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Necrocultura

«Thanos non ha fatto nulla di male»

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«Thanos non ha fatto nulla di sbagliato» è diventato uno dei più comuni mantra su Internet negli ultimi giorni, e ha appena scatenato uno dei più grandi eventi nella storia del sito di discussione Reddit.

 

Di cosa si tratta?

 

Nel film Avengers più recente (The Avengers Infinity War parte I), la storia è incentrata su un super-cattivo di nome Thanos che intende spazzare via metà della vita nell’universo. Non vuole farlo solo per essere cattivo, ma piuttosto il suo piano è quello di tenere sotto controllo la crescita della popolazione in modo che quelli che restano possano godere di una vita felice e sostenibile.

 

Se questo suona a disagio vicino a qualcosa che hai sentito prima, è perché lo è.

Un gran numero di persone insiste sul fatto che «Thanos non ha fatto nulla di male», a riprova che la sua filosofia di controllo della popolazione è perfettamente digerita dalla sensibilità comune.

 

Il controllo della popolazione è uno dei temi principali della sinistra radicale, e molti di loro credono veramente che la popolazione dell’umanità debba essere notevolmente ridotta «per fermare il riscaldamento globale» e «per salvare il pianeta».

 

Il tema ambientalista, molto forte oggi, è semplicemente la declinazione odierna del tema antinatalista creato dal Club di Roma nel primo Dopoguerra. All’epoca, si parlava della fame e delle guerre come necessarie conseguenze dell’aumento della popolazione. Di qui, l’introduzione nella società dell’aborto e della contraccezione, nonché della stessa «Rivoluzione sessuale», che (cosa controintuitiva ma assai logica) separando il sesso dalla procreazione glorificandolo come attività a se stante, agisce come un potentissimo contraccettivo poiché .

 

Ma torniamo al film della Marvel (che ora è proprietà Disney).

Nel film, Thanos crede davvero che stia facendo la cosa giusta, ma dal momento che è il cattivo, tutti gli spettatori dovrebbero teoricamente fare il tifo per vederlo sconfitto. Per raggiungere questo potere di eco-sterminio universale (SPOILER ALERT) egli non esita a scaraventare giù per un precipizio la sua adorata figliola adottiva.

 

Invece di essere universalmente odiato, Thanos è diventato la grande star di questo film.  Un gran numero di persone insiste sul fatto che «Thanos non ha fatto nulla di male», a riprova che la sua filosofia di controllo della popolazione è perfettamente digerita dalla sensibilità comune. E questo anche se significa il genocidio dell’universo.

 

Il controllo della popolazione non è una nuova idea. Esso è, invece, la costante umana di tutte le civiltà pre- o non-cristiane. I sacrifici umani nascevano anche da questo imperativo di sfoltire la popolazione della comunità. Persino lcune fiabe sono ancora memori di questa crudele usanza, come quella di Pollicino, il bambino abbandonato nel bosco.

Il controllo della popolazione non è una nuova idea. I sacrifici umani nascevano anche da questo imperativo di sfoltire la popolazione della comunità.

 

Il sacrificio umano tornò imperiosamente alla mente dell’Occidente quando l’inglese Thomas Malthus (1776-1834) diagnosticò il crollo dell’umanità se non si fosse fatto qualcosa per arrestarne la riproduzione.

 

Nel suo Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società (1798) il reverendo Malthus (che era un pastore della Chiesa Anglicana) scrisse  che l’incremento demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili, con conseguente scarsità di generi alimentari e conseguente collasso dello sviluppo economico.

 

Il malthusianesimo, che è ancora ben vivo, è quindi quella dottrina economica  che attribuisce alla crescita demografica la diffusione della povertà e della fame nel mondo, indicando come causa lo stretto rapporto tra popolazione e risorse naturali disponibili.

La filosofia malthusiana che Thanos sta promuovendo è semplicemente «riconfezionata» per una nuova generazione

 

Quindi la verità è che la filosofia malthusiana che Thanos sta promuovendo è semplicemente «riconfezionata» per una nuova generazione.

 

Ha scritto il sito The Federalist :

 

Malthus e Thanos, Thanos è Malthus

 

«Infinity War  lancia il suo grande cattivo come campione di un’altra causa progressista di animali domestici: il controllo della popolazione. Thanos, che ha stuzzicato il pubblico con sorrisi sinistre e dichiarazioni enigmatiche in anni di scene dopo credito, ha finalmente rivelato il suo vero motivo: vuole eliminare la metà della popolazione della galassia per assicurarsi che l’altra metà abbia molto da mangiare».

