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Mons. Viganò è stato scomunicato per scisma: arrivata la sentenza del Vaticano

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Monsignor Carlo Maria Viganò è stato «è stato riconosciuto colpevole del delitto riservato di scisma» e quindi scomunicato latae sententiae.

 

Lo si apprende da un comunicato del Dicastero per la Dottrina della Fede apparso sul sito ufficiale del Vaticano.

 

«In data 4 luglio 2024, il Congresso del Dicastero per la Dottrina della Fede si è riunito per concludere il Processo penale extragiudiziale ex can. 1720 CIC a carico di S.E.R. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo titolare di Ulpiana, accusato del delitto riservato di scisma (cann. 751 e 1364 CIC; art. 2 SST)» scrive la nota vaticana.

 

«Sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II».

 

«All’esito del processo penale, S.E.R. Mons. Carlo Maria Viganò è stato riconosciuto colpevole del delitto riservato di scisma».

 

Quindi, «il Dicastero ha dichiarato la scomunica latae sententiae ex can. 1364 § 1 CIC».

 

«La rimozione della censura in questi casi è riservata alla Sede Apostolica» scrive ancora il comunicato che precisa che «questa decisione è stata comunicata a S.E.R. Mons. Viganò in data 5 luglio 2024».

 

Il testo del comunicato è per qualche ragione riportato subito sotto anche in inglese.

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La notizia è riportata anche dal portale Vatican News, che aveva dato notizia del processo contro l’arcivescovo solo dopo che lo aveva reso noto lo stesso Viganò, peraltro riprendendo la notizia proprio dal prelato.

 

«Com’è noto lo scorso 21 giugno era stato lo stesso prelato a divulgare integralmente il decreto che lo convocava a Roma per rispondere delle accuse dandogli la possibilità fino al 28 giugno di nominare un avvocato difensore che lo rappresentasse o facendo pervenire una memoria difensiva» scrive Vatican News. Non essendo avvenuto, gli è stato attribuito un difensore d’ufficio che ha svolto secondo le norme del Diritto la difesa di Viganò».

 

«A più riprese, negli ultimi anni, l’ex nunzio negli USA aveva dichiarato di non riconoscere la legittimità del Papa e dell’ultimo concilio» precisa il sito di notizie legato alla Santa Sede, che dà spiegazioni anche riguardo al significato della scomunica.

 

«Nella scomunica latae sententiae si incorre per il fatto stesso di aver commesso il delitto. Allo scomunicato è proibito di celebrare la Messa e gli altri sacramenti; di ricevere i sacramenti; di amministrare i sacramentali e di celebrare le altre cerimonie di culto liturgico; di avere alcuna parte attiva nelle celebrazioni appena citate; di esercitare uffici o incarichi o ministeri o funzioni ecclesiastici; di porre atti di governo».

 

«Il senso della scomunica è comunque quello di essere una pena medicinale che invita al ravvedimento, quindi si resta sempre in attesa di un ritorno della persona alla comunione» conclude Vatican News.

 

La notizia è ripresa anche dall’agenzia stampa religiosa SIR.

 

Curiosamente, mentre l’altra volta a dare notizia del processo era stato lo stesso Viganò con i media a seguire le sue dichiarazioni, stavolta la notizia non solo è stata immediatamente e coordinatamente battuta dalle agenzie legate al potere cattolico, ma anche dei media mainstream. Mentre scriviamo, vediamo che hanno dato la notizia l’agenzia ANSA, il Corriere, Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Tuttosport, Fanpage.

 

Mons. Viganò aveva risposto al processo con un comunicato in cui chiedeva ai fedeli cattolici di «resistere all’instaurazione del regno dell’Anticristo».

 

Renovatio 21 segue la vicenda e si riserva di fare a breve commenti ed analisi.

 

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Spirito

Satana e i modernisti contro la Santissima Trinità. Omelia di mons. Viganò

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Renovatio 21 pubblica l’omelia dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò nella Domenica della Santissima Trinità.      

IN ILLO UNUM

Omelia nella Domenica della Santissima Trinità

 

Gratias tibi, Deus, gratias tibi, vera et una Trinitas, una et summa Deitas, sancta et una Unitas.

Ant. ad Magn.

