Politica
Voto contestato in Mozambico, aumentano le tensioni
Il principale candidato dell’opposizione del Mozambico ha accusato la polizia di aver sparato proiettili veri contro i dimostranti durante le proteste contro i risultati delle recenti elezioni presidenziali nel paese dell’Africa meridionale.
Le accuse di frode elettorale mosse martedì a Venancio Mondlane giungono in un periodo di crescenti tensioni in Mozambico, dove i risultati preliminari delle elezioni presidenziali del 9 ottobre mostrano il partito al governo in testa.
Secondo un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, la polizia ha lanciato gas lacrimogeni contro Mondlane e i suoi sostenitori mentre si rivolgeva ai giornalisti durante la manifestazione da lui organizzata nella capitale Maputo lunedì.
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Secondo quanto riferito dalla Reuters, gli agenti hanno sparato con le pistole contro i manifestanti, che si erano radunati nel luogo in cui l’avvocato del politico, Elvino Dias, era stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel fine settimana, insieme a Paulo Guambe, portavoce del loro partito, Podemos.
Il quotidiano locale Club of Mozambique ha riferito che la polizia ha caricato decine di persone nel tentativo di disperdere la folla, che ha reagito lanciando pietre e dando fuoco a pneumatici sulla strada.
«La polizia ha fatto una cosa scandalosa, ovvero ha usato proiettili veri», ha affermato il candidato indipendente sostenuto dal partito Podemos in un video in diretta su Facebook.
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Adriano Nuvunga, direttore del Centro per la democrazia e i diritti umani (CCD) del Mozambico, ha affermato che due giornalisti e una guardia di sicurezza sono stati colpiti da proiettili ma non sono rimasti gravemente feriti. Nuvunga ha descritto l’incidente come un’«allarmante escalation di violenza e repressione».
«L’omicidio di figure chiave del team di Mondlane e l’uso della forza contro dimostranti pacifici sollevano preoccupazioni critiche sulla protezione delle libertà civili, sulla libertà di stampa e sullo spazio per le voci dell’opposizione nel Paese», ha affermato il Nuvunga.
Sedici persone «vittime delle rivolte» sono state ricoverate al pronto soccorso dell’ospedale centrale di Maputo, ha riferito l’emittente statale TVM, citando le autorità.
Secondo il portavoce della polizia Orlando Mudumane, che in precedenza aveva avvertito che le autorità avrebbero preso misure per prevenire qualsiasi «atto di violenza, vandalismo e disordine pubblico» dopo le elezioni nazionali, sono state arrestate sei persone.
Il direttore del CCD Nuvunga ha chiesto il sostegno internazionale per proteggere la democrazia e la giustizia nel Paese ricco di risorse, «in mezzo alla crescente ondata di paura e violenza» in vista dell’annuncio dei risultati elettorali di questa settimana.
I leader dell’opposizione, tra cui Mondlane, hanno accusato il partito Frelimo, che governa il paese sin dalla sua indipendenza dal Portogallo nel 1975, di aver truccato le elezioni.
I primi risultati indicano il candidato del partito Frelimo Daniel Chapo come vincitore, con Mondlane al secondo posto.
Come noto, il Mozambico, sulla carta, sarebbe stato «pacificato» dalla Comunità di Sant’Egidio, una scheggia di CL che si è fatta strada sotto il papato di Woytila per arrivare ad esprimere persino un ministro nel governo Monti (2011). Il pervadente gruppo romano avrebbe guidato la pace tra le parti in lotta, i socialisti del FRELIMO (Fronte di liberazione del Mozambico) e i conservatori del RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana), che cessarono le ostilità con gli Accordi di pace di Roma del 1992.
Presenti alla firma della pace, oltre al fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi (poi ministro alla cooperazione internazionale nel gabinetto dei tecnocrati montiani), c’era il cardinale Zuppi, arcivescovo di Bologna, uomo della diplomazia vaticana fallita con Kiev, distributore di tortellini filomusulmani a base di pollo e secondo alcuni prossimo papabile.
