Geopolitica
Nuovi scontri tra Armenia e Azerbaigian

Tornano scontri tra Armenia e l’Azerbaigian in Nagorno-Karabakh. Il cessate il fuoco dello scorso anno era stato mediato dalla Russia.
I due Paesi si scambiano accuse. I combattimenti di martedì hanno provocato morti e feriti, sostiene il ministro della Difesa armeno: «Ci sono morti e feriti tra le truppe armene a causa dei combattimenti scoppiati a seguito di un attacco delle forze azere» ha dichiarato il responsabile del dicastero militare di Erevan.
Gli armeni avrebbero «perso il controllo di due posizioni militari».
«I dati sulle vittime armene sono in fase di chiarimento. Al momento, possiamo dire con certezza che quattro persone sono rimaste ferite» ha continuato il ministro armeno.
«Poiché l’attacco [da parte dell’Azerbaigian] è stato contro il territorio sovrano dell’Armenia, chiediamo alla Russia di difendere l’integrità territoriale dell’Armenia nel quadro dell’accordo del 1997. Questa è una richiesta verbale che sarà fatta per iscritto» dice il ministro della Difesa armeno
Secondo quanto riferito, negli scontri è stata utilizzata l’artiglieria pesante , dopo un anno di relativa calma al confine, e la presenza delle forze di pace russe.
L’Azerbaigian tuttavia contesta la versione dei fatti rilasciata dell’Armenia, affermando di essere stati attaccati per primi.
«Le forze armate armene hanno commesso una provocazione su larga scala al confine di stato martedì alle 11:00», ha affermato il ministero della Difesa azero.
Le truppe azere «hanno fermato l’avanzata del nemico, circondato e arrestato i militari armeni», continua la dichiarazione.
Footage published by #Armenia Ministry of Defense showing area of today’s clashes with #Azerbaijan pic.twitter.com/8MdhDyzzH6
— Aldin ???????? (@aldin_ww) November 16, 2021
Video footage of latest round of fighting between #Armenia and #Azerbaijan and Azerbaijani advance. pic.twitter.com/5JP86fhfnE
— Aldin ???????? (@aldin_ww) November 16, 2021
La situazione potrebbe innescare un disordine di vasta scala. L’eventuale cattura di personale militare armeno vantata dagli azeri, se confermata, potrebbe far precipitare le cose
La situazione potrebbe innescare un disordine di vasta scala. L’eventuale cattura di personale militare armeno vantata dagli azeri, se confermata, potrebbe far precipitare le cose.
I successivi video sui social media, sebbene non confermati, sembrerebbero mostrare fino a una dozzina di militari armeni catturati.
Footage showing numerous Armenian soldiers captured by Azerbaijani forces. pic.twitter.com/IaIsuCXSh7
— CaucasusWarReport (@Caucasuswar) November 16, 2021
Nella guerra dello scorso anno l’Armenia aveva ceduto molto del territorio del Nagorno Karabakh, enclave armena. Militari e parte della popolazione civile armena è stata evacuata.
Erevan ora domanda ufficialmente alla Russia aiuto per difendersi dai raid aerei nemici. All’Azerbaigian erano stati venduti droni israeliani, tanto da indurre il ritiro dell’ambasciatore armeno a Tel Aviv.
«Poiché l’attacco [da parte dell’Azerbaigian] è stato contro il territorio sovrano dell’Armenia, chiediamo alla Russia di difendere l’integrità territoriale dell’Armenia nel quadro dell’accordo del 1997. Questa è una richiesta verbale che sarà fatta per iscritto» ha dichiarato martedì il segretario del Consiglio di sicurezza armeno, Armen Grigoryan.
La Russia, che dispone di una base militare in Armenia, ha un patto di difesa con Erevan. Tuttavia, Mosca non si è mai dimostrata troppo decisa ad intervenire nella lotta tra i due ex Paesi facenti parte dell’URSS.