 

La Santa Chiesa celebra oggi, con particolare solennità, uno dei principali Misteri della Fede Cattolica: la Santissima Trinità, l’unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

Il Mistero – nell’accezione greca del termine μυστήριον – è ciò che la mente umana non riesce a conoscere se non mediante una Rivelazione divina. Nell’accogliere questa Rivelazione l’uomo accetta con umiltà il proprio stato di creatura bisognosa di un aiuto soprannaturale e gratuito, che vada al di là della razionale conoscenza di un unico Dio che premia i giusti e punisce i malvagi.

 

Ogni persona porta infatti in sé quell’impronta del Creatore che gli mostra i principi morali della Legge naturale; mentre la conoscenza dei divini Misteri quali appunto la Santissima Trinità e l’Incarnazione è possibile solo grazie alla Fede in ciò che l’autorità del Dio rivelante ci propone a credere mediante il Magistero della Chiesa.

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Questa visione implica due verità. La prima, che all’uomo corrotto dal peccato originale è teoricamente possibile salvarsi – laddove egli ignori totalmente il Vangelo – anche solo comportandosi rettamente e seguendo il lume della retta ragione. La seconda, che solo nell’unica vera Chiesa di Cristo, Cattolica Apostolica Romana, unica custode della Rivelazione divina e depositaria dei mezzi della Grazia santificante, l’uomo peccatore, purificato dal Battesimo, ha gli strumenti ordinari che gli permettono di fatto di salvarsi, professando la Fede Cattolica che Nostro Signore ha insegnato agli Apostoli e che la Santa Chiesa ci propone infallibilmente a credere.

 

Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me, ha detto il Signore (Gv 14, 6). Se crediamo che Gesù Cristo è Figlio unigenito del Padre, che Si è incarnato per noi uomini e per la nostra salvezza, che ha patito ed è morto per noi, che è risorto e che siede alla destra del Padre; e se conformiamo la nostra condotta di vita alla Sua santa Legge e a ciò che Nostro Signore ci ha comandato, saremo salvi.

 

E per credere questo, dobbiamo anche credere nella Santissima Trinità, che Egli ci ha fatto conoscere e di cui portiamo, in quanto Sue creature, l’impronta indelebile. È infatti la dimensione trinitaria della nostra natura umana che ci rende veramente ad immagine e somiglianza di Dio, del Dio Uno e Trino. Le nostre facoltà rimandano ai divini attributi: alla memoria del Padre, all’intelletto del Figlio, alla volontà dello Spirito Santo.

 

Chi crede che il Mistero della Santissima Trinità sia materia da teologi e che l’uomo comune possa ignorarlo compie un imperdonabile errore, anzitutto perché mette in discussione quella mirabile pedagogia che il Signore ha voluto adottare con noi, rendendoci partecipi non solo della conoscenza delle Tre divine Persone, ma anche della loro natura divina, nel momento in cui con la Sua Incarnazione Nostro Signore ha assunto la natura umana. Una bellissima preghiera dell’Offertorio, composta da San Leone Magno, recita:

 

«Deus, qui humanæ substantiæ dignitatem mirabiliter condidisti et mirabilius reformasti, da, per hujus aquæ et vini mysterium, ejus divinitatis esse consortes, qui humanitatis nostræ fieri dignatus est particeps, Jesus Christus, Filius tuus, Dominus noster».

 

«O Dio, che in modo meraviglioso hai creato la nobile natura dell’uomo e ancor più meravigliosamente l’hai riformata, concedi, mediante il mistero di quest’acqua e questo vino, di essere consorti della divinità di Colui, che si è degnato di farSi partecipe della nostra umanità, Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore».

 

Se non professiamo la nostra fede nella Santissima Trinità, non possiamo comprendere la ragione che rende la nostra Religione Cattolica unica e veramente divina, non solo credibile, ma da credersi (credenda): il miracolo inaudito dell’Incarnazione del Figlio Unigenito del Padre, con la cooperazione dello Spirito Santo, per redimerci e strapparci alla morte eterna che per nostra colpa abbiamo meritato in Adamo. Ed è sempre trinitaria la nostra vita: al Padre dobbiamo la nostra creazione, al Figlio la nostra redenzione, allo Spirito Santo la nostra santificazione.

