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Terrorismo

Politico dell’opposizione armena ucciso a colpi d’arma da fuoco

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Un esponente dell’opposizione armena è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco nella sua abitazione insieme a un’altra persona, ha comunicato la polizia mercoledì.

 

Volodya Grigoryan è stato ucciso insieme a un amico, un agente di polizia in visita, nella sua casa in un villaggio della regione di Armavir. Un terzo individuo è rimasto ferito nell’attacco. Grigoryan aveva precedentemente ricoperto il ruolo di sindaco della stessa regione.

 

Secondo le informazioni, l’assalitore, che indossava una maschera, ha aperto il fuoco con un’arma automatica contro Grigoryan e altre persone riunite nel cortile anteriore della proprietà. Il sospettato è tuttora in fuga, ha dichiarato l’investigatore capo Artak Ovannisyan ai giornalisti. Data l’importanza del caso, sarà gestito dalla Commissione Investigativa anziché dalla polizia locale.

 

Le immagini diffuse dai media armeni mostrano il presunto aggressore colpire le tre vittime da lontano, facendole cadere, per poi avvicinarsi e sparare ulteriori colpi. L’attacco sarebbe avvenuto poco prima di mezzanotte di martedì.

 

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Le autorità non hanno né confermato né smentito le ipotesi dei media secondo cui l’omicidio potrebbe essere legato a una faida che coinvolgerebbe il fratello di Grigoryan, sospettato di un attacco mortale a febbraio contro l’abitazione di un funzionario locale.

 

Grigoryan, 42 anni, era stato eletto a fine marzo capo del comune di Parakar, candidandosi come oppositore del partito al governo «Contratto Civile», e guidava la fazione del partito di opposizione «Paese della Vita» nel consiglio di amministrazione locale.

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Geopolitica

L’ala armata di Hamas pubblica un nuovo video sugli ostaggi

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Le Brigate Al-Qassam, il braccio armato del gruppo palestinese Hamas, hanno rilasciato un video che mostra Alon Ohel, uno dei numerosi ostaggi ancora trattenuti a Gaza dall’ottobre 2023. Israele prosegue la sua offensiva militare nell’enclave, dopo aver recentemente colpito i negoziatori di Hamas in Qatar.   Nel video diffuso lunedì, Ohel, 24 anni, critica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, mentre in sottofondo appare un discorso televisivo del leader. L’ostaggio rivolge anche un appello alla sua famiglia e a Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, affinché facciano pressione sul governo israeliano.   A inizio mese, Ohel, che possiede anche la cittadinanza serba e tedesca, era apparso in un altro video di Hamas, incentrato principalmente su un altro ostaggio, Guy Gilboa-Dalal, diffuso in occasione del 700° giorno del conflitto.   Il 7 ottobre 2023, i militanti palestinesi hanno rapito oltre 250 persone durante un’incursione nel sud di Israele. Si stima che 48 ostaggi siano ancora a Gaza, sebbene l’esercito israeliano ritenga che circa la metà potrebbe essere già deceduta.  

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In risposta all’incursione che ha causato oltre 1.200 morti, Israele ha lanciato un’ampia campagna militare per annientare Hamas. Secondo le autorità sanitarie di Gaza, il numero delle vittime nell’enclave ha superato le 65.300, ma alcuni osservatori ritengono che il bilancio reale possa essere molto più alto, poiché numerosi corpi potrebbero essere sepolti sotto le macerie dei bombardamenti israeliani.   All’inizio del mese, l’aviazione israeliana ha colpito una località a Doha, in Qatar, dove, secondo quanto riferito, si stavano riunendo importanti leader politici di Hamas per discutere una proposta di cessate il fuoco appoggiata dagli Stati Uniti.   L’esercito israeliano sta ora intensificando gli sforzi per prendere il controllo totale di Gaza City, minacciando di distruggerla se Hamas non si arrenderà. I critici accusano la strategia dello Stato degli ebrei di mirare a rendere Gaza invivibile, con l’intento di compiere una pulizia etnica della sua popolazione.