 

«Guardiamo durante il suo obbligatorio discorsodel cattivo come Thanos spiega perché ha bisogno del potere delle Pietre Infinite [gli oggetti magici di cui sono alla ricerca i personaggi dell’universo Marvel]: teletrasportarsi da un pianeta all’altro, uccidendo miliardi per disinnescare la bomba demografica che ha desolato il suo mondo. Lo fa supponendo ciò che Thomas Malthus ha proposto per primo: ogni specie ha risorse limitate a sua disposizione, e l’unico modo per evitare di esaurirle è controllare la crescita della popolazione».

 

Il film è uscito da diversi mesi, ma il dibattito su Thanos si è davvero acceso nei giorni scorsi. Il 9 luglio è stato uno dei giorni più importanti della storia di Reddit, ed è stato a causa di una «sfoltitura massiva» sul  subreddit r / ThanosDidNothingWrong . Questa «sfoltitura di massa», cioè la purga di un gran numero di utenti, era in realtà richiesta dai membri del subreddit per «onorare» Thanos.

Thanos

Scrive Business Insider: «Come il   malvagio Avengers: Infinity War, Thanos subreddit  r / ThanosDidNothingWrong ha  cercato un equilibrio perfetto tra i suoi oltre 700.000 membri, rispetto ai 200.000 abbonati che aveva la scorsa settimana».

 

«La comunità online ha iniziato a bannare oltre 300.000 dei suoi membri  alle 17:00 PDT di lunedì, in una epurazione pianificata in anticipo di settimane – una purga che è stata, in effetti, istigata dai suoi stessi membri, che si sono rallegrati del culling («sfoltitura») come atto per onorare il loro eroe, Thanos».

In origine, i moderatori del subreddit erano titubanti quando l’idea era stata inizialmente suggerita. Il 29 giugno, uno di loro ha  chiesto:  «vuoi davvero che vietiamo la metà del subreddit?»

 

L’alfiere odierno del controllo delle nascite Bill Gates

 

A questo strano qui pro quo hanno partecipato quindi persino alcuni membri di alto profilo del team cinematografico di Avengers, coinvolti direttamente: i Fratelli Russo  nonché lo stesso attore che interpreta, sotto terabytes di computer grafica, il personaggio di Thanos, Josh Brolin.

 

Così, mentre i giovani si divertono e scherzano sul’argomento, dormono sonni sempre più tranquilli i tanti elitisti globali che considerano la «sovrappopolazione umana» una «piaga» sul pianeta che deve essere affrontata. La lista dei magnati ultramiliardari antiumani, come noto, è lunga: oggi abbiamo Bill Gates, ma gli sforzi dei Rockefeller per limitare il numero di presenze umane sul pianeta (magari uccidendo i più deboli in nome dell’eugenetica o più recentemente del femminismo) datano di più di un secolo.

Sconfessando il natalismo implicito nella dottrina cattolica, mai lontanamente messo in dubbio prima da nessun Papa, Bergoglio si candida al titolo di Papa Thanos

 

Tali personaggi oggi ci raccontano il cambiamento climatico sia la principale minaccia al mondo e hanno identificato la crescita della popolazione umana come principale motore del cambiamento climatico. Un articolo deprimente del New York Times di questa settimana raccoglieva la confessione (che a noi pare patetica ed allucinante) di una madre sul punto di pentirsi di aver partorito: la sua colpa insopportabile è l’aver messo al mondo una bambina, che contribuirà con la sua stessa esistenza al turbamento dell’ecosistema planetario.

 

Circa 50 anni fa, l’entomologo Paul Ehrlich scrisse un libro intitolato The Population Bomb in cui annunciava il collasso dell’umanità a causa della sovrappopolazione. Fece pure una macabra, apocalittica scommessa con l’economista Julian Simon.

La Chiesa Cattolica era considerata ultimo  bastione contro la riduzione della popolazione terrestre; essa è stata bersaglio di attacchi tremendi in decenni di conferenze sulla Popolazione targate Nazioni Unite

Paul Ehrlich, autore di The Population Bomb (1968)

 

La realtà come sappiamo è stata inclemente con l’Ehrlich. La popolazione dell’umanità ha continuato a crescere e nessuno dei suoi pronostici si è rivelato accurato. La scommessa con il collega, persa senza possibilità di appello, non l’ha mai onorata.