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Questo ci porta ad una visione teocentrica – anzi, più propriamente cristocentrica – del κόσμος divino, dell’ordine di tutte le cose, che trovano il proprio principio e il proprio fine in Cristo, secondo le parole dell’Apostolo: Instaurare omnia in Christo (Ef 1, 10). Perché è in virtù dell’unione ipostatica che l’Uomo-Dio, nuovo Adamo, restaura quell’ordine che Adamo aveva violato. Un ordine divino che si fonda su Dio Verità e Carità, portando anche noi a credere e ad amare, veritatem facientes in caritate (Ef 4, 15).

 

Ma chi si oppone, cari fratelli, a questa visione ordinata e perfettissima, che riflette le perfezioni della Santissima Trinità, se non colui che è mentitore e omicida sin dal principio (Gv 8, 44)? Satana non è capace di amore, ma solo di odio; non crea nulla, sa solo distruggere; e il suo odio non è rivolto solo a Dio, ma anche a noi uomini, perché il Verbo eterno del Padre ha scelto di farsi carne, di diventare uomo.

 

Se dunque la nostra salvezza dipende dal credere nella Santissima Trinità e nell’Incarnazione, è ovvio che Satana faccia di tutto per adulterare la purezza della Fede e cercare di vanificare così l’opera della Redenzione. Perché chi crederà sarà salvo; e chi non crederà sarà condannato (Mc 16, 16). L’invidia del Diavolo per il nostro destino soprannaturale, che nel suo orgoglio gli è stato negato, lo porta a scatenarsi proprio nel farci credere che possiamo salvarci senza credere nella Santissima Trinità e nell’Incarnazione. 

 
 

Lo scorso 13 settembre, in occasione di un viaggio a Singapore, Jorge Bergoglio aveva affermato che tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono – faccio un paragone – come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. ‘Ma il mio Dio è più importante del tuo!’. È vero questo? C’è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini. Understood?

 

Queste parole blasfeme ci fanno inorridire per la loro intrinseca matrice satanica. Esse sovvertono la realtà oggettiva, relativizzandola e adattandola a come essa è percepita dal singolo. I modernisti dell’Ottocento attribuivano la molteplicità delle dottrine al «bisogno del sacro» nell’uomo, e questa esigenza immanente si tradusse prima nell’ecumenismo verso gli acattolici, per poi allargarsi alle false religioni e alle superstizioni idolatriche, e infine confluire nel panteismo, nel Cristo cosmico di Teilhard de Chardin, nella Pachamama.

 

La Rivelazione cristiana, per i modernisti, non consiste nell’azione del Dio vivo e vero che Si fa conoscere e Si rivela nei Suoi Misteri all’uomo, Sua creatura, ma nella proiezione di un immanente «sentimento religioso», in una chimera creata dall’uomo – un idolo, letteralmente – e quindi dipendente dalla sua cultura, dall’ambiente in cui è nato, dai condizionamenti esterni, dalla società.

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Nella visione cattolica, l’uomo creatura si inchina alla Maestà divina del Creatore che Si manifesta e Si rivela; nel delirio modernista, Dio è una creatura dell’uomo, che in ragione della sua infinita dignità è libero di scegliersi gli dèi da annettere al proprio pantheon. E cos’è questo, se non l’applicazione dell’idealismo hegeliano in ambito teologico, secondo cui la realtà è il prodotto della ragione o dello spirito? È su questa base filosofica che si fonda l’intero edificio ereticale dell’ecumenismo del Vaticano II, riassunto dalla visione sincretista della Casa della Famiglia Abramitica di Abu Dhabi.

 

Una tale visione antropocentrica e immanentista della religione è ovviamente in aperta contraddizione con il Credo cattolico, che si fonda invece sull’azione rivelatrice della Santissima Trinità mediante l’Incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo, con la cooperazione dello Spirito Santo. La nostra santa Religione non è il frutto di cervellotiche speculazioni, né la proiezione di un «bisogno del sacro» cui l’uomo dà una risposta parziale e incompleta, «qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano». Essa è invece l’insieme delle dottrine e dei precetti che Gesù Cristo – vero Dio e vero Uomo – ha insegnato agli Apostoli e comandato loro di trasmettere intatto a tutti gli uomini, perché possano salvarsi dalla dannazione eterna che hanno meritato peccando in Adamo.

