Arte
Ode all’equinozio
Renovatio 21 vuole pubblicare qualcosa per celebrare il giorno in cui la luce è in equilibrio sulle tenebre – oggi, equinozio di primavera.
Negli anni scorsi abbiamo pubblicato articoli sul mistero degli equinozi e la loro precessione. Quest’anno pubblichiamo i versi di Clemens Brentano (1778-1842), uno scrittore tedesco di origine italiana facente parte della corrente del Romanticismo.
Le opere del Brentano sono fortemente influenzate da leggende e costumi della Germania contadina, come la sua riproposizione della leggenda della sirena Lorelei; l’autore compilò quindi diversi volumi di fiabe locali.
Tuttavia la sua vita cambiò quando nel 1818 andò a conoscere una suora agostiniana che aveva visioni mistiche, la beata Anna Katharina Emmerick. Il poeta rimase al suo fianco per ben 6 anni, annotando le visioni della mistica in un libro chiamato Das bittere Leiden unseres Herrn Jesu Christi («L’amara Passione di Nostro Signor Gesù Cristo»). Il componimento che presentiamo, che non ha titolo, è scritto tra il 1812 e il 1814 e appare nel libro Die Gründung Prags, pubblicato per la prima volta nel 1815, del quale non sappiamo se esista traduzione in italiano.
I versi di Brentano furono portati in musica da Richard Strauss con un lieder composto nel 1918 (An die Nacht, Op. 68, No. 1)
Il Bielbog qui citato è Belobog, il «dio bianco» del paganesimo slavo, opposto al «dio nero» Chernobog, di cui Renovatio 21 ha parlato in altri frangenti. Il dio bianco qui rappresenta la luce, il giorno, che va incontro al nero della notte, e tuffa la sua lancia nella «terra ubriaca» per generare le stagioni e la vita.
«Pace celeste, circondata di stelle! (…) Tutte le nostre ferite / sanguinano dolcemente al tramonto!»
Noi così salutiamo l’equinozio dell’anno 2022.
Heilige Nacht, heilige Nacht!
Sterngeschloss’ner Himmelsfriede! Alles, was das Licht geschieden, Ist verbunden, Alle Wunden Bluten süß im Abendrot! Bjelbog’s Speer, Bjelbog’s Speer Sinkt in’s Herz der trunknen Erde, Die mit seliger Geberde Eine Rose In dem Schoße Dunkler Lüste niedertaucht! Heilige Nacht! züchtige Braut, züchtige Braut! Deine süße Schmach verhülle, Wenn des Hochzeitbechers Fülle Sich ergießet. Also fließet In die brünstige Nacht der Tag! |
Notte santa, notte santa!
Pace celeste, circondata di stelle! Tutte le cose divise dalla luce, sono uniti, Tutte le nostre ferite Sanguinano dolcemente al tramonto! La lancia di Bielbog, la lancia di Bielbog Si tuffa nel cuore della terra ubriaca, Che con un gesto di beatitudine Immerge una rosa Nel grembo materno Del desiderio oscurato! Notte Santa! Casta sposa, casta sposa! Vela la tua dolce vergogna, Quando la coppa nuziale Strabocca. E così il flusso nella notte che arde il giorno! |
Immagine di Blackteachai via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
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La nona di Beethoven trasformata nel canto banderista «Slava Ukraini»
La direttrice Keri-Lynn Wilson, moglie del direttore generale del Metropolitan Opera di Nuova York Peter Gelb, ha annunciato che la sua «Ukrainian Freedom Orchestra» eseguirà la famosa nona sinfonia di Beethoven, quella ispirata all’ode Inno alla gioia (An die Freude) del drammaturgo tedesco Friedrich Schiller. Lo riporta EIRN.
Tuttavia, secondo quanto si apprende, la Wilson starebbe sostituendo la parola «Freude» nel testo con «Slava». «Slava ukraini» o «Gloria all’Ucraina» era il famigerato canto delle coorti ucraine di Hitler guidate dal collaborazionista Stepan Bandera durante la Seconda Guerra Mondiale. Da allora è stato conservato come canto di segnalazione dalle successive generazioni di seguaci di Bandera, i cosiddetti «nazionalisti integrali», chiamati più semplicemente da alcuni neonazisti ucraini o ucronazisti.
A causa di quanto accaduto nella prima metà del secolo, in Germania non si può cantare «Heil!» in tedesco senza invocare «Heil Hitler!», né si può dichiarare ad alta voce «Slava!» in Ucraina senza invocare lo «Slava Ukraini» canto dei sanguinari collaboratori locali del Terzo Reich, in particolare il Bandera.
La Wilson, che si vanta delle sue origini ucraine via nonna materna e della sua comunità ucraina di Winnipeg, Canada (Paese, come è emerso scandalosamente con il caso Trudeau-Zelens’kyj, pieno di rifugiati ucronazisti), ha rilasciato ieri il suo comunicato stampa.
