Connettiti con Renovato 21

Animali

Parassita dirotta il cervello del lupo per renderlo capo del branco

Pubblicato

il

I lupi diventano pronti a prendere il posto di leader di un branco quando vengono infettati dal parassita Toxoplasma gondii. Lo rivela una ricerca su questo incredibile organismo in grado di alterare la psiche e il corpo, anche dell’uomo.

 

Secondo lo studio l’infezione di T. Gondii può alterare il modello di comportamento dei lupi a tal punto che le dinamiche di un intero ecosistema possono essere cambiate radicalmente.

 

Il Toxoplasma gondii è noto per essere in grado di riprodursi solo nel corpo dei nostri gatti domestici, così come di altri felini. Tuttavia, esso può infettare la maggior parte degli animali a sangue caldo.

 

Nel caso degli esseri umani, può causare una malattia chiamata toxoplasmosi, che è particolarmente drammatica per le donne incinte, al punto che può compromettere orribilmente la gravidanza.

 

Sebbene tipicamente asintomatica, la malattia può addirittura essere fatale per un sistema immunitario indebolito. Secondo alcune stime, il 10% della popolazione americana lo è, mentre il 50% degli esseri umani di tutto il pianeta potrebbero essere aver avuto contatto con il parassita, in ispecie coloro che lavorano nella macellazione, nella veterinaria, e ovviamente gli amanti dei gatti.

 

È incredibile come questo parassita abbia inventato modi per massimizzare le possibilità della sua prole di tornare all’interno di un felino per riprodursi ancora. Questo è il motivo per cui questo parassita è considerato in grado di alterare, dirottare la mente dell’organismo ospite.

 

Precedenti studi hanno rivelato che, fenomeno parecchio controintuitivo, i ratti infettati dal parassita sono attratti dai gatti e dalla loro urina. Ciò rende più facile, per il felino, catturare e mangiare il roditore che ospita il parassita, che così torna nel suo habitat riproduttivo, l’apparato digerente del gatto.

 

Gli scienziati guidati dai biologi Connor Meyer e Kira Cassidy dello Yellowstone Wolf Project hanno studiato i dati comportamentali sui lupi, accumulati in 26 anni. Hanno anche analizzato i campioni di sangue di 229 lupi grigi (Canis lupus) e puma, che popolano l’area.

 

Si credeva che i lupi si infettassero occasionalmente dopo aver mangiato puma morti o ingerito feci di puma. Tuttavia, mentre stavano misurando il tasso di infezione con questo parassita, i ricercatori si sono imbattuti in due cose.

 

In primo luogo, quei lupi il cui territorio si sovrapponeva ai puma avevano maggiori probabilità di essere infettati da T. gondii. Ma c’era anche una conseguenza comportamentale. Hanno scoperto che tali lupi erano desiderosi di correre maggiori rischi.

 

Secondo la ricerca, i lupi infetti avevano 46 volte più probabilità di diventare capobranco, e 11 una probabilità 11 volte maggiore di lasciare il branco e controllare nuovi territori.

 

I lupi maschi infetti avevano una probabilità del 50% di lasciare il branco entro sei mesi (rispetto ai 21 mesi dei non infetti). Le femmine infette avevano una probabilità del 25% di lasciare il branco entro 30 mesi (rispetto ai 48 mesi per le non infette).

In pratica, l’individuo infetto diviene più spavaldo, coraggioso – virtù che ne possono fare un leader. È stato quindi ipotizzato che il T. gondii aumentasse i livelli di testosterone, innescando un maggior grado di aggressività e un potente desiderio di dominio, il tipo di tratti che un capobranco potrebbe richiedere.

 

Non solo. «A causa della struttura di vita di gruppo del branco di lupi grigi, i capibranco hanno un’influenza sproporzionata sui loro compagni di branco e sulle decisioni del gruppo. Se i lupi guida sono infettati da T. gondii e mostrano cambiamenti comportamentali… questo può creare una dinamica per cui il comportamento, innescato dal parassita in un lupo, influenza il resto dei lupi nel branco», afferma lo studio.

 

La conclusione che ne traggono gli scienziati è che un capobranco infetto sarebbe indotto a seguire l’odore dell’urina del puma, lasciando il resto dei lupi di fronte a un tasso potenzialmente maggiore di infezione da T. gondii. Pertanto, incredibile, un intero ecosistema potrebbe essere colpito da un minuscolo parassita.

