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Morto intossicato alla cena di ex agenti dei servizi segreti italiani ad Hammamet. Il governo: ««tragica fatalità»

Mistero e morte ad una cena di ex agenti dei servizi segreti italiani in Tunisia. Lo riporta la stampa nazionale, che però, come il governo, parla di una sventurata coincidenza.
La polizia giudiziaria di Hammamet ha avviato un’indagine sulla morte di Giuseppe Maio, un uomo di 62 anni originario di Messina, che da tempo viveva in Sardegna e che è deceduto a Hammamet, in Tunisia, dopo aver bevuto un bicchiere di liquore artigianale durante una cena. Sul suo corpo sarà effettuata un’autopsia, scrive MessinaToday.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos, l’incontro si è tenuto il 21 settembre scorso in una casa di Hammamet e vi hanno partecipato 9 persone, tra cui alcuni ex agenti dell’intelligence italiana ormai in pensione. Sembra che quattro di loro si siano sentiti male durante la cena dopo aver bevuto il liquore fatto in casa. Le fonti indicano che si tratterebbe di un tragico incidente.
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La persona deceduta, Giuseppe Maio, non aveva legami con i servizi segreti italiani, mentre tra i quattro intossicati risulta un ex membro dell’intelligence. Dai primi accertamenti sembra che il padrone di casa, anch’egli intossicato e ricoverato in ospedale, abbia offerto il liquore che è stato fatale per l’italiano di sessant’anni. Oltre a Giuseppe Maio, carabiniere in pensione, tra gli altri tre intossicati il più grave, pur non essendo più in pericolo di vita, rischierebbe comunque gravi danni neurologici.
Le cronache parlano di una persona in coma farmacologico.
Sulla vicenda dell’ex agente segreto messinese deceduto e degli altri tre intossicati durante la cena tra amici a Hammamet, in Tunisia, è intervenuto il COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), che ha già richiesto informazioni sull’accaduto. La vicenda sarà seguita dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che ha la delega per l’Intelligence, e da Elisabetta Belloni, direttrice del DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), che coordina le attività dell’AISI e dell’AISE, i due servizi di Intelligence italiani.
La testata online Il Post smorza il mistero: «in un primo momento era stata accreditata l’ipotesi che a essere stati coinvolti fossero agenti di intelligence in servizio. Si è poi capito, invece, che tutti i protagonisti della vicenda sono carabinieri e poliziotti che avevano lavorato all’AISI e all’AISE e che da un po’ di anni si erano trasferiti tra Hammamet e Tunisi per godere dei vantaggi fiscali che il paese riconosce ai pensionati stranieri».
«Nonostante la gravissima crisi economica e istituzionale che la Tunisia sta attraversando, per i pensionati europei è abbastanza facile garantirsi lì una vecchiaia facoltosa, sfruttando le agevolazioni del governo e il cambio di valuta favorevole» scrive il sito. «Alcuni di questi ex agenti si erano, come si dice, rifatti una vita, trovando in Tunisia nuove frequentazioni e nuove amicizie».
«Secondo alcune informazioni lasciate trapelare informalmente da alcuni agenti di intelligence, alla base dell’intossicazione ci sarebbe un’alterazione del liquore artigianale che il padrone di casa ha servito agli ospiti alla fine della cena. Quest’ultimo sarebbe stato un persichetto, ottenuto dall’infusione delle foglie e dai noccioli aperti del pesco in alcol: può capitare infatti che nel corso della fermentazione il contenuto del nocciolo possa rilasciare piccole quantità di acido cianidrico, quello che con qualche approssimazione viene chiamato cianuro» scrive sempre Il Post.
Durante una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri del 2 ottobre, il sottosegretario Alfredo Mantovano ha commentato brevemente la vicenda, affermando che si è trattato di una «tragica fatalità per quello che ci risulta». Non ha fornito ulteriori dettagli sull’accaduto.
Alcuni giornali hanno dipinto altri ipotetici scenari. Come la storia di «una brillante operazione di polizia giudiziaria – alla quale non è escluso abbiano partecipato proprio alcuni di quei commensali in qualità di ex agenti segreti – che l’8 agosto aveva portato all’arresto, ad Hammamet» di un latitante siciliano «sospettato di avere legami con la mafia agrigentina e sul quale pendeva un mandato di cattura», scrive La Nuova Sardegna.
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Il giornale sardo scrive che il 62enne originario di Messina ma per tanti anni in servizio Alghero, deceduto dopo la cena, «per tanto tempo ha lavorato anche nell’ambasciata di Islamabad (in Pakistan)» e che «era andato in pensione quattro anni fa e di comune accordo la coppia aveva scelto le coste di Hammamet per trascorrere periodi di serenità (…) Con questo spirito erano partiti in Tunisia e lì si erano creati nuove amicizie, molte delle quali costruite all’interno di un gruppo di ex appartenenti alle forze dell’ordine».
