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Terremoto in Oceania: almeno 14 morti e oltre 200 feriti, si cercano superstiti

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Il sisma di magnitudo 7,3, avvenuto ieri, ha provocato pesanti crolli soprattutto nell’area della capitale. Nella notte si sono registrate numerose scosse di assestamento. Lotta contro il tempo dei soccorritori in cerca di sopravvissuti intrappolati negli edifici. Due delle vittime di nazionalità cinese in un arcipelago del Pacifico che ha stretti rapporti con Pechino.

 

I soccorritori stanno combattendo una lotta contro il tempo nel tentativo di trovare ancora persone sopravvissute, e intrappolate fra le macerie degli edifici crollati a causa del forte terremoto che ha colpito ieri l’isola di Vanuatu, facendo scattare l’allerta tsunami poi rientrato. Al momento il bilancio – ancora provvisorio – del sisma di magnitudo 7,3 con epicentro nell’area della capitale Port Vila è di almeno 14 morti e oltre 200 feriti; tuttavia, altri se ne potrebbero aggiungere nelle prossime ore in particolare nell’area nel centro della città in cui concentra il maggior numero di vittime e danneggiamenti.

 

Un testimone che si trovava nell’edificio più alto di Vanuatu al momento della scossa riferisce di essersi salvato per pochi istanti, prima che le strutture cedessero travolgendo le persone ancora all’interno.

 

Una raffica di scosse di assestamento è stata registrata anche durante la notte appena trascorsa, mentre le forze dell’ordine hanno dichiarato lo stato di emergenza per sette giorni nel tentativo di limitare gli spostamenti della popolazione durante le operazioni di soccorso. Secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari sono 116mila le persone che potrebbero essere colpite a avario titolo dagli effetti più gravi del terremoto.

 

 

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Interpellato dalla BBCGlen Craig, presidente del Vanuatu Business Resilience Council, ha raccontato che ieri era di «buon umore» e si stava godendo le festività natalizie con la moglie quando il terremoto li ha colpiti cogliendoli completamente di sorpresa.

 

«Noi [a Vanuatu] siamo abituati ai disastri… di solito – spiega – i terremoti si sentono arrivare; si avverte come un rombo o un ruggito profondo. Ciononostante, in questo caso non abbiamo avuto alcun preavviso di sorta: vi è stato solo un boom improvviso. E a colpito a un livello superiore, sembrava qualcosa che si verifica una volta ogni generazione».

 

Il dipartimento governativo per la gestione dei disastri ha dichiarato che almeno 10 edifici di Port Vila hanno subito «gravi danni strutturali». Le scosse di terremoto hanno anche interrotto l’energia elettrica e i servizi di telefonia mobile. Craig ha inoltre aggiunto che un edificio che ospitava diverse ambasciate, tra cui quella statunitense di recente apertura e quella britannica, è stato colpito con particolare violenza.

 

Sei vittime sono morte a causa di una frana, mentre altre quattro si trovavano in un edificio crollato al momento del sisma, mentre il bilancio dei deceduti è destinato a salire ulteriormente. Infine, due delle 14 vittime erano di nazionalità cinese come ha confermato l’ambasciatore cinese a Vanuatu Li Minggang.

 

Vanuatu, composta da 80 atolli e 300mila abitanti, è situata a ovest di Fiji e a migliaia di km a est dell’Australia settentrionale, ma è al tempo stesso la nazione del Pacifico con i legami più stretti con Pechino, al punto che l’unico quotidiano del Paese pubblica notizie online anche in cinese.

 

In occasione del 40° anniversario dell’instaurazione dei rapporti diplomatici tra le due nazioni, il China Daily aveva sottolineato che «la Cina non ha mai risparmiato gli sforzi per fornire assistenza a Vanuatu senza alcun vincolo politico» favorendone lo sviluppo e migliorando le condizioni di vita della popolazione, ottenendo «il plauso di tutti i ceti sociali».

 

Pechino, inoltre, ha costruito il palazzo del Parlamento, un campo sportivo e diverse infrastrutture per «la promozione dello sviluppo agricolo e turistico». Nel luglio scorso anche gli Stati Uniti hanno aperto un’ambasciata nella nazione insulare, una mossa di Washington che si inquadra proprio nella competizione avviata da tempo con Pechino per il controllo della regione Asia-Pacifico.