 

Non è la prima volta che il Toxoplasma Gondii ingenera ricerche stupefacenti.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi anni è emerso uno studio per cui il T. gondii potrebbe anche cambiare l’aspetto fisico degli esseri umani – addirittura migliorandolo.

 

«L’infezione da T. gondii può produrre cambiamenti nella simmetria facciale dei suoi ospiti attraverso cambiamenti nelle variabili endocrinologiche come i livelli di testosterone», scrivono i ricercatori dopo uno studio massivo sugli studenti dell’Università Nazionale Autonoma del Messico. «Questi cambiamenti, sia nel sistema endocrinologico che nella simmetria facciale, alla fine gioverebbero alla diffusione del parassita aumentando l’attrattiva dei suoi ospiti».

 

È stato quindi rilevato che gli infetti T. gondii tendevano ad avere facce più simmetriche, e la simmetria del volto è comunemente associata alla bellezza; studi precedenti sugli esseri umani avevano dimostrato che gli infetti avevano anche livelli di testosterone più elevati.

 

Gli scienziati hanno cercato di spiegare il fenomeno dicendo che le persone attraenti hanno maggiori probabilità di contrarre T. gondii poiché potrebbero impegnarsi in più attività sessuali, visto che il parassita può essere trasmesso sessualmente. Di fatto, i ricercatori hanno scoperto che i soggetti positivi al Toxoplasma riferivano di avere più partner sessuali.

 

Altre ricerche suggeriscono fenomeni ben più inquietanti. Uno studio del 2012 su 45 mila nuove madri aveva evidenziato che le donne infette dal T. Gondii possono avere maggiori probabilità di farsi del male o tentare il suicidio.

 

Il T. Gondii non è l’unico parassita in grado di comandare le azioni di organismi complessi. Vi sono parassiti spingono le formiche a esporsi sui rami degli alberi alti, per essere mangiate meglio dagli uccelli.

 

Altri fanno uscire le lumache in spazi aperti, con gli occhi rigonfi che pulsano, apparentemente per lo stesso motivo.

 

Altri parassiti ancora costringono le cavallette ad annegarsi in specchi d’acqua in modo che la prole acquatica dei vermi possa prosperare.

 

È facile, a questo punto pensare che uno scenario simil-apocalisse zombie è possibile. Specie se lasciamo libero il campo agli esperimenti Gain of Function. O se introduciamo in modo massivo nella nostra dieta insetti che possono ancora contenere parassiti simili, pronti ad evolversi per sfruttare e ferire il genere umano.

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Animali

Balenotteri gay e stupratori scandalizzano gli oceani

Pubblicato

il

Da

Gli scienziati hanno documentato per la prima volta in assoluto un rapporto omosessuale fra due esemplari maschi di megattera. Lo riporta il New York Post.

 

Gli omo-cetacei sono stati fotografati dai ricercatori al largo delle coste delle Hawaii, scrive un articolo sui risultati pubblicato martedì scorso sulla rivista scientifica Marine Mammal Science.

 

«Gli accoppiamenti e gli incontri sessuali non riproduttivi tra i giganteschi mammiferi marini sono stati osservati raramente in natura e mai catturati prima dalla fotocamera» scrive il giornale di Nuova York.

 

Il rapporto omofilo tra balenotteri è stato fotografato vicino al cratere Molokini al largo dell’isola di Maui il 19 gennaio 2022, dopo che un’imbarcazione privata ha avvistato la coppia di bestioni marini. Le megattere furono successivamente identificate dai trematodi della coda e precedenti campioni bioptici raccolti dai ricercatori confermarono che entrambe le balene erano maschi.

Sostieni Renovatio 21

«Le fotografie tuttavia rivelano una storia più oscura della rivelazione secondo cui la specie è LGBT-friendly» scrive il New York Post.

 

Secondo quanto riportato, è stata osservata una megattera adulta sana che inseguiva una megattera adulta ferita e visibilmente emaciata in circolo attorno alla barca.

 

«Secondo i ricercatori, il maschio aveva il pene estruso– invece che nascosto all’interno del lembo genitale come normalmente – mentre inseguiva la balena maschio che si muoveva lentamente. La balena forte ha penetrato più volte nel lembo genitale della balena più debole mentre la afferrava con le pinne pettorali, come si vede nelle fotografie, prima di tuffarsi nelle profondità del mare».

 

Insomma, si tratta di uno stupro gay cetaceo?

 

«Qui abbiamo la prima documentazione di un maschio di megattera che penetra sessualmente un’altra megattera, ma anche il caso di un animale ferito e malsano che viene penetrato da quella che sembra essere una balena sana e forte», hanno scritto gli autori del rapporto.

