Nucleare
USA «sonnambuli verso la guerra con un Paese dotato di 4 mila testate nucleari»:

L’accademico americano esperto di politica russa Clint Ehrlich ha lanciato nella trasmissione di Fox News Tucker Carlson Tonight un amaro avvertimento sulla situazione di tensione in Ucraina.
Ehrlich afferma che la gravità delle situazione persiste anche se la Russia non invaderà l’Ucraina: è inconcepibile, dice, che ci siano molti negli Stati Uniti che sostengono che gli Stati Uniti dovrebbero effettivamente invadere, inviando truppe per il conflitto con la Russia.
«Non sono solo è una pazzia, è pericoloso. Stiamo camminando come sonnambuli verso il conflitto con un Paese che ha 4.000 armi nucleari. I russi stanno parlando di un potenziale dispiegamento di forze strategiche a Cuba e in Venezuela in una ripetizione della crisi dei missili cubani».
«Non sono solo è una pazzia, è pericoloso. Stiamo camminando come sonnambuli verso il conflitto con un Paese che ha 4.000 armi nucleari. I russi stanno parlando di un potenziale dispiegamento di forze strategiche a Cuba e in Venezuela in una ripetizione della crisi dei missili cubani»
Per quanto la Russia abbia negato che Putin e il presidente venezuelano Maduro abbiano parlato dell’installazione di missili nel Paese Sudamericano – a breve distanza dal territorio americano – è chiaro che quella sarà la piega che potranno prendere le cose. Un vero remake della crisi dei missili cubana tra Kennedy e Krushev che portò il mondo a un passo dalla guerra atomica, una situazione fortunatamente risoltasi anche per buonsenso dei russi, che di fatto avevano già portato su suolo cubano missili nucleari
«È semplicemente scioccante che le persone non siano più arrabbiate per questo, perché le vite degli americani sono minacciate da una situazione in cui non abbiamo alcun interesse strategico vitale» ripete Ehrlich.
È in effetti incredibile che l’amministrazione, e i tanti membri dell’opposizione repubblicana servitori dei neocon, non si rendano conto del rinculo dell’impasse ucraino, che potrebbe arrivare a minacciare l’integrità stesse dei cittadini USA nel loro territorio: se gli USA piazzano missili in Ucraina, perché Mosca non dovrebbe piazzarli in Venezuela, o ancora a Cuba?
«È semplicemente scioccante che le persone non siano più arrabbiate per questo, perché le vite degli americani sono minacciate da una situazione in cui non abbiamo alcun interesse strategico vitale»
Il lamento di Ehrlich segue l’apparizione dell’ex rappresentante democratica delle Hawaii Tulsi Gabbard il 17 gennaio con Steve Hilton su Fox.
La Gabbard, già accusata di essere una apologeta di Assad per la sua contrarietà alla politica estera militare americana, ha denunciato la Casa Bianca, in particolare Jake Sullivan e Tony Blinken, per essere stata artefice di politiche di cambio di regime in passato e di fare politica nel presente.
«Stanno alimentando le tensioni. Stanno aggravando la situazione che può solo condurci su un sentiero più pericoloso che mina direttamente gli interessi del popolo americano e del nostro paese. Cerchiamo di essere realisti su ciò con cui abbiamo a che fare qui».
«Stiamo parlando di Stati Uniti e Russia, due grandi potenze nucleari nel mondo. C’è solo un posto dove finisce quel conflitto. Ciò finisce con la distruzione di questo mondo e della vita come lo conosciamo».
La Gabbard, una militare con esperienza in Afghanistan e in Iraq, sa di cosa si parla quando si nomina la guerra.
Tulsi Gabbard: «Stiamo parlando di Stati Uniti e Russia, due grandi potenze nucleari nel mondo. C’è solo un posto dove finisce quel conflitto. Ciò finisce con la distruzione di questo mondo e della vita come lo conosciamo»
E conosce anche l’ansia da attacco nucleare: pochi anni fa, uno strano SMS investì il suo distretto, le Hawaii. Il messaggino, arrivato come allerta pubblica, diceva che a momenti missili nordcoreani avrebbero colpito Stato insulare americano, e ordinava i cittadini di cercare riparo.
Non è mai stato chiarito perché quel messaggio fosse partito, forse per un’esercitazione finita pubblica.
La Gabbard raccontò nel podcast di Joe Rogan la storia lacerante di un padre che si trovava in quell’istante in un posto che aveva la stessa distanza dalle località dove erano i figli piccoli, situati però in direzioni diverse. Il padre doveva quindi decidere da che parte sarebbe dovuto andare, quale figlio salvare…
Storie agghiaccianti, che ora, con l’insensata sfida ad una potenza nucleare dotata di missili balistici intercontinentali, tornano possibili.