 

La società moderna, impregnata di relativismo, è vittima di un grande, diabolico inganno. Essa non crede che esista una verità oggettiva, ma che ciascuno possa crearsi una propria realtà virtuale, che è vera e falsa allo stesso tempo. Che Dio sia trino o meno; che la Seconda Persona della Santissima Trinità Si sia incarnata o meno non è dunque importante, perché per i neomodernisti il fine della religione non è conoscere, adorare, amare e servire Dio e meritare la beatitudine eterna, bensì avere un comune e quanto più possibile generico concetto del divino che serva la causa della fraternità universale, senza alcuna prospettiva ultraterrena.

 

È proprio questo che fa la Rivoluzione: essa muta il fine in mezzo e il mezzo in fine – ossia abbassa il Dio vivente a idolo tra i tanti, oppure erige un idolo al posto del Dio vivente. Ossia, negare la Verità per affermare ogni errore; non riconoscere il Dio Uno e Trino, per poter riconoscere tutti gli idoli. E questa è opera intrinsecamente diabolica.

 

Papa Leone ha scelto come proprio motto In illo uno unum, che riprende questo passo di Sant’Agostino tratto dalla Esposizione del Salmo 127:

 

Voi dunque siete molti e siete uno; noi siamo molti e siamo uno. In che modo, pur essendo molti, siamo uno? Perché ci teniamo strettamente uniti a Colui del Quale siamo membra, e se il nostro Capo è in cielo lassù Lo seguiranno anche le membra.

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Il Salmo 127 inizia con queste parole: Beati omnes qui timent Dominum, qui ambulant in viis ejus. Beati coloro che temono il Signore, che camminano nelle Sue vie. È in relazione a queste parole del Salmista che dobbiamo leggere e comprendere il commento del Santo Vescovo di Ippona.

 

Non nel perseverare sulla via di quel falso ecumenismo irenista che tace la Verità per compiacere lo spirito del mondo, ma nel ritornare al principio unico, ontologico della realtà trascendente e indefettibile del Dio Uno e Trino, tenendoci strettamente uniti a Colui del quale siamo membra, l’Uomo-Dio, il Verbo fatto carne, senza il Quale è impossibile venire al Padre.

 

Possa essere questo non un mero auspicio, ma la fiduciosa speranza di veder finalmente ricapitolate tutte le cose in Cristo, resa gloria alla Santissima Trinità, onore alla Santa Chiesa e al Papato, salvezza alle anime che il divino Pastore ha affidato al Suo Vicario in terra.

 

E così sia.

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

15 Giugno MMXXV Dominica I post Pentecostem, in festo Ss.mæ Trinitatis

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Immagine: Leandro Bassano (1557–1622), La Trinità, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, Venezia, Cappella della Trinità. Immagine di Didier Descouens via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata  
   
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Cina

Cina, vescovo «sotterraneo» riconosciuto come ausiliare anche dalle autorità pechinesi

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La cerimonia si è svolta oggi nella provincia del Fujian, mentre Leone XIV – nella sua prima scelta riguardante la Chiesa in Cina æ nominava formalmente mons. Lin Yuntuan accanto all’ordinario mons. Cai Bingrui (l’ultimo vescovo cinese nominato da Francesco a gennaio). Soddisfazione della Santa Sede per un «passo rilevante» che conferma il «cammino di comunione» alla base dell’Accordo con Pechino. Il precedente di Mindong e la speranza in un esito migliore.

 

Nella provincia cinese del Fujian un vescovo fino ad ora «sotterraneo» è stato riconosciuto ufficialmente dalle autorità di Pechino. E papa Leone XIV lo ha oggi nominato come vescovo ausiliare di Fuzhou, in quella che è la sua prima nomina legata alla Chiesa in Cina. Mons. Giuseppe Lin Yuntuan, 73 anni, che secondo quanto comunicato oggi dalla Santa Sede aveva già ricevuto l’ordinazione episcopale alla fine del 2017, è stato insediato questa mattina ufficialmente come ausiliare di mons. Cai Bingrui. Quest’ultimo era stato nominato vescovo di Fuzhou da papa Francesco nel gennaio scorso in quella che è stata la sua ultima nomina episcopale per la Chiesa in Cina: è facile dunque leggere la continuità con quanto accaduto oggi.

