Connettiti con Renovato 21

Stato

Putin: la sovranità dello sviluppo sta battendo il sistema occidentale «neocoloniale e razzista» del «miliardo d’oro»

Pubblicato

il

Lo scorso 20 luglio il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto a un forum chiamato «Idee forti per un nuovo tempo», organizzato dall’Agenzia per le iniziative strategiche (ASI), che si definisce come una piattaforma per i russi per presentare idee per progetti civili e iniziative necessarie in il Paese, proposte su come migliorare la vita nelle loro regioni a livello nazionale. Lo riporta EIRN.

 

Quest’anno, circa 90.000 proposte sono state presentate da 300.000 russi provenienti da 85 entità.

 

«Questo meccanismo è pienamente in sintonia con i compiti del nostro sviluppo interno e il momento in cui le trasformazioni veramente rivoluzionarie stanno prendendo slancio e si rafforzano», ha detto Putin a proposito degli sforzi dell’ASI.

 

«Sono in corso processi nazionali e globali per sviluppare i fondamenti e i principi di un ordine mondiale armonioso, più equo, più incentrato sulla comunità e più sicuro come alternativa all’ordine mondiale esistente o all’ordine mondiale unipolare in cui vivevamo».

 

«La sovranità riguarda la libertà di sviluppo nazionale e, quindi, lo sviluppo di ogni individuo. Riguarda la solvibilità tecnologica, culturale, intellettuale ed educativa di uno Stato, ecco cos’è. Senza dubbio, la società civile responsabile, attiva e orientata alla nazione e alla nazione è la componente più importante della sovranità».

 

«Sono convinto che per essere forti, indipendenti e competitivi, dobbiamo migliorare i meccanismi che consentono alle persone di partecipare alla vita del Paese e renderle più aperte ed eque. Ciò include meccanismi per la democrazia diretta e il coinvolgimento delle persone nell’affrontare i problemi critici che la società e il pubblico devono affrontare».

 

Putin quindi ha accusato il «modello di dominio totale del cosiddetto miliardo d’oro… Perché questo miliardo d’oro, che è solo una parte della popolazione mondiale, dovrebbe dominare tutti gli altri e far rispettare le sue regole di condotta basate sull’illusione di eccezionalità? Divide il mondo in persone di prima e seconda classe ed è quindi essenzialmente razzista e neocoloniale».

 

«L’ideologia globalista e pseudo-liberale sottostante sta diventando sempre più simile al totalitarismo e sta frenando lo sforzo creativo e la libera creazione storica».

 

Il presidente russo ha quindi fatto l’esempiodel saccheggio dell’India da parte dell’Impero britannico come un esempio di come «il miliardo d’oro ha raggiunto il suo oro», arrivando «dove ora si trova derubando altri popoli in Asia e in Africa. Così è stato».

 

«L’India è stata derubata per un lungo periodo di tempo. Questo è il motivo per cui l’élite del miliardo d’oro è terrorizzata dal fatto che altri centri di sviluppo globali possano potenzialmente inventare le proprie alternative di sviluppo».

 

Sono parole di lucidità assoluta. Solo gli Stati genuinamente sovrani sono in grado di garantire un’elevata dinamica di crescita e diventare un modello per gli altri in termini di standard di vita e qualità della vita, protezione dei valori tradizionali e alti ideali umanistici e modelli di sviluppo in cui l’essere umano è non un mezzo, ma il fine ultimo.

 

È con discorsi come questo che la Russia si rivela dispensatrice, oltre che di risorse, di una vera filosofia politica alternativa a quella della decadenza mondialista e, a questo punto, necessaria per uscire dall’impasse mortale in cui è caduto il mondo moderno.

 

 

 

Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

 

 

Continua a leggere

Stato

Garlasco e lo Stato etico

Pubblicato

il

Da

Il lettore saprà già cosa sta accadendo, quindi non ci soffermiamo, anche perché siamo sbalorditi anche noi: il caso dell’omicidio di Garlasco pare – a quasi due decenni dal fatto! – essersi drammaticamente riaperto.

