Geopolitica
Trump: Putin «risponderà» agli attacchi in Ucraina e potrebbe contribuire a ridurre la minaccia nucleare dell’Iran
Il presidente Donald Trump ha dichiarato di aver parlato mercoledì con il presidente russo Vladimir Putin, in seguito agli attacchi dell’Ucraina contro la Russia nel fine settimana.
Trump ha affermato che, nonostante la conversazione durata 1 ora e 25 minuti sia stata piacevole, Putin ha affermato che avrebbe dovuto reagire contro l’Ucraina per un recente attacco con i droni che ha distrutto 41 bombardieri russi in diversi aeroporti.
«Abbiamo discusso dell’attacco agli aerei russi attraccati, da parte dell’Ucraina, e anche di vari altri attacchi perpetrati da entrambe le parti», ha scritto Trump su Truth Social. «È stata una buona conversazione, ma non una conversazione che porterà a una pace immediata. Il Presidente Putin ha affermato, e con molta forza, che dovrà rispondere al recente attacco agli aeroporti».
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Trump ha anche affermato che Putin collaborerà con lui per attenuare la minaccia nucleare iraniana.
«Ho detto al Presidente Putin che l’Iran non può possedere un’arma nucleare e, su questo, credo che fossimo d’accordo. Il Presidente Putin ha suggerito che parteciperà alle discussioni con l’Iran e che potrebbe, forse, essere d’aiuto per giungere a una rapida conclusione», ha detto Trump, aggiungendo: «A mio parere, l’Iran sta rallentando la sua decisione su questa questione molto importante e avremo bisogno di una risposta definitiva in tempi brevissimi!»
Come riportato da Renovatio 21, l’ayatollah Khamenei nelle scorse ore ha respinto la proposta nucleare USA e promesso all’Iran di continuare ad arricchire l’uranio.
Il colloquio tra Trump e Putin avviene mentre l’Ucraina lancia nel fine settimana numerosi attacchi al ponte russo di Kerch, che collega il continente russo alla penisola della Crimea, nonché l’attacco a sorpresa con i droni in tutto il territorio della Russia, compresa la Siberia, definito alcuni come una sorta di «Pearl Harbor» di Mosca.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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