Geopolitica
Nessun accordo raggiunto a Bruxelles Riunione dei leader serbi e kosovari

Incontratisi ieri a Bruxelles, il presidente serbo Aleksandar Vucic e il primo ministro del Kosovo Albin Kurti non sono riusciti a raggiungere alcun accordo su questioni di confine e riconoscimento.
Alla fine di luglio, il tentativo del Kosovo di vietare l’uso delle targhe serbe e dei documenti d’identità dei serbi di etnia serba che vivono nella parte settentrionale del Kosovo ha fatto precipitare la situazione in un’escalation di tensioni.
A cercare di gettare acqua sul fuoco vi erano state quindi le pressioni dell’UE e della Missione internazionale della Kosovo Force a guida NATO (KFOR).
Vucic e Kurti hanno concordato di continuare a incontrarsi nei prossimi giorni, nella speranza di raggiungere un accordo sulla normalizzazione delle relazioni, ha riferito ABC News.
L’incontro di ieri è stato mediato dall’alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell e Miroslav Lajcak, rappresentante speciale dell’UE per il dialogo Belgrado-Pristina.
Prima dell’incontro, Borrell (recentemente messosi in luce per le sue posizioni istericamente antirusse) e Lajcak avevano affermato di aspettarsi che le parti fossero sufficientemente flessibili da raggiungere almeno un accordo preliminare.
Il presidente serbo Vucic invece non era ottimista, perché, ha sostenuto, le due parti sarebbero in disaccordo su quasi tutto. Tuttavia, il Vucic ha affermato di voler soprattutto «evitare ogni tipo di possibilità di escalation o conflitto».
«Serve un approccio razionale» ha dichiarato l’uomo di Belgrado secondo RT, «una soluzione di compromesso e non il desiderio di qualcuno di trovare una nuova soluzione in cui qualcuno possa ricattare la Serbia o ordina alla Serbia come comportarsi».
Kurti ha provocatoriamente annunciato di volere che il Kosovo aderisca alla NATO e ha accusato la Russia di usare la Serbia per minacciare il Kosovo.
«Le istituzioni e i cittadini del Kosovo nella situazione attuale hanno motivo di essere vigili sull’approccio distruttivo del nostro vicino settentrionale nei confronti del Kosovo e della regione in generale nell’ambito dell’agenda dannosa della Russia per l’Europa e i Balcani», ha affermato.
Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, un altro falco antirusso, è intervenuto ieri durante una conferenza stampa a Bruxelles con Vucic, per annunciare che la NATO era pronta ad aumentare la sua presenza militare in Kosovo qualora la situazione lo richiedesse.
«Ora abbiamo una missione significativa, una presenza militare in Kosovo vicina a 4.000 soldati», ha detto il danese Stoltenbergo ai giornalisti.
Come riportato da Renovatio 21, il Kosovo – un parto della politica estera profonda dei Clinton, che vi misero sopra il Segretario di Stato Albright con il suo protégé, il presidente albanese kosovaro accusato di traffico di organi Hashim Thaci – potrebbe agire da innesco per una nuova guerra europea in grado di distruggere il continente.
Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha incluso il Kosovo nella lista di «incidenti inscenati» dall’Occidente per attuare la sua geopolitica di espansione. Il viaggio annunciato in Serbia da parte di Lavrov poche settimane fa ha scatenato isteria totale da parte di Europa e NATO.
Due mesi fa il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto in faccia a Vucic che la Serbia deve riconoscere il Kosovo – che i serbi considerano invece storicamente una loro terra – oppure il Paese può scordarsi l’adesione alla UE.
Anche se vuole entrare in Europa, Belgrado è stata netta nel dire che mai aderirà alla NATO, perché ricorda i bombardamenti criminali del 1999.
Renovatio 21 ha fatto riemergere un filmato di 20 anni fa in cui il senatore del Delaware Joe Biden rivendicava di aver chiesto personalmente il bombardamento dei serbi. Il video è divenuto virale qualche settimana fa in Cina, Paese che, come ricorderà il lettore, subì il bombardamento USA dell’ambasciata di Belgrado.
Si è appreso che Joe Biden, del resto, era un grande amico del macellaio infoibatore croato Tito.
Insomma, il vecchio Joe in zona sceglie sempre il meglio.
Oggi Tito non c’è più, ad ogni modo. C’è però ancora la Cina, che ad aprile con sei massicci aerei da trasporto cinesi Y-20 dell’Esercito di Liberazione del Popolo (ELP) avrebbe consegnato alla Serbia l’FK-3, la versione da esportazione del sistema missilistico terra-aria cinese HQ-22.
Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq — War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha. An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources. Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5 — Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region” pic.twitter.com/dKHnqEHNqN — Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America». «Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me». Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE». Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio». La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».( @realDonaldTrump – Truth Social Post ) ( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )
This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW — Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF — ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

La Russia non ha intenzione di vendicarsi dei paesi occidentali che hanno interrotto i rapporti e fatto pressioni su Mosca a causa del conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Intervenendo lunedì all’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, Lavrov ha sottolineato che la Russia non intende «vendicarsi o sfogare la propria rabbia» sulle aziende che hanno deciso di sostenere i governi occidentali nel loro tentativo di sostenere Kiev e imporre sanzioni economiche a Mosca, aggiungendo che l’ostilità è generalmente «una cattiva consigliera».
«Quando i nostri ex partner occidentali torneranno in sé… non li respingeremo. Ma… terremo conto che, essendo fuggiti su ordine dei loro leader politici, si sono dimostrati inaffidabili», ha affermato il ministro.
Secondo Lavrov, qualsiasi futuro accesso al mercato dipenderà anche dalla possibilità che le aziende rappresentino un rischio per i settori vitali per l’economia e la sicurezza della Russia.
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Il ministro ha sottolineato che la Russia è aperta alla cooperazione e non ha alcuna intenzione di isolarsi. «Viviamo su un piccolo pianeta. Costruire i muri di Berlino è stato in stile occidentale… Non vogliamo costruire alcun muro», ha affermato, riferendosi al simbolo della Guerra Fredda che ha diviso la capitale tedesca dal 1961 al 1989.
«Vogliamo lavorare onestamente e se i nostri partner sono pronti a fare lo stesso sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, siamo aperti al dialogo con tutti», ha affermato, indicando il vertice in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense, Donald Trump, come esempio di impegno costruttivo.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato sabato che le aziende occidentali sarebbero state benvenute se non avessero sostenuto l’esercito ucraino e avessero rispettato gli obblighi nei confronti dello Stato e del personale russo, tra cui il pagamento degli stipendi dovuti.
Questo mese Putin ha anche respinto l’isolazionismo, sottolineando che la Russia vorrebbe evitare di chiudersi in un «guscio nazionale», poiché ciò danneggerebbe la competitività. «Non abbiamo mai respinto o espulso nessuno. Chi vuole rientrare è il benvenuto», ha aggiunto.
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