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Sermone del patriarca Kirill: i ricchi devono condividere o percorreranno la strada per l’inferno

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Renovatio 21 pubblica il sermone di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Cirillo tenuto il 4 settembre 2022, domenica XII dopo la Pentecoste dopo aver celebrato la Divina Liturgia presso la Cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca

 

 

 

Nel nome del Padre, e del Figlio, e del Santo Spirito!

 

Il Vangelo di oggi (Mt 19,16-26) contiene la storia del giovane ricco.

 

Un giovane ricco si avvicina a Cristo e gli chiede: «Maestro, cosa devo fare per essere salvato?» Il Signore gli elenca i comandamenti, a cui il giovane replica: «Faccio tutto questo fin dalla mia giovinezza, vivo secondo questi comandament». E poi, sapendo che il giovane è ricco, il Signore gli dice: «Se vuoi essere perfetto, non solo essere salvato, ma essere perfetto (e il giovane pensava a questa perfezione quando chiese al Salvatore cos’altro bisogna fare), va’, vendi i tuoi averi, da’ tutto ai poveri e vieni con me; e avrai un tesoro nel cielo».

 

E il giovane si allontanò addolorato, rendendosi conto che non riusciva a sbarazzarsi del patrimonio, che probabilmente aveva ricevuto dai suoi ricchi genitori e in cui lui stesso, forse, aveva investito per accrescerlo. Come sarebbe possibile andare a darlo ai poveri?! E non poteva, dunque, né comprendere appieno le parole del Salvatore, né tantomeno agire secondo esse.

 

Ma questa storia del giovane ricco non è solo legata ai ricchi. La ricchezza è un concetto relativo. Ciò che è ricchezza per la maggior parte di noi, non è ricchezza per i ricchi, ed è addirittura povertà per i super ricchi.

 

La situazione finanziaria di una persona è sempre relativa, perché è determinata non solo dalla disponibilità di risorse materiali, ma anche da molte altre circostanze. E perciò, a volte, è difficile per un ricco capire se lo sia o meno, perché il vicino che sta dietro la staccionata è magari ancora più ricco; e la ricchezza del prossimo può opprimere una persona peggio di ogni povertà.

 

Da ciò ne consegue che la ricchezza in sé non è una garanzia della felicità umana; ed è per questo che il Signore ha detto: «Se vuoi essere perfetto (cioè non solo ottenere la salvezza, ma anche raggiungere personalmente le altezze spirituali), allora in relazione a te, giovane ricco, devi fare la cosa più importante: va’ e regala la tua proprietà; e allora sarai perfetto».

 

In questo racconto evangelico vengono trattati due problemi che l’uomo incontra molto spesso. In primo luogo, qui, indubbiamente, anche se implicitamente, viene toccato il tema dell’atteggiamento della persona nei confronti della vita.

 

Se una persona guarda il mondo intorno a sé attraverso il desiderio di ottenere forza e potere (dopotutto, la ricchezza dà una certa forza e la super-ricchezza dà potere), se crede che la vera felicità stia nell’essere al di sopra degli altri, nell’essere diverso da tutti, allora non rinuncerà mai alla ricchezza e, in generale, a qualsiasi opportunità di elevarsi al di sopra degli altri.

 

E quindi, con queste parole, in questo racconto evangelico, il Signore condanna ogni umano che aspira al potere, se questa forza non è altro che un desiderio di essere più alto e più forte degli altri.

 

Ma, oltre a questo, c’è un altro insegnamento dietro questo racconto. Molto spesso, una persona che non ha ciò che vorrebbe avere, prova invidia per gli altri. Per questo dice il Signore: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli».

 

«La cruna dell’ago» era una stretta porta per i pellegrini nelle mura di Gerusalemme, che anche un uomo riusciva a malapena ad attraversare, figurarsi un cammello!

 

E questa immagine era del tutto comprensibile a coloro che ascoltavano il Salvatore: è più facile per un cammello passare attraverso un tale varco nel muro, che per un ricco entrare nel Regno di Dio.

 

Innanzitutto perché i ricchi si mettono al di sopra degli altri e perché i ricchi associano una parte significativa della loro speranza proprio alla ricchezza. E il Signore insegna che la ricchezza è fugace, può scomparire in qualsiasi momento; e allora cosa rimarrà a quella persona?