Il capitale politico ottenuto dalla «pace» mozambicana ha catapultato la Sant’Egidio nell’Olimpico della geopolitica internazionale, come visibile il mese scorso quando il presidente francese Macron ha aperto un evento della Comunità a Parigi.
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Come ha già scritto Renovatio 21 fa in un articolo sulla situazione mozambicana tra ISIS e giacimenti di gas (nell’area ci sono interessi ENI), la pacificazione del Mozambico non pare essere stata un gran capolavoro, visto che ora vi si affaccia, in modo sanguinario, il fondamentalismo islamista.
Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi mesi vi è stata una recrudescenza degli attacchi dei jihadisti Ahl al-Sunnah wa al-Jamma’ah, gruppi affiliati all’ISIS che hanno intensificato l’attività terrorista nella provincia di Pemba, nel nord del Mozambico.
Si è distinto, per la sua resistenza all’ondata jihadista, monsignor Antonio Juliasse Ferreira Sandramo, vescovo di Pemba, diocesi di Cabo Delgado, nel Nord del Mozambico, regione divenuta terreno preferito dei gruppi islamici armati. Il prelato segnala che interi villaggi appartenenti alla sua circoscrizione ecclesiastica sono stati cancellati dalle carte geografiche.
Le persecuzioni in Mozambico non sono mai terminate, con racconti di schiave sessuali ISIS uccise se hanno l’AIDS e non si convertono all’Islam.
Tra le persone uccise dagli islamisti c’era una suora veneta, suor Maria De Coppi, una missionaria comboniana che serviva bambini malnutriti e orfani.
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Immagine screenshot da Facebook
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Sahra Wagenknecht: UE in «isolamento diplomatico»
L’Unione Europea dovrebbe proporre la revoca delle sanzioni alla Russia per superare il suo «isolamento diplomatico» e riacquisire peso nel negoziato per la pace in Ucraina: lo ha dichiarato la politica tedesca di lunga data Sahra Wagenknecht.
In un post su X pubblicato giovedì, ha osservato che il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul non era neppure al corrente dell’elaborazione, da parte degli Stati Uniti, di un piano per risolvere il conflitto ucraino. Venerdì il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha aggiunto che «non ha senso» commentare la proposta americana, poiché non è stata condivisa con Bruxelles.
«È una vergogna che gli europei si siano cacciati in un tale isolamento diplomatico», ha commentato Wagenknecht riguardo all’esclusione dell’UE dal processo negoziale.
La leader, che ha lasciato la guida del suo partito Alleanza Sahra Wagenknecht all’inizio di questo mese, ha aspramente criticato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per la presunta sollecitazione rivolta agli Stati membri affinché coprano i bisogni finanziari e militari di Kiev per il 2026 e il 2027, stimati in 135,7 miliardi di euro. Si tratta di un «oltraggio ai contribuenti tedeschi ed europei», ha tuonato.
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La Wagenknecht ha ribadito che il conflitto ucraino è «impossibile da vincere» e che, anziché continuare a finanziarlo, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, von der Leyen e gli altri vertici del blocco «dovrebbero finalmente appoggiare i negoziati di pace».
«Per riottenere influenza sui colloqui, gli europei occidentali dovrebbero offrire la fine delle sanzioni e la ripresa delle relazioni energetiche con la Russia», ha suggerito.
Venerdì Wadephul ha precisato di ritenere la proposta USA non un «piano definitivo», ma piuttosto «un elenco di temi da discutere con urgenza tra Ucraina e Russia». L’Alto rappresentante UE per la politica estera Kaja Kallas ha invece insistito sul fatto che qualsiasi intesa «deve coinvolgere l’Ucraina e gli europei».
Interpellato sulla bozza americana, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha replicato: «Ci sono alcune idee da parte statunitense [per risolvere il conflitto ucraino], ma al momento non si discute nulla di specifico». Ha tuttavia ribadito che Mosca resta desiderosa di una soluzione diplomatica alla crisi.
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Immagine di Fernar Cornellà via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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