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Farmaci

Salvini invoca la castrazione chimica. Il farmaco è lo stesso già dato ai bambini per transessualizzarli

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Il ministro dei Trasporti, vicepremier nonché leader del partito Lega Nord Matteo Salvini ha chiesto la castrazione chimica per la masnada di giovani egiziani dello stupro della ragazzina 13enne in Sicilia.

 

«Ragazzina stuprata da una banda di sette egiziani davanti al fidanzato, minacciato, bloccato e tenuto lontano. Non venitemi a parlare di “tolleranza” o “errore”. Davanti ad orrori del genere non può esistere clemenza ma soltanto una cura: Castrazione chimica. Conto che la proposta presentata dalla Lega venga votata al più presto».

 

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Salvini si ripete: aveva chiesto la castrazione chimica anche per lo stupro del Branco di Palermo la scorsa estate. A settembre la Lega aveva depositato al Senato un disegno di legge per un trattamento a base di farmaci di blocco androgenico totale su base volontaria o coattiva. Secondo il DDL, è il giudice a decidere se infliggere il farmaco o meno, tuttavia, in caso di recidiva o di abuso sessuale di minori, il trattamento sarebbe passato automaticamente.

 

Quella sulla castrazione chimica è una posizione che la Lega ha molto a cuore. L’onorevole Annalisa Tardino, commissaria regionale ed europarlamentare della Lega Salvini Premier, commentando la violenza di Catania dice: «chiediamo da subito condanne esemplari e rimaniamo fermi nell’idea che serve la castrazione chimica per stupratori e pedofili, carcere a vita per episodi simili».

 

Si può aver poco da eccepire, anche se l’ormone sintetico non ci sembra l’arma definitiva contro l’anarco-tirannia sempre più in fase di caricamento in Italia pure sotto il governo della sedicente «destra»: anche perché i casi da trattare, per avere la sicurezza, potrebbero essere decine, centinaia di migliaia.

 

Episodi come quello della presa di Peschiera due anni fa, quando bande di giovani immigrati di fatto si impadronirono dell’intera cittadina lacustre con la polizia in assetto antisommossa resa impotente dalla massa, ci fanno pensare che la soluzione dovrebbe essere più radicale di quello che si pensa – ad esempio, un programma di deportazione totale, come quello prospettato da Trump e dai deputati AfD in Germania.

 

La castrazione chimica è una procedura eseguita attraverso la somministrazione di farmaci speciali che avrebbero l’effetto di ridurre il desiderio sessuale per un periodo di tempo prolungato o in modo permanente. Leggi che permettono la castrazione chimica in alcuni Stati americani, in Canada, in Danimarca, in Germania, in Norvegia, in Svezia e in altri Paesi.

 

In Russia, la castrazione chimica è stata introdotta nel 2012 come procedura volontaria, che richiede il consenso della persona condannata per abusi sessuali su minori. Anche in Polonia la castrazione chimica è volontaria. La Bielorussia sta pianificando la sua introduzione dal 2023.

 

Negli USA alla castrazione chimica si associa un’abbondante prescrizione di psicofarmaci che vanno dagli antipsicotici agli antidepressivi SSRI (che sono forse pure peggiori).

 

La Chiesa cattolica ammetterebbe la castrazione chimica nei casi di reato, purché sia reversibile. Contro di essa, tuttavia, si è espressa nel 2013 l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (risoluzione 1945/2013): «nessuna pratica coercitiva di sterilizzazione o castrazione può essere considerata legittima nel XXI secolo».

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In realtà, ci vogliamo soffermare sulla questione della castrazione chimica per un altro motivo: per lo Stato italiano essa esiste già, ma non è assegnata agli stupratori e ai pedofili, ma… ai bambini.

 

Avete letto bene. La farmacologia di «blocco androgenico totale» è esattamente quella utilizzata per transessualizzare i bambini. Quando il bimbo dice di sentirsi una femmina (che sia o meno il genitore a suggerirglielo) gli si danno i famosi «bloccanti della pubertà», che possono essere farmaci anti-gonadotropinici, anti-androgeni e agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine. Cioè sostanze che hanno l’effetto di inibire della produzione di testosterone da parte dei testicoli – cioè distruggere la base biochimica della maschilità.

 

In particolare, la Leurprorelina – commercializzata con il nome di Lupron – può essere utilizzata nel processo di cambio di sesso dei maschi, o come farmaco che blocca la pubertà nei bimbi: secondo la cosiddetta «medicina transgender», insieme alla triptorelina e goserelina, il Lupron può essere utilizzato per ritardare la pubertà nei bambini che vogliono cambiare sesso, ritardandone lo sviluppo fino a quando non possono decidere, e magari prendere altri ormoni sintetici.