 

La maggior parte di noi non è così ricca, ma molte persone vogliono diventare ricche e la moderna filosofia della vita economica implica l’accumulo di ricchezza.

 

Molti credono che la ricchezza sia necessariamente benefica e che la ricerca della ricchezza sia il giusto corso della vita. Forse lo potrebbe essere, se solo i ricchi sapessero fare ciò che il ragazzo ricco non è riuscito a fare.

 

Se i ricchi sono in grado di donare una parte significativa dei loro mezzi a chi è nel bisogno, a chi soffre, allora la ricchezza diventa giustificata. E una persona che ha imparato a donare una parte significativa della sua ricchezza a chi è nel bisogno, ricostituirà la sua fortuna, perché il Signore lo aiuterà affinché le sue capacità materiali aiutino altre persone, specialmente quelle che si trovano in una situazione di vita critica.

 

Sappiamo che ci sono persone così ricche, e mi è capitato di incontrarle, che dalla loro ricchezza danno così tanto agli altri, che spesso da essa dipendono la salute e la vita di questi ultimi. Voglia Iddio che i nostri ricchi, nati in un Paese ortodosso e in un modo o nell’altro legati alla Chiesa, ricordino sempre che la giustificazione della ricchezza qui sulla terra si ha quando gli altri smettono di invidiarti, smettono di considerarti un nemico, e questa ricchezza può diventare un bene nella vita futura, solo se adesso serve per il bene di altre persone.

 

Ma questo non vale solo per i ricchi. Ognuno ha qualche mezzo materiale, e anche la più piccola carità verso chi ha un bisogno critico di assistenza materiale può essere comparata al dono della persona più ricca.

 

Perché non si tratta della quantità con cui si dà assistenza, ma del fatto stesso di condividere le proprie risorse con altre persone, che la salute e la vita di questi ultimi spesso dipendono da questo.

 

Dio non voglia che i nostri ricchi, nati in un Paese ortodosso e in un modo o nell’altro legati alla Chiesa, ricordino sempre che la giustificazione della ricchezza qui sulla terra si esprime nel fatto che smettono di invidiarti, smettono di considerarti un nemico, e nel prossimo secolo questa ricchezza può essere trasformata in bene se serve il bene di altre persone. Ma questo non vale solo per i ricchi.

 

Ognuno ha una sorta di mezzo materiale, e anche la più piccola carità verso qualcuno che ha un bisogno critico di assistenza materiale può essere commisurata al dono della persona più ricca. Perché non si tratta della quantità di assistenza, ma del fatto stesso di condividere le proprie risorse con altre persone e la salute e la vita di questi ultimi spesso dipendono da questo.

 

Ma questo non vale solo per i ricchi. Ognuno ha una sorta di mezzo materiale, e anche la più piccola carità verso qualcuno che ha un bisogno critico di assistenza materiale può essere commisurata al dono della persona più ricca. Perché non si tratta della quantità di assistenza, ma del fatto stesso di condividere le proprie risorse con altre persone.

 

Questo è ciò che ci insegna questa storia del giovane ricco che non era in grado di rinunciare al suo modo di vivere, alla sua ricchezza, per seguire Cristo.

 

Il giovane credeva nel Signore, perché altrimenti non si sarebbe rivolto a Lui, voleva seguirlo, ma la principale richiesta che il Salvatore gli rivolgeva – devolvere i suoi beni e seguire un altro percorso di vita – si rivelò impossibile per lui.

 

Ancora una volta, traducendo questo racconto evangelico nel linguaggio della nostra quotidianità, vorrei dire che non tutti hanno molto denaro, ma il problema non sta tanto nella disponibilità di denaro, né nella sua quantità, ma nel rapporto che abbiamo con questo. Se una persona non è in grado di aiutare gli altri pur avendo una grande quantità di denaro, questa per lui è la strada per l’inferno e non c’è null’altro da dire.

 

Se un ricco non vede il dolore del prossimo, non lo aiuta, allora questa è la via che allontana da Dio, da Cristo e dal suo Regno.

 

Spesso persone così ricche sono circondate sia dall’invidia che dalla malizia: è sufficiente ricordare gli eventi rivoluzionari nel nostro Paese.