 

Gli stessi scienziati hanno affermato che è tuttavia difficile conoscere la spiegazione esatta del comportamento, ma hanno fornito alcune possibilità: «la megattera più forte potrebbe aver tentato erroneamente di accoppiarsi con quella malata, potrebbe aver rafforzato una relazione sociale con un conspecifico ferito o potrebbe aver espresso il suo dominio sul concorrente più debole».

 

Quindi, traducendo, per la legge della jungla balenottera: sei più debole, sei inferiore, quindi ti penetro, ti violento.

 

Va ricordato, inoltre che, i ricercatori hanno già osservato una volta una megattera con il pene estruso adiacente al corpo fluttuante di un maschio morto poco prima durante un combattimento.

 

«È sorprendente che le uniche due osservazioni di tale comportamento nella letteratura scientifica riguardino balene malate o decedute», avevano scritto i ricercatori.

 

Quindi, evvi anche la necrofilia cetacea?

 

«Gli scienziati non sanno se un comportamento sessuale simile si sarebbe verificato o si sarebbe verificato tra due megattere maschi sani, ma gli incontri sessuali tra coppie dello stesso sesso sono stati documentati in un’ampia gamma di specie, inclusi altri mammiferi marini come trichechi, foche delfini tursiopi comuni, orche assassine e orche grigie».

 

La pericolosa, oscena dissoluzione della specie dei mammiferi pisciformi non cessa di stupire.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa gli scienziati hanno scoperto delfini di acqua dolce usare un anaconda morto come attrezzo sessuale. È stato notato inoltre che i maschi della specie, che ricordiamo sono dotati di «peni prensili», usano attaccare le delfine, sia per stupro sia per semplice violenza. Gli stupri possono essere di gruppo, e i sono pure storie sull’omosessualità dei delfini, una specie che sembra non conoscere limiti quando è eccitata, arrivando a molestare anche le femmine umane, rivoltante fenomeno che interessò il controverso scienziato statunitense John Lily, che fece convivere – in un esperimento pagato dalla NASA – una donna ed un delfino, con risultati da vomito. Per non farsi mancare niente, in altri esperimenti il dottor Lily diede ai delfini anche l’LSD.

 

I delfini si uccidono i cuccioli l’uno con l’altro, e a volte i loro stessi cuccioli. Sono conosciuti per l’inclinazione a uccidere anche cuccioli di altre specie. I delfini, la cui consumazione è proibita nonostante i ricettari nostrani ancora riportano come si prepara il «mosciame di delfino», torturano spesso il loro cibo prima di mangiarlo, e, un po’ come i lupi, uccidono gli altri animali solo per divertimento. I delfini sono anche dei drogati: secondo un servizio della BBC, «i delfini tursiopi giocano con pesci palla tossici che secernono una neurotossina che a dosi elevate può uccidere ma a piccole dosi sembra avere un effetto narcotico».

 

L’anno scorso una torma di delfini ha cominciato ad attaccare ripetutamente i bagnanti su una spiaggia giapponese, causando quattro feriti. Ma non si tratta delle sole spiagge: in Giappone i cetacei si sono spinti così oltre che una balena è stata vista nuotare nel fiume Yodogawa, non lontano da Osaka.

 

Renovatio 21 si è occupata varie volte della banda di orche debosciate che incrocia presso Gibilterra, che ha scatenato qualcosa come un attacco al giorno, con la teppa cetacea a minacciare anche le spiagge spagnuole.

 

Aiuta Renovatio 21

Tuttavia gli esempi del comportamento inaccettabile da parte di questi animali – che mascherano la loro malvagità impadronendosi dei colori del panda, simbolo delle specie protette – non accennano a fermarsi: solo la settimana scorsa a Mossel Bay, in Sud Africa, un’orca assassina ha sbranato dinanzi ad un pubblico umano uno squalo bianco, che è invece davvero una specie protetta dal CITES. La creatura, dopo aver assassinato il pescecane, ne avrebbe consumato pubblicamente il fegato.

 

Abbiamo riportato, inoltre i casi di aggressione da parte di balene agli esseri umani e alle loro barche.

 

Settimane fa in Australia un surfista – o meglio, un praticante di wingfoiling – è stato brutalmente assaltato da una balenottera che, non paga di averlo buttato in acqua schiacciandolo col suo mastodontico peso, lo ha pure trascinato negli abissi dell’Oceano.