 

Particolari scioccanti ora sono diramati dai grandi media, gli stessi che – a forze di biciclette e macchie di sangue – ci avevano convinto che Alberto Stasi aveva ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi. La situazione è talmente tesa che gli avvocati stanno continuando a querelarsi fra loro.

 

Ma come: c’era il DNA di altri sotto le unghie di Chiara? E i giudici lo sapevano, ma avevano archiviato? Voi lo sapevate?

 

Quindi, state dicendo che Alberto Stasi potrebbe essere innocente, così come a moltissimi era parso da subito, anche solo a guardarlo?

Acquistate le Maglie Crociate

Di più: ci state dicendo che avrebbe avuto la vita rovinata – con il padre morto durante i processi… e la fidanzata assassinata! – dalla grande macchina congiunta della Giustizia e della Stampa della Repubblica Italiana?

 

La domanda apre abissi paurosi. Perché se la società tutta guardasse dentro quell’abisso non potrebbe non uscirne destabilizzata.

 

In un articolo passato avevamo teorizzato l’idea della «figura incongrua». «Scrivete pure “mona“» ci corresse un lettore sboccato: l’idea è quella che per gli omicidi più ferali, spesse volte, viene preso e condannato (ma la sentenza finale ad un certo punto nemmeno conta più) la persona più improbabile, dall’apparenza perfino ingenua. Pensiamo alla storia, già belluina di suo, del Mostro di Firenze e dei «Compagni di Merende», che fanno ancora il pieno di visualizzazioni per gli «sketch» del processo finiti su YouTube (Vanni: «posso dì ‘na cosa?… Viva i’dduce, il lavoro e la libertà… ritorneremo!»).

 

Hanno mostrificato tante persone che proprio mostri non sembravano. Abbiamo imparato ad accettare ad andare contro le nostre sensazioni: le autorità sembrano aver voluto spiegarci che proprio quelli che sembrano più calmini in verità sono belve – perché lo dice l’autorità statale stessa. Si tratta, a modo suo, di un ulteriore effetto del trionfo del diritto positivo: chi è mostro lo decide la legge, e non badate alle vostre percezioni, alle vostre opinioni. Non badate nemmeno alla realtà che sta sotto i vostri occhi mentitori.

 

Non c’è solo Garlasco. È difficile guardare la recente serie in streaming sul caso di Yara senza rimanere agghiacciati dalla caterva di menzogne (congetture provate false, filmati tarocchi, particolari dimenticati, come la morte non dissimile di un’altra giovane nella zona poco prima) viste in questo caso. Così come è arduo tornare al caso di Erba – quando anche chi ha avuto la famiglia massacrata pare dire che Rosa e Olindo non c’entrano – senza avere la sensazione che i due condannati come assassini stragisti forse potrebbero essere solo quella coppia riservata e non intelligentissima che ci era sembrata al principio.

 

Capite la vertigine: in carcere da venti anni ci sono degli innocenti. Cosa che significa, soprattutto, che fuori invece sono ancora liberi gli assassini

 

All’epoca avevamo parlato con alcune persone della zona, nel pavese, che ci dissero di essere sconvolti dell’arresto di Stasi, e avevano teorie completamente opposte su chi potesse essere stato. Così come ricordiamo alcuni video artigianali, che ora sembrano spariti dalla rete, dove con accento ultra-bergamasco si davano della morte di Yara ricostruzioni che non combaciavano in alcun modo con quella vista poi nella sentenza contro Bossetti.

 

I tribunali sono più forti delle convinzioni del popolo, anzi possiamo dire che ne sono immuni: giustamente, dite voi, ma è difficile anche non vedere la sinergia con la grande stampa, a cui qualcuno deve pur passare (legalmente?) i documenti – e i filmati, e i dettagli – per lo scoop, così che si forma un’opinione pubblica di un certo tipo…

 

Ricordiamo: fu un bel caos anche l’uccisione di Meredith Kercher, con un colpevole – nero come l’altro che ingiustamente Amanda Knox aveva accusato – saltato fuori dopo settimane mentre scappava in un altro Paese.