L’antinatalismo sta venendo rinominato e riconfezionato per una nuova generazione, e, cattolici o millennial che siano, se lo stanno bevendo tutti.

 

Il mondo si sarebbe dimenticato di Ehrlich se egli non fosse, incredibile dictu, riapparso in Vaticano: invitato a presenziare ad eventi dell’era Bergoglio. La cosa ha di fatto del clamoroso: la Chiesa Cattolica era considerata ultimo  bastione contro la riduzione della popolazione terrestre; essa è stata il bersaglio di attacchi tremendi in decenni di conferenze sulla Popolazione targate Nazioni Unite (e UNICEF, etc.), come descrive con dovizia di particolari Michel Schooyans nel libro Il Complotto dell’ONU contro la vita.

 

Sconfessando il natalismo implicito nella dottrina cattolica, mai lontanamente messo in dubbio prima da nessun Papa, Bergoglio si candida al titolo di Papa Thanos.

 

L’antinatalismo sta venendo rinominato e riconfezionato per una nuova generazione, e, cattolici o millennial che siano, se lo stanno bevendo tutti.

La Necrocultura non muore mai: cambia solo la sua maschera. Ieri i nazisti, oggi i Thanos del cinema e della chiesa.

 

Quando una parte della popolazione decide che la soluzione ai nostri problemi è quella di liberarsi di un gran numero di persone, vengono poste, è ovvio, le basi per un genocidio di massa.

 

Abbiamo visto questo accadere anche nella storia recente. Del resto, la Necrocultura, nata con quel Serpente che odiò l’uomo sin dal principio, non muore mai: cambia solo la sua maschera. Ieri i nazisti, oggi i Thanos del cinema e della chiesa.

 

 

 

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Animali

Le belve in terrazza. Per il sacrificio umano totemico

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Abbiamo visto la forte presenza degli orsi in Trentino. Magari potete finirci pure contro in auto senza dovervi nemmeno avventurare nei boschi come successo pochi giorni fa a Villa Lagarina, a pochi chilometri da Rovereto nord. 

 

Del resto a Calliano, ridente comune della stessa valle, già nel 2020 un signore si è ritrovato l’orso sul balcone: i plantigradi sono spesso ottimi arrampicatori. Quindi, con buona pace dell’idiozia animalista per cui è sempre l’uomo a importunare l’animale entrando di proposito o per sbaglio nel suo habitat naturale, gli orsi ci vengono a cercare nelle nostre case, nella nostra quotidianità, nel luogo dei nostri affetti.

 

E fossero solo gli orsi. La continua e pervasiva presenza del lupo non più solo in zone pedemontane, montane o boschive è senza precedenti.

 

Nessuno, pastori compresi, si sarebbe aspettato che i lupi potessero sferrare i loro attacchi a Valeggio sul Mincio, in piena campagna veronese, ai confini col mantovano, come accaduto qualche giorno fa o a pochi passi da Verona sud mentre nei paesi del Garda li si può ormai incontrare per strada

 

Non c’è da stupirsi, è ciò che fanno i «grandi carnivori» e i nostri nonni o forse bisnonni e antenati lo sapevano bene tant’è che fino a qualche decennio fa difficilmente un lupo avrebbe osato avvicinarsi ad un centro abitato anche per non rimetterci la pellaccia

 

Ora la musica è cambiata e chiunque, anche uscendo per andare a bere un bicchiere e giocare una mano di briscola all’osteria, può trovarsi davanti ad una belva in cerca per l’appunto di carne.

 

E così l’inquietudine e la paura serpeggiano tra trentini, veneti e non solo, tra gli escursionisti, gli appassionati di montagna, gli amanti delle passeggiate col cane, i cicloturisti della domenica.

 

Sembra dunque che, ai predatori bipedi che percorrono senza sosta grandi e piccoli centri urbani liberati dei governi europei ad assediarci ci siano pure le belve e vere e proprie, un pensiero che ci eravamo lasciati alle spalle da anni o addirittura da secoli.

