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Bioetica

Provette per tutti: ecco la società disumana dei cornuti genetici

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Le provette ormai sono ovunque: è inutile nasconderselo ed è bene capire perché. Le statistiche ci parlano dell’impennata della riproduzione artificiale; le stime degli embrioni parcheggiati in azoto liquido sono impressionanti; in Italia è visibile a tutti lo sforzo istituzionale di promuovere il bambino sintetico, con la FIVET inserita nei LEA come da ordine centrale della Lorenzin e di governatori regionali famelici di modernità.

 

E allora può capitare di andare alla riunione indetta dalla scuola elementare per presentare i supercorsi di educazione sessuale, e sentirsi dire dalla giovane psicologa pagata per istruire tuo figlio che certo non spiegherà in classe che il sesso si fa per fare i bambini: i bambini oggi si fanno in provetta, e chissà quanti nella scuola sono venuti al mondo così.

 

Può succedere anche di captare, in conversazioni con conoscenti, realtà di cui non ci si immaginava l’esistenza.

 

Ci si accorge che le persone che ricorrono alla fecondazione in vitro sono ormai tantissime. È una pratica legale, quindi bella e giusta, persino offerta dallo Stato. E del resto, chi mai potrebbe interferire con il desiderio tanto nobile di avere tra le mani – dopo anni di weekend Ryanair, Ibiza, cane, carriera, magari qualche aborto – un pupattolo tutto per sé?

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Ecco che, tuttavia, molte donne della borghesia nullipara si trovano ad affrontare una realtà inaspettata: la procedura per estrarre gli ovuli da miscelare nell’alambicco da cui salterà fuori, si spera, un figlio (altri verranno trucidati en passant) è più dura di quello che si pensa.

 

Procacciarsi gli spermatozoi si sa che non è difficile, è operazione veloce e indolore, ma il cosiddetto recupero transvaginale di ovociti (TVOR) – o semplicemente recupero di ovociti (OCR) – può comportare lesioni agli organi pelvici, emorragie e infezioni. L’emorragia ovarica dopo TVOR è una complicanza non troppo rara e potenzialmente catastrofica. 

 

Ulteriori guai possono derivare dalla sedazione o dall’anestesia generale. 

 

Le tecniche anestetiche a base di propofol producono concentrazioni significative del farmaco ipnotico nel liquido follicolare. Poiché è stato dimostrato (in un modello murino) che la sostanza ha effetti deleteri sulla fecondazione degli ovociti, qualche esperto ha suggerito che la dose dovrebbe essere limitata e gli ovociti recuperati sottoposti a lavaggio.

 

Il bombardamento ormonale è comunque uno sconquasso, fisico e psichico, e si sentono storie tremende di signore che si gonfiano a dismisura, che incorrono in squilibri nervosi, che rischiano danni gravi e irreversibili. Qualcuno testimonia di aver avuto, in cambio della «donazione» degli ovuli, il cancro.

 

Si rendono conto che conquistare il «bimbo in braccio» non è una passeggiata: tirarsi fuori gli ovuli è faticoso e pericoloso. Vuoi un figlio, sì, ma il destino e la medicina moderna ti fanno soffrire, magari pure ammalare – bella maledizione. Par di capire che, allora, più di qualcuno abbia adocchiato una alternativa per raggiungere l’agognato obiettivo senza pagarne lo scotto in salute, ma solo in denaro: basta acquistare gli ovuli prodotti da qualcun’altra, ripiegare sull’eterologa.

 

Pare di capire, cioè, che alle coppie borghesi che procreano in vitro oramai non importi più nulla di avere un figlio in continuità genetica. L’importante è vivere l’esperienza della «genitorialità» – come una sorta di prurigine edonista, una meta turistica da consumare con il correlato di foto e social – procurandosi il bambino-suppellettile, versione premium del cane, l’animale domestico umanoide da spupazzarsi ed esibire in società.

 

Il prodotto che dà senso, prima ancora che alla propria vita, alla station wagon o al SUV in leasing, alla cameretta iperaccessoriata. L’oggetto animato che permette di entrare finalmente nel giro delle amiche che sono diventate mamme. Un hobby stupendo: l’esperienza del pancione (cosa per cui la medicina si sta attrezzando con trapianti di utero, anche da morti e anche verso maschi), mille cose da fare, viaggi da programmare, scuole da decidere, vestitini da ordinare, foto di rito.

