Utero in affitto
Utero in affitto, l’ambiguità calcolata dei giudici francesi

Nella sentenza del 14 novembre 2024, la Corte di Cassazione ha confermato che la filiazione legalmente stabilita all’estero per un bambino nato attraverso maternità surrogata (GPA) senza alcun legame biologico con l’aspirante genitore, potrebbe essere riconosciuta in Francia, aprendo così la porta alla GPA. Una decisione discutibile nel merito e che nasconde un pregiudizio ideologico.
Caccia il diavolo fuori dalla porta, tornerà dalla finestra. Per anni, i governi francesi che si sono succeduti – desiderosi di non saltare passi a rischio di offendere parte dell’elettorato – hanno assicurato:
«La maternità surrogata è una linea rossa che non vogliamo assolutamente oltrepassare», come ricordava qualche mese fa l’ex ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti. Ciò senza tener conto dello zelo progressista che anima una parte significativa della magistratura francese.
Tutto inizia con la storia – raccontata nell’edizione di Le Figaro del 20 novembre 2024 – di questa donna che va in Canada per ricorrere, da sola, a una maternità surrogata da parte di due donatori e una madre surrogata. Nel Paese degli aceri, la giustizia ha dichiarato la donna francese la madre legale del bambino, decisione riconosciuta al di qua dell’Atlantico dalla Corte d’appello di Parigi.
Quest’ultimo infatti ha deciso «di produrre la filiazione prevista dalla legge canadese con gli effetti di una piena adozione in Francia».
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Allo stesso tempo, la procura di Parigi ha presentato ricorso in cassazione, sostenendo che la decisione della corte d’appello violerebbe l’ordine pubblico internazionale francese, «in quanto stabilirebbe un legame di filiazione tra una donna e un bambino senza alcun legame biologico». Riteneva inoltre che, in questo caso, vi fosse stato un abuso delle norme sull’adozione internazionale.
Gli alti magistrati del Quai de l’Horloge si sono pronunciati il 14 novembre e ritengono che l’assenza di un legame biologico non violi alcun principio essenziale del diritto francese. Una postura che fa sussultare Louis d’Avout, professore di diritto internazionale privato all’Università di Parigi-Panthéon-Assas.
«La Corte di Cassazione ha ammesso che una sentenza straniera potrebbe essere utilizzata per tutelare e aggirare un principio essenziale del diritto francese. Ha, infatti, corretto la copia del legislatore e così ha spalancato la porta alla maternità surrogata purché sia praticata all’estero e convalidata da una decisione del tribunale nel Paese in cui ha avuto luogo», spiega l’avvocato.
E Louis d’Avout sottolinea che il massimo organo giudiziario non richiama nella sua sentenza «il divieto della maternità surrogata che appartiene ai principi essenziali del diritto francese contemporaneo», allo stesso modo del divieto della poligamia: un silenzio carico di significato.
Infine, secondo l’accademico, il tribunale avrebbe dovuto tener conto del fatto che, utilizzando una decisione di un tribunale straniero per aggirare il divieto di GPA, «una frode alla legge francese è stata commessa dall’aspirante genitore francese o residente in Francia».
Alla fine, la decisione della Corte di Cassazione viene ascoltata a malapena, dando così adito al sospetto di pregiudizi ideologici. Niente di sorprendente se si ricorda la permeabilità dei magistrati francesi al wokismo…
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Utero in affitto
Il re della Cambogia grazia donne filippine che affitavano l’utero

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Graziate dal re della Cambogia in una vicenda che ha portato sotto i riflettori i traffici illegali. I tre bambini già nati saranno dati in adozione nelle Filippine se le madri non saranno in grado di farsene carico
I figli già nati dalle tre donne filippine arrestate come le compagne a ottobre in Cambogia per essersi prestate a fornire maternità surrogata e rimpatriate ieri, potranno essere dati in adozione se le madri non avranno la possibilità economica di crescerli. Altre dieci cittadine filippine rientrate contemporaneamente sono incinta mentre altre sette, non in stato di gravidanza, erano state rilasciate poco dopo l’arresto e già rimpatriate.
Per il momento le donne restano sotto custodia del dipartimento per la sicurezza sociale e dell’Autorità nazionale per la cura dei bambini che si occuperanno della loro reintegrazione nella società filippina e di esaminare l’eventualità dell’adozione.
Tuttavia sono anche preziose fonti di informazioni sul racket dei reclutatori di madri surrogate. Per questo il sottosegretario alla Giustizia, Nicholas Felix L. Ty, ha indicato che «saranno aiutate se avranno il coraggio di denunciare il loro reclutatori» con «l’assicurazione che il governo provvederà alla loro protezione».
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Le donne, accusate in Cambogia di avere violato la legge contro il traffico di esseri umani, hanno potuto abbandonare il Paese immediatamente dopo avere ottenuto il perdono del sovrano cambogiano, Norodom Sihamoni. I giudici avevano motivato la sentenza di condanna per «l’intento di partorire bambini da vendere a una terza persona in cambio di denaro che equivale a tratta di esseri umani».
Nel regno cambogiano, la pratica della maternità surrogata – per quanto fuorilegge – resta ampiamente praticata in cliniche compiacenti sotto il controllo di una racket locale e internazionale a beneficio soprattutto di coppie cinesi disposte a pagare tra 40mila e 100mila dollari statunitensi agli intermediari in grado di trovare una donna disponibile a dare alla luce un figlio per loro.
La vicenda delle filippine ora rientrate che hanno rischiato pesanti pene carcerarie per guadagnare cifre che sono una parte minore di quanto versato dai «committenti», ha riacceso i riflettori sui rischi che anche cittadine dell’arcipelago siano «arruolate» dalla «mafia della surrogata» come peraltro evidenziato, secondo il Dipartimento della Giustizia, dall’individuazione e dallo stop alla partenza di alcune di esse in procinto di lasciare il Paese e l’arresto dei loro reclutatori.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Utero in affitto
La sconfitta dell’utero in affitto «reato universale»: senza coerenza e senza princìpi

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