 

E si tratta di un fatto importante nel quadro dell’Accordo tra Roma e Pechino sulla nomina dei vescovi in vigore dal 2018 e rinnovato per altri quattro anni nell’ottobre scorso.

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Il riconoscimento da parte delle autorità politiche di mons. Lin Yuntuan va infatti nella direzione di un cammino verso l’unità in una comunità che – come ricordavamo a gennaio su AsiaNews – è una delle più significative per la storia del cattolicesimo cinese, ma è anche stata segnata da profonde divisioni. Che questa fosse la direzione lo faceva già intuire il commento che mons.

 

Lin Yuantuan aveva diffuso allora in occasione della nomina del vescovo Cai Bingrui, molto più giovane (57 anni) e già in precedenza vescovo di Xiamen. Il presule «sotterraneo» scriveva già cinque mesi fa che la Santa Sede ne auspicava «la collaborazione attiva nel guidare il clero, le suore e i fedeli di Fuzhou affinché siano obbedienti e sostengano il vescovo Cai Bingrui». Dunque l’atto avvenuto oggi conferma in maniera formale queste parole, affidandogli un ruolo ora riconosciuto anche dagli organismi ufficiali della Chiesa in Cina, controllati dal Partito.

 

Della cerimonia di insediamento avvenuta questa mattina nella cattedrale di Fuzhou alla presenza di circa 300 persone ha dato notizia anche China Catholic, il sito dell’Associazione patriottica. L’evento è stato presieduto dal vescovo di Mindong mons. Vincenzo Zhan Silu (che è uno dei due vescovi cinesi che hanno partecipato al Sinodo dello scorso ottobre in Vaticano), insieme ovviamente al vescovo ordinario di Fuzhou mons. Cai Bingrui e al vescovo Pietro Wu Yishun della prefettura di Shaowu (Minbei) nel Fujian settentrionale (che è un altro degli ultimi vescovi nominati l’anno scorso ai sensi dell’Accordo). Insieme a mons. Lin Yuantuan hanno poi concelebrato tutti insieme una Messa di ringraziamento.

 

China Catholic si affretta a rassicurare che il nuovo vescovo ausiliare ha giurato di rispettare «la Costituzione e le leggi del Paese, salvaguardare l’unità della madrepatria e l’armonia sociale, amare il Paese e la religione, aderire al principio di indipendenza e autogestione della Chiesa, seguire la direzione della sinicizzazione del cattolicesimo nel nostro Paese e contribuire alla costruzione complessiva di un moderno Paese socialista e alla promozione a tutto campo della grande rinascita della nazione cinese».

 

Paiono però più che affermazioni di sostanza rassicurazioni formali, per nascondere un dato evidente: il riconoscimento che le comunità «sotterranee» sono un volto importante nella storia e nel presente della Chiesa nel Fujian. Non a caso anche il predecessore di mons. Cai Bingrui, il vescovo Pietro Lin Jiashian morto a 88 anni nel 2023, era un ex vescovo «clandestino», passato anche per i lavori forzati e poi riconosciuto dalle autorità nel 2020, sempre ai sensi dell’Accordo tra Pechino e la Santa Sede.

 

Si capisce – dunque – la soddisfazione della Santa Sede per quanto avvenuto oggi che segna oggettivamente un passo avanti nella linea voluta da papa Francesco nei rapporti con la Chiesa in Cina.

 

«Si apprende con soddisfazione – ha dichiarato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni – che oggi, in occasione della presa di possesso dell’ufficio di vescovo ausiliare di Fuzhou da parte di mons. Giuseppe Lin Yuntuan, il suo ministero episcopale viene riconosciuto anche agli effetti dell’ordinamento civile. Tale evento costituisce un ulteriore frutto del dialogo tra la Santa Sede e le autorità cinesi ed è un passo rilevante nel cammino comunionale della diocesi».

 

La sfida ora sarà vedere quale ruolo effettivo verrà assegnato al vescovo ausiliare Lin Yuantuan nel governo della diocesi e quanto la sua presenza aiuterà davvero a superare la frattura tra cattolici «ufficiali» e comunità «sotterranee».

 

La speranza è che le cose vadano meglio rispetto a quanto accaduto nella vicina diocesi di Mindong, dove nel 2018 il Vaticano aveva adottato la stessa soluzione nominando il vescovo “ufficiale” mons. Zhan Silu come ordinario, affiancandogli il «clandestino» mons. Vincenzo Guo Xijin come ausiliare.