 

E quindi, avete anche voi intuito che forse le indagini siano fatte spesso male? Avete anche voi l’impressione che forse ci sia a tutti i costi la frenesia di trovare un colpevole a tutti i costi?

Iscriviti al canale Telegram

Analizziamo: trovato un colpevole, la dissonanza cognitiva nella popolazione – il senso di paura e rabbia che sorge dal sapere che c’è un assassino in libertà – si placa, quindi la società torna docile e governabile. Perché se l’autorità non sa risolvere un problema, può arrivare qualcun altro e mettere le cose a posto, di fatto scalzando l’autorità stessa: alcuni raccontano che i talebani in Afghanistan inizialmente presero il potere così, semplicemente risolvendo, in modo forte, il caso di alcuni stupri rimasti impuniti. C’è quindi, senza che ce ne rendiamo bene conto, un fattore politico in tutti i casi di cronaca nera.

 

Secondo: più bassamente, trovato un colpevole lo stipendio è salvo, lo scatto di carriera pure. Non possiamo escludere che molti servitori dello Stato – non quelli che poi invece, a costo della propria carriera riaprono i casi, certo – ragionino così: meglio mettere in ghebba un innocente che perdere credibilità professionale.

 

Trovato un colpevole, anche quello più «incongruo», tutti sono più felici: il popolo respira (e può andare al bar dicendo tipo: «cosa gli farei io se ce lo avessi per le mani»), i guardiani dell’ordine mantengono il posto fisso (che poi: chi glielo tocca) e poi i giornali e le TV, ingranaggi non di poco conto in questa meccanica, continuano a gonfiare l’audience a suon di morbosità dopo morbosità.

 

Non c’è bisogno di ripassare la teoria filosofica sul capro espiatorio di Réné Girard – la violenza del sacrificio di un singolo esorcizza la violenza estesa nell’intera società – per capire come queste cose accadano, e quanto questo meccanismo sia delicato. Tuttavia, viviamo ancora, non sappiamo per quanto, in una società che ha ripulsa dell’innocente punito e della verità negata. Questo adesso per l’autorità può essere un problema enorme.

 

C’è da comprendere bene che sul banco degli imputati a questo punto non c’è Stasi, o Bossetti, o i vicini di Erba: c’è lo Stato stesso.

 

Perché se lo Stato invece che cercare la verità mette in galera l’innocente, difficilmente può continuare a godere di una legittimità da parte della popolazione, già schifata e vessata in tanti, tantissimi altri modi.

Aiuta Renovatio 21

C’è da capire anche, tuttavia, che ciò è nella dinamica naturale dello Stato moderno: ci hanno detto che esso deve operare lontano dallo «Stato etico», cioè un’istituzione statale che vuole il bene universale e quindi agisce secondo una morale. Concetti che non possono piacere alla modernità relativista, per la quale non è possibile dare alla cosa pubblica alcuna morale, perché i cittadini hanno religioni e credenze diverse, e poi la morale universale non può esistere, dicono, dopo quintali di pagine di Nietzsche inflitte su ogni fronte (anche e soprattutto subliminalmente). Ognuno, nel paradiso della modernità, può avere l’etica che vuole, o non averla proprio.

 

La morale non esiste, per cui figurarsi se lo Stato deve essere morale.

 

E quindi: uno Stato non-etico, uno Stato immorale, volete che si dedichi davvero alla ricerca della verità? Ha senso parlare di vero e falso, se non vi è differenza tra bene e male?

 

Volete che lo Stato non-etico si faccia problemi a dimenticarsi delle prove, a mentire, a lasciar marcire in galera un innocente?

 

La questione è più profonda di così, e non riguarda solo quello che leggete sui giornali. Riguarda la vostra stessa vita.

 

Credete che lo Stato non-morale davvero abbia a cuore della vostra sorte? Credete che un’istituzione che non si basa sul bene possa volere il bene vostro e dei vostri figli?