Immagine di International Campaign to Abolish Nuclear Weapons via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic (CC BY-NC 2.0)
Nucleare
Parlamentare tedesco democristiano gay chiede l’accesso alle armi nucleari di Francia e Gran Bretagna

La Germania dovrebbe avere accesso alle armi nucleari francesi e britanniche, ha affermato il parlamentare democristiano Jens Spahn. In cambio, Berlino potrebbe collaborare con Parigi e Londra per modernizzare i propri arsenali, ha dichiarato al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Lo Spahn, un gay dichiarato, che guida il gruppo parlamentare congiunto CDU/CSU e si ricorda per il pugno di ferro contro i non vaccinati durante la pandemia, si è distinto come un convinto sostenitore di un sistema di armi nucleari a livello UE.
«Noi… abbiamo bisogno di una capacità di deterrenza a livello europeo… insieme a francesi e britannici», ha affermato in un’intervista pubblicata sabato, sostenendo che le armi nucleari statunitensi in Europa non sono più sufficienti.
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Il parlamentare, ex ministro federale della Salute, ha affermato che il dibattito sulla questione «avrà luogo solo se la Germania lo porterà avanti». Ha suggerito che Londra e Parigi potrebbero mantenere il controllo maggiore sui loro arsenali nucleari, mentre Berlino potrebbe partecipare a un programma di modernizzazione.
A luglio, lo Spahn aveva parlato della necessità di «discutere dell’accesso tedesco o europeo agli arsenali nucleari di Francia e Gran Bretagna» alla luce di quella che ha definito la «minaccia» proveniente dalla Russia. Le nazioni prive di deterrenza nucleare «diventeranno pedine nella politica globale», ha sostenuto.
Il capo del blocco democristiano CDU/CSU al Bundestag, aveva inoltre sostenuto che le armi nucleari statunitensi basate in Germania non sono più sufficienti a scoraggiare la presunta minaccia russa.
Il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, ha avvertito che Berlino potrebbe sviluppare la propria bomba nucleare nel giro di pochi mesi, se lo desiderasse.
Le dichiarazioni di Spahn giungono in un momento in cui Berlino ha assunto una posizione più dura nei confronti della Russia sotto la guida del cancelliere Friedrich Merz, che ha promesso ulteriori 5 miliardi di euro in aiuti militari all’Ucraina dopo il suo insediamento a maggio.
Il mese scorso ha affermato il cancelliere democristiano che la Germania era «già in conflitto» con la Russia e ha accusato il presidente Vladimir Putin di «destabilizzare gran parte del nostro Paese».
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Come riportato da Renovatio 21, il Merz ha promesso, appena eletto, di escludere le armi atomiche, ma non è facile credergli. Credere ad un cancelliere tedesco, in una Germania che ripudia le centrali atomiche ma invoca le bombe atomiche, potrebbe essere difficilissimo.
A luglio il direttore generale dell’ente atomico ONU AIEA, Rafael Grossi, in un’intervista al quotidiano polacco Reczpospolita aveva dichiarato che la Germania potrebbe sviluppare le proprie armi nucleari entro pochi mesi.
Come riportato da Renovatio 21, l’eurodeputata SPD Katarina Barley aveva ipotizzato mesi fa il riarmo atomico dell’Europa – e quindi per una Germania rimilitarizzata, un concetto che si dice fosse uno dei motivi della creazione della NATO («Tenere l’Europa dentro, i russi fuori, i tedeschi sotto») e un vero incubo per lo statista italiano Giulio Andreotti («la Germania mi piace così tanto che ne voglio due»).
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Immagine di Olaf Kosinsky via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 3.0-de
Cina
«Inarrestabile»: Xi svela la triade nucleare in una parata militare che sfida l’Occidente. A suo fianco Putin e Kim

I must say, the Chinese parade really lacks diversity! pic.twitter.com/lO47to5i7L
— The_Real_Fly (@The_Real_Fly) September 3, 2025
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⚡️BREAKING
China unveils its full Nuclear Capability for the first time Some missiles have a range of 15000 km pic.twitter.com/izKfMTuOdP — Iran Observer (@IranObserver0) September 3, 2025
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Quite a hot mic moment on CCTV in Beijing today as Putin and Xi, both 72 years old, are caught casually talking about living to 150 and maybe forever thanks to organ transplants. (As picked up by Bloomberg.) pic.twitter.com/kC4VTRaobq
— Yaroslav Trofimov (@yarotrof) September 3, 2025
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China’s hypersonic anti-ship missiles, including YingJi-19, YingJi-17 and YingJi-20, passed through Tian’anmen Square in Wednesday’s V-Day parade. The formation also included YingJi-15 missile. pic.twitter.com/oyZKJQD47t
— China Xinhua News (@XHNews) September 3, 2025
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Trump ha anche sottolineato la sconfitta americana del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, che alla fine ha garantito una pace duratura alla Cina. No, Xi non ha elogiato gli Stati Uniti per questo, ma si è schierato orgogliosamente al fianco dei suoi alleati sanzionati dagli Stati Uniti…What a line up! Xi has made a come back that no one could have predicted 5 years ago.
pic.twitter.com/yJynTn5yYb — Smita Prakash (@smitaprakash) September 3, 2025
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Nucleare
Taiwan alle urne sul nucleare (e la sua sicurezza energetica)

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nel referendum del 23 agosto voluto dall’opposizione si chiede la riattivazione del reattore di Maanshan, l’ultimo del Paese spento a maggio dopo 40 anni di attività. Dopo Fukushima il fronte ambientalista ha ottenuto il progressivo azzeramento. Ma i timori di un blocco di Pechino all’approvvigionamento di gas naturale oggi stanno riaprendo la questione. Mentre la Cina ha ben 33 impianti in costruzione.
