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Vaccini, breve commento critico le dichiarazioni di padre Sélégny FSSPX

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Renovatio 21 pubblica questo testo partito da alcuni fedeli austriaci e di altre nazionalità. Il documento chiede rispettosamente alla alla Fraternità san Pio X di valutare attentamente il tema morale riguardo ai vaccini. Renovatio 21 sull’argomento ha pubblicato diversi articoli vergati da esponenti della FSSPX, tra cui l’importante studio morale di padre Joseph, già superiore del distretto di Francia della Fraternità. Un anno fa il distretto americano pubblicò un comunicato filovaccinista a cui Renovatio 21 aveva replicato duramente. Alcuni fedeli nostri lettori si scandalizzarono. In seguito, l’articolo americano fu tolto, ma comparve il problematico documento firmato da padre Arnaud Sélégny, a cui se ne aggiunse un secondo documento pubblicato lo scorso 24 settembre. È a quest’ultimo che questo gruppo di fedeli da tutto il mondo vuole rivolgere con rispetto quelle critiche che sono nel cuore di tanti cattolici in quest’ora di tenebra

 

 

 

La Casa Generalizia della Fraternità Sacerdotale San Pio X ha pubblicato una dichiarazione intitolata «Considerazioni pratiche per la vaccinazione contro il Covid-19» di padre Arnaud Sélégny il 24 settembre 2021.

 

Già questo ha scatenato reazioni critiche.

 

Alcune critiche dell”atteggiamento eccessivamente positivo di padreSélégny nei confronti della nuova vaccinazione, che molti credenti trovano incomprensibile, sono venute, ad esempio, da un laico degli USA, Anthony Ambrosetti, che è affiliato alla Fraternità.

 

Come si può sentire, è lontano dall’essere solo: sacerdoti e fedeli associati alla FSSPX, così come altri, sono scioccati e scandalizzati. Alcuni si chiedono come sia possibile che il baluardo della fede cattolica piena dia qui spazio al relativismo.

 

 

Riconoscimento dell’attività della Fraternità Sacerdotale San Pio X

Riconosciamo con espressione di gratitudine che sin dalla sua fondazione la Società Sacerdotale ha operato beneficamente, preservando la piena Fede, liturgia e morale durante l’apostasia successiva al Vaticano II.

 

Soprattutto, riconosciamo che in alcuni Paesi afflitti da «lockdown», la Fraternità ha mantenuto la devozione a Dio e la cura dei fedeli in modo esemplare.

 

Per questo motivo, niente è più lontano dalla nostra mente che partecipare a una denigrazione della Fraternità, come, purtroppo, è stato recentemente fatto dai media negli Stati Uniti.

 

 

Individuazione di una grave mancanza nella dichiarazione in questione

Tuttavia, per amore della Verità, per preoccupazione per l’integrità della Fraternità e per preoccupazione per la salvezza delle anime, l’affermazione di padre Sélégny non può restare incontestata: anche se il reverendo padre affronta le obiezioni che gli erano pervenute prima del 24 settembre, dimostrando così di essere alle prese con il problema morale, e anche se ammette che «incognite circondano la questione» e che «si esercitano pressioni», che accrescono le «difficoltà», il parere del 24 settembre è espressione di una profonda incertezza morale-teologica.

 

Ricorda le informazioni che guidano tutti gli argomenti e le considerazioni secondo cui il nuovo vaccino COVID in molti casi comporta la raccolta di linee cellulari da bambini abortiti (in fase di sviluppo e/o test).

 

Secondo i rapporti interni, anche bambini sani vengono prelevati vivi dall’utero e sezionati vivi, senza anestesia (!).

 

A tal proposito, va considerata esemplare la chiarezza del vescovo ausiliare Athanasius Schneider («cannibalismo», «inizio dell’apocalisse», «Cinque prelati condannano i vaccini COVID-19: “Il fine non può giustificare i mezzi”»).

 

Per dirla senza mezzi termini, la produzione e/o la sperimentazione dei vaccini comporta il sacrificio umano.

La dichiarazione di padre Sélégny non ritrae adeguatamente lo spaventoso peccato dell’aborto, a cui è associata la produzione di vaccini. Per dirla senza mezzi termini, la produzione e/o la sperimentazione dei vaccini comporta il sacrificio umano.