 

La faccenda, di fatto, è tutta qui. Mostri di provincia, guerre internazionali, stragi massive, catastrofi farmaceutiche, possibili massacri termonucleari, escono tutte da questo gigantesco errore di programmazione nel codice primario dello Stato – la mancanza della morale, e cioè della differenza tra il bene e il male, e quindi tra orrore e giustizia.

 

Lo sappiamo: laddove la linea di demarcazione non esiste, il Male può dilagare, ed avere il sopravvento. Dolore e aberrazione seguono. E poi instabilità, devastazione.

 

No, una società immorale non può sopravvivere a se stessa. Dobbiamo comprenderlo, e agire di conseguenza.

 

Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine generata artificialmente

Continua a leggere

Politica

Musk offende la base MAGA per i visti agli immigrati qualificati. Poi parla di democrazia diretta su Marte: ricordiamogli Gheddafi

Pubblicato

il

Da

Elon Musk si è scagliato contro gli oppositori del programma di visti H-1B che consente alle aziende statunitensi di assumere lavoratori qualificati nel settore tecnologico dall’estero. Il miliardario ha promesso di dare ai critici, molti dei quali hanno votato per il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, una lotta che «non possono assolutamente comprendere».   L’acceso dibattito online sulla questione è iniziato all’inizio di questa settimana dopo che Musk ha sollecitato un aumento del numero di lavoratori stranieri reclutati tramite visti H-1B in modo che gli Stati Uniti possano «continuare a vincere». Il suo appello è stato sostenuto da un altro imprenditore, Vivek Ramaswamy. Entrambi i miliardari sono stati scelti da Trump per dirigere il DOGE, uno speciale organo consultivo incaricato di identificare l’inefficienza del governo.   Molti utenti, tuttavia, hanno respinto l’idea, sostenendo che il programma è stato utilizzato impropriamente dalle aziende statunitensi per sostituire i talenti nazionali con lavoratori ospiti entry-level, meno retribuiti, provenienti dall’India e da altre nazioni.

Acquista la t-shirt DONALD KRAKEN

«Fai un bel passo indietro e fottiti in faccia», ha scritto Musk in uno dei suoi tanti post sull’argomento sulla sua piattaforma X sabato. La frase sembra essere una citazione leggermente modificata di Les Grossman, un produttore cinematografico immaginario interpretato da Tom Cruise nel film Tropic Thunder (2008).   Il miliardario della tecnologia ha avvertito i critici che «andrà in guerra» per il programma di visti H-1B «del tipo che non puoi nemmeno immaginare».   «Il motivo per cui mi trovo in America insieme a così tante persone fondamentali che hanno costruito SpaceX, Tesla e centinaia di altre aziende che hanno reso forte l’America è dovuto all’H-1B», ha scritto Elone.   In un altro post, il Musk ha affermato che «chiunque -–di qualsiasi razza, credo o nazionalità – sia venuto in America e abbia lavorato come un dannato per contribuire a questo Paese avrà per sempre il mio rispetto».   Trump, che in precedenza aveva criticato i visti H-1B e adottato misure durante il suo primo mandato per limitarne l’uso nel tentativo di proteggere i posti di lavoro americani, ha chiarito sabato al New York Post di sostenere ora la posizione di Musk. «Ho molti visti H-1B nelle mie proprietà. Sono sempre stato un sostenitore dell’H-1B. L’ho utilizzato molte volte. È un programma fantastico», ha insistito il presidente eletto.   Musk è un cittadino statunitense naturalizzato nato in Sudafrica e un ex titolare di un permesso di lavoro H-1B. La sua azienda di auto elettriche Tesla ha ottenuto 724 visti di questo tipo per il suo personale nel 2024. La base MAGA, contraria ad ogni forma di immigrazione e diffidente rispetto a quella dei laureati H-1B (spesso di origine indiana) ha attaccato con forza Musk e il suo collaboratore nel DOGE Vivek Ramaswamy, la cui famiglia è immigrata dal subcontinente.   Varie voci MAGA accusano ora Musk di aver censurato quanti hanno espresso contrarietà alla sua posizione, limitando improvvisamente loro account su Twitter.   Non è l’unica cosa sgradevole proveniente dall’ultramiliardario capitata in queste ore: ci è toccato, infatti, sentire dal Musk una parola che pensavamo seppellita con il M5S, che dai tempi tecnoutopistici di Casaleggio si è contratto del partitino meridionale, assistenzialista e biodegradabile di Conte.   Ecco che l’Elon parla di «democrazia diretta» su Marte, se mai venisse colonizzato dagli esseri umani, ha scritto domenica il CEO di SpaceX in un post sulla sua piattaforma X.   «I marziani decideranno come saranno governati. Raccomando la democrazia diretta, piuttosto che quella rappresentativa», ha scritto Musk.     Il magnate ha continuato a stabilire una potenziale tempistica per le missioni spaziali della sua azienda sul Pianeta Rosso. «Sono possibili astronavi senza equipaggio che atterreranno su Marte tra 2 anni, forse con versioni con equipaggio che passeranno vicino a Marte, e astronavi con equipaggio che si dirigeranno lì tra 4 anni», ha assicurato.   Musk ha a lungo sostenuto l’idea di rendere l’umanità una specie multi-planetaria e ha sottolineato l’importanza di Marte nel garantire la sopravvivenza della razza umana. SpaceX mira a trasportare sia merci che persone, con missioni iniziali incentrate sulla creazione delle basi per un’abitazione permanente.   Mentre a settembre sosteneva Donald Trump come candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Musk ha detto: «non raggiungeremo mai Marte» se la vicepresidente Kamala Harris dovesse vincere le elezioni di novembre, sottolineando che «quando si tratta di fare le cose, non solo di dire belle parole, credo fermamente che Trump farà un lavoro molto migliore». Alla fine Trump ha battuto Harris con 312 voti elettorali contro 226.

