Epidemie
Il vero contagio è quello della disperazione
Abano Terme è una località termale in provincia di Padova, sulle pendici dei Colli Euganei, che è sempre vissuta delle attività legate al turismo e alla salute. Da un anno a questa parte è una città fantasma. Sabato scorso un ragazzo di vent’anni si è ucciso buttandosi dal terzo piano di un albergo abbandonato. Sotto gli occhi della sua mamma che lo inseguiva, impotente. Era depresso.
Un nostro figlio è morto gridando nel vuoto il suo dolore. Mille e mille altri nostri figli soffrono in silenzio dentro le mura di casa, da reclusi. Oppure in transito in qualche altro luogo sterile e sterilizzato, ad accesso controllato e in rigoroso regime d’emergenza. Entro orari tassativi è concessa una pausa d’aria, purché senza respirarla, l’aria, perché resta obbligatorio indossare ovunque il bavaglio senza soluzione di continuità. Come è obbligatorio, per esempio, rispettare il senso unico pedonale per le vie del centro, dove una fitta segnaletica e posti di blocco delle forze dell’ordine stanno a significare la cogenza del precetto e incutono la dovuta soggezione ai peripatetici, nuova categoria criminologica posta sotto speciale sorveglianza. E comunque, è vietato stare vicini – nella bozza dell’editto prossimo venturo si legge: «al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa». È bene ripetere: qualsiasi-altra-forma-di-aggregazione-alternativa.
Procedete come automi, esecutori implacabili di ordini insensati, dispensatori a vostra volta di ordini inventati, in un crescendo di demenza senza fine. Ma davvero non vedete come il vento di follia da cui vi lasciate trasportare a corpo morto lasci dietro di sé una scia di tristezza quando non di disperazione, e molte più vittime di quelle causate dal microbo nefasto?
Di fatto, è dunque vietato giocare, stare insieme, passeggiare liberamente, alzarsi dal posto e sgranchirsi le gambe, è vietato innamorarsi se non tenendosi tutto dentro il cuore, o affidando brandelli di sé all’attrezzo digitale. Niente ritrovi, niente festine, niente abbracci, un grottesco simulacro di scuola.
Come si può non soffrire? È impossibile. C’è chi si fa forza e in qualche modo cerca di reagire a una realtà opprimente, chi si rinchiude nel suo bozzolo e magari gli pare di starci pure bene, chi piange. Chi si fa del male. Che prezzo immane pagheremo per questo feroce esperimento sociale quando, cessata la sbornia mediatica indotta per ottundere i cervelli, verrà davvero il tempo dei bilanci?
Amministratori, voi che fate a gara per ideare vessazioni inedite, ce l’avete una vaga percezione di cosa state infliggendo ai nostri giovani? «Educatori», voi che, impegnati e compunti, esortate gli alunni a praticare la «resilienza» come chiedono i manuali di (ri)educazione civica, riuscite per un attimo a pensare al disastro umano di cui vi state rendendo complici?
Procedete come automi, esecutori implacabili di ordini insensati, dispensatori a vostra volta di ordini inventati, in un crescendo di demenza senza fine. Ma davvero non vedete come il vento di follia da cui vi lasciate trasportare a corpo morto lasci dietro di sé una scia di tristezza quando non di disperazione, e molte più vittime di quelle causate dal microbo nefasto?
Pensate forse che di questo danno immane non sarete chiamati a rispondere?
Pensate forse che di questo danno immane non sarete chiamati a rispondere?
Educazione civica e resilienza
Il monstrum, che porta il nome bello e rassicurante di «educazione civica», sta velocemente radicandosi come un parassita rampicante nel cuore degli insegnamenti curricolari, succhiando ore e linfa e senso alle discipline fondamentali: è stato congegnato con tempismo strabiliante per entrare in vigore al momento giusto, in piena palingenesi pandemica.
Non è altro che un nuovo catechismo – abbracciato con slancio anche dalle parrocchie, in sostituzione di quello scaduto – funzionale a instillare e progressivamente cementare nelle teste degli scolari, attraverso una serie di formulette rituali, i nuovi comandamenti dettati sul monte Davos e scritti nelle tavole della legge «umanitaria» che va sotto il nome di Agenda 2030: quella che dà titolo a tutti i libri di testo della nuova supermateria.
Un nuovo catechismo funzionale a instillare e progressivamente cementare nelle teste degli scolari, attraverso una serie di formulette rituali, i nuovi comandamenti dettati sul monte Davos e scritti nelle tavole della legge «umanitaria» che va sotto il nome di Agenda 2030
È il manuale del bravo cittadino obbediente, conforme, ligio all’autorità. Si fa presto, così, a plasmare eserciti di soldatini modello, scandendo a ritmo totalitario i dogmi del civismo di regime, e insieme alimentando la paura e i sensi di colpa, e ancora demonizzando e reprimendo sul nascere ogni impulso di insubordinazione: l’insopprimibile bisogno di appartenere a un gruppo in cui riconoscersi esercita sui giovani una pressione potente e quasi invincibile. Basta minacciare l’ostracismo, e il gioco è fatto.
