborando con entrambe le parti e che i preparativi per l’evento «procedono a pieno ritmo».  

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