 

Il Lupron, che sta nella lista delle medicine essenziali dell’OMS, è la sostanza oggi più comunemente utilizzato nella castrazione chimica. Parimenti, può essere utilizzato per i bambini transgender al fine di rimandare la pubertà e poi metterli, per tutta la vita, sotto «terapia ormonale sostitutiva, che li riempirà di ormoni sintetici e li renderà un recurrent business dell’industria farmaceutica finché non moriranno – con il conto, magari, pagato dal contribuente.

 

L’immagine dovrebbe spaccare la testa di chiunque: lo stesso farmaco, dato ai pedofili ed ai bambini… anzi, la sostanza che non ancora si può dare agli stupratori, si può iniettare in bimbi piccoli… Sì, è allucinante. Tutte le polemiche di questi giorni su cliniche ed ospedali che transessualizzano i ragazzini non si rendono conto di quanto oramai questo modello è molto più radicato di quanto si creda, esso è una parte integrante di quello che Renovatio 21 ha definito «Stato etico ormonale».

 

Lo Stato moderno, lungi dall’essere lontano da posizioni etico-religiose, sa cos’è meglio per voi, e non gli basta – lo vuole imporre per via biologica. La siringa, contenga essa vaccini od ormoni, a questo serve: entrare nel cittadino, spogliato di ogni dignità, diritto sovranità, sin sotto la sua pelle, sin dentro le sue cellule. La sottomissione per lo Stato moderno è biologica, o non è – è biologica almeno in partenza, poi sappiamo che mirano ancora più in profondità…

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Salvini non è solo un sanguigno tribuno del popolo, è un’alta figura istituzionale, un vertice dello Stato. Anche lui, come tanti altri, deve far pace con la dissonanza cognitiva suprema del nostro tempo: lo Stato moderno sta già molto più avanti – materialmente, biologicamente, endocrinologicamente – rispetto a qualsiasi proposta populista. La sua dissoluta pervicacia è invincibile. Il suo programma di inversione totale è portato innanzi in maniera spudorata.

 

Volete castrare i violentatori? Lo Stato moderno già castra i vostri figli. Il farmaco è lo stesso.

 

Bisogna che lo comprendano tutti: la matrice dello Stato moderno è la Necrocultura: perverte, umilia, spegne la vita, e fa trionfare la morte e il suo grottesco circo parafiliaco.

 

Ciò che serve a punire il mostro, viene invece dato ai bambini. Sì, proprio così: fate pace con questa apparente contraddizione, perché i padroni del mondo vogliono che essa sia uno dei fondamenti del XXI secolo.

 

Realizziamo la grande inversione del Regno Sociale di Satana: l’innocente viene castrato, il carnefice viene premiato, mantenuto, innalzato.

 

Sacrifici di bambini, mutilazioni, sterilizzazioni – mentre l’orrore viene lasciato dilagare, mentre il sistema viene programmato per moltiplicare il male. Questa è la realtà del mondo dominato dalla Necrocultura.

 

Abbiamo sempre paura di essere rimasti i soli a dirlo.

 

Roberto Dal Bosco

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Bioetica

Donna querela la rete di farmaci abortivi: il padre del figlio non nato le avrebbe messo il mifepristone in una bevanda

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Una donna ha intentato una causa federale contro il padre del suo bambino e una rete straniera di farmaci abortivi dopo che il suo bambino non ancora nato è stato ucciso da una bevanda drogata. Lo riporta LifeSite.   La donna sostiene che il padre di suo figlio «ha ucciso il suo bambino non ancora nato sciogliendo di nascosto le pillole abortive in una bevanda calda che aveva preparato e inducendo con l’inganno (…) a berla». L’ex procuratore generale del Texas Jonathan Mitchell, un noto avvocato pro-life, rappresenta la donna.   L’uomo «ha ottenuto questi farmaci da Aid Access, un’organizzazione criminale che spedisce illegalmente pillole abortive in Texas e in altre giurisdizioni in cui l’aborto è illegale», si legge nella causa federale, depositata in Texas. «La signora (…) fa causa a (…) e Aid Access per ottenere un risarcimento danni per la morte ingiusta del suo bambino non ancora nato», hanno scritto i suoi avvocati.   Anche la Dottoressa Rebecca Gomperts, direttrice esecutiva di Aid Access, è citata come imputata. Aid Access è legalmente costituita in Austria e Gomperts è cittadina olandese. Il gruppo si rivolge anche ai cittadini americani per la vendita di farmaci abortivi.

