Spirito
Mons. Viganò: Punizione ed espiazione. Meditazione Quaresimale

Renovatio 21 pubblica questa meditazione quaresimale di Mons. Carlo Maria Viganò.
Venite, convertimini ad me, dicit Dominus.
Venite flentes, fundamus lacrymas ad Deum:
quia nos negleximus, et propter nos terra patitur:
nos iniquitatem fecimus,
et propter nos fundamenta commota sunt.
Festinemus anteire ante iram Dei,
flentes et dicentes:
Qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
Transitorium ambrosianum
in Dominica Quinquagesimæ
Venite e convertitevi a me, dice il Signore. Venite piangenti, versiamo le lacrime a Dio: poiché abbiamo trasgredito e a causa nostra la terra soffre: abbiamo commesso iniquità e a causa nostra le sue fondamenta sono state scosse. Affrettiamoci a prevenire l’ira di Dio, piangendo e dicendo: Tu che prendi su di Te i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
È difficile, per un uomo di oggi, comprendere queste parole del Messale ambrosiano. Eppure esse sono semplici nella loro severa chiarezza, poiché ci mostrano che la collera di Dio a causa dei nostri peccati e dei nostri tradimenti può essere placata solo con la contrizione e la penitenza. Nel rito romano questo concetto è reso ancor più chiaramente nell’orazione delle Litanie dei Santi: Deus, qui culpa offenderis, pænitentia placaris: preces populi tui supplicantis propitius respice; et flagella tuæ iracundiæ, quæ pro peccatis nostris meremur, averte. O Dio, che sei offeso dalla colpa e placato dalla penitenza: guarda propizio alle preghiere del tuo popolo che Ti implora; e allontana da noi i flagelli della tua ira, che meritiamo a causa dei nostri peccati.
La civiltà cristiana seppe far tesoro di questa nozione salutare, che ci tiene lontano dal peccato non solo per timore del giusto castigo che esso comporta, ma anche per l’offesa arrecata alla Maestà di Dio, «infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa», come ci insegna l’Atto di Dolore.
La civiltà cristiana seppe far tesoro di questa nozione salutare, che ci tiene lontano dal peccato non solo per timore del giusto castigo che esso comporta, ma anche per l’offesa arrecata alla Maestà di Dio
Nel corso dei secoli l’umanità convertita a Cristo seppe riconoscere negli eventi luttuosi della storia, nei terremoti, nelle carestie, nelle pestilenze e nelle guerre la punizione di Dio; e sempre il popolo colpito dai flagelli seppe far penitenza e implorare la Misericordia divina.
E quando il Signore, la Vergine Santissima o i Santi intervennero nelle vicende umane con apparizioni e rivelazioni, assieme al richiamo all’osservanza della Legge di Dio essi minacciarono grandi tribolazioni se gli uomini non si fossero convertiti.
Anche a Fatima Nostra Signora chiese la Consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice dei Primi Sabati come strumento per placare la collera di Dio e poter godere di un periodo di pace. In caso contrario, la Russia «spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte».
Cosa dobbiamo attenderci dall’aver disatteso le richieste della Madonna e dall’aver continuato a offendere il Signore con sempre più orribili peccati? «Non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta! Come il re di Francia, si pentiranno e la faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa».
Queste guerre, che oggi affliggono l’umanità per schiavizzarla e sottometterla al piano infernale del Great Reset ispirato al Comunismo cinese, sono ancora una volta l’esito della nostra indocilità, della nostra ostinazione a credere che si possa calpestare la Legge del Signore e bestemmiare il Suo Santo Nome senza conseguenze. Quanta sciagurata presunzione! Quanto orgoglio luciferino!
Il mondo scristianizzato e la mentalità secolarizzata che ha contagiato anche i Cattolici non accettano l’idea di un Dio offeso dai peccati degli uomini, e che li punisce con flagelli perché si pentano e chiedano perdono. Eppure questo concetto è tra quelli che la mano creatrice di Dio ha impresso nell’anima di ogni uomo, ispirandole quel senso di giustizia che hanno anche i pagani. Ma proprio perché presente in tutti gli uomini di tutti i tempi, i contemporanei inorridiscono all’idea di un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi, un Dio che si mostra nella Sua collera, che chiede lacrime e sacrifici a chi Lo offende.
Dietro questa avversione per l’ira del Signore offeso dalle colpe dell’umanità – ed ancor più da quelle di coloro che Egli ha reso Suoi figli nel Battesimo – vi è l’odio implacabile del nemico del genere umano per il Sacrificio redentore di Nostro Signore Gesù Cristo, per la Passione del Figlio di Dio, per il riscatto che il Suo Sangue ha meritato a ciascuno di noi, dopo la caduta di Adamo e le nostre colpe personali.