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Terrorismo

Segretario di Stato ed ex capo della CIA dà il benvenuto a Nuova York al fondatore dell’al-Qaeda siriana a New York Jolani

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A sole due settimane dalle commemorazioni del 24° anniversario degli attacchi dell’11 settembre, Ahmad al-Sharaa, noto anche come Abu Mohammad al-Jolani, ex leader di al-Qaeda e fondatore del Fronte al-Nusra, ha fatto il suo ingresso sulla scena internazionale come presidente autoproclamato della Siria. A riceverlo David Petraeus, ex generale USA della campagna afghana e direttore della CIA, poi finito a lavorare per il megafondo finanziario KKR.

 

Il Jolani è il primo capo di Stato siriano a partecipare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) dal 1967, segnando un momento storico e controverso per Damasco, che non vi aveva partecipato per quasi sessanta anni sotto la dinastia Assad.

 

Secondo l’agenzia di stampa statale siriana SANA, la visita rappresenta «un importante momento diplomatico» per la Siria, che torna al tavolo delle Nazioni Unite a livello di leadership dopo più di mezzo secolo . Tuttavia, il passato di Sharaa getta un’ombra sulla sua presenza a New York.

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Come riportato da Renovatio 21, fino a pochi mesi fa, sulla sua testa pendeva una taglia da 10 milioni di dollari emessa dagli Stati Uniti per il suo ruolo alla guida del Fronte al-Nusra, organizzazione designata come terroristica.

 

La svolta è arrivata lo scorso dicembre, cioè agli sgoccioli dell’amministrazione Biden, quando il suo gruppo, Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ha rovesciato il governo di Bashar al-Assad, assumendo il controllo di Damasco. In seguito, gli Stati Uniti hanno revocato la taglia e l’ex presidente Donald Trump ha annunciato l’intenzione di rimuovere le sanzioni contro la Siria.

 

Il Jolani, che in passato ha combattuto contro le truppe americane in Iraq e ha orchestrato attentati suicidi come emissario del leader dell’ISIS Abu Bakr al-Baghdadi, è stato accolto a Nuova York da figure di spicco come l’ex direttore della CIA David Petraeus.

 

Durante un evento pubblico, Petraeus ha ricordato a favore di camera il loro passato conflitto, chiedendo a Sharaa di spiegare la sua trasformazione da leader jihadista a figura politica. «Un tempo eravamo in combattimento, ora passiamo al discorso», ha risposto Jolani-Sharaa, aggiungendo: «Non possiamo giudicare il passato con le regole di oggi, né il presente con quelle del passato».

 

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Il Petraeus, che nella sua carriera è passato anche per la base americana di Vicenza, condusse la guerra in Afghanistan dopo che il generale Stanley McChrystal lasciò il comando tra misteri e polemiche, divenendo comandante delle operazioni, oltre che in Afghanistan, anche in Pakistan, Arabia e parti dell’Africa. In seguito assurse al ruolo di direttore della CIA sotto Obama, per poi dimettersi in seguito a voci su una relazione con la sua biografa Paula Broadwell.

 

Petraeus divenne quindi nel 2013 paretner del grande fondo di Private Equity KKR, un gruppo finanziario con un fatturato di oltre 20 miliardi annui.

 

Chi conosce la vicenda di Petraeus e della Siria sa che già dieci anni fa aveva stupito – non Renovatio 21– con l’ammissione della strategia secondo cui si poteva fermare l’ISIS usano l’al-Qaeda siriana, cioè al-Nusra, cioè Jolani. Tutto torna.

 

La presenza del Jolani nella Grande Mela è una svolta troppo allucinante per non suscitare critiche. Post sui social media mostrano sbigottimento dinanzi alle foto del Jolani che posa a Central Park o che scende in abiti firmati dal suo aereo privato.

 

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Durante gli incontri a Nuova York, non è stata menzionata la situazione delle minoranze in Siria, dove si segnalano massacri di alawiti, drusi e cristiani attribuiti a gruppi legati a HTS. Insieme a Jolani, è presente negli Stati Uniti anche il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shaibani, un altro ex membro di alto rango di Al-Qaeda in Siria.

 

Lunedì, il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha condiviso il palco con Sharaa, elogiando il ruolo della Siria nella presunta «diffusione della democrazia» in Medio Oriente.

 

 

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Notevoli anche le feste di Macron, con a fianco il qatarino al-Thani e pure il presidente del Senegal lì di passaggio, al già terrorista takfiro.

 

 

La presenza di un leader di al-Qaeda a Nuova York, città massacrata – secondo la narrazione dell’establishment – dal gruppo jihadista, tocca un nuovo record di bassezza per la politica estera americana, che a questo punto non è nemmeno più possibile definire «imperiale».