 

Una tale persona non sarà circondata dal rispetto, per non parlare dell’amore, in questo mondo, e nell’altro sarà punita dal Signore. Pertanto, la disponibilità di risorse materiali è anche una responsabilità per una persona ricca durante la sua vita terrena, che, naturalmente, è collegata alla vita eterna.

 

È difficile per un ricco entrare nel Regno di Dio, è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago. E poiché il benessere materiale aumenta in molti Paesi, anche a poco a poco, e nel nostro Paese molto sta cambiando davanti ai nostri occhi, ogni persona che inizia a ricevere più denaro di quello che ha ricevuto prima, e più di quello di cui ha bisogno per sé stesso, deve ricordare queste parole del Vangelo.

 

Dopotutto, la cosa più importante è guadagnare il Regno di Dio, e voglia Iddio che coloro che posseggono i mezzi materiali si ricordino della lettura evangelica di oggi, e compiano buone azioni!

 

Ci tengo a sottolineare ancora una volta: non stiamo parlando solo di ricchi, ma anche di ciascuno di noi.

 

Ognuno è obbligato ad aiutare un altro quando questi si trova in circostanze di vita difficili. Questo è il testamento di Dio, questo è il comandamento di Dio, questa è la condizione della nostra salvezza.

 

Questo è ciò che la Santa Chiesa ci insegna oggi, e Dio conceda a tutti noi di accogliere questa chiamata della Chiesa, queste meravigliose parole salvifiche della legge di Dio, del Vangelo di Cristo, per trovare pace, tranquillità, gioia in questa vita, e il Regno dei Cieli nella vita eterna.

 

Amen.

 

 

Cirillo I

XVI Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, capo della Chiesa ortodossa russa

 

 

Traduzione dal russo di Nicolò Ghigi

 

 

 

Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

 

 

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I funerali di mons. Huonder

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Secondo il suo desiderio, espresso più volte, mons. Vitus Huonder è stato sepolto nel seminario di Ecône, «vicino al vescovo che ha tanto sofferto per la Chiesa», ha detto. La messa funebre pontificia è stata celebrata nella chiesa del seminario da mons. Bernard Fellay. Successivamente nella cripta del seminario furono deposte le spoglie del vescovo emerito di Coira.

 

Un lungo corteo ha accompagnato il feretro del vescovo Huonder dalla cripta alla chiesa dove è stato celebrato il pontificale, dove è stata vegliata tutta la notte dopo il canto dell’Ufficio dei Morti. Il corteo lo accompagnerà poi alla tomba dove furono resi gli ultimi onori al vescovo Huonder e dove troverà la sua ultima dimora.

 

Erano presenti, infatti, 150 sacerdoti e seminaristi, una trentina di suore e circa 900 fedeli tra cui i 150 studenti della scuola Wangs, dove mons. Huonder ha concluso santamente e felicemente i suoi giorni.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

Immagini da FSSPX.news

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Malesia, condanna a punizioni corporali per una donna applicando la sharia

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Una mamma single è stata ritenuta recidiva nel peccato di «khalwat» (vicinanza) in uno Stato governato dal partito islamista. La sentenza – che rappresenta una prima volta – dovrebbe essere eseguita nella prigione di Marang il 6 maggio. Una vicenda destinata a offrire un termometro dei rapporti di forza con i fondamentalisti nella Malaysia di Anwar Ibrahim

 

In Malaysia nello Stato nord-orientale di Terengganu, governato dagli islamisti del Partito Islamico della Malesia (PAS), una donna è stata condannata alle percosse per rapporti inappropriati con un uomo, applicando la sharia, la legge islamica. Se eseguita si tratterebbe del primo caso di questo tipo nello Stato.

 

N. A. N., che ha 37 anni ed è madre di un figlio, è stata accusata ai sensi della sezione 31 (b) del Syariah Criminal Offences (Takbir) (Terengganu) (Amendment) Enactment 2022, per essere stata da sola con un uomo di 40 anni che non era suo marito in una casa nel distretto di Kemaman, il 31 gennaio scorso.

 

N. A. si è dichiarata colpevole del reato. Il giudice Rosli Harun l’ha quindi condannata a sei colpi di bastone e a una multa di 4.000 ringgit (785 euro), oltre a otto mesi di carcere.