Un odio che si consuma sin dalla creazione dell’uomo, nel folle tentativo di vanificare l’opera di Dio, di sfigurare la creatura fatta a Sua immagine e somiglianza, ed ancor più di impedire la riparazione divina di Cristo
Un odio che si consuma sin dalla creazione dell’uomo, nel folle tentativo di vanificare l’opera di Dio, di sfigurare la creatura fatta a Sua immagine e somiglianza, ed ancor più di impedire la riparazione divina di Cristo, nuovo Adamo, e di Maria, nuova Eva. Sulla Croce, il nuovo Adamo ripristina l’ordine infranto dal peccato come Redentore; ai piedi della Croce, la nuova Eva partecipa a questa restaurazione come Corredentrice.
Il fallimento dell’azione di Satana si compie nell’obbedienza della Seconda Persona della Santissima Trinità al Padre, nell’umiliazione del Figlio di Dio, così come la tentazione di Adamo si era consumata nella disobbedienza alla volontà del Signore e nell’orgogliosa presunzione di poter infrangere i Suoi ordini senza conseguenze.
Il mondo non accetta il dolore e la morte né come giusta punizione per il peccato originale e i peccati attuali, né come strumento di riscatto e di redenzione in Cristo. Ed è quasi un paradosso: proprio colui che con la tentazione dei nostri Progenitori ha introdotto nel mondo la morte, la malattia e il dolore, non tollera che questi possano essere anche strumento di espiazioni, accettati con umiltà per riparare alla Giustizia infranta. Non tollera che le armi di distruzione e di morte possano essergli strappate per diventare strumenti di ricostruzione e di vita.
L’uomo contemporaneo è nuovamente ingannato da Satana, come lo fu nel giardino dell’Eden
L’uomo contemporaneo è nuovamente ingannato da Satana, come lo fu nel giardino dell’Eden. Allora il Serpente gli fece credere che l’ordine di Dio di non cogliere il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non avrebbe avuto conseguenze, anzi che da quella disobbedienza Adamo sarebbe diventato simile a Dio; oggi lo illude che quelle conseguenze siano ineluttabili, e che egli non possa accettare la morte, la malattia, il dolore come giusta punizione, ribaltandole a proprio vantaggio con l’unirle alla Passione e Morte di Gesù Cristo.
Perché nell’accettazione della pena il reo accetta l’autorità del Giudice, riconosce l’infinita gravità della colpa, ripara al crimine commesso ed espia la sanzione meritata. Così facendo, egli torna nella Grazia di Dio, vanificando l’opera di Satana.
Per questo, quanto più si avvicina la fine dei tempi, tanto più si moltiplicano i tentativi del Maligno di cancellare non solo la Verità rivelata da Cristo e predicata attraverso i secoli dalla Santa Chiesa, ma di eliminare il concetto stesso di giustizia che sta alla base della Redenzione, l’idea della necessità della punizione per la violazione, della riparazione della colpa, della gravità della disobbedienza della creatura verso il Creatore.
È evidente che quanto più gli uomini sono indotti a credere di non aver commesso alcun peccato, tanto più essi penseranno di non doversi pentire di nulla, di non avere nessun debito di riconoscenza verso Dio che ha tanto amato il mondo, da dare il Suo Figlio Unigenito, obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.
Se ci guardiamo intorno, vediamo come questa cancellazione della Giustizia, del senso del Bene e del Male, dell’idea che vi sia un Dio che premia i buoni e punisce i malvagi porti ad una definitiva, irreparabile e irredimibile ribellione al Signore, premessa per la dannazione eterna delle anime.
Se ci guardiamo intorno, vediamo come questa cancellazione della Giustizia, del senso del Bene e del Male, dell’idea che vi sia un Dio che premia i buoni e punisce i malvagi porti ad una definitiva, irreparabile e irredimibile ribellione al Signore, premessa per la dannazione eterna delle anime
Il magistrato che assolve il criminale e punisce la persona retta; il governante che promuove il peccato e il vizio e condanna o impedisce le azioni oneste e virtuose; il medico che considera la malattia come un’opportunità di lucro e la salute come una colpa; il sacerdote che tace sui Novissimi e considera «pagani» concetti come la penitenza, il sacrificio e il digiuno in espiazione dei peccati sono tutti complici, forse inconsapevoli, di questo ultimo inganno di Satana.
Un inganno che da un lato nega a Dio la signoria sulle creature e il diritto di premiarle e punirle a seconda delle loro azioni; mentre dall’altro giunge a promettere beni e premi che solo Dio può concedere: «Tutto questo ti darò, se prostrato mi adorerai» (Mt 4, 9), osa dire a Cristo nel deserto, dopo averLo condotto sulla sommità del monte.