 

 

Altri casi, finiti in filmati che vi abbiamo mostrato, fanno vedere balene che con pachidermiche spanciate a seguito di guizzi fuor d’acqua distruggono imbarcazioni – con persone a bordo.

 

 

E vogliamo sempre ricordare, che va considerata, riguardo l’acredine del cetaceo verso l’uomo, la teoria secondo cui gli antichi avvistamenti di mostri marini non sarebbero da ricondurre ad altro se non i peni eretti delle balene, che a questo punto immaginiamo vengano oscenamente esposti alla vista degli umani come gesto di sfida.

 

Da tempo oramai Renovatio 21 chiede un la creazione di un movimento internazionale per sistemare il comportamento dei cetacei, chiaramente divenuto sconcio, indecente, immorale, scurrile, impudico, dissoluto, licenzioso, depravato, lascivo, volgare, sporco, laido, scostumato, svergognato, lubrico, scandaloso, turpe, disonesto e pericoloso.

 

Fino a quando gli oceani, e l’umanità, dovranno sopportare lo scandalo di queste bestie prive di pudore?

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

Continua a leggere

Animali

«Pigcasso», il maiale pittore, è morto. L’arte contemporanea può rinascere nei porcili?

Pubblicato

il

Da

Lutto nel mondo dell’arte contemporanea per la perdita di uno dei suoi migliori, ed autentici, artisti.   Pigcasso – un maiale di 500 chili noto per la sua capacità di «dipingere» con il naso e un pennello – è morto in Sud Africa all’età di otto anni, dopo aver sofferto di artrite reumatoide cronica. Lo ha comunicato lo scorso mercoledì la sua proprietaria.   In una dichiarazione a Caters News, Joanne Lefson – artista 52enne e attivista per i diritti degli animali – ha annunciato che l’inarrivabile suino pingitore era deceduto dopo che i suoi sintomi erano rapidamente peggiorati nel settembre 2023. All’inizio di ottobre, il Pigcasso aveva perso l’uso delle sue zampe posteriori a causa della calcificazione della parte inferiore della colonna vertebrale.   «C’è molta tristezza per il fatto che una figura così ispiratrice per il benessere degli animali sia scomparsa, ma celebriamo anche una vita ben vissuta e la profonda differenza che ha fatto», ha detto Lefson.  

Sostieni Renovatio 21

Nel 2016, la Lefson aveva salvato Pigcasso, che allora aveva quattro settimane, da un allevamento intensivo poco prima di essere mandato al macello. Da lì, il porco è stato trasferito a Franschhoek, in Sud Africa, in un rifugio per animali da fattoria «salvati».   Ad un certo punto, la Lefson aveva notato che il porcello avrebbe mangiato o distrutto tutto ciò che era rimasto nella sua stalla, tranne un pennello. La donna animalista ebbe quindi l’idea di insegnare ai maiali a usare la spazzola coltivando l’interesse della bestia per l’arte.   «Questo non è solo un maiale pittore, tutt’altro. Si tratta di una collaborazione seria e altamente creativa in cui lavoro e mi impegno attraverso un “pennello in movimento” per sviluppare opere d’arte dinamiche che ispirano e sfidano lo status quo», scrive orgogliosamente l’attivista sul suo sito web.   Il progetto zoologico-artistico è stato soprannominato «LEFSON + SWINE» e il suo scopo era sottolineare la «disconnessione e la discordia dell’umanità con il nostro pianeta» e concentrarsi sul «cibo» che scegliamo di mangiare e sugli effetti dannosi che l’agricoltura animale ha sull’ambiente e sul benessere degli animali.   Nel corso della sua carriera artistica, il geniale suino ha venduto le sue opere per un valore di oltre 1 milione di dollari, cosa che gli ha garantito dei record mondiali e il titolo di primo artista-animale a cui è dedicata una mostra d’arte personale, nonché il primato dell’opera d’arte più costosa dipinta da una bestia.   Il Pigcasso è stato descritto come «l’artista non umano di maggior successo nella storia del mondo». Ora, la sua eredità «continua attraverso il santuario e la nostra missione di ispirare un mondo più gentile e sostenibile per tutti», ha affermato la Lefsona.   Il porco-pittore non è il primo quadrupede che si cimenta con tela e pennello. In passato la società ha dovuto subire anche le immagini di scimpanzè ed elefanti addestrati a scarabocchiare col colore. Tali immagini vengono spesse propalate dagli animalisti per sottolineare la bontà della loro filosofia fondamentale, l’antispecismo, ossia la negazione di qualsiasi differenza tra l’uomo e le bestie.

