Economia
Goldman Sachs prevede un imminente aumento del prezzo del petrolio
Il petrolio tornerà a superare i 100 dollari al barile quest’anno, mentre la diminuzione della produzione globale e il calo della produzione in Russia a causa delle sanzioni occidentali potrebbero portare a problemi di approvvigionamento nel 2024. Lo sostiene la celebre banca d’investimento americana Goldman Sachs.
Secondo il principale analista di materie prime della banca di Wall Street Jeffrey Currie, che ha parlato domenica a margine di una conferenza in Arabia Saudita, le sanzioni occidentali dovrebbero innescare un crollo delle forniture di petrolio russo nello stesso momento in cui la ripresa della domanda in Cina spinge i prezzi del petrolio sopra i 100 dolllari. Il livello attuale è di circa 80 dollari, scrive il sito governativo russo RT.
«In questo momento, siamo ancora in equilibrio su un surplus perché la Cina deve ancora riprendersi completamente», ha detto Currie a Bloomberg. «Esauriremo la capacità produttiva inutilizzata? Potenzialmente entro il 2024 inizi ad avere un problema serio».
Secondo l’analista, la mancanza di investimenti nel settore, necessari per garantire la futura produzione di petrolio per soddisfare la crescente domanda, sarebbe un altro fattore che contribuisce all’aumento dei prezzi. Currie ha previsto che i produttori avrebbero sfruttato la loro capacità inutilizzata, lasciandola inferiore a quella precedente. Alla fine, ciò porterebbe a un grave squilibrio tra domanda e offerta.
«Il super ciclo delle materie prime è una sequenza di picchi di prezzo con ogni massimo più alto e ogni minimo più alto», ha detto Currie, sostenendo quindi i mercati petroliferi dovrebbero passare a un deficit di offerta rispetto alla domanda già entro maggio di quest’anno.
Facendo eco alle osservazioni di Currie, anche il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, ha avvertito dell’impatto negativo delle sanzioni occidentali contro la Russia sul mercato globale, ribadendo che l’OPEC+ rimarrà cauta nel decidere quando aumentare la produzione.
«Tutte quelle cosiddette sanzioni, embarghi, mancanza di investimenti, si trasformeranno in una cosa e una cosa sola, una mancanza di forniture energetiche di ogni tipo quando sono più necessarie», ha dichiarato il principe dell’Energia saudita.
L’anno scorso, l’OPEC ha previsto che la domanda globale di petrolio continuerà a crescere nel medio e lungo termine, anche se il mondo si sposta verso le energie rinnovabili, e che l’industria richiederà migliaia di miliardi di dollari di investimenti per soddisfare la domanda.
Come riportato da Renovatio 21, il prezzo del petrolio si impennò sette mesi fa si impennarono dopo il viaggio fallito di Joe Biden a Ryadh. L’Arabia Saudita, come significato dal ministro delle Finanze del Regno Mohammed Al-Jadaan durante il World Economic Forum di Davos tre settimane fa, sta mollando il petrodollaro, scambiando ad esempio con la Cina barili contro yuan, e ha chiesto di entrare nel gruppo dei BRICS.
Aggiungiamo la rivelazione degli specifici investimenti del miliardario saudita principe Al Walid bin Talalal, tra gli uomini più ricchi del Regno (già azionista di Twitter, e socio di Berlusconi, tra le altre cose) che pochi giorni prima della guerra), ha investito poco prima dello scoppio dell’operazione militare speciale di Putin ben mezzo miliardo di dollari in aziende russe.
Un anno fa Renovatio 21 pubblicava un articolo illuminante dell’analista strategico William F. Engdahl intitolato «Biden ha perso l’Arabia Saudita»?
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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