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La Gomperts e Aid Access «hanno deliberatamente e consapevolmente spedito farmaci abortivi in Texas, violando le leggi statali e federali», sostiene la causa.   L’uomo, un marine in addestramento che viveva accanto alla donna, «faceva costantemente pressione (…) affinché uccidesse il loro bambino non ancora nato, mentre Davis respingeva sempre le sue richieste e chiariva che intendeva partorire».   La causa include messaggi di testo in cui l’uomo fa pressione sulla donna affinché abortisca e parla dei farmaci abortivi che ha acquistato. Nel frattempo, la donna ha fatto riferimento positivo al loro bambino non ancora nato.   Nella documentazione si spiega che il 18 febbraio 2025 l’uomo «ha portato le pillole abortive a casa» della donna e «le ha chiesto di uccidere il bambino con i farmaci che aveva acquistato». La donna ha rifiutato e ha chiarito all’uomo che non aveva alcuna intenzione di abortire. Tuttavia questi «non si è fatto scoraggiare e portò ripetutamente i farmaci a casa» della signora «quando andava a trovarla». A volte l’uomo «lasciava i farmaci a casa sua dopo la sua partenza, nell’apparente speranza che» la donna che aveva ingravidato «potesse cambiare idea e ingerire le pillole di sua iniziativa». Altre volte il soldato «portava i farmaci con sé al suo ritorno a casa». «E a volte divideva la differenza, lasciando il mifepristone» alla donna e «prendendo con sé le pillole di misoprostolo. Tutto ciò turbava la signora, che non gradiva avere le pillole abortive (…) in casa sua».   La causa descrive in dettaglio tutte le volte successive in cui l’uomo avrebbe fatto pressione sulla donna affinché abortisse, prendendo in giro il bambino non ancora nato e dicendo che un figlio sarebbe stato un «fallimento».   L’uomo ha anche ripetuto i soliti argomenti pro-aborto, dicendo alla donna che il bambino avrebbe reso la vita più difficile agli altri suoi tre figli e rimproverandola, arrivando persino a dire che si sarebbe alleato con l’ex marito presumibilmente violento della donna, scrive LifeSite.   Secondo la denuncia, l’uomo avrebbe infine ingannato la donna convincendola ad assumere i farmaci, mettendo delle compresse di misoprostolo in una bevanda al cioccolato caldo, dopo che lui si era presentato con la scusa di voler ricucire la relazione.   Il marine si sarebbe poi offerto di accompagnarla al pronto soccorso quando la donna aveva iniziato ad avere emorragie e crampi. Avrebbe poi detto che sarebbe andato a prendere la madre della signora, un’anziana donna disabile che non poteva guidare, in modo che potesse rimanere a casa mentre i bambini dormivano.   Invece, sostiene la causa, l’uomo «ha smesso di rispondere al telefono o ai messaggi, lasciando la donna a cavarsela da sola» e si è rifiutato di aiutarla a portarla al pronto soccorso. Invece, mentre sanguinava, ha dovuto raggiungere a piedi l’abitazione di un vicino e farsi dare un passaggio nelle prime ore del mattino.   «Gli imputati (…) sono anche colpevoli di omicidio colposo», conclude la causa.   Un studio del Charlotte Lozier Institute intitolato «Origini e proliferazione di paragoni infondati sulla sicurezza del mifepristone», pubblicato il 24 maggio smentisce l’affermazione sulla sicurezza della pillola assassina, paragonata dai suoi fautori al paracetamolo, concludendo che «non esiste alcun confronto scientificamente valido tra mifepristone e Tylenol» (Tylenol è il marchio del farmaco con cui negli USA si vende il paracetamolo).   Come riportato da Renovatio 21, lo stesso Kennedy ha confermato che Trump gli ha chiesto di studiare i pericoli della pillola abortiva.   Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa più di 200 dirigenti farmaceutici, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla, hanno firmato una lettera aperta in cui condannano la sentenza di un giudice federale americano contro l’approvazione da parte dell’ente regolatore farmaceutico Food & Drug Administration (FDA) del farmaco abortivo mifepristone, più conosciuto con il nome di RU486.   Dopo la sentenza della Corte Suprema Dobbs che ha di fatto negato che l’aborto sia un diritto federale, molta della battaglia dei pro-feticidio si è spostata sull’aborto farmacologico, che promette di far da sé a casa senza passare per strutture sanitarie. Alcuni giornali americani – gli stessi che hanno negato l’efficacia di idrossiclorochina e ivermectina e imposto i vaccini mRNA, in sprezzo al diritto di curarsi da sé – sono arrivati addirittura a promuovere pillole abortive fai-da-te.