 

Inoltre, l’uso dei vaccini ha provocato negli ultimi undici mesi così tanti morti e altri danni, spesso molto gravi, che si deve parlare anche qui di sacrifici umani.

 

La citazione di Tommaso d’Aquino utilizzata da padre Sélégny, De malo, q. XIII, a. 4, ad 17, solleva seri interrogativi: il processo di pensiero del Doctor universalis è realmente pertinente qui? Il sensus fidei si oppone al fatto che Tommaso sia effettivamente complice dell’attuale tirannia della menzogna.

 

L’intera linea di pensiero di padre Sélégny, con tutte le affermazioni corrette che contiene, sta purtroppo lavorando nelle mani dei poteri che usano la peste COVID per i loro scopi. Essa opera quindi purtroppo anche nelle mani dell’attuale dirigenza vaticana, che si è fatta spudoratamente complice dei poteri politici.

 

 

Inosservanza dell’ovvio: dov’è l’analisi delle circostanze?

L’analisi teologico-morale di un’azione comprende tradizionalmente tre aspetti: l’oggetto dell’azione, l’intenzione e le circostanze.

 

Secondo la nostra osservazione, nella questione vaccinale, la considerazione delle circostanze compare troppo poco, anche tra i funzionari ecclesiastici e, purtroppo, anche nel caso di padre Sélégny.

 

Occorre tenere in considerazione quanto segue: secondo le sincere dichiarazioni di Bill Gates e altri, le epidemie di virus sono apparentemente controllabili e probabilmente vengono controllate (Gates: «il prossimo virus riceverà l’attenzione che merita», il miliardario Warren Buffet: «verrà una nuova ondata più letale»).

L’intera linea di pensiero di padre Sélégny, con tutte le affermazioni corrette che contiene, sta purtroppo lavorando nelle mani dei poteri che usano la peste COVID per i loro scopi

 

Bill Gates ha anche dichiarato apertamente di essere favorevole alla riduzione della popolazione. Le campagne di vaccinazione dovrebbero essere utilizzate anche per questo scopo.

 

D’altra parte, ha ammesso di recente, nel novembre 2021, che la vaccinazione COVID ha avuto un effetto minimo in termini di prevenzione delle malattie (!).

 

Allo stesso tempo, ha parlato minacciosamente di futuri «attacchi bioterroristici».

 

Qui mostra l’audacia del propagandista e del sovrano che non è impegnato in alcuna verità.

 

Tutte queste circostanze che circondano la vaccinazione devono essere prese in considerazione per un’analisi morale-teologica.

 

 

Dov’è il discernimento degli spiriti?

Il «discernimento degli spiriti» (1 Cor 12,10, Esercizi Spirituali Ignaziani) ci mostra il carattere satanico della propaganda menzognera, l’omicidio di bambini non ancora nati e il simultaneo occultamento e negazione dell’aborto nel processo, e la paura.

 

Inoltre, c’è un’enorme quantità di denaro coinvolta. Dove c’è mammona, il diavolo non è da meno.

Il «discernimento degli spiriti» (1 Cor 12,10, Esercizi Spirituali Ignaziani) ci mostra il carattere satanico della propaganda menzognera, l’omicidio di bambini non ancora nati e il simultaneo occultamento e negazione dell’aborto

 

È un insulto alla mente considerare la campagna di vaccinazione COVID come nient’altro che una misura medica

 

Alla luce di questi fatti, non ha senso cercare di interpretare il male in questa materia con sofismi teologico-morali.

 

 

Cosa direbbe l’arcivescovo Marcel Lefebvre?

Non possiamo pensare che l’arcivescovo Marcel Lefebvre lo avrebbe approvato. Dopotutto, dobbiamo solo alla sua indomabilità se la piena fede cattolica è stata salvata nel XX secolo.

 

Naturalmente, a questa fede appartiene la morale integrale, che a sua volta include il divieto assoluto di intrinsece malum, l’atto intrinsecamente cattivo. Solo la resistenza al male della cosiddetta «vaccinazione» contro il COVID può contenere ulteriore peccato e nuocere e placare l’ira di Dio.

 

Chiediamo quindi che la guida della Società Sacerdotale rafforzi inequivocabilmente i fedeli nella loro decisione per il bene intransigente e contro la contaminazione da parte di una dittatura bugiarda in nome dell’igiene.