 

La paura, il terrore, l’insicurezza diffusa fanno parte di una strategia di cui si è già parlato su Renovatio 21 che attiene al principio massonico dell’«Ordo ab Chao». Non ci deve essere pace e tranquillità nemmeno nei luoghi dell’escursione in montagna o della gita fuori porta. 

 

Ma ci sono altri elementi di cui si è parlato in più occasioni, tra cui il ritorno del paganesimo e del sacrificio umano ad esso connaturato. 

 

Gli animali totemici del paganesimo euro-asiatico, l’orso e il lupo, sembrano diventati intoccabili come mostra anche la sentenza del Tar di Trento che ha accolto le istanze degli animalisti impedendo la soppressione dell’orsa responsabile della morte di Andrea Papi.

 

Secondo un interessante articolo apparso in rete – un articolo che non esita a parlare di sacrificio umano nel caso della morte del ragazzo trentino – di orsi ve ne sarebbero addirittura 200 nella sola Provincia Autonoma di Trento, un numero impressionante.

 

L’articolo pubblicato dal sito Ruralpini menziona anche la «sfacciata propaganda istituzionale, pagata dal contribuente» in una situazione che appare gravissima, e tuttora pericolosa per gli esseri umani.

 

Nel frattempo l’offensiva animalista continua con minacce, intimidazioni, proposte di boicottaggio di prodotti trentini e commenti emblematici sui social media come quello secondo cui la vita di un orso vale più di quella di mille uomini.

 

Si tratta dell’ennesimo tassello di quella Cultura della Morte che impera in ogni aspetto della vita quotidiana.

 

È un odio senza fine contro la vita umana che porta a desiderare un mondo distopico dominato dalle fiere in cui l’uomo diviene la preda, la vittima.

 

È una bestemmia contro la Creazione Divina che ha dato all’uomo la custodia della terra e dei suoi essere viventi da far fruttare per il proprio sostentamento senza che, ovviamente, ne abusi.

 

È un’assurdità che nega la realtà per cui è l’azione umana, instancabile e coerente con i ritmi della natura ad aver creato quei paesaggi e quegli equilibri tra uomo e ambiente in cui sono cresciuti i nostri nonni

 

I nostri benemeriti antenati non avrebbero esitato a difendere sé stessi e i loro cari da ogni tipo di belva, a due o a quattro zampe.

 

E noi, come ci vogliamo comportare?

 

 

 

 

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Animali

Circondati dai lupi. Cosa vogliamo fare?

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Il problema è che a breve non si parlerà più degli orsi. Si parlerà dei lupi. E non per un morto e, se va bene, un solo attacco all’anno, o due-tre.

 

No, potremmo cominciare a sentir parlare dei lupi a cadenza regolare, e per episodi raccapriccianti: bambini sbranati, bestie che si inoltrano sin dentro i giardini delle villette, poi dentro le case. È inevitabile, in realtà in larga parte sta già accadendo.

 

Ad Asiago c’è un gruppo Whatsapp dei cittadini che cercano di avvisarsi in caso di avvistamento: branchi di lupi sono passati dallo sbranare mucche e asini e animali domestici a farsi trovare direttamente fuori dai portoni delle case.

 

A Lucca, lo scorso 11 aprile, una signora è stata attaccata da un lupo che le ha morso la mano. Quattro mesi fa, un automobilista ne ha filmato uno per strada, nel Chianti. A Siena quattro anni fa un branco aveva attaccato un’azienda agricola colpendo 70 pecore.

 

A Sondrio un bambino di 10 anni ha trovato una cerva dilaniata a poca distanza dalle case.  Era capitato anche nel pavese due anni fa, quando una telecamera di sorveglianza riprese un lupo sbranare un capriolo dentro il giardino di una casa.

 

A Cesena, è stato visto un lupo ieri, in mezzo alle case. Stessa cosa, due mesi fa, nel centro di Busto Arsizio.

 

A Romano d’Ezzelino, in provincia di Vicenza, a inizio mese i cittadini hanno visto il lupo in pieno giorno, in pieno centro.

 

Il vicentino sembra particolarmente colpito. Il lupo è stato visto a Schio, tra piante e radure a poca distanza dal Santuario di Monte Berico, a Monteviale, piccolo comune collinare fatto di cascine e belle case. Chiunque ami fare delle passeggiate nella natura con i propri figli finisce per fare quel pensiero.

