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Politica

Governo PD-M5S: una storia già scritta (a Strasburgo)

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Come è normale che sia, molti lettori non riescono a dare una spiegazione logica al fatto che il leader leghista, Matteo Salvini, abbia deciso di staccare la spina al governo proprio ad agosto e non prima, tuttalpiù – ovvero dopo le europee come più volte suggerito da Giorgetti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Conte.

Bagnai narra un dettaglio veramente interessante a spiegazione di quanto successo a Strasburgo con l’elezione della Von der Leyen con i voti del M5S

 

Non è semplice trovare una spiegazione, ma che un’aria malsana si respirasse ultimamente all’interno dell’ormai ex governo giallo-verde, ora passato a mostro a due teste spostate tutte a sinistra, è cosa nota.

 

Ci sono, tuttavia, alcuni passaggi interessanti e non banali per capire meglio quali sono state le ultime mosse del governo, in in particolare dalla parte leghista.

 

Il Senatore Alberto Bagnai, in un recente articolo postato sul suo blog ha ripreso alcune informazioni ed alcuni concetti veramente interessanti.

«Proveranno a stare un po’ insieme, componendo con sempre maggiore difficoltà le loro contraddizioni interne – il cocktail fra cultura del sospetto grillina e la cultura politica piddina è altamente instabile, prevedo sedute esilaranti – e gestendo con la consueta subalternità quelle esterne»

 

Proponendo un dialogo immaginario con l’elettore medio che ora si chiede spiegazioni, Bagnai spiega i motivi per i quali l’accordo fra PD e M5s sarebbe, prima o poi, dovuto andare in porto:

«Dice: “Ma allora perché ci avete governato insieme?” Io perché sono entrato in politica per obbedire: mi è stato ordinato di tenere in piedi questa strana coalizione, e l’ho fatto con lealtà, ben sapendo che al di là del valore e della dimensione soggettiva dei singoli colleghi, che continuo a stimare, le dinamiche oggettive del movimento in cui erano inseriti restavano quelle qui tante volte descritte, e che alla fine la saldatura fra loro e il PD, qui tante volte evocata, sarebbe comunque avvenuta. So anche che alla fine i migliori di loro verranno con noi. Ma naturalmente l’esperienza di governo ha avuto un significato che trascende la mia esperienza personale, ed è servita a fare tante cose: a cominciare a ridurre le tasse, a sburocratizzare, a difendere quanto restava del credito cooperativo, a mandare in pensione un po’ di persone che se lo meritavano, a porre sul tavolo il tema della governance di Banca d’Italia, che tante soddisfazioni ha dato ai nostri risparmiatori, a tentare di riportare un minimo di legalità e quindi di coinvolgimento del Parlamento nel negoziato con l’Europa – contro il muro di gomma dei ministri “tecnici”, ecc.»
«Ed è servita, soprattutto, a far capire agli ultimi che avevano qualche margine per capirlo – c’è anche chi non ne ha – che cosa siano PD e 5 Stelle»

 

«Il padrone gli ha promesso una ciotola di pappa, ma… arriverà!?»

«Dice: “Ma ora che succede?” Niente. Proveranno a stare un po’ insieme, componendo con sempre maggiore difficoltà le loro contraddizioni interne – il cocktail fra cultura del sospetto grillina e la cultura politica piddina è altamente instabile, prevedo sedute esilaranti – e gestendo con la consueta subalternità quelle esterne. Il padrone gli ha promesso una ciotola di pappa, ma… arriverà!? Francia e Germania hanno già deciso di non rispettare le regole, ma questo non vuol dire che non ne possano imporre il rispetto a un paese che sanno ora in mano a un’élite culturalmente subalterna, a un paese che rappresenta all’esterno le proprie divisioni interne, anziché presentarsi compatto al proprio interlocutore (vedo male un premier lettone chiedere a un premier francese consigli su come comprimere un partner di governo ingombrante…)»

 

Il professore euroscettico, indubbiamente, a prescindere dal colore politico, uno dei più lucidi e validi sul panorama italiano, narra poi un dettaglio veramente interessante a spiegazione di quanto successo a Strasburgo con l’elezione, attraverso i voti dei Renzi e dei 5 stelle – questi ultimi fondamentali, come oramai noto – di Ursula e della sua agenda LGBT ed economicamente schiavista, per spiegare la bizzarra affezione europeista insita nel movimento nato un tempo per gridare anche alla UE «Vaffanc*lo!»:

 