 

 

Wolfram Schrems (Austria)
Anthony Ambrosetti (USA)
Victoria Ambrosetti (USA)
Karl Schlagenhaufen (Austria)
Patricia McKeever (Scozia)
Dott. Johann Wilde (Austria)
Inge M. Thürkauf (Germania)
Georg Roth (Austria)
Kamil Polakowski (Polonia)
Hofrat Mag. Thomas Lintner (Austria)
Mons. Michal Semin (Cechia)
Radomír Malý (Cechia)
Lucie Cekotová (Cechia)
Roman Ďuriš (cechia)
Maria Fellner (Austria)
Erwin Fellner (Austria)
Kamil Polakowski (Polonia)
Jee Soo Susanna Yun (Austria)
Pia Kim (Corea)
Claudia Schneidenbach (Germania)
Joanna Lee (Corea)
Hans-Jörg Karrenbrock (Austria)
Justine Veronika Renner (Austria)
Walter Froschauer (Austria)
Hilda Froschauer (Austria)
Christian Schöbel (Austria)
Eleonora Kummer (Austria)
Helene Kurjata (USA)
Ginger Estrada (USA)
Michael Estrada (USA)
Mary Wood (Australia)
Bridget Schafer (USA)
Richard Raymond (USA)
Monique Raymond (USA)
Jolanta Makowska (Can)
Jacob McLardy ( Nuova Zelanda)
Tania McLardy (Nuova Zelanda)
Jane Giannattasio (USA)
Daniel Dostie (USA)
Carl Vander Wouden (Canada)
Marie Tucker (USA)
Chere Bernhard (USA)
Kenneth N. Jensen (Danimarca)
David Hillebrand (USA)
Toni Hillebrand ( USA)
Andrew Quernmore (Inghilterra)
Bill Grijalva (USA)
Melanie Grijalva (USA)
Violet Bagtas (USA)
Patrick Neal Fuller (USA)
Lori Wilson (USA)
Leonorah McGlame (Scozia)
Charles Leipold (USA)
Michael E Fanning (USA)
Patrick DeSantis (NY, USA)
Allen Loyd (California, USA)
Gloria Loyd (California, USA)
Graeme JA Taylor (Scozia)
Nigel Dickens (Inghilterra)
Magdalena Jezierska (Australia)
Martin Blackshaw (Scozia)
Patricia Blackshaw (Scozia)
Kenneth Dewar (Scozia)
Jacqueline Dewar (Scozia)
Sean Dewar (Scozia)
Gemma Dewar (Scozia)
James Blackshaw (Scozia)
Maureen Hendrick (Scozia)
Thomas Hendrick (Scozia)
Bill Pfeiffer (USA)
Leslie Pfeiffer (USA)
Joe Pfeiffer (USA)
Thomas L. Massett (USA)
Patricia Wolfenden (Scozia)
Anthony Wolfenden (Scozia)
Bill Crofut (USA)
Thomas J. Fortino (NY, USA)
Renée Neuville (Galles)
E. Marlies Parker (Galles)
Frances Petty (Scozia)
Frank Payne (USA)
Lori Payne (USA)
Maria Plöb (Austria)
Anna-Maria Kaufmann (Austria)
Monika Kaufmann (Austria)
Irene Pichler (Austria)
Franz Matthias Pitscheneder (Austria)
Dr. Michael Ratzenhofer (Austria)
Andreas Kirchmair (Austria)
Manuela Hirschmugl (Austria)
Monika Rauch (Austria)
Yana Kalwoda (Austria)
Franz Kalwoda (Austria) Iniziatore

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Il Vaticano riforma il suo sistema giudiziario

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Attraverso un nuovo motu proprio reso pubblico il 19 aprile 2024, il Sommo Pontefice ha modificato molte leggi che regolano l’ordinamento giudiziario della Santa Sede, armonizzandolo con il vicino ordinamento italiano. È questo un modo per trarre insegnamento da numerose questioni nate all’indomani del «processo del secolo», la cui onda d’urto continua a scuotere le mura del recinto leonino.

 

69 è il numero delle Lettere apostoliche in forma di motu proprio promulgate sotto l’attuale pontificato.