 

«Non hanno più timore di avvicinarsi agli insediamenti umani» ha detto una veterinaria al quotidiano milanese La Verità. «Anche perché non hanno nessun motivo per averne».

 

I numeri del fenomeno sono impressionanti. Vi sarebbero 3.300 lupi in tutta Italia, un esercito ululante e spaventoso che ha già una sua mitologia: sarebbe sorto dall’incontro, nel 2011, tra Giulietta, una lupa della Lessinia, e Slavc, un lupo che, ci dicono, sarebbe migrato spontaneamente dalla Slovenia – tutti insistono sul fatto che i lupi non sono stati reintrodotti artificialmente, si tratta, assicurano, di fake news.

 

Le cucciolate di Giulietta con suo Romeo sloveno e la loro discendenza si sarebbe diffusa a macchia d’olio: Friuli, Veneto, Lombardia, Trentino, anche Emilia-Romagna.

 

Solo nel Bellunese ci sarebbero 17 branchi per un totale di 120 lupi. Quando due anni fa ad Auronzo di Cadore un automobilista fece un video mentre un branco gli correvano davanti in strada, vi fu scandalo: le associazioni animaliste chiesero l’identificazione dell’uomo; il PD veneto, dopo aver parimenti chiesto con un’interrogazione in giunta regionale di individuare l’automobilista, secondo il servizio TV parlò di «folle inseguimento che deve essere punito (…) un episodio vergognoso e gravissimo», anche perché, avrebbero detto i democratici, le temperature rigide, la rottura del branco e la tanta fatica fatta, quegli animali sarebbero andati  «sicuramente incontro alla morte».

 

Di certo sappiamo che a morire, più che i lupi inseguiti, ad Auronzo sono i cervi, trovati sbranati dai lupi – uno dei quali colto sul fatto – neanche due settimane fa, ma anche lo scorso settembre, il pony di una bambina 13enne, massacrato dai lupi. «Succede spesso, ma nessuno parla per non spaventare i turisti» ha dichiarato il titolare di una malga.

 

Se c’è del vero il mito fondativo lupino di Giulietta e Slavc, che da due che erano hanno lanciato la procreazione di 3.300 lupi in dieci anni, dobbiamo aspettarci una esplosione esponenziale che porterà la presenza sul territorio di decine di migliaia di belve – creature aggressive che, lo stanno dimostrando, non hanno alcuna paura dell’uomo.

 

A quel punto, gli incontri tra uomo e lupo saranno inevitabili – ed estremamente frequenti.

 

Gli attacchi dei lupi saranno sconvolgenti, perché, a differenza dell’orso, il lupo è un animale non esattamente timido. E ama con evidenza quello che gli anglofoni chiamano, overkill, o surplus killing: ammazza altre creature e poi le lasciano là, sbrana non più per fame, ma per altre pulsioni ferali (qualcuno dice, «per sport»). È possibile vedere il fenomeno negli attacchi agli allevamenti: i lupi uccidono più pecore di quante ne riescono a mangiare.

 

E chi saranno le vittime? Dicono che i bambini sono a rischio, perché i lupi li vedono come bestie della loro altezza, e non escludo che siano in grado anche di valutare il loro essere indifesi perché «cuccioli» (è il linguaggio della natura per moltissime specie: i cuccioli li riconosci immediatamente dalle forme arrotondate, gli occhi grandi, in alcune specie la loro visione depotenzia l’aggressività, altre invece ne stimolano gli istinti predatori). Pensiamo anche che gli anziani, con meno agilità e forza per difendersi (cosa che un lupo forse può odorare: qualcuno sostiene che i canidi possano sentire la presenza di testosterone negli umani), potrebbero divenire vittime della popolazione lupesca.

 

Vecchi e bambini come prime vittime: non diversamente da certe stragi psicopatiche che stiamo vedendo di recente. Non diversamente dal principio della crudeltà che vuole i deboli attaccati subito dal predatore.

 

Come è possibile, quindi, tollerare il ritorno del lupo? Com’è possibile che nessuno sia sconvolto dallo scenario che si sta aprendo dinanzi a noi?

 

Qualcuno, al di fuori dei canali ufficiali, sembra ci stia pensando. Vi è stata una reazione tremenda pochi mesi fa a Samolaco, in Val Chiavenna: su un cartello stradale qualcuno ha issato la testa di un lupo decapitato, con un messaggio forte: «I professori parlano, gli ignoranti sparano».