 

Il bimbo come un pacchetto Amazon: desiderato, ordinato, consegnato. Non stupiamoci se, a breve, potremo scegliere il modello e i colori prima di schiacciare sul tasto del pagamento per carta di credito.

 

Obnubilati dalle apparenze, non ci si rende conto che il piccolo essere umano è totalmente oggettualizzato, è divenuto un accessorio della coppietta moderna sradicata ed evacuata di ogni senso del sacro, di ogni legge naturale, di ogni principio umanizzante.

 

Ecco perché, una volta entrati nell’industria della vita sintetica, si viene risucchiati dalle sue logiche e non importa più a nessuno se il bambino sia cromosomicamente e geneticamente tuo figlio, oppure no. Nell’immoralità biologica più conclamata, molte fanno il pensiero ulteriore del «salto ovaiolo». 

 

Ecco perché la fecondazione eterologa, paletto cretino infilato nelle leggi procreatiche di 20 anni fa dai democristiani venduti, e spazzato via come da programma dalla magistratura costituzionale, dilaga in ogni dove senza più alcun argine possibile.

 

In pratica, uomini e donne accettano di diventare cornuti genetici.

 

Come riconosciuto da qualche anno negli USA, quello dell’ovocita diventa un ulteriore tema di sfruttamento: la signora borghese paga la studentessa squattrinata che deve mantenersi dall’università e, magari a lato di un’attività di meretricio, viene indotta ad essere depredate delle sue cellule uovo, dietro compenso.

 

La parte più dura la si fa fare ad altri. La si compra. Chiunque capisce quanto ciò sia diverso dall’adottare un bambino. 

 

La legge della giungla nazista, l’orrore della schiavitù del più debole è digerito e tollerato dallo spirito generale: siamo appena un gradino sotto all’utero in affitto, pratica amata non solo dagli omosessuali, ma anche dalle cosiddette too posh to push, troppo «eleganti per spingere», troppo sciure per la fatica del parto.

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Quindi apprendiamo che, nemmeno tanto sotto la superficie, pullula un mondo mostruoso di wannabe mamme sintetiche che comunicano e si consigliano. Immaginiamo: Gruppo Facebook «Essere Mamme in provetta». Gruppo Telegram «Scambio ovuli freschi». Gruppo Whatsapp «Gimme FIVET». Sappiamo che gli spermatozoi già vengono trafficati così. Con gli ovuli è più difficile, ma la mano invisibile del mercato non si ferma davanti a nulla.

 

Aggiungiamo, a mo’ di nota di terrore per le borghesi riprogenetiche, un piccolo particolare, sul quale in verità solo noi continuiamo ad insistere: nessuna delle signore in vitro ha per la mente il fatto che quello che si tengono in grembo, e poi si spupazzano là fuori, potrebbe essere una chimera umana. Cioè, tecnicamente, geneticamente, un piccolo «mostro».

 

La FIVET, con l’impianto di più embrioni, aumenta la possibilità non solo che gli embrioni più deboli possano morire, ma che – caso sempre meno raro visti i grandi numeri della pratica – i due embrioni si fondano in uno solo. Si ottengono così esseri con due DNA: alcuni organi dell’individuo appartengono al fratello mai nato, anzi, sono il fratello mai nato. Ci sono stati casi in cui il fratellino è divenuto l’apparato genitale: ecco che i suoi figli non saranno propriamente suoi, ma del «gemello» zootecnico mai nato e fuso con lui. In altri casi, si racconta, il «fratellino» chimerico continua a crescere, per tutta la vita, dentro al corpo del fratello ospite: troviamo occhi, capelli… Mostruoso. Sì. Letteralmente.

 

Questa storia non la racconta nessuno, perché anche chi dovrebbe farlo – i «prolife», i «cattolici», le «destre» – come per vaccini e altre aberrazioni, non vuole nemmeno iniziare a guardarci dentro. Basta abbaiare qualche slogan consunto passato dalla stanza dei bottoni, che per l’arrivo dei bambini scientifici briga da decenni.

 

L’abolizione dell’uomo passa da qui: dai borghesi viziati, e dai pusillanimi che non vogliono vedere, capire ed agire.