Acquistate le Maglie Crociate

Come riportato da Renovatio 21, a ottobre Trump ha promesso di «raggiungere Marte» entro il 2028 se fosse stato eletto per un secondo mandato alla Casa Bianca. «Elon mi ha promesso che lo avrebbe fatto», ha detto durante un comizio elettorale a Butler, Pennsylvania. «Vinceremo e lui raggiungerà Marte entro la fine del nostro mandato, il che è una cosa importante, prima della Cina, prima di chiunque altro. Io scommetto su quell’uomo», ha aggiunto l’allora candidato alla presidenza.   Trump ha scelto Musk insieme al magnate della tecnologia Vivek Ramaswamy per guidare uno speciale organo consultivo incaricato di identificare l’inefficacia del governo. Il Department of Government Efficiency (DOGE) è progettato per «smantellare la burocrazia governativa, tagliare le normative in eccesso» e riorganizzare le agenzie federali statunitensi.   Come noto, il concetto di «democrazia diretta» fu esplorato, secondo quanto raccontato, dalla Jamahiriya del tiranno libico Muhammar Gheddafi (1942-2011). La parola araba significa in pratica «governo delle masse». Le masse, pur con qualche aiutino dall’estero, alla fine trucidarono il colonnello nel 2011 all’altezza delle cosiddette «Primavere arabe».   In un libro di novelle pubblicato anche in Italia, Fuga all’Inferno, il dittatore libico, Gheddafi aveva prefigurato la sua fine.   «Quanto amo la libertà collettiva, la sua esplosione incontrollata dopo aver spezzato le proprie catene, mentre canta e salmodia dopo essersi lamentata e aver a lungo sospirato: eppure io la temo e sono diffidente nei suoi riguardi!» scriveva il libico.   «Nonostante io ami la comunità come io amo mio padre, la temo come temo lui (…) Così io amo le masse e le temo proprio come amo e temo il mio stesso padre. Nel momento della gioia, di quanta devozione esse sono capaci! E come abbracciano alcuni dei loro figli! Hanno sostenuto Annibale, Pericle, Savonarola, Danton, Robespierre, Mussolini, Nixon e quanta crudeltà hanno poi dimostrato nel momento dell’ira!»   Elon Musk, grande apprezzatore del pensiero degli imperatori romani, può tenere in conto anche il lucido esempio del rais libico?  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Continua a leggere

Stato

Kennedy denuncia la direttiva della Difesa USA che autorizza l’esercito a «sparare e uccidere» chi protesta

Pubblicato

il

Da

Robert F. Kennedy, Jr. ha condannato la direttiva autoritaria del Dipartimento della Difesa dell’amministrazione Biden-Harris di ampliare l’autorità militare degli Stati Uniti per supportare le attività di applicazione della legge nazionale ed esercitare l’uso della forza letale contro gli americani.

