Bioetica
ONU, La Santa Sede nel mirino dei gruppi pro-aborto
Il 26 marzo 2025, l’associazione Catholics for Choice è intervenuta alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla condizione femminile (CSW), definendo il Vaticano una «minaccia alla libertà religiosa e ai diritti delle donne» e chiedendone l’esclusione dall’ONU, dove il microstato ha un posto come osservatore permanente.
Alcune entità progressiste sono cattoliche solo di nome. È il caso di Catholics for Choice (CFC), un’organizzazione non governativa che, come hanno ripetutamente sottolineato i vescovi americani – in particolare in dichiarazioni del 1993 e del 2016 – non rappresenta né i fedeli né l’insegnamento della Chiesa.
Finanziato da potenti fondazioni private nelle mani di miliardari come George Soros e Bill Gates, che, in virtù del privilegio woke, sono meno presi di mira dalla stampa mainstream rispetto a Elon Musk, la CFC fa parte di una logica di sovversione che cerca di strumentalizzare il cattolicesimo al fine di promuovere un’ideologia incompatibile con la fede.
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L’attacco della CFC, che ha approfittato della piattaforma offertale presso le Nazioni Unite in virtù del suo status di ONG, accusa la Santa Sede di costituire una «minaccia per i diritti delle donne e la libertà religiosa»: si tratta di una doppia impostura. Da un lato, distorce la nozione di «diritti delle donne» trasformandola in uno slogan militante che nega il diritto fondamentale alla vita del nascituro.
D’altro canto, accusare l’insegnamento della Chiesa cattolica sull’etica di mettere a repentaglio la libertà religiosa è piuttosto ridicolo. Ciò equivale a un grave capovolgimento di prospettiva, poiché suggerisce che le garanzie stabilite dalla Chiesa per difendere ogni vita umana, dal concepimento alla morte, siano un ostacolo alla libertà dei credenti. La libertà autentica, bisogna ricordarlo, non può esistere al di fuori della sfera del bene e della verità.
Spingendo i limiti in questo modo, l’organizzazione CFC potrebbe subire un effetto boomerang? La domanda merita di essere posta, (..): attaccando pubblicamente un membro osservatore dell’ONU, la CFC rischia di violare le regole del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.
Quest’ultima vieta alle ONG di compiere «atti infondati o politicamente motivati» contro gli Stati membri o osservatori. Una simile trasgressione potrebbe, ironicamente, portare alla sospensione o alla revoca del suo status consultivo: nel tentativo di screditare il Vaticano, la CFC potrebbe benissimo screditare se stessa, dimostrando così che la Provvidenza spesso agisce dove gli uomini sbagliano.
Di fronte a questo ennesimo attacco dei portavoce della cultura di morte, merita di essere ricordato il ruolo della Santa Sede all’ONU. Da quando ha ottenuto lo status di osservatore permanente nel 1964, il Vaticano ha ripetutamente difeso i principi del diritto naturale sulla scena internazionale. La sua presenza non è quindi un’«anomalia», come sostengono i membri del CFC.
Questo nuovo tentativo di imbavagliare la Chiesa sembra destinato al fallimento: più di vent’anni fa, la CFC tentò di escludere la Santa Sede dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Diverse migliaia di gruppi da tutto il mondo, tra cui alcune organizzazioni protestanti e musulmane, si erano mobilitati a sostegno del Vaticano. Anche una risoluzione del Congresso degli Stati Uniti aveva sostenuto il micro-stato.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di United Nations Photo via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.
Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».
Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.
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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».
I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».
Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.
La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.
Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.
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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.
La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.
Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».
Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.
La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».
Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».
Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».
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Bioetica
«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno
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