 

Chi vuole intendere, invece, rilegga la Rivelazione di San Giovanni dove si parla di coloro «il cui nome non è scritto nel libro della vita».

 

Roberto Dal Bosco

Elisabetta Frezza

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Bioetica

La FDA di Trump approva le nuove pillole abortive generiche nonostante le promesse pro-life

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Lente per il controllo del farmaco USA Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato una nuova versione generica della pillola abortiva, in contrasto con le promesse dell’amministrazione Trump di adottare un approccio più rigoroso sui farmaci abortivi.   Secondo l’agenzia Reuters, la FDA ha approvato le compresse di mifepristone prodotte da Evita Solution, distribuite con il supporto di GenBioPro. Evita Solution ha dichiarato come propria missione «normalizzare l’aborto» e renderlo «accessibile a tutti».   «Abbiamo stabilito che le vostre compresse di Mifepristone da 200 mg sono bioequivalenti e terapeuticamente equivalenti al farmaco di riferimento, Mifeprex (mifepristone) da 200 mg, di Danco Laboratories», si legge nella lettera della FDA del 30 settembre.

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Numerose voci conservatrici e pro-life hanno espresso sconcerto e indignazione per la decisione. «La FDA aveva promesso una revisione completa della sicurezza dei farmaci abortivi chimici, ma invece ha autorizzato nuove versioni senza esitazione», ha dichiarato il senatore Josh Hawley (R-MO). «Ho perso fiducia nella leadership della FDA».   «Questo farmaco provoca sofferenze ai feti e danni alle madri! La FDA aveva annunciato un nuovo studio approfondito sulla sicurezza, quindi perché approvare un generico ora?», ha chiesto Lila Rose, fondatrice di Live Action. «Questa decisione sconsiderata non tutela le donne, ma favorisce gli abusatori e ignora le leggi pro-life in tutto il Paese», ha aggiunto SBA Pro-Life America.   Durante le primarie repubblicane del 2024, molti pro-life temevano che una seconda amministrazione Trump potesse non essere abbastanza ferma sulla questione dell’aborto. Sebbene il primo mandato di Trump sia stato generalmente pro-life, dal 2022 il presidente ha spinto per una posizione più «moderata» del Partito Repubblicano, escludendo il sostegno a un divieto federale sull’aborto e dichiarando che non avrebbe applicato una legge che vieta la distribuzione di pillole abortive per posta.   Dopo il suo ritorno alla presidenza, Trump ha adottato alcune misure pro-life, soprattutto in materia di finanziamenti pubblici, rassicurando temporaneamente i sostenitori pro-life. Questi ultimi speravano in un intervento più deciso sulla pillola abortiva, anche grazie alle promesse del Segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., che aveva annunciato una «revisione completa» dei rischi del farmaco, nonostante il suo passato di posizioni pro-aborto.   L’approvazione di un generico «bioequivalente e terapeuticamente equivalente» a Mifeprex non preclude tecnicamente la possibilità di ritirare entrambi i farmaci dal mercato in futuro, ma nel frattempo rende le pillole abortive più disponibili e accessibili, deludendo le aspettative minime dei pro-life, che speravano in una sospensione delle approvazioni fino al completamento della revisione.   La questione è particolarmente critica, poiché la distribuzione non regolamentata delle pillole abortive oltre i confini statali rappresenta una delle strategie più efficaci della lobby abortista per aggirare le leggi pro-life statali, permettendo la spedizione, ricezione e assunzione dei farmaci in totale privacy, senza lasciare tracce per le forze dell’ordine.   Come riportato da Renovatio 21, cinque mesi fa il segretario alla Salute USA Robert F. Kennedy Jr. aveva dichiarato alla Commissione Salute, Istruzione, Lavoro e Pensioni del Senato che studierà i pericoli della pillola abortiva chimica nota come mifepristone. In precedenza aveva rivelato che era stato lo stesso presidente Donald Trump a chiedergli di studiare i pericoli della pillola abortiva.