Una delle parole d’ordine del decalogo è la famosa «resilienza», che fino a poco tempo fa era una proprietà dei materiali e stava a indicare, dal latino resilio («salto indietro», «rimbalzo»), la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
Ultimamente il termine va di moda in senso traslato, a significare l’attitudine di un individuo, o di un sistema, di adattarsi a una condizione negativa o traumatica. Piace alla gente che piace, soprattutto agli psicologi e ai sociologi, alle soubrette televisive e ai presidenti incaricati, perché suona bene e permette di darsi un tono di elevazione culturale a buon mercato, mentre fornisce a chi lo sfoggia la prova incontrovertibile di essere à la page. Un noto influencer e deejay, tale Gianluca Vacchi, se lo è fieramente tatuato sulla pancia. Sgarbi, dopo il discorso di Draghi al Senato, che lo ha ripetuto dieci volte dieci, ha detto che si tratta di neologismo «usato solo dagli incapaci, dai cretini, dagli ignoranti».
«Resilienza»: Sgarbi, dopo il discorso di Draghi al Senato, che lo ha ripetuto dieci volte dieci, ha detto che si tratta di neologismo «usato solo dagli incapaci, dai cretini, dagli ignoranti»
Ma sbaglierebbe chi lo liquidasse come mero fenomeno di folklore linguistico, perché in realtà è ben di più: è strumento di una manovra di persuasione collettiva per cui, in presenza di radicali cambiamenti per la loro vita, le persone vanno educate ad adeguarvisi senza opporre alcuna resistenza e, ancor prima, senza tentare di comprendere cosa davvero accada, ad opera di chi, e perché.
In pratica, la gente deve convincersi che la virtù risiede nel saper sviluppare in ogni circostanza un indefinito spirito di adattamento, in modo che lo sforzo sia rivolto sempre e solo verso se stessi, a prescindere dal tipo di cambiamento, dalla sua genesi e dalla sua bontà: non deve essere contemplata l’opzione di contrastarlo e superarlo, nemmeno quando implichi imposizioni palesemente ingiuste, dissennate, distruttive.
E così, a scuola, bisogna programmaticamente scoraggiare ogni velleità di pensiero autonomo e alternativo, che rischi di indurre qualcuno a non subire supinamente i comandi diramati dalla centrale.
In pratica, la gente deve convincersi che la virtù risiede nel saper sviluppare in ogni circostanza un indefinito spirito di adattamento, in modo che lo sforzo sia rivolto sempre e solo verso se stessi, a prescindere dal tipo di cambiamento, dalla sua genesi e dalla sua bontà: non deve essere contemplata l’opzione di contrastarlo e superarlo, nemmeno quando implichi imposizioni palesemente ingiuste, dissennate, distruttive
Il protocollo scolastico veneto
Il Veneto laborioso ed efficiente è un laboratorio di eccellenza per testare il tasso di resilienza della popolazione. Possiede un governatore nominato per acclamazione, e un inveterato rispetto per le istituzioni. Vige, qui, un nuovo protocollo per la gestione dell’epidemia nelle scuole. Lo ha elaborato l’autorità sanitaria sottoforma di linee guida e poi la regione lo ha imposto alle scuole di ogni ordine e grado, asili esclusi, senza nemmeno recepirlo con un qualche genere di provvedimento formale.
Il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, dunque, è diventato legislatore. Congratulazioni.
Ebbene, questo protocollo prevede che, alla presenza di un caso di positività, anche se riguarda un soggetto asintomatico e quindi verosimilmente non contagioso (lo dice pure Fauci), scatta il tamponamento di massa, tramite convocazione allo stadio, curva sud (non è una boutade), di tutta la classe.
Cioè, non solo dei contatti stretti, individuati secondo i criteri stabiliti tenendo conto della pletora di stringenti misure di sicurezza imposte agli scolari e ai docenti (mascherine sempre, rigoroso distanziamento, igienizzazione, finestre aperte, divieto di scambio di materiali, eccetera eccetera). No. Tutto il repertorio di restrizioni è di fatto vanificato dalla trovata del «contatto scolastico», categoria inventata per far partire in automatico per classi intere la giostra dei tamponi seriali e l’eventuale quarantena.
È stato costruito un marchingegno perfetto per sottomettere le famiglie, senza eccezioni, a un ciclico rituale, che testimoni la partecipazione corale alle sacre liturgie della nuova religione terapeutica la quale, come ogni religione che si rispetti, richiede offerte
Tutti allo stadio per il trattamento, tutte le volte che si verifichi un presupposto che è ormai fenomeno corrente, normale, persino fisiologico.
È stato costruito un marchingegno perfetto per sottomettere le famiglie, senza eccezioni, a un ciclico rituale, che testimoni la partecipazione corale alle sacre liturgie della nuova religione terapeutica la quale, come ogni religione che si rispetti, richiede offerte.
Se poi la conversione non fosse spontanea, scatta la minaccia.