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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Haiti, la capitale presto interamente nelle mani delle gang

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Le notizie che giungono da Haiti sono sempre più preoccupanti: le cattive notizie si accumulano una dopo l’altra, mentre quelle buone diventano proporzionalmente sempre più rare.   Così, secondo Hebdo24, nella notte tra il 12 e il 13 marzo 2025, Radio Télévision Caraïbes, emblema dell’informazione ad Haiti, è stata incendiata da banditi armati. Questo nuovo tragico elemento è una testimonianza emblematica del clima di violenza che ormai si respira quotidianamente nella capitale haitiana, lasciando la popolazione impotente e disperata.   E secondo Le Nouvelliste, alcuni testimoni avrebbero segnalato incendi in diversi edifici che ospitano scuole o aziende il 14 marzo nel centro di Port-au-Prince, in quartieri che fino a quel momento erano stati relativamente risparmiati dalla violenza spietata imposta dalle gang insediate nella capitale.   Secondo Haiti Press Network, il 7 marzo l’associazione Medici Senza Frontiere (MSF) ha lanciato l’allarme per la crisi umanitaria in atto, che presto sfuggirà al controllo. MSF ha rivelato che lo scorso anno 5.601 persone sono state uccise a causa di scontri armati, mille in più rispetto al 2023.   MSF denuncia la mancanza di finanziamenti per una risposta umanitaria adeguata, mentre migliaia di famiglie continuano a fuggire dalla violenza. I rifugiati sono ammassati in campi di fortuna e privati ​​dell’accesso ai servizi di base, tra cui acqua pulita e servizi igienici.

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Gli stessi media aggiungono che, dal 24 febbraio, Port-au-Prince è teatro di una recrudescenza degli scontri, che ha causato un’impennata del numero dei feriti. MSF chiede alla comunità internazionale di sensibilizzarsi e di mobilitarsi con urgenza per impedire che la crisi si trasformi in un disastro.   Secondo una dichiarazione dell’Agence France Presse, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che fa parte dell’ONU, tra il 14 febbraio 2025 e il 4 marzo più di 40.000 persone sono fuggite dai loro quartieri per sfuggire alle gang. Secondo Haiti Press Network, questo caos ha causato la distruzione di diversi campi per sfollati interni.   Così, il 17 febbraio 2025, membri dell’organizzazione criminale Viv Ansanm hanno attaccato il campo di Acra, situato a Delmas 30: gli aggressori hanno incendiato i rifugi e uccisero decine di persone. I sopravvissuti sono static ostretti a fuggire verso zone più sicure. Scene simili si sono verificate nelle zone di Carrefour Feuille e vicino a Nazon.   Pierre Espérance, citato dalla RTS, sostiene che tutta Port-au-Prince «rischia di cadere nelle mani dei banditi», che ne controllano già la maggior parte, spiega il direttore esecutivo della Rete nazionale per la difesa dei diritti umani. Prosegue spiegando che “dato che la polizia è più in modalità difensiva che offensiva, questo favorisce i criminali».   La situazione della sicurezza sta peggiorando, nonostante la presenza della forza di sicurezza multinazionale, osserva. La forza, guidata dal Kenya e sostenuta dall’ONU, ha iniziato a essere dispiegata la scorsa estate e ora conta poco più di 1.000 agenti di polizia provenienti da sei paesi, secondo l’agenzia di stampa AFP.   Ma «la missione multinazionale è limitata. Non può nemmeno schierare la metà del suo personale sul territorio perché i suoi mezzi di trasporto sono limitati», continua Pierre Espérance.   In un Paese già indebolito da una cronica instabilità politica e da una povertà endemica, la popolazione spera ora in un intervento internazionale più incisivo per porre fine a questa spirale di violenza.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Incendio in discoteca uccide diecine di persone: le immagini

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Un incendio e la successiva calca in un nightclub nella città di Kocani, nella Macedonia del Nord, hanno causato la morte di almeno 59 persone, con altre 155 ferite. I media locali hanno citato il ministro degli Interni Panche Toshkovski, il quale ha affermato che l’incendio è stato causato da fuochi d’artificio utilizzati nel locale durante un concerto.

 

Secondo quanto riportato dai media, all’interno della discoteca Pulse, quando il soffitto ha preso fuoco nelle prime ore di domenica, c’erano circa 1.500 persone.

 

«L’incendio è iniziato intorno alle 2:30 di mattina dopo che il polistirolo sul soffitto ha preso fuoco a causa dei petardi che erano sul palco», ha scritto l’agenzia di stampa Sakam Da Kazam, citando un sopravvissuto. L’uomo ha detto ai giornalisti che è seguita un’esplosione che ha causato il crollo del tetto.

 

 

 

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«Dopo di che, ci siamo precipitati tutti per uscire, siamo corsi tutti verso una porta, che era sia per l’entrata che per l’uscita», ha detto.

 

Secondo quanto riportato dai media, l’edificio a un piano in precedenza era adibito a magazzino di tappeti, prima di essere trasformato in una discoteca diversi anni fa. Secondo i sopravvissuti, il panico si è diffuso rapidamente e la gente ha corso verso l’unica uscita, dando origine a una calca.

 

Secondo quanto riportato, le vittime avevano un’età compresa tra i 14 e i 25 anni, con decine di sopravvissuti ricoverati in ospedale con ferite da schiacciamento, nonché avvelenamento da monossido di carbonio e ustioni. Venti persone in condizioni critiche saranno trasferite nei vicini Bulgaria, Turchia, Grecia e Serbia per le cure, ha annunciato il ministro della Salute Arben Taravari.