 

Questo atto giuridico è un motu proprio che, in sei articoli, modifica le norme giudiziarie dello Stato Pontificio. Il documento riguarda in parte l’attività dei magistrati ordinari fino ai 75 anni, e fino agli 80 anni per i giudici cardinali. Resta inoltre aperta la possibilità da parte del Sommo Pontefice di prolungare caso per caso il mandato dei magistrati, fissando modalità di remunerazione, di fine rapporto e di pensioni.

 

Altri provvedimenti hanno suscitato una reazione più forte da parte dei giuristi italiani, come quelli riguardanti la responsabilità civile dei magistrati o il potere conferito al Papa di intervenire nel corso di un processo nominando un vicepresidente o cessando dal servizio di un magistrato il quale, «per comprovata incapacità», non sarebbe più in grado di esercitare le sue funzioni.

 

D’ora in poi chi ritiene di aver subito un danno potrà avviare un procedimento giudiziario contro lo Stato della Città del Vaticano, che potrà a sua volta rivolgersi a un magistrato se sarà dimostrato che ha causato un danno.

 

Questo è un modo per allineare il sistema del microStato a quanto avviene in Italia, dove la responsabilità del magistrato è indiretta, per far sì che un cittadino non possa agire direttamente contro un giudice che gli ha fatto torto nel corso di un processo. Si tratta di una misura intesa a garantire la libertà, l’indipendenza e la tutela dei magistrati contro eventuali pressioni esterne.

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Per motivare questa evoluzione, Francesco evoca «gli anni di esperienza che hanno fatto sentire la necessità di una serie di cambiamenti». È difficile non vedere in ciò una scossa di terremoto provocata dal processo del secolo conclusosi provvisoriamente nel dicembre 2023. Provvisoriamente, perché, oltre alla Segreteria di Stato e all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), tutti gli altri attori, imputati e parti civili, hanno impugnato la decisione dei giudici.

 

Molti giuristi italiani sottolineano che l’attuale pontificato ha riscritto le regole quattro volte durante la fase istruttoria del recente grande processo, sia come modo per colmare un vuoto normativo per alcuni, sia come modo per il Romano Pontefice di mantenere il controllo sullo svolgimento del processo.

 

Inoltre, il Tribunale vaticano – che è stato teatro di diverse riforme negli ultimi anni – resta composto prevalentemente da avvocati e pubblici ministeri che hanno ricoperto o ricoprono incarichi in Italia e che, di conseguenza, non sempre hanno una perfetta conoscenza della normativa usi e consuetudini della Santa Sede, né del diritto della Chiesa.

 

In un contributo scritto dopo la sentenza, uno dei legali degli imputati nel processo del secolo, Cataldo Intrieri, ha denunciato le «contraddizioni» del sistema giudiziario vaticano e gli «esorbitanti poteri» concessi ai pubblici ministeri che, a suo dire, aveva portato ad una procedura giudiziaria «molto lontana dai criteri adottati in uno Stato di diritto».

 

È una critica che il nuovo motu proprio tenta forse di disarmare, anche se non è realistico pretendere dal papato – che resta nella sua essenza monarchico – una separazione assoluta dei poteri.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Capitano della squadra campione di pallavolo entra in un ordine cattolico tradizionale

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Un noto giocatore di pallavolo francese ha annunciato che intende unirsi a una piccola e tradizionale comunità di canonici. Si tratta di Ludovic Duée, 32 anni, capitano della sua squadra vincitrice del campionato nazionale francese di pallavolo. Lo riporta LifeSiteNews.   Il Duée ha annunciato a Ouest France la sua intenzione di entrare a far parte dei Canonici Regolari della Madre di Dio, un istituto religioso maschile di diritto pontificio dedito alla liturgia latina. Il campione ha dichiarato che sta scegliendo tra la «vocazione e la professione».   Nei giorni scorsi, il pallavolista professionista capitano della sua squadra del Saint-Nazaire Volley-Ball Atlantique, ha vinto il titolo nazionale di pallavolo francese. Tuttavia la partita del campionato nazionale sarà anche l’ultima, secondo le sue stesse dichiarazioni ai media.

