Sorveglianza
«No all’ID digitale»: protesta in Gran Bretagna

Nel fine settimana, una protesta si è svolta davanti alla sede del congresso del Partito Laburista a Liverpool, in opposizione al piano del primo ministro Keir Starmer di introdurre documenti di identità digitali obbligatori.
Domenica 28 settembre, i manifestanti si sono riuniti con cartelli che recitavano «No all’identificazione digitale», avvertendo che tale sistema potrebbe spianare la strada a uno stato di sorveglianza, come riportato da The Independent.
Le proteste sono scoppiate pochi giorni dopo che Starmer aveva annunciato che nel Regno Unito nessuno potrà lavorare senza un documento di identità digitale, chiamato «BritCard».
No Digital ID – @MontgomeryToms
Footage from Liverpool on Sunday
Thanks to all who turned out to tell Starmer & @UKLabour: #NoToDigitalID! pic.twitter.com/dcyXxZ703c
— Together (@Togetherdec) September 30, 2025
🚨 “No Digital ID!” – We Projected It Across Liverpool During Labour Conference
Public don’t want your “1984” vision @Keir_Starmer @uklabour
More pics to come! pic.twitter.com/xZepx1tcNJ
— Together (@Togetherdec) September 30, 2025
NO TO DIGITAL ID!
People gathering in Liverpool to send message to Starmerpic.twitter.com/WY2J9U9rCy
— Together (@Togetherdec) September 28, 2025
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I cittadini britannici hanno espresso una forte opposizione al programma di identificazione digitale, evidenziando la sua impopolarità tra ampi settori della popolazione. A una settimana dall’annuncio, oltre 2,6 milioni di persone hanno firmato una petizione contro l’obbligo della «BritCard» per tutti i lavoratori entro il 2029. La petizione sostiene che «nessuno dovrebbe essere costretto a registrarsi presso un sistema di identificazione controllato dallo Stato», descrivendolo come un «passo verso la sorveglianza di massa e il controllo digitale».
Starmer e il suo governo hanno usato il problema dell’immigrazione illegale, di cui sono almeno in parte responsabili, come pretesto per imporre l’identità digitale obbligatoria.
«So che i lavoratori sono preoccupati per il livello di immigrazione illegale in questo Paese», ha dichiarato il premier britannico. «Un confine sicuro e un’immigrazione controllata sono richieste ragionevoli, e questo governo sta ascoltando e soddisfacendo le loro richieste».
«L’identità digitale rappresenta un’enorme opportunità per il Regno Unito. Renderà più difficile lavorare illegalmente in questo Paese, rendendo i nostri confini più sicuri», ha aggiunto.
Come riportato da Renovatio 21, il Tony Blair Institute for Global Change, ONG globalista fondata dall’ex primo ministro britannico Tony Blair, è uno dei principali promotori del progetto di identificazione digitale.
«Di recente, il dibattito sull’identità digitale è stato dominato dal suo potenziale di contribuire a ridurre gli afflussi di immigrazione illegale e di rispondere alle preoccupazioni pubbliche secondo cui il governo avrebbe perso il controllo dei confini della Gran Bretagna», ha affermato il Tony Blair Institute, rafforzando la narrazione che l’immigrazione illegale giustifichi l’obbligo di identità digitale.
L’ex attore e commentatore politico Russell Brand ha dichiarato che «l’identità digitale è tornata in Gran Bretagna, spacciata per controllo dell’immigrazione ma in realtà puzza di sorveglianza».
«I dati biometrici collegati alla finanza trasformano il tuo corpo in un passaporto, trasformando la libertà in un permesso», ha aggiunto.
L’identificazione digitale sta sendo introdotta in diversi Paesi, evidenziando uno sforzo globale per rafforzare la sorveglianza statale.
Come riportato da Renovatio 21, domenica, la Svizzera ha approvato l’introduzione dell’identità digitale con un margine di 1,5 punti, dopo che una proposta simile era stata respinta nel 2021.
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Immagine screenshot da Twitter
Sorveglianza
Gli elettori svizzeri approvano di misura l’ID digitale. Porte aperte alla «sorveglianza totale»

