Politica
Trump: Biden sta portando gli americani alla Terza Guerra Mondiale
L’America sta camminando come un sonnambulo verso un nuovo conflitto globale perché il presidente Joe Biden non ha idea di dove stia guidando il paese, ha affermato il suo predecessore Donald Trump.
Scrivendo sul suo social network Truth ieri, il 45° presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che «stiamo andando verso la Terza Guerra Mondiale a causa di una leadership grossolanamente incompetente, guidata da un presidente che non ne ha la minima idea».
Tuttavia, Trump ha elogiato beffardamente Biden per essersi unito alla piattaforma Truth Social da lui fondata dopo essere stato bandito su Facebook e Twitter ( nel 2021 in seguito all’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti a Washington. «Congratulazioni Joe, almeno per questo!» ha scherzato The Donald.
La campagna presidenziale di Biden ha aperto un account Truth Social chiamato Biden-Harris HQ all’inizio di questa settimana. Scrivendo su Twitter, il team del presidente ha detto di averlo fatto «soprattutto perché pensavamo che sarebbe stato molto divertente».
«BENE. Vediamo come va. I convertiti sono i benvenuti!» ha scritto la campagna nel suo primo post sulla piattaforma.
Trump, considerato il favorito per la nomina repubblicana alle elezioni presidenziali del 2024, ha ripetutamente criticato Biden per le sue decisioni di politica estera, in particolare sull’Ucraina, avvertendo che le spedizioni di armi a Kiev potrebbero innescare un conflitto globale.
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Da mesi, Trump martella l’attuale Casa Bianca con discorsi su una possibile Terza Guerra Mondiale ultradistruttiva, combattuta con armi atomiche.
Nell’ottobre 2022 parlando a una manifestazione a Mesa, in Arizona, il 9 ottobre, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva invitato Russia e Ucraina ad avviare negoziati immediati, temendo un escalation dopo la quale «non rimarrà più nulla del nostro pianeta».
«La Terza Guerra Mondiale non è mai stata così vicina come in questo momento» aveva detto in un video di inizio anno, promettendo di «ripulire la casa da tutti i guerrafondai e dai globalisti di “America Last” [espressione che indica un’opposizione al principio dell’”America First“, cioè prima gli interessi dell’America, ndr] e dal Deep State, dal Pentagono, dal Dipartimento di Stato e dal Complesso industriale della sicurezza nazionale» aveva detto in un video ad inizio anno.
In quel caso, Trump fece il nome di Victoria Nuland, da poco promessa a vicesegretario di Stato, grande pupara neocon della guerra alla Russia in Ucraina da oltre un decennio.
«Impediremo anche ai lobbisti e ai grandi appaltatori della difesa di entrare e spingere i nostri alti funzionari militari e della sicurezza nazionale verso il conflitto solo per premiarli quando andranno in pensione con lavori redditizi, pagati milioni e milioni di dollari» aveva dichiarato Trump.
«Potremmo porre fine al conflitto ucraino in 24 ore con la leadership giusta», ha detto Trump, ripetendo un concetto già esposto varie volte. «Alla fine dei miei prossimi quattro anni, i guerrafondai, i frodatori e i falliti ai ranghi più alti del nostro governo se ne andranno tutti», dichiarava l’ex presidente nel video.
Commentando queste osservazioni, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov aveva osservato che Trump «non è lontano dalla verità», nel senso che gli Stati Uniti, che si sono rivelati il principale sostenitore di Kiev, avrebbero potuto porre rapidamente fine al conflitto.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Elezioni USA 2020, un elettore per corrispondenza su cinque ha ammesso la presenza di frode elettorale: sondaggio
About one in five mail-in ballots in the last election was fraudulent, handing Biden the presidency. We know this because the people who committed the fraud have admitted it in a new poll. pic.twitter.com/fxHL9hT4sw
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) April 26, 2024
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Politica
Mai così tanti deputati cattolici a Seoul: 80 su 300 nel nuovo Parlamento
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il numero maggiore nel Partito Democratico uscito vincitore dal voto del 10 aprile. Nel Paese i cattolici sono l’11,3% della popolazione. I vescovi avevano esortato i laici a non trascurare le proprie responsabilità rispetto alla cura del bene comune. Un tema emerso anche nelle commemorazioni del decennale della strage del traghetto Sewol rimasta senza colpevoli.
La nuova Assemblea nazionale di Seoul – che si insedierà il prossimo 30 maggio – avrà ben 80 cattolici su un totale di 300 deputati. È il risultato del voto del 10 aprile che ha segnato l’affermazione del Partito Democratico, con la sconfitta del Partito del Potere Popolare del presidente Yoon Suk-yeol.
Si tratta della quota più alta di deputati cattolici mai registrata nel parlamento di Seoul, più del doppio rispetto all’11,3% che secondo i dati diffusi dall’ufficio statistico della Chiesa coreana è la percentuale dei cattolici oggi tra i 52,62 milioni di abitanti.
Va peraltro ricordato che la Corea del Sud ha già avuto nella sua storia anche due presidenti cattolici: Kim Dae-jung tra il 1998 e il 2003 e Moon Jae-in tra il 2017 e il 2022. Tra i cattolici che siederanno nel nuovo parlamento 16 sono stati eletti tra i conservatori del Partito del Potere Popolare, 53 nel Partito Democratico e 11 nel Nuovo Partito Riformista.
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Prima del voto la Conferenza Episcopale Cattolica della Corea aveva inviato a tutti partiti un questionario di 43 domande chiedendo loro di esprimersi sulle principali questioni dell’agenda politica del Paese. Diffondendo le risposte ricevute lo scorso 28 marzo i vescovi avevano ricordato che «la Chiesa cattolica ha sempre insegnato che i laici non dovrebbero mai rifiutarsi di partecipare alla politica, ma sono chiamati a promuovere in maniera organizzata e nelle istituzioni il bene comune in tenti settori: economico, sociale, legislativo, amministrativo, culturale e altro».
Un’occasione per ricordare che cosa questo significhi è stata anche la recente commemorazione delle vittime del disastro del traghetto Sewol che nel 2014 costò la vita ad oltre 300 persone. In questa occasione i vescovi sudcoreani hanno esortato il governo a porre la vita e la sicurezza dei cittadini coreani come «priorità assoluta», al fine di evitare tragedie come il disastro del traghetto Sewol del 2014, che ha ucciso oltre trecento persone.
«Questo ricordo non può e non deve finire finché non sarà attuata una riforma fondamentale» che affronti davvero le cause della tragedia, hanno dichiarato in una dichiarazione congiunta pubblicata durante una Messa commemorativa tenutasi nella cattedrale di Sanjeong-dong dell’arcidiocesi di Gwangju il 15 aprile.
Come ha ricordato infatti lo stesso governatore della provincia di Gyeonggi Kim Dong-yeon in un’altra commemorazione tenuta allo Hwarang Public Garden di Ansan, nessun funzionario di alto livello sia stato ritenuto responsabile del fallimento della risposta al disastro: «gli alti funzionari hanno preferito insabbiare la verità. Purtroppo la nostra realtà non è cambiata rispetto a 10 anni fa».
Alla commemorazione di Ansan del 16 aprile hanno partecipato anche alti funzionari del PPP al governo e del DP all’opposizione, tra cui il leader del partito al governo Yun Jae-ok e il leader dell’opposizione Hong Ihk-pyo, oltre a leader e funzionari dei partiti minori di opposizione in Corea del Sud.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di Dmthoth via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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