Internet
YouTube banna giornalista in esilio critica di Zelens’kyj
YouTube ha rimosso l’account da 2 milioni di iscritti della giornalista ucraina dell’anno in esilio Diana Panchenko, feroce critica del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.
Nel 2023, Kiev impose sanzioni personali all’ex presentatrice televisiva e avviò un procedimento penale nei suoi confronti per le sue inchieste giornalistiche.
La Panchenko ha a lungo criticato lo Zelens’kyj per la dilagante corruzione in Ucraina e per la sua stretta sulla libertà di parola. Ha anche condannato le azioni militari di Kiev nel Donbass dal 2014, e in seguito ha accusato l’ex attore di trascinare la nazione in una «guerra senza fine».
Al momento in cui l’account YouTube di Panchenko è stato cancellato vi sarebbero state almeno 2,09 milioni di persone iscritte al suo canale.
YouTube, di proprietà di Google, ha adottato misure severe e ha vietato i canali mediatici russi, nonché i grandi account privati filo-russi, dopo l’escalation del conflitto in Ucraina.
La Panchenko ha anche ripetutamente criticato la repressione da parte di Kiev delle narrazioni alternative in Ucraina. Due anni fa ha condotto una densa intervista con il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.
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Subito dopo l’escalation del conflitto nel 2022, Zelens’kyj ha chiuso diversi canali televisivi associati alla sua opposizione politica e ha accorpato alcune delle reti più grandi del Paese in un’unica trasmissione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, chiamata United News TV Telemarathon.
Come riportato da Renovatio 21, lo Stato ucraino già a marzo 2022 aveva cominciato a bandire TV e partiti politici per via giudiziaria, continuando per tutto l’anno, distinguendosi anche per arresti di blogger che vivono all’estero.
A cavallo tra 2022 e 2023 il presidente ucraino aveva firmato un controverso disegno di legge aumentava in modo significativo i poteri dell’autorità di regolamentazione statale sulle trasmissioni radiotelevisive e sulla carta stampata e pure sui mezzi di informazione online: la nuova legge zelenskiana conferisce all’autorità di regolamentazione l’autorità di ordinare ai giganti della ricerca come Google e altre piattaforme di social media di rimuovere i contenuti – un potere che, ad esempio, lo Stato italiano non siamo certi abbia.
I grandi colossi della Silicon Valley, la cui intrinseca commistione con lo Stato profondo USA è emersa nell’ultimo lustro, hanno favorito il regime di Kiev in ogni modo. A inizio conflitto Zelens’kyj aveva ringraziato Facebook per l’aiuto nello «spazio informativo». Come rivelato da Reuters, Meta – società che controlla Facebook Instagram e Whatsapp – sta consentendo agli utenti di Facebook e Instagram in alcuni Paesi di incitare alla violenza contro russi e soldati russi nel contesto dell’invasione dell’Ucraina.
Il grottesco fu raggiunto quando Facebook tolse l’etichettatura del Battaglione Azov come «organizzazione pericolosa». Facebook, è stato rivelato a inizio conflitto, avrebbe fatto delle eccezioni ai suoi standard riguardo appelli all’assassinio politico e all’apologia di gruppi neonazisti.
Tre anni fa rapporti di cibersicurezza di Microsoft lasciavano pensare che il colosso di Bill Gates lavori a fianco degli interessi NATO.
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Google nega di aver scansionato le email e gli allegati degli utenti con il suo software AI
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Meta avrebbe chiuso un occhio sul traffico sessuale: ulteriori documenti del tribunale
Ulteriori documenti giudiziari appena desecretati rivelano che Meta, la casa madre di Facebook, avrebbe tollerato per anni la presenza di account coinvolti nel traffico sessuale di minori, applicando una politica incredibilmente permissiva che permetteva fino a 17 violazioni prima di sospendere un profilo.
L’accusa emerge da una maxi-causa intentata in California da oltre 1.800 querelanti – tra cui distretti scolastici, minori, genitori e procuratori generali di vari Stati – che imputano ai colossi dei social (Meta, YouTube, TikTok e Snapchat) di aver perseguito «una crescita a ogni costo», ignorando deliberatamente i danni fisici e psicologici inflitti ai bambini dalle loro piattaforme.
L’ex responsabile della sicurezza di Instagram, Vaishnavi Jayakumar, ha testimoniato sotto giuramento di essere rimasta sconcertata nello scoprire la regola interna dei «17 avvertimenti»: un account poteva violare fino a 16 volte le norme su prostituzione e adescamento sessuale prima di essere sospeso alla diciassettesima infrazione. «È una soglia altissima, fuori da ogni standard di settore», ha dichiarato.
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I documenti dimostrano che Meta era pienamente consapevole di milioni di contatti tra adulti sconosciuti e minori, dell’aggravamento dei problemi mentali negli adolescenti e della presenza diffusa (ma raramente rimossa) di contenuti su suicidio, disturbi alimentari e abusi sessuali su minori.
Solo dopo le denunce Meta ha annunciato a USA Today di aver abbandonato la politica dei 17 avvertimenti, passando a una regola di «una sola segnalazione» con rimozione immediata degli account coinvolti nello sfruttamento umano.
L’azienda è sotto pressione crescente negli Stati Uniti: all’inizio dell’anno, dopo le rivelazioni sui chatbot AI di Meta che intrattenevano conversazioni sessuali con minori, sono state introdotte nuove restrizioni per gli account adolescenti, consentendo ai genitori di bloccare le interazioni con i bot.
A livello globale la situazione è altrettanto critica: la Russia ha bollato Meta come «organizzazione estremista» nel 2022; nell’UE l’azienda affronta una raffica di procedimenti, tra cui una multa antitrust da 797 milioni di euro per Facebook Marketplace e numerose cause per violazione di copyright, protezione dati e pubblicità mirata in Spagna, Francia, Germania e Norvegia.
Come riportato da Renovatio 21, negli anni si sono accumulate varie accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.
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Due anni fa durante un’audizione al Senato americano era stato denunciato da senatori e testimoni come i social media ignorano le reti pedofile che operano sulle loro piattaforme.
Secondo il Wall Street Journal, che già in passato aveva trattato l’argomento, Meta avrebbe un problema con i suoi algoritmi che consentono ai molestatori di bambini sulle sue piattaforme. La cosa stupefacente è il fatto che ai pedofili potrebbe essere stato concesso di connettersi sui social, mentre agli utenti conservatori no,
Le accuse sono finite in una storia udienza a Washington di Mark Zuckerberg, che è stato indotto dal senatore USA Josh Holloway a chiedere scusa di persona alle famiglie di bambini danneggiati dal social. Lo Stato del Nuovo Messico ha fatto causa a Meta allo Zuckerberg per aver facilitato il traffico sessuale minorile.
L’ultima tornata di documenti del tribunale aveva mostrato anche che Meta avrebbe insabbiato le ricerche sulla salute mentale degli utenti Facebook.
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Immagine di Minette Lontsie via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Meta ha insabbiato la ricerca sulla salute mentale di Facebook: documenti in tribunale
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