Un manipolo di signori senza arte né parte, che non sa nemmeno cosa sia il diritto e ne brandisce a vanvera le parole, in virtù della divisa che indossa si permette di tenere sotto schiaffo una popolazione fatta di bambini, di giovani, di famiglie, di lavoratori, attraverso la forza e l’intimidazione
Sì, perché il testo redatto dalla autorità sanitaria onnipotente, e recepito con atto di fede dalla autorità amministrativa, prevede che, nell’ipotesi residuale in cui qualcuno rifiuti il tampone – com’è nel suo diritto costituzionalmente garantito in materia di trattamenti sanitari –, lo stesso SISP, «oltre a porre in quarantena i contatti scolastici senza test di screening», valuti «le strategie più opportune per la tutela della salute pubblica, inclusa la possibilità di disporre la quarantena per tutti i contatti scolastici (a prescindere dal test di screening)». Tradotto: ti passa per la testa l’idea di non far tamponare tuo figlio con le modalità zootecniche prescritte? Sappi che possiamo scatenarti addosso una cinquantina di genitori infuriati, ti avvertono le istituzioni provvidenti, quelle stesse che organizzano compulsivamente progetti contro il bullismo nelle scuole.
Ricapitolando: un manipolo di signori senza arte né parte, che non sa nemmeno cosa sia il diritto e ne brandisce a vanvera le parole, in virtù della divisa che indossa si permette di tenere sotto schiaffo una popolazione fatta di bambini, di giovani, di famiglie, di lavoratori, attraverso la forza e l’intimidazione.
La tragedia vera è che le vittime, per lo più, incassano, sacrificando all’idolo sanitario ogni bene e ogni libertà.
La tragedia vera è che le vittime, per lo più, incassano, sacrificando all’idolo sanitario ogni bene e ogni libertà
Chi sta pagando e chi pagherà
Le greggi stanno dimostrando una docilità probabilmente insperata al loro stesso mandriano. Il terreno è già pronto per la soluzione finale, verso la quale accorreranno in molti, dietro il miraggio del ritorno a una normalità i cui connotati vengono nel frattempo via via ridefiniti.
Non tutti però sono disposti a offrire i propri figli come vittime sacrificali al nuovo feticcio terapeutico. E chi vede il disegno in controluce non si arrenderà facilmente.
Se può ancora darsi che qualche povero teledipendente sia convinto della narrazione ufficiale diffusa a reti unificate – gli stessi media che esercitano una censura serrata contro qualsiasi voce dissonante – è difficile, ormai, credere alla buona fede di chi ricopre posizioni di potere; impossibile pensare che lorsignori ignorino come centinaia di medici onesti e intraprendenti stiano onorando l’antico giuramento e curino la gente in casa con farmaci sicuri, di lungo corso, che hanno il solo effetto collaterale di essere innocui ed economici.
Non tutti però sono disposti a offrire i propri figli come vittime sacrificali al nuovo feticcio terapeutico. E chi vede il disegno in controluce non si arrenderà facilmente
Impossibile che non sappiano che il COVIDsi sconfigge a domicilio e che è entrato a far parte, come era per l’influenza stagionale oggi miracolosamente scomparsa, della nostra quotidianità.
Impossibile che non vedano i danni incommensurabili che il COVID pigliatutto ha provocato, numeri alla mano, col sottrarre l’assistenza ai malati di altre più gravi patologie, che muoiono come le mosche per carenza di cure.
Vergognoso che facciano finta di non accorgersi della barbarie che le procedure dell’emergenza portano con sé, della solitudine siderale dei vecchi e dei malati, della sofferenza dei giovani segregati nella prigione dei sensi e criminalizzati se sognano di evadere.
Nulla ha senso nello scenario apocalittico che da un anno stiamo subendo, come tante comparse involontarie di un osceno film dell’orrore. Basterebbe essere in tanti a resistere ai ricatti e a obbedire alla legge, quella vera, che riconosce e garantisce le libertà fondamentali e sta lì proprio per proteggere quelle libertà dagli abusi degli apprendisti tiranni.
Arriverà il momento in cui la verità, autoevidente, diventerà contagiosa e soppianterà altri contagi. E allora tutti quelli che l’hanno pervicacemente calpestata, al riparo di un sistema criminale che si crede imbattibile, saranno chiamati in fila per uno a pagare il conto
Ma, intanto, quel nostro figlio si è buttato dal terzo piano di un albergo diroccato sotto gli occhi di sua madre. Intanto ai nostri figli viene di giorno in giorno sottratto un pezzo di vita. Gliene stanno graziosamente lasciando qualche boccone che sa di medicina, sotto stretto controllo dell’autorità, in alternativa al trasferimento armi e bagagli nell’inferno della finzione virtuale in via di rapido consolidamento nel dicastero di Colao.
Finché arriverà il momento in cui la verità, autoevidente, diventerà contagiosa e soppianterà altri contagi. E allora tutti quelli che l’hanno pervicacemente calpestata, al riparo di un sistema criminale che si crede imbattibile, saranno chiamati in fila per uno a pagare il conto.
Elisabetta Frezza
Articolo previamente apparso su Ricognizioni
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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