 

Il Toshkovski ha detto ai media che «è stato emesso un mandato di arresto per quattro persone», senza specificarne l’identità. Ha aggiunto che le autorità esamineranno le licenze e le disposizioni di sicurezza del nightclub.

 

Il governo della Macedonia del Nord ha dichiarato sette giorni di lutto nazionale in seguito alla tragedia.

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Calca alla stazione ferroviaria indiana: è strage

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Una calca alla stazione ferroviaria principale di Nuova Delhi sabato sera ha causato la morte di almeno 18 persone, tra cui cinque bambini, e ne ha ferite altre. L’incidente è avvenuto quando migliaia di pellegrini si sono radunati per salire sui treni diretti al festival Maha Kumbh nell’India settentrionale, pubblicizzato come il più grande raduno religioso del mondo.   La calca, fenomeno conosciuto in inglese con la parola stampede, è stata innescata da una folla travolgente di passeggeri che cercavano di salire sul Prayagraj Express, un treno diretto al festival Maha Kumbh a Prayagraj (ex Allahabad), nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh. L’incidente è avvenuto intorno alle 20:00 ora locale, come riportato da NDTV. I ritardi di altri due treni hanno contribuito alla congestione su più banchine, portando a una situazione incontrollabile, ha affermato la polizia di Delhi.   Il premier indiano Narendra Modi ha espresso il suo dolore per l’incidente, affermando: «sono addolorato per la calca alla stazione ferroviaria di Nuova Delhi. I miei pensieri sono con tutti coloro che hanno perso i loro cari. Prego che i feriti possano guarire rapidamente. Le autorità stanno assistendo tutti coloro che sono stati colpiti da questa calca», ha dichiarato su X.   Il ministro delle ferrovie Ashwini Vaishnaw ha confermato che la situazione è ora sotto controllo. Ha annunciato che la Railway Protection Force, insieme alla polizia di Delhi, sta attivamente gestendo le conseguenze della tragedia. Ha anche espresso le sue condoglianze, affermando che «l’intero team sta lavorando per assistere tutti coloro che sono stati colpiti da questo tragico incidente».  

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  Questa tragedia arriva solo due settimane dopo un incidente simile avvenuto nel sito del megafestival del Maha Kumbh Mela, che ha causato 30 morti e 90 feriti.   L’evento, che dura sei settimane, prevede bagni rituali alla confluenza dei fiumi Gange, Yamuna e Saraswati. L’incontro ha già attirato oltre 510 milioni di partecipanti, tra cui il primo ministro indiano e membri chiave del suo gabinetto, celebrità di spicco e leader aziendali.   Il festival ha avuto una storia di incidenti simili. Nel 1954, il primo Maha Kumbh Mela tenutosi dopo che l’India ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna vide quasi 800 persone calpestate a morte o annegate nel fiume dopo che scoppiò una calca.   Il Kumbh Mela tenutosi ad Haridwar, una città nello stato settentrionale dell’Uttarakhand, fu teatro nel 1986 di una tragica calca che causò almeno 200 vittime.   Un’altra calca si è verificata a Nashik, Maharashtra, nel 2003, quando i pellegrini si sono riversati sul fiume Godavari per fare un tuffo durante il Kumbh Mela, causando 41 vittime e oltre 100 feriti. Nel 2013, il festival più recente di questo tipo a Prayagraj ha visto una calca che ha ucciso 42 persone e ne ha ferite altre 45.   Il Maha Kumbh è programmato per continuare fino al 26 febbraio, con milioni di pellegrini in più attesi. I funzionari stanno esortando i partecipanti a rimanere vigili e a seguire i protocolli di sicurezza per garantire il loro benessere durante l’evento.   Le ferrovie indiane hanno anche introdotto 98 treni speciali, che completeranno oltre 3.000 viaggi durante il festival. Le misure sono state messe in atto per prevenire incidenti come quello del 2013, quando una calca uccise 36 persone.

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Con circa 400 milioni di persone attese all’evento, la sicurezza è stata migliorata con l’uso di droni e telecamere abilitate all’Intelligenza Artificiale, secondo quanto riportato dai media locali. La polizia e le agenzie di sicurezza hanno schierato droni vincolati e droni sottomarini per la sorveglianza.   I droni vincolati, che possono volare fino a 120 metri sopra il suolo, monitoreranno la folla dall’alto e aiuteranno a individuare le aree che richiedono sicurezza o cure mediche. Nel frattempo, i droni sottomarini possono immergersi fino a 100 metri nell’area in cui si incontrano i tre fiumi.   Oltre 2.500 telecamere basate sull’intelligenza artificiale con tecnologia di riconoscimento facciale saranno posizionate strategicamente in tutta Prayagraj, in particolare nei punti di ingresso chiave. Queste forniranno un monitoraggio in tempo reale, assicurando risposte rapide a qualsiasi incidente e migliorando la gestione complessiva della folla, hanno affermato i funzionari.

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