I cittadini di Taiwan si apprestano ad essere chiamati alle urne sabato 23 agosto per un referendum sul tema molto caldo dell’energia nucleare. Dal maggio scorso – allo scadere dei quarant’anni di attività – sull’isola è stato fermato anche l’ultimo reattore nucleare attivo, quello della centrale di Maanshan, realizzando così quella che da anni è stata una promessa del Democratic Progressive Party (DPP), il partito del presidente Lai Ching-te.
Proprio ad annullare questa scelta – prolungando di altri 20 anni la vita della centrale di Maanshan – mira la consultazione, che è stata promossa dal Taiwan People’s Party con il sostegno del Kuomintang, la principale forza di opposizione che oggi è anche quella politicamente più vicina a Pechino.
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Secondo la legge di Taiwan ogni proposta referendaria è da ritenere approvata solo se i «sì» vinceranno sui «no» raccogliendo almeno un quarto dei consensi degli avanti diritto al voto. In pratica occorrono almeno 5 milioni di voti favorevoli, un traguardo non impossibile considerando i voti raccolti dal Kuomintang e dal Taiwan People’s Party nelle elezioni del gennaio 2024.
Da quando imboccò la strada del nucleare negli anni Settanta, sono stati complessivamente tre le centrali operative a Taiwan: quella di Chinshan, situata nel distretto di Shimen a New Taipei, quella di Kuosheng, situata nel distretto di Wanli a New Taipei e – appunto – quella di Maanshan che si trova a Hengchun, nella contea di Pingtung. Nel 1985, quando tutti e tre gli impianti erano in funzione a pieno regime, l’energia nucleare rappresentava addirittura il 52,4% della produzione di elettricità dell’isola.
Col tempo – però – questa quota è diminuita, a causa della crescente opposizione al nucleare e di un cambio nella politica energetica a favore delle importazioni di gas naturale, oggi la maggiore fonte dell’isola. Già nel 2002, durante l’amministrazione del presidente Chen Shui-bian del DPP, era stato fissato l’obiettivo di creare una «patria senza nucleare». La spinta era poi ulteriormente cresciuta dopo il disastro del 2011 nella centrale giapponese di Fukushima: per questo nel 2014 – dopo massicce proteste da parte degli ambientalisti – fu abbandonato il progetto della costruzione di una quarta centrale, che sarebbe dovuta sorgere nel distretto di Gongliao.
Negli ultimi anni, poi, allo scadere dei quarant’anni dal loro avvio, tutte e tre le centrali di Taiwan hanno cessato l’attività: quella di Chinshan nel 2019, quella di Kuosheng nel 2022 e quella di Maanshan nel maggio scorso. Attualmente, dunque, nessuna quota di energia viene più prodotta sull’isola attraverso il nucleare.
Al di là del profilo ambientale – che vede ovunque nel mondo fronteggiarsi oggi quanti sottolineano i pericoli delle centrali con quanti ritengono sia la forma più «pulita» ed efficiente di produzione dell’energia – a Taiwan la questione nucleare ha anche una dimensione geopolitica. Anche nel fronte più ostile a Pechino sono in molti, infatti, a sottolineare che l’aumento della dipendenza dal gas naturale è un elemento di debolezza di Taipei, perché espone la sicurezza energetica dell’isola a gravi rischi nel caso di un blocco navale da parte delle forze armate cinesi.
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Per questo motivo lo stesso presidente Lai Ching-te – pur invitando a votare «no» al referendum sulla centrale di Maanshan – non esclude più a priori il ricorso all’energia atomica per uso civile, aprendo alla possibilità di costruire nuovi impianti più piccoli di nuova generazione. Eventualità questa fortemente contestata – invece – dal fronte ambientalista, tradizionalmente molto forte sull’isola e che invita a puntare maggiormente sulle energie rinnovabili, che attualmente generano solo l’11,6% dell’energia.
Va aggiunto anche che un reiterato «no» di Taiwan al nucleare rappresenterebbe un’ulteriore divaricazione rispetto alle scelte di Pechino: la Repubblica Popolare Cinese ha attualmente 58 reattori in attività che producono circa il 5% del suo fabbisogno energetico. Ma è il Paese che nel mondo sta costruendo il maggior numero di nuove centrali nucleari: sono ben 33 gli impianti in costruzione per un potenziale complessivo di ulteriori 35.355 Megawatt elettrici di capacità produttiva, che la porterebbero a un livello molto vicino a quello degli Stati Uniti.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di Sgroey via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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