«D’altra parte, la scansione temporale dei fatti è stata piuttosto eloquente. La nostra strategia era stata quella di dichiarare apertura alla von der Leyen affinché i socialisti, presi dal riflesso pavloviano “Salveenee phasheesta”, non la votassero. Tutto documentabile dai nostri interna corporis, come alcuni di voi già sanno. Ma anche chi non ne avesse avuto – o non ne abbia in futuro – l’evidenza documentale, dovrà riconoscere che un minimo di alfabetizzazione politica suggeriva questa strada, che ha funzionato! Ben 75 europarlamentari di maggioranza non hanno votato la von der Leyen, che quindi è passata per soli nove voti. Il Movimento 5 Stelle ha 14 europarlamentari, quindi il suo voto contrario sarebbe stato ampiamente sufficiente ad aprire una seria crisi in Europa: unica strada possibile per un serio ripensamento del progetto☼.

 

«La nostra strategia era stata quella di dichiarare apertura alla von der Leyen affinché i socialisti, presi dal riflesso pavloviano “Salveenee phasheesta”, non la votassero. Ha funzionato! Ben 75 europarlamentari di maggioranza non hanno votato la von der Leyen, che quindi è passata per soli nove voti. Il Movimento 5 Stelle ha 14 europarlamentari»

«Ma i nostri leali alleati hanno scelto la continuità, e le cose sono andate come sappiamo».

 

«Dice: “Ma perché non ce lo avete detto?” (me lo ha detto veramente uno di loro, uno dei migliori…). La risposta è semplice. Da un lato, perché ritenevamo fosse inutile. Come pensavate che avremmo reagito a un candidato espressione di quei paesi che con un gesto di inciviltà politica senza precedenti avevano negato una vicepresidenza a un importante gruppo di minoranza? Non avevamo alternativa, ed era ovvio che sarebbe stato così»

 

«D’altra parte, ritenevamo che comunicare coi 5 Stelle fosse dannoso. Dopo una campagna elettorale passata a insultarci, dopo una serie di segnali inquietanti anche in ambito parlamentare, chi ci garantiva che coordinandoci con loro non avremmo rischiato di frustrare la nostra strategia? Perché mai chi era stato premiato con una vicepresidenza, ed era in connessione diretta con un premier estremamente versatile, non sarebbe potuto andare dai socialisti a dire: “Guardate che a noi hanno detto che voteranno contro, non cascateci!” Ora che li vedete al governo col PD – se ci riescono – potrete capire che da loro potevamo aspettarci anche questo. Quindi abbiamo fatto una scommessa, molto rischiosa, sulla loro cultura politica».

 

«Sì, lo so, a voi viene da ridere… ma vi assicuro che non sono tutti come li vedete voi: c’è tanta brava gente, e c’è anche gente che ha esperienza, più della mia (ci vuole poco!). Peccato che, per qualche stranissimo motivo, la loro macchina sia fatta proprio apposta per segare chi l’esperienza se l’è fatta, attraverso il meccanismo del doppio mandato (che, detto fra noi, spiega l’attaccamento alla poltrona, e quindi al PD, dei grillini storici, quelli che certamente dovrebbero andarsene). Fatto sta che Ursula è passata, e lì si è capito chi era vassallo e chi no».

 

«La “sinistra”, di cui qui abbiamo tanto parlato, è un morto che cammina. Il mondo, non l’Italia, non la Lega, non Salvini, non Bagnai: il mondo è diventato conservatore»

Bagnai conclude lanciando un messaggio ed una previsione che riteniamo essere di incredibile attualità, e ci pare altresì un’efficace chiosa a quanto riportato sopra con la quale lasciarvi alla riflessione sullo strano, confuso ma altamente stimolante momento presente.

 

«Le elezioni non saranno fra quattro anni, come qualcuno dice, ma anche fosse? Non si può fermare il vento con le mani. La “sinistra”, di cui qui abbiamo tanto parlato, è un morto che cammina. Il mondo, non l’Italia, non la Lega, non Salvini, non Bagnai: il mondo è diventato conservatore. Non poteva che essere così, e non sono tendenze reversibili in pochi mesi né in pochi anni: ne abbiamo discusso tanto a lungo, tanto approfonditamente, quando il nostro intendimento era resistere ad esse. Ora, il nostro lavoro è diventato molto più semplice: dobbiamo seguire l’onda, anziché contrastarla. Un compito che richiede abilità, attenzione, perseveranza, ma che è pur sempre più facile da portare a termine di un compito impossibile: rianimare il cadavere del progressismo.