 

L’imputata era già stata condannata per un reato simile nel 2018 ed era stata multata. Il giudice ha anche consigliato a N. A. di sposarsi immediatamente per evitare di commettere nuovamente un reato simile. «In precedenza hai detto che ti saresti sposata, ma non è successo. Non c’è rimorso in te», ha detto il giudice alla donna raccomandandole anche di non sposarsi nella città di confine di Golok, in Thailandia, dove le coppie musulmane contraggono matrimoni clandestini.

 

Il PAS governa gli Stati nord-orientali di Terengganu e Kelantan dal 2018. Ideologicamente incentrato sul fondamentalismo islamico, la sua base elettorale è in gran parte concentrata sulle quattro coste rurali e orientali della Malesia peninsulare, compreso il nord conservatore, in particolare nel Kelantan, Terengganu, Perlis e Kedah.

 

Con queste vittorie, il PAS ha spinto per inasprire le punizioni ai sensi della legge islamica attraverso il codice penale della Sharia di ogni Stato. Il partito deve però fare i conti con nuovi attori ora dopo il governo di Najib Razak, che sosteneva l’agenda del PAS, ha perso il suo mandato elettorale.

 

In passato, l’ex primo ministro Mahathir Mohamed aveva bloccato i tentativi del PAS di approvare le leggi islamiche nel Kelantan e nel Terengganu.

 

Il National Trust Party (Amanah), un partito scissionista del PAS che ora fa parte della coalizione di governo sotto il «governo di unità» del primo ministro Anwar Ibrahim, dovrebbe bloccare i tentativi del PAS di spingere per l’attuazione della sharia. Tuttavia, il PAS e la coalizione di cui fa parte oggi – Perikatan Nasional – hanno ottenuto buoni risultati nelle ultime elezioni.

 

Il partito islamista ha ottenuto il maggior numero di seggi e il patto Perikatan Nasional ha riaffermato il suo controllo su quattro governi statali dall’agosto 2023. Questo ha portato molti osservatori a suggerire che un’ondata «verde» o «islamista» sta trasformando il panorama politico della Malaysia.

 

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Il cardinale Fernandez vittima di se stesso

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La dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, Fiducia supplicans (18 dicembre 2023) che autorizza la benedizione delle coppie irregolari o omosessuali, è molto più di una semplice dichiarazione. Col tempo, ci rendiamo conto che la sua ambizione è quella di introdurre un nuovo modo di pensare e agire in tutti gli ambiti, ben oltre le coppie irregolari o dello stesso sesso.   Inventando una benedizione non liturgica, ma «pastorale, spontanea e breve», il cardinale Victor Manuel Fernández ha stabilito una prassi che intende applicare a molte situazioni. Potremo così presto vedere un’ordinazione delle donne che non sia liturgica, ma «pastorale, spontanea e breve». Un riconoscimento dei liberi muratori che non è dottrinale, ma «pastorale, spontaneo e breve». E così via.   Comprendiamo facilmente come questa spontaneità e brevità pastorale siano mezzi appositamente inventati per liberarsi dalla dottrina e dalla morale cattolica, pur affermando – puramente per forma – che non sono in alcun modo messe in discussione.

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Di fronte a simili inganni è inutile discutere all’infinito. In modo più semplice ed efficace, dobbiamo applicare al cardinale Fernández il suo stesso metodo. Chiaramente il prefetto deve essere fiducializzato. Ciò significa concretamente che ogni documento emanato dal suo dicastero, che non sia conforme alla tradizione, deve essere considerato come:   – una dichiarazione «pastorale», quindi non dottrinale e perfino antidottrinale;   – una decisione «spontanea», quindi sconsiderata e perfino irrazionale;   – un’indicazione «breve», quindi non durevole, caduca, biodegradabile.   Questo è il valore dell’insegnamento dell’attuale prefetto del Dicastero per la dottrina della fede. Né più né meno.   In sostanza, applicare il metodo Fiducia supplicans al cardinale Fernández equivale a sfruttare quello che gli anglofoni chiamano self-refuting system, un metodo che confuta se stesso.   Parafrasando il filosofo britannico Roger Scruton, potremmo dire: «un prelato che afferma che non esistono verità, o che ogni verità è “semplicemente relativa” perché conta solo la pastorale, ti chiede di non crederci. Quindi non farlo».   Don Alain Lorans

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