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Duée entrerà quest’anno tra i Canonici Regolari, dove trascorrerà i primi mesi come postulante. Con sede nel sud della Francia, la comunità relativamente giovane segue la Regola di Sant’Agostino e ha una spiritualità mariana basata su San Luigi Maria di Montfort e San Massimiliano Kolbe.   Cresciuto cattolico ma senza prestare molta attenzione alla sua fede da adolescente, Duée ha detto che vedeva Dio come qualcuno «con una pistola, pronto a colpirmi se mi fossi allontanato».   La sua scoperta dei Canonici è avvenuta durante gli anni di restrizioni legate al COVID-19, durante i quali è stato costretto a un periodo di riflessione più intensa. Dopo aver incontrato i Canonici, che erano vicini a dove viveva, la stella della pallavolo ha dichiarato che la sua percezione di Dio è cambiata. Ha abbandonato la sua idea di «un padre minaccioso che era lì per colpire», a favore di «un Dio amorevole».   «Ho scoperto che Dio mi amava e che aspettava solo una cosa, che anch’io lo amassi». Questa, ha detto, «è stata la base di questo viaggio».   Fondata nel 1971, la comunità conta circa 39 religiosi maschi, con un ramo femminile dell’ordine stabilito a circa 30 chilometri di distanza. I suoi membri sono dediti alla celebrazione della Messa tradizionale.   Dopo aver completato il postulato, presumendo che sia lui che la comunità esprimano un discernimento di continuazione, Duée vestirà l’abito ed entrerà nel noviziato che dura almeno un anno. I voti temporanei vengono emessi al termine del noviziato, ed è circa cinque anni dopo l’ingresso nella comunità e l’assunzione dell’abito che un membro prende i voti permanenti.   Gli stessi Canonici affermano che la loro vita spirituale «è quella della vita cristiana: appartenere a Cristo e vivere nella Chiesa. Ciò richiede naturalmente la devozione alla Beata Vergine, modello e Madre della Chiesa». Notano che nella loro comunità la devozione mariana si avvale in modo particolare della consacrazione a Maria.   In quanto canonici, i membri della comunità hanno il carisma speciale di vivere in comunità e di basarsi sulla loro chiesa particolare. La loro vita canonica è costruita sulla liturgia, vivendo una vita comune sia nel lavoro che nella preghiera, e nel loro apostolato.   «L’obiettivo è diventare prete. Rispondo a quella che considero una chiamata interiore», ha detto Duée. Ha descritto i Canonici come «molto dinamici e molto aperti al mondo, con un lato apostolico molto pronunciato».   In effetti, la giovane comunità ha attirato attorno a sé numerose famiglie e giovani, offrendo ritiri per uomini e donne, preparazione al matrimonio e un luogo in cui gli studenti possano trascorrere del tempo nello studio tranquillo e nella preghiera.

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Ai visitatori dell’abbazia viene anche offerta l’opportunità di prendere direzione spirituale con uno dei canonici, e i canonici vengono regolarmente visti guidare e prendere parte a vari pellegrinaggi agli antichi santuari in tutta la Francia.   I canonici vendono parte dei loro prodotti per sostenere la loro vita quotidiana, fanno affidamento sul sostegno dei donatori per i loro bisogni e per l’attuale restauro dell’abbazia stessa.   La cosiddetta Opus Mariæ fu fondata nella diocesi di Gap nel 1969 da Roger Péquigney. Nel 1988, i suoi membri abbracciarono lo stile di vita dei canonici regolari, che coniugava contemplazione e attività pastorali. L’8 maggio 1997, la comunità fu ufficialmente eretta come abbazia, seguendo la regola di sant’Agostino, e adottò il nome di «canonici regolari della Madre di Dio».   La comunità ha mantenuto la liturgia latina come definita nella riforma promulgata da papa Giovanni XXIII nel 1962.   Nel 2004, la comunità si trasferì a Lagrasse, nella diocesi di Carcassonne.   L’ordine ricevette l’approvazione della Santa Sede l’18 ottobre 2002 ed è sotto la giurisdizione della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei».   All’ordine è associato il ramo femminile delle canonichesse regolari della Madre di Dio, residenti nel monastero Mater Dei ad Azille.

