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Terrorismo

Papua Nuova Guinea: decine di persone uccise con armi da fuoco nelle Highlands

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Ancora incerto il bilancio delle persone decedute nella nuova fiammata di violenza nella regione. L’episodio più grave degli ultimi anni, cadaveri portati via con i camion. Preoccupazione per quest’escalation legata ai contrasti tra le tribù su terre e risorse, ma anche a una presenza sempre più massiccia di armi da fuoco.

 

In Papua Nuova Guinea decine di persone sono state uccise in un’imboscata nella provincia di Enga durante il fine settimana. L’area delle Highlands è da tempo teatro di violenza, ma si ritiene che questi omicidi siano i peggiori degli ultimi anni.

 

Le forze dell’ordine hanno riferito che i membri di due tribù hanno teso un’imboscata a quelli di un’altra tribù e li hanno uccisi a colpi di armi da fuoco. Inizialmente si era parlato addirittura di 64 morti; poi la polizia ha ridimensionato il bilancio portando a 26 il numero delle vittime. Ma il quadro non è ancora chiaro.

 

Gli scontri sono avvenuti nella provincia di Enga, sugli altopiani della catena montuosa centrale del Paese, una zona remota, in cui le comunità hanno mantenuto in gran parte la divisione sociale tradizionale in tribù. Gli scontri a fuoco e le uccisioni fra gruppi sono aumentati molto soprattutto negli ultimi due anni anche in seguito ad un corposo afflusso di armi da fuoco illegali che ha reso gli scontri più mortali e alimentato il ciclo di violenza.

 

La polizia sta ancora raccogliendo i corpi sul posto portandoli alla vicina alla città di Wabag, a circa 600 km a Nord-Ovest della capitale Port Moresby.

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«Questo è di gran lunga il più grande massacro che abbia mai visto a Enga, forse anche in tutte le Highlands», ha detto George Kakas, della polizia della Papua Nuova Guinea: «Siamo tutti devastati e preoccupati. È davvero difficile da comprendere».

 

Circolano anche video e foto, che sembrano provenire dalla scena, che mostrano corpi caricati su un camion e portati via. L’escalation dei conflitti tribali, che spesso hanno al centro la distribuzione della terra e della ricchezza, ha portato a un coprifuoco di tre mesi a Enga lo scorso luglio, imposto delle forze dell’ordine.

 

Il governatore Peter Ipatas ha detto che c’erano stati segnali che i combattimenti stavano per scoppiare di nuovo prima dell’imboscata, dato che in questa escalation sono coinvolte fino a 17 tribù: «Dal punto di vista provinciale, sapevamo che questo scontro sarebbe continuato e la scorsa settimana abbiamo allertato le forze di sicurezza per assicurarci che prendessero le misure appropriate per garantire che ciò non accadesse».

 

La sicurezza, più in generale, rimane una delle principali preoccupazioni per la Papua Nuova Guinea, soprattutto dopo che la violenza ha dilagato anche nella capitale quando il 10 gennaio sono state uccise nelle razzie 22 persone, mentre il Paese rischia il collasso socio-economico.

 

Sui morti nelle Highlands è intervenuto anche il primo ministro dell’Australia, Anthony Albanese che ha definito la notizia degli omicidi «molto inquietante» e ha offerto «sostegno, in particolare per la formazione degli agenti di polizia e per la sicurezza in Papua Nuova Guinea».

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine di gailhampshire via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Terrorismo

Hamas giustizia sette uomini a Gaza

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Un recente video diffuso sui social media mostra Hamas praticare pubblicamente l’esecuzione di sette uomini a Gaza.   Le immagini sono state pubblicate lunedì, a sole 24 ore dalla firma di un accordo di cessate il fuoco per porre fine al conflitto a Gaza, mediato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump insieme a Egitto, Qatar e Turchia.   Nel filmato si vedono uomini mascherati e armati, alcuni con le caratteristiche fasce verdi di Hamas, che costringono sette uomini bendati a inginocchiarsi davanti a una folla.   Il video mostra poi gli uomini armati posizionarsi dietro i prigionieri e giustiziarli con colpi alla nuca, mentre la folla urla «Allahu Akbar».  