 

Intervenendo mercoledì durante un grande comizio di Trump a Duluth, in Georgia, Kennedy ha sottolineato la preoccupante direttiva e ha smascherato l’ipocrisia del regime di Biden nell’emanare una direttiva del genere e, allo stesso tempo, definire Trump un dittatore totalitario.

 

«La vicepresidente Harris ha detto oggi, nel suo post, nel suo discorso, che il presidente Trump avrebbe messo l’esercito americano contro il pubblico americano e avrebbe usato il pubblico per promuovere il suo programma», ha detto Kennedy alla folla, che è esplosa in un coro di fischi.

 

Iscriviti al canale Telegram

«Ciò che trovo interessante è che l’amministrazione Biden-Harris ha fatto due settimane fa qualcosa che non era mai stato fatto nella storia americana, ovvero inviare… una direttiva al Pentagono per modificare la legge e rendere legale l’uso della forza letale da parte dell’esercito statunitense contro cittadini americani su suolo americano».

 

«Tecnicamente, ora che è legale per l’esercito americano in base a questa direttiva, diventerà legale per l’esercito americano sparare e uccidere gli americani che prendono parte a proteste politiche perché non sono d’accordo con le politiche della Casa Bianca!» ha continuato Kennedy.

 

«Non me lo sto inventando. Chiunque di voi può cercarlo. Questa è un’iniziativa democratica. Non è arrivata durante l’amministrazione Trump. Non è arrivata da Donald Trump. È arrivata dal Partito Democratico. Ed è per questo che ho lasciato il Partito Democratico», ha aggiunto, suscitando applausi dalla folla.

 

Mercoledì la Harris ha rilasciato una breve dichiarazione di 3 minuti che ripeteva a pappagallo un articolo pubblicato da The Atlantic in cui si affermava che l’ex capo dello staff della Casa Bianca, il generale John Kelly, aveva affermato che Trump una volta gli aveva detto che pensava che «Hitler avesse fatto delle cose buone», con un post di accompagnamento su X che avvisava che Trump avrebbe «usato l’esercito per portare a termine vendette personali e politiche».

 


Aiuta Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione Biden aveva iniziato immediatamente la persecuzione di ogni tipo di dissidenza, etichettando coloro che si opponevano alle restrizioni pandemiche (vaccini, lockdown, mascherine) e genitori di scolari (contrari a indottrinamento su razza e gender) come possibili «domestic terrorists».

 

Come riportato da Renovatio 21, un documento dell’FBI trapelato indicava una strategia del Bureau per infiltrare le messe in latino, considerandole fucine di «radicali» potenziali nemici degli USA.

 

È emerso di recente che migliaia di soldati USA sono stati addestrati con diapositive che definiscono i pro-life «terroristi».

 

La volontà di distruzione totale dell’avversario, per la creazione di un sistema monopartitico in USA, risultava evidente già nell’inquietante discorso di Philadelphia Biden, illuminato in stile Albert Speer da luci rosse, ribattezzato come Dark Brandon.

 

La questione della tendenza dei partiti dell’establishment di annichilire gli avversari non riguarda solo gli Stati Uniti.

 

Biden ha recentemente espresso il desiderio di «rinchiudere» Trump, salvo poi correggersi in qualche modo. La lawfare, cioè la guerra legale contro Trump, sta intanto continuando nei tribunali, lasciando intendere che potrebbe riservare qualche sorpresa.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

Continua a leggere

Più popolari