Alcuni sui giornali ed in rete evocano la bizzarra tromba d’aria che affondò l’anno scorso la barca sul Lago di Como dove si stavano incontrando membri dei servizi segreti italiani e israeliani. Vi furono quattro morti, tra cui due agenti attivi nell’Intelligence italiana e uno per il Mossad. I dieci sopravvissuti israeliani furono rimpatriati in Israele su un aereo militare prima che potessero essere interrogati. L’incontro sulla barca era stato inizialmente descritto come una festa di compleanno
Nonostante il giornale israeliano Haaretz abbia parlato di una possibile operazione congiunta relativa alle «capacità di armi non convenzionali iraniane», possiamo dire che anche quella è stata «una tragica fatalità»?
Capirlo tornerebbe utile anche per illuminare il mistero più fitto dell’estate: l’improvviso affondamento dello Yacht Bayesan al largo di Palermo.
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Immagine di PetarCrnojevic via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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La Danimarca vuole vietare i social agli adolescenti

Il governo danese ha annunciato l’intenzione di vietare l’uso di diverse piattaforme di social media ai minori di 15 anni, come dichiarato dal primo ministro Mette Frederiksen.
Nel suo discorso al parlamento di martedì, Frederiksen ha espresso preoccupazione per l’impatto dei social media sui giovani. «I telefoni cellulari… stanno rubando l’infanzia dei nostri figli», ha affermato, aggiungendo che «abbiamo scatenato un mostro», notando che quasi tutti gli studenti danesi di seconda media, generalmente tra i 13 e i 14 anni, possiedono già un cellulare.
Tuttavia, il primo ministro non ha fornito dettagli specifici sul divieto proposto, né su come sarà implementato o quali piattaforme saranno coinvolte.
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La decisione arriva in concomitanza con un rapporto sul benessere commissionato dal governo, che ha rivelato che il 94% dei giovani danesi aveva un profilo sui social media prima dei 13 anni, nonostante le restrizioni sull’età minima di molte piattaforme. Il rapporto ha anche evidenziato che i bambini tra i 9 e i 14 anni trascorrono in media circa tre ore al giorno su TikTok e YouTube.
Un rapporto del 2025 dell’Autorità danese per la concorrenza e i consumatori ha mostrato che il 10% dei giovani utenti spesso si pente del tempo trascorso online, il 21% ha difficoltà a disconnettersi e il 29% supera il tempo che intendeva dedicare alle piattaforme preferite.
Secondo Statista, nel 2024 Facebook è rimasto il social network più utilizzato in Danimarca, con l’83% della popolazione, seguito da Instagram al 65%, Snapchat al 51% e TikTok al 34%.
Nel 2024, un’iniziativa popolare, sostenuta da 50.000 firme, ha proposto di vietare TikTok, Snapchat e Instagram ai minori. A febbraio, seguendo le raccomandazioni della Commissione per il benessere, la Danimarca ha introdotto misure per vietare i telefoni cellulari nelle scuole.
Come riportato da Renovatio 21, uno studio emerso pochi mesi fa prova che i social danneggiano soprattutto il sonno e la salute mentale delle bambine.
Uno studio sui comportamenti salutari nei bambini in età scolare, supportato dall’OMS, ha rilevato che nel 2022 l’11% degli adolescenti in Europa, Asia centrale e Canada ha riportato un uso problematico dei social media, in netto aumento rispetto al 7% del 2018. Questo comportamento simile alla dipendenza, caratterizzato da perdita di controllo, sintomi di astinenza e conseguenze negative sulla vita, era più comune tra le ragazze (13%) rispetto ai ragazzi (9%).
Come riportato da Renovatio 21, vari studi hanno mostrato che gli smartfoni sono collegati ad ansia e depressione negli adolescenti.
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Come riportato da Renovatio 21, in questi ultimi mesi sono stati condotti anche studi sulla confisca degli smartphoni a giovani con personalità narcissitica.
Come riportato da Renovatio 21, un altro studio sul tema di pochi anni fa spiegava che il tempo che trascorriamo sul telefono potrebbe minacciare la nostra salute a lungo termine. Un numero crescente di prove suggerisce che il tempo che passiamo sui nostri smartphone interferisce con il sonno, autostima, relazioni, memoria, capacità di attenzione, creatività, produttività e capacità di risoluzione dei problemi e decisionali.
Uno studio condotto dall’autorità governativa di regolamentazione delle comunicazioni nel Regno Unito ha rilevato che un quarto dei bambini di soli 3-4 anni possiede uno smartphone.
Vi è da considerare anche il problema del tracciamento delle attività dei ragazzi, perché lo spionaggio permesso alle app è, secondo CHD, di «scala scioccante».
Curiosamente, anche il governo italiano ha definito lo smartphone per gli studenti come una droga «non diversa dalla cocaina».
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