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Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»
Renovatio 21 pubblica questo testo dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò apparso su X.
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene purificatrici del Purgatorio – si leva alla Augusta Vergine Madre, Nostra Signora, che onoriamo quale Regina in virtù della Sua divina Maternità, dei meriti della Corredenzione e degli specialissimi privilegi di cui, in vista dell’Incarnazione, Ella è stata insignita dalla Santissima Trinità.
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene… pic.twitter.com/2fH1Ro36Oq
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) December 1, 2025
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A quelle voci si uniscono quelle delle Gerarchie angeliche e dei Santi, che dalla loro dimora di gloria celebrano Colei che, sopra tutte le creature, è stata scelta per essere il Tabernacolo dell’Altissimo, l’Arca dell’Eterna Alleanza in cui è custodita la pienezza della Legge, il Pane della Vita, lo scettro del nuovo Aronne, l’olio dell’Unzione regale e sacerdotale.
Maria Santissima è anche Regina Crucis: la Sua Regalità, sul modello della Signoria di Cristo, è stata conquistata nella co-Passione e coronata nella Corredenzione, perché non vi può essere la gloria della vittoria senza prima salire il Calvario
Chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re, né può sperare di aver parte al banchetto del Sovrano chi non onora Sua Madre.
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Immagine: vetrata raffigurante l’Annunciazione originariamente installata nella Cattedrale di Santa Vibiana, Los Angeles, California, USA; ora si trova nel Mausoleo della Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli, Los Angeles.
Immagine di via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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Gran Bretagna, ondata persistente di conversioni al cattolicesimo
Un recente rapporto evidenzia un fenomeno inaspettato: le conversioni del clero anglicano alla Chiesa cattolica sono in aumento e le riordinazioni rappresentano un contributo significativo in un momento in cui le vocazioni sacerdotali stanno diventando scarse in un mondo anglosassone duramente colpito dalla secolarizzazione.
Il Tamigi sta diventando un affluente del Tevere? Si potrebbe essere tentati di pensarlo alla luce del rapporto pubblicato il 20 novembre 2025 dalla Saint Barnabas Society, intitolato «Convert Clergy in the Catholic Church in Britain». Questo documento di 24 pagine, co-autore del sociologo della religione Stephen Bullivant, professore alla St. Mary’s University di Londra, offre una panoramica completa di oltre tre decenni di «migrazioni» ecclesiastiche.
Basandosi sugli archivi di mons. John Broadhurst, un ex «vescovo» anglicano ordinato sacerdote cattolico (le ordinazioni anglicane sono invalide), e su interviste a 36 convertiti, il rapporto rivela che quasi 700 tra sacerdoti e religiosi di varie confessioni anglicane in Inghilterra, Galles e Scozia hanno scelto di unirsi alla Chiesa cattolica romana dal 1992.
Tra questi, 491 sono stati ordinati nella Chiesa cattolica: 486 sacerdoti e 5 diaconi. Questo afflusso, lungi dall’essere un fenomeno isolato, rappresenta circa un terzo di tutte le ordinazioni sacerdotali cattoliche in Inghilterra e Galles nello stesso periodo. Questa tendenza fa parte di una storia segnata da svolte decisive.
Tutto iniziò nel 1992, quando la Chiesa d’Inghilterra (anglicana) votò per l’ordinazione sacerdotale delle donne, suscitando scalpore tra gli anglicani devoti alla tradizione apostolica. Questa decisione innescò una prima ondata massiccia: quasi 160 conversioni di clero solo nel 1994, più del doppio rispetto agli anni precedenti.
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I convertiti, spesso provenienti da parrocchie anglicane piuttosto tradizionali, considerarono questa misura una rottura insormontabile con l’eredità patristica: «Per molti, l’ordinazione delle donne invalida la consacrazione eucaristica», osserva il rapporto, evidenziando come questo disagio dottrinale abbia spinto centinaia di pastori a cercare rifugio nella Chiesa cattolica.
Una seconda ondata si verificò nel 2011 sotto Benedetto XVI. Durante la sua visita pastorale in Gran Bretagna nel 2010, promulgò la costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus, creando ordinariati personali in comunione con Roma per accogliere gli anglicani, consentendo loro di preservare alcune tradizioni: liturgia, musica. Nel 2011, ci furono più di 80 ricevimenti, e quasi 40 nel 2012. L’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham divenne un rifugio per questi «pellegrini del Tevere».
Fino ad oggi, il flusso non è diminuito. Il rapporto sottolinea una «continuità stabile»: ogni anno, fino a 11 chierici anglicani si uniscono alla Chiesa cattolica e altrettanti vengono ordinati. Dal 2015 al 2024, gli ex anglicani hanno rappresentato il 9% delle ordinazioni diocesane in Inghilterra e Galles. Includendo gli ordinariati, questa percentuale sale al 35% per il periodo 1992-2024.
Questo afflusso positivo compensa in parte il calo generale delle vocazioni cattoliche nel Regno Unito, in calo negli ultimi decenni: «È una fonte importante di vocazioni cattoliche, molto più importante di quanto si possa immaginare», afferma Stephen Bullivant, preoccupato per un possibile «vuoto pastorale» in futuro: i convertiti dei primi anni si stanno avvicinando alla pensione: «Un’ondata di abbandoni potrebbe benissimo colpire tutti in una volta», avverte il rapporto.
Le ragioni di queste conversioni spesso trascendono i semplici disaccordi dottrinali. Mentre l’ordinazione delle donne rimane il motivo principale della conversione – esacerbata dalle persistenti divisioni all’interno della Comunione Anglicana – i convertiti sottolineano un’aspirazione più profonda: l’unità visibile con la Sede di Pietro.
Il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, lo esprime nella prefazione del rapporto: «La loro conversione al cattolicesimo si spiega meno con il rifiuto della loro ricca eredità anglicana che con un’impellente necessità di integrarsi nella piena comunione visibile della Chiesa cattolica, unita al successore di Pietro». Le testimonianze raccolte nel rapporto confermano questa spiegazione.
Il rapporto, tuttavia, non trascura alcuni insuccessi: dei 700 membri del clero e religiosi convertiti, 35 sono tornati all’anglicanesimo, inclusi cinque dei 491 cattolici ordinati. Solo uno ha optato per l’Ortodossia. Ciononostante, la valutazione complessiva rimane ampiamente positiva e dimostra che il vero ecumenismo, quello che porta frutti, è quello praticato da una Chiesa che espone con orgoglio la bandiera del suo insegnamento.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine: Ingresso Nord-Ovest della Cattedrale di Westminster
Immagine di Antiquary via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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