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Bizzarria
Cesso modello Grande Reset: non ti dà la carta igienica se non paghi oppure ti infligge la pubblicità

In una scena massimamente distopica, alcuni bagni pubblici in Cina hanno introdotto un sistema che «tiene in ostaggio» la carta igienica dietro le pubblicità. A denunciarlo sono utenti esasperati, che si sono sfogati su un thread della piattaforma Reddit anti-consumo.
Un video diffuso da China Insider – definito «distopico» dagli spettatori – mostra persone costrette a scansionare codici QR sui distributori di carta igienica per guardare una breve pubblicità, prima di ricevere una quantità minima di rotoli. Chi desidera ottenere altra carta o saltare l’annuncio, deve pagare 0,5 RMB, circa 5 centesimi di euro.
🇨🇳 Peak capitalism in China.
A company opened public toilets, which dispense toilet paper only after watching an advertisement. pic.twitter.com/UwSPbmBWbt
— Lord Bebo (@MyLordBebo) September 13, 2025
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Le autorità cinesi giustificano il sistema come misura per ridurre gli sprechi, puntando il dito contro chi userebbe dosi eccessive di carta gratuita. Ma sui social le critiche non si sono fatte attendere. «Ecco come appare a prima vista la distopia comunista capitalista», ha commentato un utente. «L’ironia di questa società autoritaria e al tempo stesso economicamente espansionistica è sottile, ma pericolosa». Un altro ha ironizzato: «Nel Regno Unito questo non funzionerebbe: o la macchina verrebbe distrutta in breve tempo, oppure ci sarebbero escrementi sparsi ovunque».
Si tratta forse di un cesso prodromico del futuro da Grande Reset davosiano, quello per cui non avrai nulla e sarai felice – cioè non possiederai nemmeno la carta igienica, e neanche il bidet – beni a cui forse potrai aspirare solo con un credito sociale soddisfacente e la sottomissione biometrica totale della tua esistenza.
Del resto, sappiamo quanto la Cina comunista, con la sua distopia di telecamere e sorveglianza bioelettronica totale, sia nel cuore di Klaus Schwabbo.
In passato, la Cina è stata accusata di utilizzare l’Intelligenza Artificiale e il riconoscimento facciale per la sorveglianza della minoranza uigura nello Xinjiang. All’epoca emerse una tecnologia possibilmente ancora più inquietante: la capacità di ricreare un volto a partire dal DNA. Tre anni fa si parlò di una mirabolante tecnologia di face recognition che rilevava la fedeltà al Partito Comunista Cinese.
Come riportato da Renovatio 21, il riconoscimento facciale fu usato anche per individuare chi protestava per aver perso i propri risparmi nel grande crack del gruppo Evergrande due anni fa, e pure per scovare i rifugiati nordcoreani.
Di fatto non è nemmeno la prima volta che la Cina sperimenta soluzioni hi-tech nei bagni pubblici. Già nel 2017, nel parco del Tempio del Cielo a Pechino, erano stati installati distributori di carta igienica dotati di tecnologia di riconoscimento facciale, suscitando dubbi e polemiche sulla privacy.
Da allora, tuttavia, l’Amministrazione cinese per il cyberspazio e il Ministero della pubblica sicurezza hanno vietato l’uso del riconoscimento facciale senza consenso, proibendo in modo esplicito questi dispositivi in spazi pubblici come alberghi, bagni, spogliatoi e servizi igienici.
Tuttavia restano in rete i video in cui persino le macchinette che distribuiscono bibite in Cina posso funzionare con riconoscimento facciale.
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Immagine da Twitter
Sorveglianza
Starmer annuncia l’obbligo di ID digitale con il pretesto di contrastare l’immigrazione illegale

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