 

Stessa cosa nel 2014, in Maremma. Venne rivenuta una testa di lupo mozzata, attaccata ad un palo ai piedi del bosco. Qualcuno disse che erano cacciatori, o contadini della zona. In verità i misteriosi autori avevano lasciato una firma: «Cappuccetto Rosso».

 

La favola di Cappuccetto Rosso, che ha diversi piani di lettura, è nota per un fatto che nel tempo ha un po’ inquietato: nella sua prima versione scritta, quella di Charles Perrault (1697), non vi è alcun lieto fine. Il lupo divora la nonna, inganna la bambina, e si mangia anche quella. Il lupo vince: i vecchi e i bambini vengono divorati. Il lieto fine sarebbe stato apposto solo più tardi, nelle versioni dei fratelli Grimm (1812), che immaginano l’arrivo di un cacciatore che uccide il lupo e lo sventra, salvando così la nonna e Cappuccetto Rosso.

 

Cappuccetto Rosso ci riporta ad un tempo in cui il lupo era praticamente inevitabile: l’Europa era un grande, infinito bosco, nel quale, secondo la battuta, una scimmia poteva salire su un albero a Lisbona e scendere a terra a Roma. Secoli di lavoro – secoli di civiltà cristiana – hanno umanizzato il territorio, eliminando per l’uomo la possibilità di essere ucciso e divorato dalle fiere.

 

Ora lo Stato moderno ripopola le terre degli uomini dei suoi predatori, quelli con cui la convivenza – attestano le favole, le tradizioni, le Sacre Scritture – è impossibile.

 

Si tratta di una verità che si può estendere ben al di là del ritorno delle bestie feroci nei nostri spazi. Pensiamo a quello che ci sta intorno. Speculazione finanziaria, politica tirannica, farmaceutica totalitaria, ladri e rapinatori lasciati indisturbati, pedofili nascosti nelle pieghe delle più alte istituzioni. La Cultura della Morte informa il mondo moderno, è esattamente il sistema operativo che rende possibile la violenza dei predatori sugli innocenti.

 

Sono lupi coloro che stanno ai vertici dei poteri occidentali, che sacrificano senza batter ciglio gli interessi del popolo e la stessa vita umana.

 

Sono lupi perfino i pastori della religione, che invece che guidare e proteggere il gregge sembrano volerlo divorare e dimenticarne le carcasse.

 

Siamo circondati dai lupi, in ogni senso possibile. Siamo in compagnia dei lupi e tendiamo, per quieto vivere, a dimenticarcene.

 

Quindi: che cosa intendiamo fare?

 

Quale finale vogliamo per la favola di Cappuccetto Rosso che è diventata la vita nostra e quella dei nostri bambini?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

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Necrocultura

Roulette sessuale con aborto incorporato: le ragazze disintegrate dalla Necrocultura

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I giornali italiani stanno iniziando a parlare di una nuova moda che corre tra le giovani sui social: fare sesso con sconosciuti cercando di non rimanere incinte. Qualora ciò avvenisse, si deve provvedere subito con l’uccisione del bambino concepito nella sfida elettronica. Così, immaginiamo, da essere magari pronte a ripartire.

 

«Su episodi di questo tipo sta indagando anche la Procura di Brescia, dipartimento Soggetti deboli, che ricordiamo ha competenza distrettuale anche sulle province di Bergamo, Cremona e Mantova» scrive Brescia Today. «Il caso della “sex roulette” è solo il più recente di una vasta gamma di “challenge“, anche pericolosissime».

 

Il pensiero va alla controversa storia della Blue Whale, una serie di sfide che finisce con il suicidio del giovane che le intraprende. Ma ve ne sono molte altre, popolari anche decenni fa, ma ora esplosa con smartphone e social media: spostarsi all’ultimo momento prima che un’auto ti colpisca, la «Skull Breaker challenge», in cui di persone calciano le gambe di una terza, facendola rovinare violentemente a terra, ma anche il «knock-out game», di cui si era sentito qualche anno fa, che consisteva nel piazzare un pugno in faccia ad uno sconosciuto di passaggio, di solito facendolo crollare a terra privo di conoscenza.