Gli eventi presenti, i crimini che quotidianamente sono commessi dall’umanità, la moltitudine di peccati che sfida la Maestà divina, le ingiustizie dei singoli e delle Nazioni, le menzogne e le frodi compiute impunemente non possono essere sconfitte con mezzi umani, nemmeno se un esercito si armasse per ripristinare la giustizia e punire i malvagi. Perché le forze umane, senza la Grazia di Dio e senza che siano vivificate da una visione soprannaturale, risultano sterili e inefficaci.
Ma vi è un modo per combattere questo inganno, nel quale l’umanità è caduta da oltre tre secoli, e cioè da quando ha avuto l’orgoglio e la presunzione di deificare l’uomo e usurpare a Gesù Cristo la Sua corona regale. E questo modo, infallibile perché divino, è il ritorno alla penitenza, al sacrificio, al digiuno.
Non la vana penitenza di chi corre su un tapis roulant, né lo stolto sacrificio di chi si rende sterile per non sovrappopolare il pianeta, né il vuoto digiuno di chi si priva della carne in nome dell’ideologia green. Questi sono ancora una volta inganni diabolici, con i quali mettiamo a tacere la nostra coscienza.
La vera penitenza, che la Santa Quaresima ci deve spronare a compiere con frutto, è quella con la quale ognuno di noi offre le privazioni e le sofferenze in espiazione dei propri peccati e di quelli commessi dal prossimo, dalle Nazioni e dagli uomini di Chiesa.
Il vero sacrificio è quello con cui ci uniamo con gratitudine e riconoscenza al Sacrificio di Nostro Signore, dando un senso spirituale e un fine soprannaturale al dolore che comunque meritiamo.
Il vero digiuno è quello con cui ci priviamo del cibo non per dimagrire, ma per ripristinare il primato della volontà sulle passioni, dell’anima sul corpo
Il vero digiuno è quello con cui ci priviamo del cibo non per dimagrire, ma per ripristinare il primato della volontà sulle passioni, dell’anima sul corpo.
Le penitenze, i sacrifici, i digiuni che compiremo in questa Santa Quaresima avranno un valore di riparazione ed espiazione che meriterà a noi, ai nostri cari, al nostro prossimo, alla Patria, alla Chiesa, al mondo intero e alle anime del Purgatorio quelle Grazie che sole possono fermare l’ira di Dio Padre, perché nel nostro unirci al Sacrificio del Suo Figlio tramuteremo in tesoro soprannaturale ciò che Satana ha causato a tutti noi, inducendoci al peccato con il disobbedire al Signore.
Questo tesoro ripristinerà l’ordine infranto, restaurerà la giustizia violata, riparerà alle colpe che abbiamo commesso in Adamo e personalmente.
Al chaos infernale va opposto il kosmos divino; al principe di questo mondo, il Re dei re; all’orgoglio l’umiltà, alla ribellione l’obbedienza. «A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme. […] Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti» (I Pt 2, 21-25).
Concludo questa meditazione citando l’Epistola della Messa del Mercoledì delle Ceneri: essa è tratta dal libro del Profeta Gioele e ci ricorda il ruolo di mediatori e intercessori dei sacerdoti nell’ammonire il popolo di Dio e nel chiamarlo alla conversione. Un ruolo che molti chierici hanno dimenticato, e che anzi rifiutano credendolo retaggio di una Chiesa fuori moda, che non sta al passo con i tempi, che crede ancora che il Signore debba essere «placato» con la penitenza e il digiuno.
Al chaos infernale va opposto il kosmos divino; al principe di questo mondo, il Re dei re; all’orgoglio l’umiltà, alla ribellione l’obbedienza
«Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un’adunanza solenne. Tra il vestibolo e l’altare i sacerdoti, ministri del Signore, piangano, e dicano: Perdona, Signore, perdona al tuo popolo, non abbandonare la tua eredità all’obbrobrio, non la render serva delle nazioni; che non si dica fra i popoli: Dov’è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha risposto e ha detto al suo popolo: Ecco che io vi manderò il frumento, il vino e l’olio, e ne avrete in abbondanza, e non vi farò più essere l’obbrobrio delle genti: dice il Signore onnipotente» (Gl 2, 15-19).
Finché abbiamo tempo, cari fratelli, chiediamo pietà a Dio, imploriamo il Suo perdono e ripariamo alle colpe commesse. Perché arriverà un giorno in cui il tempo della Misericordia sarà compiuto, ed inizierà quello della Giustizia. Dies illa, dies iræ: calamitatis et miseriæ; dies magna et amara valde. Quel giorno sarà un giorno d’ira: giorno di catastrofe e miseria; un giorno grande e veramente amaro. In quel giorno il Signore verrà a giudicare il mondo con il fuoco: judicare sæculum per ignem.