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Secondo il piano di pace di Trump, Hamas dovrebbe smantellare il proprio arsenale e cedere il controllo di Gaza. Tuttavia, il presidente degli Stati Uniti ha concesso al gruppo militante l’autorizzazione a mantenere il ruolo di forza di sicurezza nell’enclave «per un certo periodo di tempo».   «Hanno eliminato alcune bande molto pericolose… e hanno ucciso diversi membri di queste gang», ha dichiarato ai giornalisti martedì. «A dire il vero, questo non mi ha disturbato molto» aggiungendo che, se Hamas «non si disarmerà, lo faremo noi».   Secondo quanto riportato da Reuters lunedì, il gruppo ha ucciso almeno 32 uomini durante un’operazione di sicurezza a Gaza nel fine settimana. Un funzionario palestinese ha riferito che gli uomini appartenevano a «una gang legata a una famiglia di Gaza City», come citato dall’agenzia di stampa.    

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Droni

La polizia sventa un complotto jihadista con droni contro il primo ministro belga

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Le autorità belghe hanno neutralizzato un presunto piano per assassinare il primo ministro Bart De Wever e altri politici con un drone carico di esplosivi, secondo quanto riportato giovedì da diverse testate giornalistiche.

 

La polizia ha arrestato tre individui nella zona di Anversa, accusati di aver progettato un «attacco terroristico di ispirazione jihadista», ha dichiarato il procuratore federale Ann Fransen in una conferenza stampa. «Alcuni indizi suggeriscono che i sospettati pianificassero un attacco di natura jihadista contro figure politiche», ha precisato, senza rivelare i nomi dei bersagli.

 

Gli investigatori ritengono che i sospettati stessero lavorando alla costruzione di un drone kamikaze progettato per trasportare esplosivi.

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Secondo il quotidiano De Standaard, durante le perquisizioni sono stati rinvenuti componenti di droni, una stampante 3D e sfere metalliche destinate a essere usate come schegge, una delle quali trovata a poche centinaia di metri dall’abitazione privata di De Wever.

 

I sospettati, descritti come «radicalizzati», sono nati nel 2001, 2002 e 2007. Uno di loro, secondo quanto riferito, è stato rilasciato.

 

Il vice primo ministro Maxime Prevot ha definito le notizie sul complotto «profondamente sconvolgenti». De Wever ha reagito pubblicando su Instagram una foto con il suo gatto, accompagnata da un fumetto in cui chiede: «Maximus, riesci a catturare un drone?». Il gatto risponde: «Catturare un sogno? Nessuno lo fa meglio di me».

 

 

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La notizia giunge dopo che diversi paesi dell’UE hanno segnalato avvistamenti di droni non identificati vicino a aeroporti, basi militari e altre infrastrutture critiche nell’ultimo mese.

 

A inizio ottobre, le autorità belghe hanno riportato circa 15 droni non identificati nei cieli sopra la base militare di Elsenborn, avviando un’indagine su possibili minacce ibride.

 

Avvistamenti simili sono stati registrati in Danimarca, Francia e Germania, mentre la Polonia ha segnalato un’incursione di 19 droni a settembre, che ha provocato l’intervento della NATO e un allarme diplomatico. Funzionari occidentali hanno attribuito i droni alla Russia.

 

Mosca ha smentito ogni coinvolgimento, definendo le accuse occidentali come tentativi allarmistici per alimentare l’isteria anti-russa, giustificare maggiori spese militari e inasprire le tensioni.

 

Il Servizio di Intelligence estero russo (SVR) ha avvertito che Kiev potrebbe orchestrare operazioni sotto falsa bandiera con droni per screditare Mosca e coinvolgere ulteriormente la NATO nel conflitto ucraino.