 

Tuttavia il carattere sessuale e riproduttivo della «sex roulette» ci impressiona.

 

Per primo perché mostra a il livello di disintegrazione della decenza, del pudore femminile innestato dalla Rivoluzione sessuale: non si tratta più solo di poligamia, ma di promiscuità gratuita e belluina vissuta come valore da esibire. L’indecenza come virtù: e il sesso come giochino che nulla ha più di privato, di intimo.

 

In secondo luogo, la «sex roulette» ci dimostra fino a che punto la società sia desensibilizzata nei confronti dell’aborto. La retorica abortista per cui «un aborto è sempre una sconfitta» è oramai sepolta. L’aborto è un gioco, è un sistema contraccettivo di ultima istanza perfino preferibile agli altri anticoncezionali (che forse le nuove generazioni cominciano a trovare non ideali, come vediamo nel caso del rifiuto della pillola da parte delle millennial).

 

Di più: l’aborto come «preservativo», pure spendibile per gioco – ed esibito sui social. Anche questo è un avanzamento ulteriore nell’abisso della Necrocultura: sono esistite, negli anni, donne che rivendicavano, talvolta in modi lugubri assai (la politica italiana che mostrava il feto nel barattolo ce la ricordiamo), ma erano tutte femministe, e l’esibizione del feticidio era un atto ideologico.

 

Qui l’ideologia non esiste più, perché totalmente spalmata sul sentire comune: uccidere il bambino non è più un fatto politico, né un dramma personale, è un’attività personale qualsiasi, come andare dal dentista, o – per essere più precisi – farsi un tatuaggio.

 

Perché il bambino, in tutto questo, non è nemmeno lontanamente considerato: le ragazzine non lo considerano tale, o forse – e qui entriamo nella regione più oscura della mutazione della Civiltà in corso – lo considerano spendibile, perfino in una sfida cretina con le proprie amiche. Sacrifici umani, anche per gioco. Sì.

 

Non è qualcosa che possiamo aspettarci da una società che, senza batter ciglio, si è fatta iniettare un siero genico sperimentale ottenuto con linee cellulari da aborto. Anche quei bambini morti per la farmaceutica non hanno fatto perdere il sonno a nessuno, né alle autorità civili né a quelle religiose – che, anzi, non hanno perso tempo a infliggere alla popolazione la pozione fatta, come ai tempi della stregoneria, con pezzi di bambino abortito.

 

E quindi: se si può uccidere un bambino non nato per un farmaco, perché non potrebbe essere giusto farlo per una challenge sui social media? Del resto, se non si tratta di esseri umani, che differenza può essere mai?

 

Un anno fa Renovatio 21 ha pubblicato un articolo intitolato «La Necrocultura vuole distruggere la donna». In esso dettagliavamo il crollo del senso della maternità, descrivendolo con toni apocalittici, perché «sì, la donna è il fulcro della Civiltà umana».

 

«Bisogna riconoscere che la donna è, oramai da secoli, l’obbiettivo degli attacchi di chi la Civiltà umana vuole distruggerla», scrivevamo. «Il mondo moderno è il calcolo della rovina della donna. La sua degradazione è programmatica, continua, inesausta».

 

Il progetto è contenuto nella corrispondenza di alti esponenti della setta massonica ottocenteschi. Ne parla quel libro fondamentale che è Il problema dell’ora presente di monsignor Henri Joseph Delassus (1836-1921).

 

«Per abbattere il cattolicismo, bisogna prima sopprimere la donna. La frase è vera in un senso, ma poiché non possiamo sopprimere la donna, corrompiamola» dice «Vindice», in francese Le vengeur, uno dei cospiratori di cui monsignor Delassus intercetta i messaggi.

 

Corrompere la donna, per distruggere la vita – per attaccare Dio. Questo è il senso della Necrocultura. Questa è la cifra del mondo moderno – che altro non è se non il prodotto della Cultura della Morte. Questo è ciò che sta dietro ad ogni nuova demenza giovanile, ora divenuta più assassina di quella vista in Arancia Meccanica.

 

Dice Gesù: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona» (Luca 11, 29). Il «segno di Giona», secondo le interpretazioni, sarebbe la Fede nel Risorto.

 

È così: solo la Fede può porre fine a questo abisso di sangue, crudeltà, stupidità. Solo la Fede può salvare la Vita e la Civiltà.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

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