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«La decisione di cantare il grande testo di Schiller per la Nona Sinfonia di Beethoven in ucraino è stata per noi un’importante dichiarazione artistica e culturale più ampia» ha dichiarato il direttore. «Putin sta letteralmente cercando di mettere a tacere una nazione. Non saremo messi a tacere. Il nostro unico emendamento a Schiller è che invece di cantare “Freude” (Gioia) canteremo “Slava” (Gloria), dal grido della resistenza ucraina di fronte alla spietata aggressione russa, Slava Ukraini! (Gloria all’Ucraina!)».
Notiamo l’interessante inversione in corso presso la sinistra e l’establishment: la «resistenza», oggi, la fanno i nazisti…
«Mentre l’Ucraina continua la sua lotta a nome del mondo libero, ha bisogno più che mai del nostro sostegno e porteremo con orgoglio il nostro messaggio in tutta Europa e negli Stati Uniti» ha continuato la Wilsona, che ha eseguito per la prima volta la sua versione banderizzata di Beethoven il 9 nel dicembre 2022 a Leopoli con la sua Ukraine Freedom Orchestra.
Nel 2023, l’importante casa discografica della classica Deutsche Grammophon ha registrato l’esecuzione del suo primo tour europeo a Varsavia, e quest’anno vi sarà la pubblicazione, proprio nel bicentenario dell’opera di Beethoven. Vi sarà quindi una tournée quest’estate che toccherà Parigi, Varsavia, Londra, Nuova York e Washington.
Secondo quanto riporta EIRN, «si dice inoltre che il prossimo progetto della Wilson coinvolga la sostituzione della parola “agape”» (cioè, in greco, amore disinteressato, infinito, universale), termine contenuto nella lettera di San Paolo ai Corinzi (capitolo 13), «con «agon» o «eris» (cioè, contesa, lotta, conflitto)».
Se fosse vero, sarebbe un altro tassello del quadro che si sta dipanando dinanzi ai nostri occhi. Dalla gioia alla guerra. Da Cristo a Nietzsche.
Va così, perfino nella musica classica.
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Immagine screenshot da YouTube
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La Russia di Alessandro I e la disfatta di Napoleone, una lezione attuale
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Microsoft vuole bandire le donne formose dai videogiuochi?
Il colosso tecnologico statunitense Microsoft scoraggia l’utilizzo di figure femminili eccessivamente formose nei videogiochi, secondo le linee guida aggiornate pubblicate martedì dalla società.
Nell’ambito della sua iniziativa di inclusività, Microsoft ha offerto agli sviluppatori un elenco di domande da considerare mentre lavorano sui loro prodotti per verificare se stanno rafforzando eventuali stereotipi di genere negativi.
La guida, denominata «Azione per l’inclusione del prodotto: aiutare i clienti a sentirsi visti», include vari stereotipi che il gigante dei giochi ritiene sia meglio tralasciare.
Secondo la guida, i progettisti di giochi dovrebbero verificare se non stanno introducendo inutilmente barriere di genere e dovrebbero assicurarsi di creare personaggi femminili giocabili che siano uguali in abilità e capacità ai loro coetanei maschi, e dotarli di abiti e armature adatti ai compiti.
«Hanno proporzioni corporee esagerate?» chiede la linea guida.
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I personaggi femminili svolgono un ruolo significativo nell’industria dei giochi e sono diventati i preferiti dai fan nel corso degli anni. Il capostipite della genìa è sicuramente Lara Croft, protagonista della fortunata serie Tomb Raider, che iniziò a spopolare negli anni Novanta sulla piattaforma della Playstation 1.
Il personaggio aveva come caratteristica fisica incontrovertibile seni straripanti, che la grafica dell’epoca rendeva grottescamente attraverso poligoni piramidali. Secondo un meme che circola su internet, tale grafica potrebbe essere alla base dell’enigmatico, estremista design della nuova automobile di Tesla, il Cybertruckko.
tesla cybertruck is just ps1 lara croft boobs pic.twitter.com/W6BXuGzMRq
— scene celebrity (@whackkat) May 12, 2021
Di recente è emerso che esistono società di consulenza che portano le case produttrici di videogiochi a inserire elementi politicamente corretti nelle loro storie: più personaggi non-bianchi, gay, trans, più lotta agli stereotipi maschili – un vasto programma nel mondo dell’intrattenimento giovanile.
In un recente videogioco sono arrivati a dipingere una criminale parafemminista uccidere Batman.
L’incredibile sviluppo, lesivo non solo delle passioni dei fan ma propriamente del valore dell’IP (la proprietà intellettuale; i personaggi di film, fumetti e videogiochi questo sono, in termini legali ed economici) è stato letto come una dichiarazione di guerra del sentire comune, con l’esecuzione del Batmanno come chiaro emblema del patriarcato e della concezione del crimine come qualcosa da punire.
Sorveglia e punire: non l’agenda portata avanti negli USA dai procuratori distrettuali eletti con finanziamenti di George Soros, nelle cui città, oramai zombificate, ora governa il caos sanguinario e il disordine più tossico.
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