 

Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse ore il ministro della Difesa belga Theo Francken ha annunciato che potrebbe dispiegare truppe a Bruxelles entro la fine dell’anno per pattugliare la città, in risposta alle crescenti pressioni sul governo per contrastare la criminalità violenta e ristabilire l’ordine nella capitale, oramai totalmente sconvolta dall’immigrazione che ne ha cambiato i connotati.

 

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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni.

 

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Terrorismo

L’Ungheria accusa il premier polacco di «difendere i terroristi»

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Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha accusato il primo ministro polacco Donald Tusk di «difendere i terroristi» in risposta ai suoi commenti sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.   Il giorno precedente, in un post su X, Tusk aveva dichiarato che «il problema del North Stream 2 non è che sia stato fatto saltare in aria. Il problema è che è stato costruito».   I gasdotti Nord Stream, che trasportavano gas naturale dalla Russia alla Germania attraverso il fondale del Mar Baltico, sono stati distrutti da un’esplosione poco dopo l’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022.   Szijjarto ha criticato aspramente il post di Tusk, chiedendosi cos’altro il primo ministro polacco potesse considerare «perdonabile o addirittura lodevole».   «Secondo Donald Tusk, far saltare in aria un gasdotto è accettabile», ha scritto.   «È scioccante… Una cosa è chiara: non vogliamo un’Europa in cui i primi ministri difendono i terroristi», ha aggiunto.  

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  Martedì, Tusk ha dichiarato che non è nell’interesse della Polonia consegnare un cittadino ucraino che, secondo gli investigatori tedeschi, sarebbe coinvolto nel sabotaggio del Nord Stream.   Mentre i procuratori di Berlino hanno attribuito l’attacco a un piccolo gruppo di cittadini ucraini, Mosca ha definito tale versione «ridicola». Il presidente russo Vladimir Putin ha suggerito che l’operazione sia stata probabilmente condotta dagli Stati Uniti – si tratta della famosa tesi spiegata dall’inchiesta giornalistica del premio Pulitzer Seymour Hersh.   Nel 2023, il veterano giornalista investigativo Seymour Hersh pubblicò un reportaggio in cui affermava che l’allora presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva dato l’ordine di distruggere il Nord Stream. Secondo una fonte informata che parlò con il giornalista premio Pulitzer, gli esplosivi erano stati piazzati dai sommozzatori della Marina statunitense qualche mese prima, sotto la copertura di un’esercitazione NATO. La Casa Bianca all’epoca negò il rapporto, definendolo «completa finzione».   Come riportato da Renovatio 21, l’exposé di Hersh è stato successivamente etichettato come «falsa informazione» da Facebook, con grotteschi tentativi di fact-checking da parte del sito di Mentana Open. Hersh, che a più riprese ha spiegato che il Nord Stream è stato bombardato per tenere la Germania ancorata alla guerra ucraina, ha preconizzato che l’attacco al gasdotto segnerà la fine della NATO.   Come riportato da Renovatio 21, a inizio gennaio 2024 era emerso che i polacchi avevano nascosto prove e tentato di bloccare un’indagine internazionale sul bombardamento dei gasdotti Nord Stream, rendendo gli investigatori «sospettosi del ruolo e delle motivazioni di Varsavia», scriveva un articolo del Wall Street Journal.   Mosca ha respinto nettamente la teoria dei subacquei ucraini dapprima diffusa dalla stampa tedesca. Renovatio 21 all’epoca, di fronte alla notizia che dai media germanici rimbalzava sul New York Times, aveva definito la questione come «l’ultima barzelletta». La storia fu rimpolpata anche dal Washington Post, che disse che un alto ufficiale ucraino aveva coordinato le esplosioni. La possibile colpevolezza degli USA nel frattempo aveva scaldato anche la diplomazia cinese. Putin parlava di «terrorismo di Stato».
Come riportato da Renovatio 21, anche la polizia italiana ha arrestato un uomo ucraino sospettato di essere coinvolto nell’attentato ai gasdotti Nord Stream.

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