Voglia Iddio che gli ammonimenti della Madonna e dei Santi mistici ci inducano, in quest’ora di tenebre, a convertirci davvero, a riconoscere i nostri peccati, a vederli assolti nel Sacramento della Confessione, ad espiarli con digiuni e penitenze.
Perché il braccio della Giustizia di Dio sia fermato dai pochi, quando dovrebbe abbattersi sui molti. E così sia.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
2 Marzo 2022
Feria IV Cinerum, in capite jejuni
Spirito
La chiesa africana respinge l’«arcivescova» di Canterbury

La Chiesa anglicana della Nigeria ha ufficialmente rigettato la nomina della prima «arcivescova» di Canterbury. La reazione era stata pienamente anticipata.
L’arcivescovo nigeriano, metropolita e primate della Chiesa nigeriana, Henry Ndukuba, ha definito l’elezione di Sarah Mullally un «doppio rischio»: in primo luogo, perché impone una leadership femminile a chi non può accettarla, e in secondo luogo, perché promuove «una forte sostenitrice del matrimonio tra persone dello stesso sesso».
In una dichiarazione pubblicata lunedì su Facebook, Ndukuba si è chiesto come Mullally «speri di ricucire il tessuto già lacerato della Comunione anglicana», considerando i dibattiti in corso sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Lo Ndukuba ha sottolineato che la Nigeria, parte della Global Fellowship of Confessing Anglicans (GAFCON), «riafferma la sua precedente posizione di sostenere l’autorità delle Scritture» e rifiuta quella che ha chiamato «l’agenda revisionista» presente in alcune sezioni della Comunione.
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«Questa elezione è un’ulteriore conferma che il mondo anglicano globale non può più accettare la guida della Chiesa d’Inghilterra e quella dell’arcivescovo di Canterbury», ha dichiarato Ndukuba.
La GAFCON ha espresso «dispiacere» per la nomina di Mullally, sostenendo che la Chiesa d’Inghilterra ha «abbandonato gli anglicani nel mondo» e ha perso la sua autorità morale. La Chiesa d’Inghilterra non ha ancora risposto alla dichiarazione nigeriana.
Sarah Mullally, 63 anni, è stata nominata venerdì come 106° Arcivescovo di Canterbury, dopo l’approvazione della sua candidatura da parte di Re Carlo III. Assumerà l’incarico a gennaio, dopo la conferma definitiva dei vertici della Chiesa d’Inghilterra, diventando la prima donna a ricoprire questo ruolo.
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In gran parte dell’Africa subsahariana, la Chiesa anglicana e altre denominazioni cristiane mantengono una visione tradizionale su matrimonio e genere. La Chiesa della Nigeria, una delle più grandi province anglicane, definisce il matrimonio esclusivamente come l’unione tra un uomo e una donna e non ordina donne come sacerdoti o vescovi.
In Kenya, nonostante la consarazione del vescovo Rose Okeno abbia rappresentato una svolta storica, le donne in ruoli episcopali rimangono rare e le unioni tra persone dello stesso sesso sono fermamente respinte. Posizioni conservatrici simili predominano in Uganda e in gran parte dell’Africa orientale e occidentale. L’eccezione principale è la Chiesa anglicana dell’Africa meridionale, che ammette donne vescovo ma continua a sostenere l’insegnamento tradizionale sul matrimonio.
Come riportato da Renovatio 21, la comunione anglicana ha già visto a causa dell’elezione di una donna ad arcivescovo del Galles una rottura nelle sue pendici africane. In una conferenza a Kigali di due mesi fa, a seguito della nomina della «vescova» Cherry Wann ad arcivescovo del Galles, è stato concluso che «Poiché il Signore non benedice le unioni tra persone dello stesso sesso, è pastoralmente fuorviante e blasfemo formulare preghiere che invocano la benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
«La decisione della Chiesa in Galles di eleggere la Reverenda Cherry Vann come Arcivescovo e Primate è un altro doloroso chiodo nella bara dell’ortodossia anglicana. Celebrando questa elezione e la sua immorale relazione omosessuale, la Comunione di Canterbury ha ceduto ancora una volta alle pressioni mondane che sovvertono la buona parola di Dio» aveva commentato Laurent Mbanda, Presidente del Consiglio dei Primati della Global Anglican Future Conference (GAFCON).
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Immagine screenshot da YouTube
Gender
Il cardinale Zen condanna il «pellegrinaggio» LGBT nella Basilica di San Pietro: «offesa a Dio»

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Misteri
Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.
In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».
Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.
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Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.
Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.
.@charliekirk11: Mary is the SOLUTION to radical feminism in America! pic.twitter.com/75KsdXtS2s
— LifeSiteNews (@LifeSite) July 17, 2025
Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.
La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.
«Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».
«Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.
«Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».
Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.
Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.
Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.
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Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.
Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.
Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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