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È noto che attorno alla sicurezza di questo farmaco, che oltre ad uccidere il bambino può danneggiare o ammazzare anche la madre, vi sia un’immensa coltre di menzogne da parte dell’establishment medico-farmaceutico-politico-giornalistico.   Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa più di 200 dirigenti farmaceutici, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla, hanno firmato una lettera aperta in cui condannano la sentenza di un giudice federale americano contro l’approvazione da parte dell’ente regolatore farmaceutico Food & Drug Administration (FDA) del farmaco abortivo mifepristone, più conosciuto con il nome di RU486.   Dopo la sentenza della Corte Suprema Dobbs che ha di fatto negato che l’aborto sia un diritto federale, molta della battaglia dei pro-feticidio si è spostata sull’aborto farmacologico, che promette di far da sé a casa senza passare per strutture sanitarie. Alcuni giornali americani – gli stessi che hanno negato l’efficacia di idrossiclorochina e ivermectina e imposto i vaccini mRNA, in sprezzo al diritto di curarsi da sé – sono arrivati addirittura a promuovere pillole abortive fai-da-te.   Il farmaco, ricorda il caso delle email trapelate recentemente dalla sanità britannica, può avere conseguenze mortali: si può chiedere, al di là delle statistiche e degli episodi che potete vedere negli articoli linkati, nel caso dell’attivista abortista argentina 23enne morta pochi giorni dopo aver assunto il farmaco per uccidere il figlio concepito nel suo grembo – certo, magari, anche qui, non c’è nessuna correlazione.   L’aborto domestico-biochimico aveva avuto una grande spinta in pandemia, con le pillole della morte ottenibili per via postale in Gran Bretagna: una gran idea che la sanità di Sua Maestà ha deciso di estendere anche nel periodo post pandemico.   In Italia l’era dell’aborto chimico fai-da-te fu annunciata, sempre in pandemia, dal ministro della Salute Roberto Speranza, che cambiò la direttiva per rendere il suo uso possibile anche senza ricovero.

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Bioetica

Anche la Spagna vuole l’aborto in Costituzione

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Il governo spagnolo di sinistra si è impegnato a sancire il diritto all’aborto nella Costituzione del Paese. La decisione segue una controversia sulla scelta del consiglio comunale di Madrid di promuovere informazioni sulla «sindrome post-aborto» per le donne che intendono interrompere la gravidanza.

 

Venerdì, il primo ministro Pedro Sanchez ha annunciato che la sua coalizione, formata da socialisti ed estremisti di sinistra, presenterà al parlamento una proposta di riforma costituzionale, sottolineando che i diritti delle donne non saranno compromessi dai partiti di opposizione.

 

Il Sanchez accusato il Partito Popolare (PP) conservatore di «fondersi con l’estrema destra» dopo che i consiglieri del PP a Madrid hanno sostenuto un’iniziativa del partito Vox, che obbliga i centri sanitari a fornire informazioni alle donne che stanno valutando l’aborto.

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«Con questo governo, non ci saranno passi indietro sui diritti sociali», ha scritto Sánchez su X, specificando che la riforma modificherà le leggi esistenti per impedire alle donne incinte di ricevere «informazioni fuorvianti o antiscientifiche sull’aborto». La modifica costituzionale in Spagna richiede una maggioranza di tre quinti, il che implica che la coalizione guidata dai socialisti avrà bisogno del supporto dell’opposizione.

 

Il consiglio comunale di Madrid, guidato dal Partito Popolare, ha approvato martedì una misura che obbliga i servizi sanitari ad avvertire le donne del trauma post-aborto. Vox ha sostenuto che questa condizione può portare a dipendenza da droghe, pensieri suicidi o cancro. La proposta ha suscitato critiche, con esperti medici che hanno evidenziato l’assenza di consenso scientifico. Giovedì, il sindaco di Madrid, José Luis Martínez-Almeida, ha riconosciuto che la sindrome non è una categoria scientifica riconosciuta e ha chiarito che le donne non saranno obbligate a ricevere tali informazioni.

 

In Spagna, l’aborto è stato depenalizzato nel 1985 in casi specifici, mentre una riforma del 2010 lo ha permesso fino alla 14ª settimana.

 

Il dibattito si inserisce in un contesto di crescenti preoccupazioni per il futuro demografico dell’Europa, con Elon Musk che ha recentemente avvertito che l’Europa potrebbe «scomparire» se il tasso di natalità non tornerà al livello di sostituzione di 2,1 figli per donna. Alcuni studi suggeriscono che la soglia di sopravvivenza a lungo termine sia più vicina a 2,7 figli.