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La «coabitazione» durò però poco con mons. Guo che – relegato ai margini – dopo appena due anni rinunciò all’incarico. E ancora recentemente ha dovuto subire gravi restrizioni perché gli organismi ecclesiali controllati dal Partito non tollerano che molti cattolici locali facciano ancora riferimento a lui almeno per la loro vita spirituale.

 

Con la scelta annunciata oggi e le parole di commento diffuse dalla Santa Sede, papa Leone XIV mostra comunque chiaramente di voler proseguire nell’attuazione dell’Accordo firmato dal Vaticano con Pechino nel 2018. Resta però da vedere quali scelte prenderà rispetto alle due elezioni di candidati vescovi avvenute durante il periodo della sede vacante a Shanghai (per un nuovo vescovo ausiliare) e nella diocesi di Xinxiang (per un nuovo ordinario nella provincia dell’Henan).

 

Per le vicende interne delle due diocesi, infatti, queste due nomine contengono risvolti più problematici rispetto a quella odierna nella diocesi di Fuzhou.

 

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Immagine da AsiaNews

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Monsignor Eleganti: rivolte e violenze nelle strade dell’Occidente rivelano l’influenza dell’Anticristo e dei demoni

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Renovatio 21 pubblica questo scritto di monsignor marian Eleganti, Vescovo Ausiliare emerito della Diocesi di Coira, Svizzera, apparso su LifeSiteNews.   Ci sono raggi di speranza: il numero crescente di battesimi di adulti in tutto il mondo, le conversioni dall’Islam al Cristianesimo, i tanti giovani e famiglie che stanno gettando un nuovo fondamento spirituale per la loro vita nella loro devozione alla fede cattolica e che hanno compiuto un pellegrinaggio da Parigi a Chartres a Pentecoste (menzionato come pars pro toto).   La nostra speranza è in Dio. La vittoria appartiene a GESÙ CRISTO. Questo è certo, e ne siamo convinti. Ma non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo; siamo ancora nel mezzo del dramma.   Allo stesso tempo, infatti, vediamo il brutto volto del caos e della distruzione in molti Paesi del mondo, come di recente nelle strade di Los Angeles. La diffusione dell’Islam, che diventerà la religione maggioritaria in molti paesi entro il 2050, e l’avanzato decadimento spirituale delle società un tempo cristiane, di cui è responsabile la sinistra politica e ideologica, hanno un denominatore comune: il rifiuto del cristianesimo.