 

Si tratta di qualcosa di uno spettacolo rivoltante, dove i macellai stragisti vengono premiati al centro del mondo, mentre i cristiani (e gli alawiti, e i drusi, etc.) vengono massacrati senza pietà nelle terre dove vivono da millenni.

 

Chi può porre fine a questo scempio?

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Gender

Indagine FBI sui trans armati

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Un’indagine federale sta scuotendo le fondamenta di alcune organizzazioni di estrema sinistra negli Stati Uniti, con il gruppo «Armed Queers Salt Lake City» al centro dell’attenzione per presunti legami con l’assassinio politico di Charlie Kirk.   Le autorità federali statunitensi stanno intensificando gli sforzi per smantellare cellule rivoluzionarie accusate di voler destabilizzare il capitalismo e il Paese, mentre la Casa Bianca dichiara guerra aperta a queste realtà. I legislatori, bipartisan, chiedono chiarezza e un approccio governativo coordinato per contrastare la minaccia.   La deputata repubblicana della Florida, Anna Paulina Luna, ha acceso i riflettori su una presunta rete sedicente marxista finanziata da gruppi radicali, sollevando allarmi su possibili collegamenti con potenze straniere, come il Partito Comunista Cinese. In un post su X, Luna ha dichiarato: «“Armed Queers SLC” è sotto inchiesta dell’FBI come parte di una rete estesa legata all’assassino di Charlie Kirk. Il fondatore del gruppo è anche organizzatore del PSL [The People’s Forum], finanziato da Neville Singham e dal Partito Comunista Cinese. Perché “Armed Queers SLC” ha cancellato il proprio profilo Instagram dopo l’omicidio? Quali sono i legami di Singham con gruppi estremisti potenzialmente connessi all’assassino?»  

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I rapporti tra la fondatrice di «Armed Queers SLC», e il PSL, con presunti finanziamenti cinesi, destano particolare preoccupazione, soprattutto per la propaganda promossa dal gruppo a Salt Lake City. Inoltre, il movimento «No Kings» (implicato in una serie di proteste contro Trump) e l’organizzazione «50501» risultano sotto scrutinio.   Secondo un’inchiesta del team Schweizer, «“No Kings” e i suoi partner hanno incassato 114,8 milioni di dollari dalla rete di fondi illeciti Arabella, utilizzando denaro pubblico come moltiplicatore di forza per le loro attività di protesta».   Luna ha aggiunto su X facendo i nomi che ci sono attori che «finanziano gruppi di estrema sinistra per seminare divisione, odio e disordini politici in America. Il clima tossico che creano alimenta tragedie come l’assassinio di Kirk». La deputata ha annunciato che la Commissione di vigilanza della Camera ha richiesto al Segretario Scott Bessent di valutare il congelamento o il sequestro dei beni di Singham per prevenire ulteriori violenze.   L’esperto di terrorismo civile Jason Curtis Anderson ha offerto un’analisi dettagliata del fenomeno: «La rivoluzione marxista utilizza le ONG come strumenti per generare caos. Organizzazioni come i Democratic Socialists of America (DSA) e il PSL, insieme a gruppi militanti come Antifa, Socialist Rifle Association e “Armed Queers”, operano in sinergia. A queste si aggiungono miliardi di dollari convogliati in movimenti per il clima e la giustizia sociale, spesso finanziati da fondazioni come Open Society, Tides e Arabella Advisors».   Anderson ha sottolineato i legami storici con potenze straniere: «Già negli anni Sessanta, gruppi come il Weather Underground ricevevano addestramento e finanziamenti da Cuba. Oggi, organizzazioni come DSA, BLM e «Armed Queers» continuano a visitare l’isola, dove vengono radicalizzate e formate in tattiche rivoluzionarie anti-occidentali». Lo specialista in terrorismo ha poi evidenziato il ruolo di Manolo De Los Santos, leader del People’s Forum, che ha vissuto a Cuba per sei anni, un periodo sospettosamente lungo per un possibile addestramento.   L’indagine in corso rivela una rete complessa di finanziamenti illeciti e influenze straniere che, secondo gli esperti, mira a destabilizzare gli Stati Uniti. Con l’intensificarsi delle indagini, il governo sembra determinato a stroncare sul nascere ogni minaccia eversiva.

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