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Big Pharma

Trump invia lettere a 17 Big Pharma chiedendo la fine ai «prezzi abusivi dei farmaci»

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Giovedì il presidente Donald J. Trump ha inviato delle lettere a 17 importanti produttori farmaceutici, delineando le misure che devono adottare per abbassare i prezzi dei farmaci da prescrizione negli Stati Uniti e allinearli ai prezzi più bassi offerti in altre nazioni sviluppate.

 

Trump ha invitato i colossi farmaceutici a fornire ai consumatori statunitensi i prezzi della nazione più favorita (MFN) disponibili per i clienti esteri, menzionando specificamente «a ogni singolo paziente Medicaid».

 

Guardando al futuro, la sua lettera richiede anche un prezzo NPF per tutti i farmaci appena lanciati.

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Le lettere informano i produttori che se «si rifiutano di intervenire», il governo federale «impiegherà tutti gli strumenti a nostra disposizione per proteggere le famiglie americane dalle continue pratiche abusive sui prezzi dei farmaci».

 

Lettere identiche sono state inviate ad AbbVie, Amgen, AstraZeneca, Boehringer Ingelheim, Bristol Myers Squibb, Eli Lilly, EMD Serono, Genentech, Gilead, GSK, Johnson & Johnson, Merck, Novartis, Novo Nordisk, Pfizer, Regeneron e Sanofi.

 

All’inizio di maggio, Trump ha firmato un ordine esecutivo (EO) radicale, «offrire ai pazienti americani i prezzi dei farmaci da prescrizione della nazione più favorita», in cui ha affermato che i produttori di farmaci «applicano forti sconti sui loro prodotti per accedere ai mercati esteri e sovvenzionano tale riduzione attraverso prezzi enormemente elevati negli Stati Uniti».

 

«I prezzi gonfiati negli Stati Uniti alimentano l’innovazione globale, mentre i sistemi sanitari stranieri se la cavano gratis», ha affermato Trump nel suo ordine esecutivo.

 

«Questo abuso della generosità degli americani, che meritano farmaci a basso costo alle stesse condizioni delle altre nazioni sviluppate, deve finire», ha chiesto.

 

«Attualmente, i prezzi dei farmaci di marca negli Stati Uniti sono in media fino a tre volte superiori rispetto ad altri paesi per gli stessi medicinali», ha esordito Trump nella sua lettera ai vertici delle grandi aziende farmaceutiche. «Questo inaccettabile fardello per le laboriose famiglie americane finisce con la mia Amministrazione».

 

«La maggior parte delle proposte ricevute dalla mia amministrazione per “risolvere” questa questione critica promettevano più o meno la stessa cosa: spostare la colpa e richiedere cambiamenti politici che avrebbero portato a miliardi di dollari in elargizioni all’industria», ha scritto Trump.

 

«D’ora in poi, l’unica cosa che accetterò dai produttori di farmaci è un impegno che fornisca alle famiglie americane un sollievo immediato dai prezzi dei farmaci enormemente gonfiati e la fine del gioco gratuito dell’innovazione americana da parte delle nazioni europee e di altre nazioni sviluppate», ha spiegato.

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Il presidente ha chiesto alle aziende farmaceutiche di intervenire entro 60 giorni.

 

«Non commettete errori: uno sforzo collaborativo per raggiungere la parità di prezzo a livello globale sarebbe la strada più efficace per le aziende, il governo e i pazienti americani. Ma se vi rifiutate di intervenire, utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per proteggere le famiglie americane dalle continue pratiche abusive di fissazione dei prezzi dei farmaci», ha avvertito il presidente.

 

«Gli americani chiedono prezzi più bassi per i farmaci e ne hanno bisogno oggi stesso», ha osservato Trump. «Le altre nazioni hanno approfittato dell’innovazione americana per troppo tempo: è ora che paghino la loro giusta quota».