 

Secondo dati recenti, il tasso di fertilità della Spagna è attualmente di 1,41 nascite per donna, tra i più bassi dell’UE. Anche l’Europa nel suo complesso registra un forte calo, con quasi tutti i Paesi che segnalano un tasso di fecondità al di sotto del parametro di sostituzione.

 

Come riportato da Renovatio 21, il primo Paese a inserire l’aborto in Costituzione è stato la Francia di Emanuele Macron. Il quale, a quanto sembra, non intende fermarsi lì: l’eutanasia è dietro l’angolo.

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Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».

 

Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali

 

Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.

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Immagine di Ministry of the Presidency. Government of Spain via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni.

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Bioetica

Il Parlamento olandese respinge la risoluzione che dichiara l’aborto un «diritto umano»

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Il 23 settembre, il Parlamento olandese ha respinto una proposta che intendeva riconoscere l’aborto come «diritto umano». Lo riporta il Christian Network Europe News.   La mozione, presentata da membri privati, esortava il governo a promuovere presso un «gruppo di paesi affini» l’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e nel Patto internazionale sui diritti civili e politici.   La proposta ha ricevuto il sostegno del governo e di diversi partiti, tra cui D66, il Partito Socialista SP, il Partito Liberale VVD e altri, che insieme rappresentano 68 dei 150 seggi. Il Reformatorisch Dagblad ha riportato che il partito riformato SGP, insieme all’Unione Cristiana e al Forum per la Democrazia, ha avanzato una contromozione per opporsi agli sforzi dell’UE di includere l’aborto come «diritto umano» nei trattati europei; tale contromozione sarà votata successivamente.   PVV, SGP e l’Unione Cristiana (CU) si sono opposti a una mozione che proponeva di includere l’assistenza all’aborto come «parte standard dell’assistenza di base d’emergenza» in casi di violenza sessuale; questa mozione è stata invece approvata. SGP e CU hanno anche presentato una mozione per fare della riduzione degli aborti un obiettivo esplicito della politica estera olandese, ma è stata respinta.

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In concomitanza con il voto sulla mozione per dichiarare l’aborto un diritto umano, il Centro Olandese per la Riforma Bioetica (DCBR) ha distribuito volantini pro-life fuori dal parlamento, accompagnati da cartelli con immagini di vittime di aborto.   «In vista del voto parlamentare sulla mozione per riconoscere l’aborto come diritto umano, abbiamo inviato a ogni parlamentare una panoramica obiettiva delle procedure di aborto, inclusi fermo immagine di video di aborti in tempo reale, per chiarire cosa avrebbero sostenuto o contrastato con il loro voto», ha dichiarato Irmgard Averesch del DCBR. «Chris Stoffer dell’SGP e Gideon van Meijeren dell’FvD hanno difeso con forza la causa della vita, sottolineando l’umanità del nascituro e la gravità dell’aborto.   Entrambi hanno espresso compassione per le situazioni difficili, evidenziando però che l’aborto coinvolge due vite, inclusa quella del nascituro. Van Meijeren è persino riuscito a mostrare le immagini delle vittime di aborto».   Il risultato rappresenta una vittoria per i movimenti antiabortisti. «Siamo grati a Dio che, indipendentemente dall’influenza del nostro lavoro o di altre organizzazioni pro-life, la proposta sia stata respinta», ha commentato Averesch. «Tuttavia, è stata una decisione sofferta, e non dobbiamo abbassare la guardia. C’è ancora molto da fare, poiché la voce pro-choice sta tornando a farsi sentire».   In Europa, gli attivisti abortisti  stanno spingendo per il riconoscimento del feticidio come diritto umano sia a livello nazionale che continentale. Come riportato da Renovatio 21, la Francia lo ha già sancito a livello costituzionale, e la Camera dei Comuni del Regno Unito ha recentemente depenalizzato l’aborto fino al momento della nascita.   Nei Paesi Bassi, per ora, questi tentativi sono stati bloccati; all’inizio di questo mese, un tribunale olandese ha anche revocato il divieto per i pro-life di parlare con le donne che accedono alle cliniche per l’aborto.

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Immagine di Tweede Kamer der Staten-Generaal via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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