 

«La Storia è con noi. Agli altri resterà la vergogna di aver tradito, per convenienza personale, posizioni ideali, che forse non sono mai state tali»

«Se vi ho dato prova di intuire la direzione degli eventi (a partire da quella dei tassi di cambio, per arrivare a quella dei governi,…) allora ascoltatemi: la notte sarà breve, e la passeremo, qui, in ottima compagnia, in compagnia della parte del paese che ha deciso di approfondire, di studiare, e di ribellarsi a un progetto irrazionale. La Storia è con noi. Agli altri resterà la vergogna di aver tradito, per convenienza personale, posizioni ideali, che forse non sono mai state tali. Vi avevo pur detto, tempo addietro, che berciare contro la casta poteva essere un modo efficiente per entrare a farne parte. Qualcuno di voi scrollava le spalle dubbioso. Ora lo vedete coi vostri occhi. Estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae”».

 

«Berciare contro la casta poteva essere un modo efficiente per entrare a farne parte»

«So che molti di voi soffrono. Se non lo sapessi, non avrei deciso, otto anni fa, quando mai avrei pensato di entrare in politica, di mettere a rischio la mia carriera e di sconvolgere la vita della mia famiglia per abbattere il muro di gomma del conformismo. Chi è arrivato qui da poco, obnubilato dalla retorica della casta, ovviamente non potrà rendersene conto. Ma chi era qui dall’inizio sa. Evitate di discutere, evitate di avvelenarvi la vita, evitate di esporvi soprattutto sui social, dove la nuova Presidente vuole scatenare la repressione – e anche di questo avevo parlato (ovviamente inascoltato) a una persona in cui avevo riposto fiducia:

 

 

«Ma ricordatevi di andare a votare. Non ci vorrà molto…»

 

Cristiano Lugli

 

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Politica

Elezioni USA 2020, un elettore per corrispondenza su cinque ha ammesso la presenza di frode elettorale: sondaggio

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Un quinto degli elettori che hanno votato per corrispondenza durante le elezioni presidenziali del 2020 ha ammesso di aver commesso almeno un tipo di frode elettorale, secondo i risultati di un recente sondaggio condotto da Rasmussen Reports e The Heartland Institute.

 

Tucker Carlson ha fatto uscire nelle ultime ore una sconvolgente intervista con Just in Haskins, direttore del Centro di ricerca sul socialismo presso l’Heartland Institute, in cui quest’ultimo ha spiegato come un sondaggio condotto insieme a Rasmussen Reports ha rivelato una diffusa attività elettorale illegale tra gli elettori per corrispondenza durante le elezioni del 2020.

 

Il sondaggio è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre 2023.

 

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Agli intervistati che hanno indicato di aver votato per posta alle elezioni del 2020 sono state poste una serie di domande che indagavano su attività illegali e fraudolente, sebbene le domande non etichettassero esplicitamente queste attività come «frode».

 

«Ad esempio, abbiamo chiesto alle persone: “Hai votato in uno Stato in cui non risiedi più legalmente? Se non risiedi permanentemente in uno stato, non puoi votare lì. Il 17% delle persone, quasi una su cinque, ha detto di sì», ha detto Haskins a Carlson.

 

Ha inoltre condiviso che il 21% degli elettori per corrispondenza ha ammesso di aver compilato una scheda elettorale per conto di qualcun altro, un’altra attività illegale, e il 17% ha ammesso di aver falsificato una firma per conto di qualcun altro, «con o senza il suo permesso».

 

«Quindi, tutto sommato, almeno una scheda elettorale su cinque ha coinvolto qualche tipo di attività fraudolenta», ha detto Haskins.

 

Di tutti gli elettori intervistati – sia quelli che hanno votato per posta che quelli che hanno votato di persona – il 10% ha affermato che «un amico, un familiare, un collega o un altro conoscente» ha ammesso di aver votato per posta in uno stato diverso da quello in cui sono registrati come stato di residenza permanente.

 

«I risultati di questo sondaggio sono a dir poco sorprendenti», ha osservato Haskins dopo i risultati del sondaggio. «Negli ultimi tre anni, agli americani è stato ripetutamente detto che le elezioni del 2020 sarebbero state le più sicure della storia. Ma se i risultati di questo sondaggio riflettono la realtà, è vero esattamente il contrario. Questa conclusione non si basa su teorie del complotto o su prove sospette, ma piuttosto sulle risposte fornite direttamente dagli elettori stessi».

 

«Una repubblica democratica non può sopravvivere se le leggi elettorali consentono agli elettori di commettere facilmente frodi, e questo è esattamente ciò che è accaduto durante le elezioni del 2020», ha continuato. «Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi in più di una dozzina di stati dalla conclusione delle elezioni del 2020, è necessario molto più lavoro nella maggior parte delle regioni degli Stati Uniti. Se le leggi elettorali americane non miglioreranno presto, elettori e politici continueranno a mettere in dubbio la veridicità e l’equità di tutte le future elezioni».