Al contrario, la Turchia è apertamente, entusiasticamente, materialmente attiva nel sostenere l’Azerbaigian contro gli armeni, il cui genocidio Ankara non ammetterà mai.
Secondo alcune fonti, i mercenari jihadisti mandati a combattere gli «infedeli» armeni, alcuni sospettabili di essere ISIS, sarebbero circa 4 mila
I turchi avrebbero inviato mercenari siriani – veterani del macello dell’area degli ultimi 10 anni – nell’area di conflitto. Come riportato da Renovatio 21, il ministero della Difesa Armeno un anno fa pubblicò un video di un miliziano siriano catturato in Karabakh. L’uomo ha dichiarato di essere arrivato in Karabakh per combattere gli «infedeli», e di ricevere uno stipendio di $ 2.000 al mese, oltre a una ricompensa di $ 100 per la decapitazione di un non credente. Si trattava, a tutti gli effetti, di un jihadista, uno dei tanti trafficati nei nuovi teatri di guerra eurasiatici, africani, mediorientali.
Secondo alcune fonti, i mercenari jihadisti mandati a combattere gli «infedeli» armeni, alcuni sospettabili di essere ISIS, sarebbero circa 4 mila.
L’Azerbaigian questo mese ha inoltre avuto frizioni significative con l’Iran, che pur condividendo la religione islamica sciita con Baku è considerabile più vicino all’Armenia cristiana.
Immagine screenshot da Twitter
Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un “crimine atroce” e un “atto di aggressione”, mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq — War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha. An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources. Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5 — Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region” pic.twitter.com/dKHnqEHNqN — Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America». «Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me». Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE». Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio». La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».( @realDonaldTrump – Truth Social Post ) ( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )
This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW — Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF — ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

La Russia non ha intenzione di vendicarsi dei paesi occidentali che hanno interrotto i rapporti e fatto pressioni su Mosca a causa del conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Intervenendo lunedì all’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, Lavrov ha sottolineato che la Russia non intende «vendicarsi o sfogare la propria rabbia» sulle aziende che hanno deciso di sostenere i governi occidentali nel loro tentativo di sostenere Kiev e imporre sanzioni economiche a Mosca, aggiungendo che l’ostilità è generalmente «una cattiva consigliera».
«Quando i nostri ex partner occidentali torneranno in sé… non li respingeremo. Ma… terremo conto che, essendo fuggiti su ordine dei loro leader politici, si sono dimostrati inaffidabili», ha affermato il ministro.
Secondo Lavrov, qualsiasi futuro accesso al mercato dipenderà anche dalla possibilità che le aziende rappresentino un rischio per i settori vitali per l’economia e la sicurezza della Russia.
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Il ministro ha sottolineato che la Russia è aperta alla cooperazione e non ha alcuna intenzione di isolarsi. «Viviamo su un piccolo pianeta. Costruire i muri di Berlino è stato in stile occidentale… Non vogliamo costruire alcun muro», ha affermato, riferendosi al simbolo della Guerra Fredda che ha diviso la capitale tedesca dal 1961 al 1989.
«Vogliamo lavorare onestamente e se i nostri partner sono pronti a fare lo stesso sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, siamo aperti al dialogo con tutti», ha affermato, indicando il vertice in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense, Donald Trump, come esempio di impegno costruttivo.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato sabato che le aziende occidentali sarebbero state benvenute se non avessero sostenuto l’esercito ucraino e avessero rispettato gli obblighi nei confronti dello Stato e del personale russo, tra cui il pagamento degli stipendi dovuti.
Questo mese Putin ha anche respinto l’isolazionismo, sottolineando che la Russia vorrebbe evitare di chiudersi in un «guscio nazionale», poiché ciò danneggerebbe la competitività. «Non abbiamo mai respinto o espulso nessuno. Chi vuole rientrare è il benvenuto», ha aggiunto.
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