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Ambiente

Gli aborti chimici stiano contaminando le riserve idriche

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Secondo un nuovo rapporto sconvolgente pubblicato questa settimana da Liberty Counsel Action, più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane. Lo riporta LifeSiteNews.   Il rapporto di 86 pagine esamina un’ampia varietà di documenti e ricerche per individuare gravi carenze nella supervisione del modo in cui l’industria dell’aborto smaltisce i suoi «rifiuti medici», a partire da una fatale previsione errata nell’approvazione originale del mifepristone da parte della Food & Drug Administration (FDA) statunitense, secondo cui il farmaco avrebbe avuto solo un impatto ambientale minimo, con la questione dello smaltimento ampiamente trascurata, sia per i sottoprodotti chimici delle pillole stesse, sia per lo smaltimento dei resti dell’aborto nei bagni delle utilizzatrici dopo l’uso.   «Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».

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«Sfortunatamente, dopo essere passati attraverso gli impianti di trattamento delle acque reflue, alcuni farmaci sono stati trovati nell’acqua potabile americana. Data la mancanza di ricerche sui metaboliti del mifepristone nel nostro ambiente, i loro possibili effetti avversi sul nostro ecosistema e sugli esseri umani che potrebbero assumerli sono sconosciuti».   Uno di questi effetti, tuttavia, potrebbe essere l’infertilità, dato che il mifepristone blocca il progesterone, l’ormone della fertilità.   Gli autori citano una stima, tratta dall’iniziativa «This Is Chemical Abortion» («Questo è l’aborto chimico») di Students for Life, secondo cui «fino a 40 tonnellate di rifiuti medici contaminati chimicamente – tessuti umani, placenta e sangue (bambini abortiti e relativi sottoprodotti) vengono scaricati nei nostri corsi d’acqua», un problema di cui la maggior parte delle normative statali e locali non tiene conto, consentendo di fatto all’industria della pillola abortiva di «utilizzare gli impianti di trattamento delle acque reflue come strutture di fatto per i rifiuti medici per decenni».   Il rapporto ha osservato che la stessa Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) spiega che gli impianti standard di trattamento delle acque reflue «non sono progettati per rimuovere i prodotti farmaceutici». LC Action ha aggiunto che «gli impianti di trattamento delle acque reflue non sono destinati al trattamento di resti fetali (esistono impianti per rifiuti medici a questo scopo), sebbene finiscano per servire a questo scopo poiché i resti fetali derivanti da aborti chimici vengono spesso scaricati nella rete fognaria».   «Gli impianti di trattamento delle acque reflue non sono tenuti a rimuovere tutta la materia organica, né lo fanno», continua lo studio. «Come sottolineato in un manuale sul trattamento delle acque reflue dell’EPA, ‘i processi di trattamento secondario possono rimuovere fino al 90% della materia organica presente nelle acque reflue utilizzando processi di trattamento biologico’ (enfasi aggiunta). Implicitamente, circa il 10% della materia organica presente nelle acque reflue – che può includere biomassa fetale (inclusi i metaboliti del mifepristone che hanno causato l’aborto chimico) – non viene rimosso (si considerino, ad esempio, frammenti microscopici di pelle o altri resti fetali organici)».  
  Il rapporto sostiene che sia i governi federali che statali debbano aggiornare le proprie normative sullo smaltimento dei resti fetali e invita il Congresso a «tenere udienze e richiedere ricerche aggiornate sui nostri oceani, laghi e fiumi, cercando informazioni concrete su se e come le pillole abortive chimiche e i relativi sottoprodotti (crani in via di sviluppo, placente, altri resti fetali, ecc.) stiano avendo un impatto sull’ambiente, in particolare per determinare se stiano influenzando negativamente la salute e la vitalità di esseri umani e animali attraverso possibili malattie o anomalie emergenti (o abbiano il potenziale per farlo). Analogamente, l’EPA dovrebbe richiedere analisi e monitoraggio delle nostre riserve idriche per la presenza di metaboliti del mifepristone, in modo simile a quanto avviene per le “sostanze chimiche eterne”» come i PFAS, già noti per la diffusione ambientale e per i possibili effetti sterilizzanti oltre che cancerogeni.   Mat Staver, presidente di Liberty Counsel Action, ha aggiunto che la sua organizzazione ha già iniziato a incontrare «funzionari di alto livello a Washington, DC» per discutere la questione.   Dodici Stati USA attualmente vietano tutti o la maggior parte degli aborti. Tuttavia la lobby abortista sta lavorando febbrilmente per annullare questi deterrenti con una varietà di tattiche, in particolare la distribuzione non regolamentata e senza supervisione di contraccettivi e pillole abortive oltre i confini statali, indipendentemente dai rischi per le donne che presumibilmente servono, scrive LifeSite.   Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».

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Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.   Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».   Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.   Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.   Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.

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