 

Il Carlson ha sottolineato che le affermazioni secondo cui i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 sarebbero basati su voti fraudolenti sono ora considerate un «reato penale» negli Stati Uniti, almeno nella misura in cui «quel crimine sembra costituire la base di una delle accuse pendenti di Trump». L’accusa in questione afferma che Trump ha utilizzato «false accuse di frode elettorale per ostacolare la funzione del governo federale mediante la quale tali risultati vengono raccolti, conteggiati e certificati».

 

Sono emerse numerose prove di frodi nelle elezioni generali del 2020, ma ciò è stato ampiamente ignorato dai media mainstream.

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Ad esempio, nel 2022, un articolo sottoposto a revisione paritaria dell’esperto economista ed ex ricercatore senior del Dipartimento di Giustizia (DOJ), John Lott, ha compilato prove statistiche di frode elettorale nelle elezioni del 2020, in particolare, di circa «255.000 voti in eccesso, forse fino a 368.000, per Joe Biden in sei Stati indecisi dove Donald Trump ha presentato accuse di frode».

 

La notte delle elezioni sono stati segnalati gruppi di voti che sono stati conteggiati in modo sospetto e schiacciante per Biden, invertendo un precedente vantaggio di Trump in stati come Pennsylvania e Wisconsin. E prima delle elezioni, Project Veritas aveva pubblicato un video che mostra gli elettori corrotti e persuasi a votare per i democratici, anche modificando i loro voti nella scheda elettorale.

 

Come riportato da Renovatio 21, truccare qualsiasi elezione, negli USA, non è un lavoro difficile, come ha attestato la testimonianza di un frodatore elettorale al New York Post. L’operativo della politica, in forza ai Democratici, aveva detto che la frode è più la regola che l’eccezione. «Questa è una cosa reale. E ci sarà una cazzo di guerra in arrivo il 3 novembre su questa roba» aveva dichiarato in riferimento alle elezioni in arrivo nel 2020.

 

Gli Stati Uniti – Paese occidentale che guida la trasformazione della società verso un incubo di sorveglianza tecnocratica – sono altresì teatro della demenziale – ma provvidenziale, per i frodatori elettorali – mancanza di obbligo di esibire qualsiasi documento quando si va a votare.

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Mai così tanti deputati cattolici a Seoul: 80 su 300 nel nuovo Parlamento

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Il numero maggiore nel Partito Democratico uscito vincitore dal voto del 10 aprile. Nel Paese i cattolici sono l’11,3% della popolazione. I vescovi avevano esortato i laici a non trascurare le proprie responsabilità rispetto alla cura del bene comune. Un tema emerso anche nelle commemorazioni del decennale della strage del traghetto Sewol rimasta senza colpevoli.   La nuova Assemblea nazionale di Seoul – che si insedierà il prossimo 30 maggio – avrà ben 80 cattolici su un totale di 300 deputati. È il risultato del voto del 10 aprile che ha segnato l’affermazione del Partito Democratico, con la sconfitta del Partito del Potere Popolare del presidente Yoon Suk-yeol.   Si tratta della quota più alta di deputati cattolici mai registrata nel parlamento di Seoul, più del doppio rispetto all’11,3% che secondo i dati diffusi dall’ufficio statistico della Chiesa coreana è la percentuale dei cattolici oggi tra i 52,62 milioni di abitanti.   Va peraltro ricordato che la Corea del Sud ha già avuto nella sua storia anche due presidenti cattolici: Kim Dae-jung tra il 1998 e il 2003 e Moon Jae-in tra il 2017 e il 2022. Tra i cattolici che siederanno nel nuovo parlamento 16 sono stati eletti tra i conservatori del Partito del Potere Popolare, 53 nel Partito Democratico e 11 nel Nuovo Partito Riformista.