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Per oltre mille anni, dopo il crollo dell’Impero Romano e il caos delle migrazioni, si è costruito un nuovo ordine (medievale), il cui simbolo fisico è la cattedrale. La più famosa di queste, Notre Dame, è arsa come una torcia. Ma è stata restaurata, il che rasenta il miracolo. Ci sarà anche un miracolo spirituale? Una svolta verso il cosmo cristiano, che contrasti il ​​caos in cui stanno sprofondando molte parti del mondo occidentale?   Le forze distruttive e caotiche che sono evidenti nelle strade delle città globali, ma anche sottilmente nelle nuove leggi, nei programmi politici, nella dissoluzione della verità oggettiva e nelle strategie manipolative che cambiano la società e dissolvono l’ordine cristiano della libertà, hanno un denominatore comune: il superamento del cristianesimo!   È sorprendente che le forze atee, rivoluzionarie e caotiche siano tutte politicamente di sinistra e anarchiche. In un’alleanza innaturale con loro, la migrazione dell’Islam viene sistematicamente promossa, accarezzata anche dalla sinistra, perché porrà fine al cristianesimo.   Paradossalmente, tutte queste forze hanno anche un padre comune: l’Anticristo! Ha molte forme, che cambia costantemente. Ma ha un solo nemico: il cristianesimo, o più precisamente, la Chiesa cattolica. È il padre della menzogna, e coloro che lo seguono sono i suoi figli, che attraversano i mari per conquistare discepoli che poi diventeranno ancora peggiori di loro.   A questa espansione del sentimento anticristiano si contrappone un cristianesimo dormiente, generalmente scomparso. I demoni dominano la società e i singoli autori di tali violenze, come gli aggressori con l’accoltellamento e gli assassini spietati, ma anche i terroristi in tutto il mondo, che si sono moltiplicati in modo esponenziale.   La violenza anarchica si manifesta a volte in atti di violenza mostruosi e palesi, a volte in ideologie, visioni del mondo, politiche ed etiche perfide e abilmente concepite, tutte prive di Dio. L’ubiquità di menzogne, manipolazioni e propaganda è inequivocabile.   A ciò si accompagna la progressiva perdita della libertà donataci da Dio e dei costumi ispirati al Cristianesimo (rispetto per le persone e la proprietà). I potenti flussi finanziari e i monopoli dei dati, necessari per la ristrutturazione del mondo e in cui si investe, stanno guidando un evento apocalittico attraverso relativamente poche mani, una che lava l’altra.   Queste stesse persone sono anche i guerrafondai, perché le guerre sono per loro un mezzo per nascondere i propri fallimenti e colpe e per stabilire un nuovo ordine o assicurare il proprio potere attraverso il controllo delle risorse naturali e della ricchezza. Sono sempre gli altri a morire, gli schiavi utili e gli ingannati, come nell’era del COVID, ma anche gli innocenti.  
  L’individuo, creato a immagine di Dio e dotato di libertà e dignità inviolabile dal Creatore, è in balia degli altri. Sono proprio queste cose che gli vengono tolte. Non si può che dire: Dio abbia pietà di noi!   Ma le persone nell’Occidente un tempo cristiano non se ne sono ancora accorte. Hanno già ingerito troppo veleno del serpente per accorgersene. E meno si parla del diavolo e si crede in lui, più si è influenzati e dominati da lui. Chi non è d’accordo con me su questo punto non sta discutendo con me, ma con la Sacra Scrittura (Apocalisse).   Su questo punto, sono d’accordo con Papa Francesco. Loro, soprattutto i più giovani, credono che prosperità e libertà dureranno per sempre senza che noi dobbiamo fare alcuno sforzo. Mancano di quella connessione con Dio che darebbe loro maggiore chiarezza mentale. E senza questa connessione, i demoni, di cui si parla qui in modo volutamente esteso, se la cavano facilmente con loro.   Il tempo trascorso davanti a uno schermo e la preghiera (fede) sono inversamente proporzionali per la maggior parte dei nostri contemporanei. Cioè, quest’ultima (fede, preghiera e relazione con Dio) tende a zero. Questo rende felice il demonio, se ne è capace.   Se non ci volgiamo a Cristo, non prospereremo più nel nuovo mondo. Anzi, potremmo presto cessare di esistere. Molti desiderano proprio questo: la scomparsa di nazioni e cosiddette razze. Perché abbiamo sacrificato la nostra prole a «Moloch» (l’aborto) o l’abbiamo impedita noi stessi in nome di una libertà sessuale a doppio taglio.   Non siamo diventati più felici, ma siamo minacciati di decadenza ed estinzione. E coloro che prenderanno il nostro posto sono già ai blocchi di partenza e lo stanno già gridando apertamente nelle nostre strade, ad esempio a Londra o ad Amburgo.   Comunisti, marxisti, fascisti, relativisti, decostruzionisti, atei, postmoderni, wokeisti, transumanisti, capitalisti, globalisti e, sì, umanisti: troppo spesso sono diventati varianti del male anticristiano che si presenta sotto le spoglie del promotore del miglioramento del mondo.

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Il demonio opera come un angelo di luce affinché le persone lo seguano. Seduce gli accecati sotto le spoglie della bontà. Sono tutti moralisti e puristi che amano usare la violenza e legittimarla moralmente, a prescindere dalla questione: il clima o la Palestina, per citarne solo due. L’individuo non conta nulla. Può essere distrutto o danneggiato senza pietà in nome della propria visione di «giustizia».   E poiché il cristianesimo protegge l’individuo e la famiglia, essi devono essere eliminati, così come la libertà su internet e nella «vita reale» politica. Il nuovo ordine viene imposto, preferibilmente in modo tale che non ce ne accorgiamo, o solo quando è troppo tardi.   Se non vogliamo il diavolo come padre, allora dobbiamo rivolgerci a Gesù Cristo. È davvero così semplice. Questa è l’unica conclusione che si può trarre da queste osservazioni provocatorie.   Marian Eleganti Vescovo

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