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Immigrazione

Trafficanti affiliati all’ISIS portano i migranti negli Stati Uniti

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Il Dipartimento americano per la sicurezza interna (DHS) ha identificato più di 400 migranti che sono entrati nel Paese con l’aiuto di una rete di traffico di esseri umani affiliata all’ISIS negli ultimi tre anni. Lo riporta NBC News, citando funzionari anonimi.

 

Tuttavia, secondo quanto riferito dalle fonti, non vi è alcuna indicazione che le persone in questione abbiano intenzione di compiere attacchi terroristici.

 

L’agenzia statunitense Customs and Border Protection (CBP) ha segnalato 736 intercettazioni di persone sulla lista di controllo dei terroristi della nazione nell’ultimo anno fiscale del governo, conclusosi il 30 settembre. Tale cifra era di 199 nell’ultimo anno fiscale completo di Donald Trump in carica. Secondo i dati CBP, la tendenza è continuata invariata nell’attuale anno fiscale.

 

In totale, nell’ultimo anno fiscale, le autorità statunitensi hanno incontrato quasi 2,5 milioni di immigrati clandestini ai confini del Paese.

 

Nel suo rapporto di mercoledì, la NBC News ha citato un anonimo funzionario americano che ha affermato che individui affiliati all’ISIS gestiscono reti di traffico di esseri umani in Asia centrale. Secondo i media, 150 di questi migranti sono stati arrestati e deportati, e alcuni potrebbero aver già lasciato gli Stati Uniti di propria iniziativa. Tuttavia, secondo l’articolo, non si sa dove si trovino circa 50 persone.

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Le fonti hanno riferito a NBC News che nessuno dei deportati era stato accusato di reati legati al terrorismo, e le autorità statunitensi non hanno visto alcuna indicazione che quei 400 migranti avessero in primo luogo piani dannosi.

 

Tuttavia, l’informazione secondo cui quegli individui erano potenzialmente collegati all’Isis ha spinto le autorità a «assicurarsi di esercitare la nostra autorità nel modo più ampio e appropriato per mitigare il rischio», ha detto il media citando un anonimo alto funzionario dell’amministrazione Biden.

 

In un caso non correlato, avvenuto all’inizio di questo mese, l’Immigration and Customs Enforcement (ICE) degli Stati Uniti ha arrestato otto uomini tagiki a New York, Philadelphia e Los Angeles, ritenuti legati all’ISIS.

 

A giugno, il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali di novembre, Donald Trump, ha accusato il presidente Joe Biden di «fornire sostegno materiale al terrorismo» per la sua percepita incapacità di fermare l’afflusso di migranti al confine tra Stati Uniti e Messico.

 

Come riportato da Renovatio 21, missili portatili Javelin destinati all’Ucraina sono stati visti portati a tracolla da membri dei narcos messicani che gestiscono la tratta di esseri umani al confine meridionale.

 

Tre anni fa la reporter Lara Logan aveva parlato dell’uso degli immigrati come «bombe virali», una storia che, dice, stava circolando nei circoli dell’Intelligence USA.

 

Vale tuttavia la pena di farsi la medesima domanda anche per l’Italia: quanti degli immigrati sbarcati a milioni aveva affiliazione con gruppi terroristici? Qualcuno si sta ponendo il problema? Qualcuno lassù in politica, magari a destra, ha voglia di parlarne?

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Immigrazione

«Allahu akbar» e investe i pedoni nell’isola francese

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Cinque persone sono rimaste ferite, due in modo grave, dopo che mercoledì un uomo ha travolto con la propria auto pedoni e ciclisti sull’isola francese di Oléron, hanno comunicato le autorità locali. L’autista avrebbe urlato «Allahu Akbar» al momento dell’arresto.   L’aggressione, protrattasi per 35 minuti, si è consumata lungo le strade che uniscono i comuni di Dolus-d’Oléron e Saint-Pierre-d’Oléron, capoluogo dell’isola atlantica. Il ministro dell’Interno Laurent Nunez ha confermato che cinque pedoni e ciclisti sono stati investiti prima che il conducente venisse fermato.   La polizia ha neutralizzato il sospettato con un taser dopo che questi aveva dato fuoco al veicolo. All’interno dell’auto sono state rinvenute diverse bombole di gas, ha reso noto la procura di La Rochelle, precisando che l’uomo aveva ripetutamente gridato «Allahu Akbar» durante l’arresto.   La procura antiterrorismo francese non è coinvolta nell’indagine per tentato omicidio. Stando a quanto riportato dal quotidiano Le Parisien, il sospettato è un 35enne del villaggio di pescatori di La Cotinière, con precedenti per reati minori e legati alla droga, ma privo di collegamenti noti a gruppi terroristici organizzati. Avrebbe riferito agli inquirenti di essersi «auto-radicalizzato online» circa un mese fa – dichiarazione che gli investigatori stanno al momento verificando.   Secondo recenti notizie trapelate, sarebbe un francese europeo anarchico convertitosi all’islam