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Prima del voto la Conferenza Episcopale Cattolica della Corea aveva inviato a tutti partiti un questionario di 43 domande chiedendo loro di esprimersi sulle principali questioni dell’agenda politica del Paese. Diffondendo le risposte ricevute lo scorso 28 marzo i vescovi avevano ricordato che «la Chiesa cattolica ha sempre insegnato che i laici non dovrebbero mai rifiutarsi di partecipare alla politica, ma sono chiamati a promuovere in maniera organizzata e nelle istituzioni il bene comune in tenti settori: economico, sociale, legislativo, amministrativo, culturale e altro».   Un’occasione per ricordare che cosa questo significhi è stata anche la recente commemorazione delle vittime del disastro del traghetto Sewol che nel 2014 costò la vita ad oltre 300 persone. In questa occasione i vescovi sudcoreani hanno esortato il governo a porre la vita e la sicurezza dei cittadini coreani come «priorità assoluta», al fine di evitare tragedie come il disastro del traghetto Sewol del 2014, che ha ucciso oltre trecento persone.   «Questo ricordo non può e non deve finire finché non sarà attuata una riforma fondamentale» che affronti davvero le cause della tragedia, hanno dichiarato in una dichiarazione congiunta pubblicata durante una Messa commemorativa tenutasi nella cattedrale di Sanjeong-dong dell’arcidiocesi di Gwangju il 15 aprile.   Come ha ricordato infatti lo stesso governatore della provincia di Gyeonggi Kim Dong-yeon in un’altra commemorazione tenuta allo Hwarang Public Garden di Ansan, nessun funzionario di alto livello sia stato ritenuto responsabile del fallimento della risposta al disastro: «gli alti funzionari hanno preferito insabbiare la verità. Purtroppo la nostra realtà non è cambiata rispetto a 10 anni fa».   Alla commemorazione di Ansan del 16 aprile hanno partecipato anche alti funzionari del PPP al governo e del DP all’opposizione, tra cui il leader del partito al governo Yun Jae-ok e il leader dell’opposizione Hong Ihk-pyo, oltre a leader e funzionari dei partiti minori di opposizione in Corea del Sud.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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I servizi segreti USA si preparano a proteggere Trump in prigione

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I servizi segreti americani, che hanno il compito di proteggere i presidenti attuali ed ex presidenti degli Stati Uniti, stanno valutando come procedere se Donald Trump finisse dietro le sbarre, hanno riferito fonti al New York Times.

 

Martedì scorso il giudice Juan Merchan ha rinviato la decisione se ritenere Trump in oltraggio alla corte per presunte violazioni dell’ordinanza di silenzio durante il suo processo. Le udienze riguardano l’accusa di falsificazione di documenti aziendali per nascondere il rimborso di un pagamento in denaro nascosto alla pornoattrice Stormy Daniels prima delle elezioni presidenziali del 2016.

 

Non è immediatamente chiaro quando Merchan annuncerà una sentenza. Il NYT ha sottolineato in un articolo di martedì che il giudice probabilmente emetterà un avvertimento o imporrà una multa prima di fare il «passo estremo» di incarcerare il presunto candidato repubblicano alla presidenza per un mese in una cella di detenzione nel tribunale.

 

I pubblici ministeri, che sostengono che Trump abbia attaccato testimoni e altre persone associate al suo caso almeno dieci volte sui social media questo mese in violazione di un ordine di silenzio, stanno attualmente chiedendo una multa per il 77enne.

 

Tuttavia, la settimana scorsa funzionari dei servizi segreti e di altre forze dell’ordine hanno tenuto un incontro, incentrato su come spostare e proteggere Trump se il giudice alla fine gli ordinasse di essere rinchiuso nella cella di detenzione del tribunale, hanno detto al giornale due persone a conoscenza della questione.

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La questione di come incarcerare in sicurezza l’ex presidente se la giuria lo ritiene colpevole e viene mandato in una vera prigione «deve ancora essere affrontata direttamente», secondo dozzine di funzionari di vari livelli, che hanno parlato con il NYT. Il documento sottolinea che, se ciò dovesse accadere, diventerà una «sfida scoraggiante» e un «incubo logistico» per tutte le agenzie coinvolte.

 

Trump, che è il primo presidente in carica o ex presidente degli Stati Uniti ad essere processato, potrebbe rischiare fino a 136 anni di carcere a seguito di quattro procedimenti penali contro di lui.

 

Secondo i funzionari, se l’ex capo di Stato fosse effettivamente imprigionato, dovrebbe essere tenuto separato dagli altri detenuti, e tutto il suo cibo e altri oggetti personali sarebbero sottoposti a controlli. Per raggiungere questo obiettivo, un gruppo di agenti dovrebbe lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, entrando e uscendo dalla struttura, hanno affermato. Le armi da fuoco sono severamente vietate nelle carceri statunitensi, ma questi agenti «sarebbero comunque armati», secondo le fonti.

 

Un portavoce dei servizi segreti ha confermato al NYT che l’agenzia sorveglia gli ex presidenti, ma ha rifiutato di discutere eventuali «operazioni di protezione» specifiche.

 

Immagine di pubblico dominio CCo via Flickr

 

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