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Caso di devozione da parte dei giovani francesi non compaiono nelle cronache, ma esistono eccome. Ne è prova una storia annessa al dramma di Annecy dello scorso anno.   Come riportato da Renovatio 21, quando un immigrato siriano si era messo ad accoltellare i passanti, tra cui dei bambini, in riva al lago, era intervenuto per fermarlo Henri d’Anselme, un giovane pellegrino che stava facendo un tour delle cattedrali francesi. Intervistato dalla tv di «informazione continua» BFM TV, un canale molto popolare in Francia, il ragazzo in 14 minuti di conversazione era riuscito ad inserire nel suo racconto dell’accaduto parole come «cattedrale», «cristianità», «Santa Vergine», «Cristo», «preghiera», «spirito cavalleresco».     Qualcosa sta accadendo all’ultima generazione, anche nella laicissima – cioè dominata da massoni – Francia.   Se a Parigi vi sono personaggi che parlano con nonchalance di guerra anche atomica, se al vertice potrebbero aver instaurato programmaticamente un abominio oscuro e indicibile, nelle valli e nelle campagne, nelle cittadine e perfino nelle isole lontane, un ritorno della purezza potrebbe manifestarsi – e trascinare rispedire l’élite malvagia all’Inferno.   E allora: vive la France. Dieu le Roi!

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Spagna, crollo delle vocazioni dopo il Concilio Vaticano II

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Il sito Religión Confidencial ha pubblicato un’analisi approfondita sullo stato dei seminari in Spagna. Il calo delle vocazioni al sacerdozio sembra inevitabile. Di fronte a questa situazione molto preoccupante, la Conferenza episcopale spagnola ha deciso di non fornire tutti i dati degli ultimi cinque anni.

 

Una mancanza di trasparenza

Dall’analisi di Religion Confidencial emerge la crescente preoccupazione per la mancanza di trasparenza in seguito alla decisione della Commissione episcopale per il clero e i seminari di non pubblicare i dati annuali suddivisi per diocesi sui seminaristi in Spagna.

 

Questa pratica si è interrotta dopo l’anno accademico 2018/2019, che ha suscitato preoccupazioni in diversi ambienti ecclesiali che vedono in essa un passo indietro in termini di trasparenza e un possibile occultamento delle crisi vocazionali in alcune diocesi.

 

Nonostante la sua riluttanza a pubblicare dati dettagliati, la Conferenza Episcopale continua ad aggiornare sul suo sito alcuni dati sulle diocesi, anche se con alcune incongruenze e senza precedenti dettagli per diocesi.

 

Una forte tendenza al ribasso a partire dagli anni ’60

Il numero dei seminaristi in Spagna ha visto un notevole calo a partire dagli anni ’60. A quel tempo la Spagna contava più di 7.000 seminaristi. Dieci anni dopo, quel numero era sceso a 1.500. Un calo di quasi l’80%. Dopo aver superato quota 2.000 tra il 1985 e il 1990, lo scorso anno la tendenza è tornata a scendere sotto quota 1.000.

 

Se consideriamo la distribuzione dei seminaristi per diocesi, anche qui la situazione è allarmante: nel 2023, 6 diocesi non avevano seminaristi. Inoltre, 8 diocesi hanno avuto un solo seminarista per l’anno accademico 2022/2023. Così, l’anno scorso, 14 delle 69 diocesi spagnole avevano da 0 a 1 seminarista.

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All’estremo opposto, 14 diocesi hanno più di 20 seminaristi, il seminario più attrezzato è quello di Madrid con 119 seminaristi. Nella capitale il calo del numero dei seminaristi appare catastrofico.

 

Il calo del numero delle ordinazioni segue ovviamente il calo del numero dei seminaristi, e negli ultimi due anni sono stati ordinati meno di 100 seminaristi diocesani nella penisola iberica – esclusi i sacerdoti ordinati in una società religiosa. Quindi sono stati ordinati solo 97 sacerdoti nel 2022 e 79 nel 2023.

 

Questa preoccupante dinamica ha portato alla chiusura di un certo numero di seminari: il numero è difficile da specificare, perché recentemente i nomi hanno cambiato, da seminario a casa di formazione. In ogni caso, l’indagine di Religion Confidential ha contato 21 seminari attualmente chiusi in Spagna.

 

Roma impone l’unificazione dei seminari

Con una simile realtà davanti agli occhi si può comprendere il recente intervento romano per il quale i vescovi sono stati convocati in Vaticano. Papa Francesco ha imposto un processo di unificazione dei seminari. Non sembra necessario imporlo, perché la realtà impone di ripensare la mappa dei seminari e delle case di formazione.

 

In questo Paese dal passato gloriosamente cattolico, il progressismo ha provocato un profondo caos che ora lascia la Chiesa quasi senza sangue.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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