Aiuta Renovatio 21

Di certo, possiamo dire che nella porcheria assoluta che è divenuta l’arte contemporanea, l’esistenza di un artista che è porco materialmente (e non solo esteticamente, filosoficamente, umanamente) è un atto di sincerità rivoluzionaria.   A questo punto, si dovrebbe attendere la proposta di qualche testa calda: chiudiamo la Biennale, e al posto dei suoi antichi padiglioni internazionali piazziamo dei porcili che sfornino orde di Pigcassi, di Maialengeli, Porcavaggi, etc..   L’idea, tuttavia, ora potrebbe cadere nel vuoto: l’attuale presidente della Fondazione Biennale di Venezia, lì piazzato in quest’era meloniana, è il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, che circa una diecina di anni fa si è convertito all’islam prendendo, in onore dell’emiro della Sicilia, il nome di Giafar al-Siqili.   Il maiale, vogliam qui ricordare, è considerato un animale impuro anche secondo certa tradizione ebraica che risale ai libri del Levitico e Deuteromonio, al Talmud e soprattutto alla letteratura halakica della Torah, che considera fuori dal kasherut («adeguatezza») il suino, qui in compagnia di molluschi e crostacei. Considerando l’importanza che hanno avuto artisti, collezionisti e mecenati (come la famiglia i Guggenheim, o i Sackler) ebrei per musei e gallerie, in ispecie in America, non ci è chiaro come certo rabbinato ortodosso, che arbitra il concetto di kasher, potrebbe reagire verso i propri correligionari impegnati nel mondo dell’arte.   Il sogno della rinascita mondiale dell’arte per via porcina è forse quindi, almeno al momento, da rimandarsi.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da Twitter
Continua a leggere

Animali

Orca aggredisce e assassina squalo bianco per divorarne il fegato dinanzi a turisti sgomenti

Pubblicato

il

Da

Ulteriori notizie raccapriccianti dal mondo dei mammiferi marini. Nelle acque al largo di Mossel Bay, in Sudafrica, un’orca assassina ha cacciato e ucciso un grande squalo bianco.

 

In una sequenza incredibile della durata di meno di due minuti, l’orca Starboard ha attaccato il povero pescecane, riuscendo a strappargli il fegato, ricco di sostanze che la razza cetacea considera nutritizie.

 

Successivamente, lo Starboard si è allontanato nuotando appena sotto la superficie dell’acqua, portando con sé il «bottino» tra i denti.

 

Sostieni Renovatio 21

Tale agghiacciante evento è avvenuto di fronte a un gruppo di turisti a bordo di una barca, che ha assistito con occhi increduli. I biologi marini della Rhodes University di Grahamstown hanno dichiarato che si tratta della «prima volta che registriamo un evento di questo tipo, non ha precedenti».

 

Immagini di abominevole caccia allo squalo da parte delle orche in realtà erano emerse anche l’anno passato.

 

 

Altri video mostrano tutta la violenza e la crudeltà del bestione marittimo bianconero.

 

Aiuta Renovatio 21

Non è in nessun modo da escludersi che l’ignobile predatore marino bicolore abbia eseguito la sua orrida caccia proprio perché sapeva di essere guardata da esseri umani.

 

Lo squalo bianco, ricordiamo en passant, è attualmente minacciato e rientra tra le specie protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).

 

Le capacità di interazione tra le orche e gli esseri umani potrebbero far pensare, quindi, ad un atto deliberato, nello stile dell’inesausta sequela di operazioni vandaliche portata avanti da torme di orche assassine in tutto il mondo, in ispecie attorno a Gibilterra, dove incrocia una spregevole teppa di abietti cetacei che si divertono ad attaccare e distruggere le imbarcazioni da diporto umane.

 

È dello scorso mese invece il video della scellerata aggressione che un’orca assassina avrebbe perpetrato ai danni di un delfino (un’altra specie, in realtà, turpe ed oscenamente problematica), scagliandolo per aria come fosse un bambolotto.

 

Le cronache internazionali riportano costantemente di orche assassine che attaccano piccole barche a vela. Diversi mesi fa è stata vista un’orca assassina avvicinarsi addirittura alla riva di una spiaggia affollatissima.

 

Renovatio 21 si trova costretta ancora una volta a ripetere l’appello per dare una soluzione as soon as possibile alla costante minaccia di questi infami mostri marini, insegnando l’educazione alla banda dei sadici mammiferi pisciformi oramai del tutto fuori controllo.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21



Immagine di Karyn Christner via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic

Continua a leggere

Più popolari