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Negli ultimi anni la Francia è stata teatro di numerosi attacchi con veicoli a motore. Il più letale risale al 2016, quando un estremista islamista ha falciato con un camion la folla in festa per la Bastiglia a Nizza, causando 86 morti e oltre 450 feriti prima di essere abbattuto dalla polizia.   Gli attacchi a base di grida «Allahu Akbar» sono oramai una costante in Europa e oltre.   Come riportato da Renovatio 21, solo tre mesi fa a Dublino si è avuto un accoltellatore allahukbarista. L’anno scorso un uomo ha fatto irruzione con machete in una stazione di polizia di Linz am Rhein, in Germania, col il trito grido islamista. Tre anni fa in Francia un marocchino ha decapitato il padre urlando «Allahu Akbar». Sempre in Francia, sempre tre anni fa, un allahuakbarista ha abbattuto un albero di natale.   Il grido allahuakbarico è stato udito, ovviamente, anche durante la rivolta delle banlieue del 2023.   Più significativo quando l’anno passato masse di immigrati siriani invasero i mercatini di Natale tedeschi gridando «Allahu akbar», in celebrazione della presa di Damasco da parte degli islamisti anti-Assad. Non è chiaro perché, se sono felici di questo esito politico, non tornino nel loro Paese (scherziamo, è a noi chiarissimo)   Al contempo, non è chiaro come gli europei riescano a farsi sputare in faccia in questo modo, persino a Natale. Scherziamo anche qui: sappiamo benissimo perché.  

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Immagine di Cobber17 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported 
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Trump: «La gente di Nuova York fuggirà dal comunismo»

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I neoeboraceni presto abbandoneranno la loro città «comunista», ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in seguito all’elezione a sindaco del democratico progressista Zohran Mamdani.

 

Mercoledì, parlando ai suoi sostenitori a Miami, Trump ha affermato che i democratici avevano «insediato un comunista» al comando della metropoli più grande del Paese e ha aggiunto che il cosiddetto Sunshine State «diventerà presto il rifugio per chi fugge dal comunismo newyorkese».

 

Mamdani, che si definisce socialista democratico ed è stato eletto martedì, promuove l’edilizia popolare, la proprietà pubblica dei servizi essenziali e la tassazione sul patrimonio. Il suo programma ha suscitato critiche da moderati e repubblicani, che lo accusano di spingere idee «radicali», «comuniste» e populiste, mentre i suoi sostenitori ritengono che le proposte affrontino la crisi abitativa in atto e le disuguaglianze crescenti di Nuova York.

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La scelta di Trump di rilasciare tale dichiarazione proprio a Miami è apparsa intenzionale. La città ospita da decenni vaste comunità cubane e venezuelane, che ne hanno forgiato l’immagine di approdo per chi scappa da regimi socialisti e comunisti.

 

Lungi dall’essere un uomo del popolo, il Mamdani è un immigrato di lusso figlio di papà. Suo padre è un professore di «studi post-coloniali» di origine ugandese-gujarati e di famiglia sciita, la madre è la regista indiana nota internazionalmente (in particolare, per il film 2001 Monsoon Wedding – Matrimonio indiano), premiata anche al Festival di Venezia nel 1991, Mira Nair. Il secondo nome dato al pargolo, Kwame, fu un omaggio a Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana.

 

Come riportato da Renovatio 21, Mamdani è è affiliato con organizzazioni che perorano apertis verbis la distruzione della famiglia e progetta addirittura aborti eseguiti in chiesa.

 

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Immagine di Bingjiefu He via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Immigrazione

Accoltellamento di massa in un treno inglese. Silenzio sulle origini immigrate dei massacratori

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Secondo quanto riferito dalla polizia, sabato diverse persone sono state accoltellate su un treno vicino a Cambridge, nell’Inghilterra centrale. Due sospettati sono stati arrestati. I responsabili sarebbero un caraibico e un nero di 32 e 35 anni, ma per ore le autorità non hanno rivelato l’identità dei presunti massacratori.   Le ambulanze e le unità armate sono giunte sul posto intorno alle 19:40 ora locale.   «Sono intervenuti agenti armati e il treno è stato fermato a Huntingdon, dove due uomini sono stati arrestati. Diverse persone sono state trasportate in ospedale», ha dichiarato la polizia del Cambridgeshire.   In seguito la polizia ha dichiarato che dieci persone sono state ricoverate in ospedale, tutte tranne una con ferite gravi in pericolo di vita.  

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La polizia dei trasporti britannica ha dichiarato che a un certo punto era stato dichiarato un allarme terrorismo, ma che poi è stato revocato. Il sovrintendente capo Chris Casey ha affermato che «non sarebbe appropriato» fare congetture sul movente in questa fase.   I video pubblicati sui social media mostrano una massiccia presenza della polizia alla stazione ferroviaria.  

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Un testimone ha dichiarato a Sky News di aver visto passeggeri «estremamente insanguinati» fuggire dagli aggressori. Il testimone ha aggiunto che un passeggero ha gridato: «Hanno un coltello».   Il primo ministro britannico Keir Starmer ha condannato il «terribile incidente» e ha ringraziato i servizi di emergenza per la loro risposta. «I miei pensieri sono con tutte le persone colpite», ha scritto su X.   Il ministro degli Interni Shabana Mahmood ha dichiarato di essere «profondamente rattristata» e ha esortato il pubblico a «evitare commenti e speculazioni in questa fase iniziale».   Polemiche ora montano sul fatto che le autorità hanno per ore mancato di rivelare le origini immigrate dei presunti massacratori ferroviari.  

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