Spirito
Mons. Faure: la Vergine Corredentrice ravvivi la fede dei suoi figli e ci dia il coraggio di protestare e di riparare
Renovatio 21 riceve e pubblica la traduzione di questo testo di monsignor Jean-Michel Faure. Ci chiedono di scrivere che la presente traduzione non è stata verificata dall’autore del testo originale.
Lo scorso 4 novembre, il mondo intero è stato messo a conoscenza, con stupore e indignazione, del testo che Sua Eminenza il Cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, aveva appena pubblicato con l’approvazione del Papa.
Il documento, intitolato Mater Populi fidelis, è una «Nota dottrinale su alcuni titoli mariani che si riferiscono alla cooperazione di Maria all’opera di salvezza».
Questo testo, con il falso pretesto di non sminuire la funzione come Salvatore di Nostro Signore Gesù Cristo, insegna che «l’uso del titolo di “Corredentrice” per definire la cooperazione di Maria è sempre inopportuno» e che «è necessaria una particolare prudenza nell’applicazione dell’espressione “Mediatrice” a Maria».
«Il Sommo Pontefice Leone XIV, il 7 ottobre 2025, festa del Santissimo Rosario, ha approvato la presente Nota, deliberata nella sessione ordinaria di questo Dicastero, in data 26 marzo 2025, e ne ha ordinato la pubblicazione».
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Lo scandalo è enorme. Ricordiamo che il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede è una delle cariche più importanti del Vaticano dopo quella del cardinale segretario di Stato. Abbiamo così le due più alte autorità della Chiesa cattolica in materia dottrinale che si presentano di fronte al mondo a dare uno schiaffo alla nostra santa Madre, con il falso pretesto del rispetto per suo Figlio e con il chiaro obiettivo dichiarato dell’ecumenismo.
Anche se i titoli di Corredentrice e Mediatrice di ogni grazia non sono stati ancora definiti dogmaticamente, questa affermazione va contro la Tradizione: numerosi teologi (e tra i più seri, come padre Garrigou-Lagrange, O.P.) hanno teologicamente certificato questi attributi di Nostra Signora, e persino alcuni papi hanno usato questi termini nei loro insegnamenti.
– Papa Pio IX, nella bolla Ineffabilis Deus dell’8 dicembre 1854, che definisce il dogma dell’Immacolata Concezione, afferma:
«Allo stesso modo – come tutti i fedeli cristiani devono sapere e comprendere pienamente –, la Beata Vergine Maria, fin dal primo istante del suo concepimento, è stata, per una grazia e un privilegio singolari di Dio Onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, preservata intatta da ogni macchia di peccato originale; così appare chiaro a tutti che ella è stata onorata dal nostro Signore Gesù Cristo, suo unico Figlio, di un amore così grande ed elevata a una dignità così eminente che, unita a lui da un legame intimissimo e indissolubile, intercede potentemente presso di lui ed è mediatrice e avvocata di tutto il mondo; poiché molto grande è la grazia di cui gode presso Dio e molto efficaci sono le sue intercessioni».
– Papa Leone XIII, enciclica Magnae Dei Matris, dell’8 settembre 1892, la quinta delle undici encicliche scritte da Papa Leone XIII sul Rosario:
«… Alla sua intercessione attribuiamo i numerosi e notevoli doni che abbiamo ricevuto da Dio…».
– Papa San Pio X (1903-1914), nell’enciclica Ad diem illum del 2 febbraio 1904:
«La conseguenza di questa comunanza di sentimenti e di sofferenze tra Maria e Gesù è che Maria «meritò legittimamente di diventare la mediatrice dell’umanità decaduta» (Eadmeri Mon., De Excellentia Virg. Mariæ, c. IX), e, di conseguenza, dispensatrice di tutti i tesori che Gesù ci ha acquisito con la sua morte e con il suo sangue (…) a causa di questa già menzionata comunione di dolori e angosce tra la Madre e il Figlio, a questa augusta Vergine è stato concesso «di essere presso il suo unico Figlio la potentissima mediatrice e avvocata del mondo intero » (Pius IX, in Bull. Ineffabilis)»
«Tuttavia, poiché Maria supera tutti in santità e in unione con Gesù Cristo, e poiché è stata associata da Gesù Cristo all’opera della redenzione, ella merita per noi de congruo (convenientemente), nel linguaggio dei teologi, ciò che Gesù Cristo merita per noi de condigno; ed è la suprema ministra della dispensazione delle grazie» dall’inizio alla fine della storia della salvezza.
Infine, va ricordato che nel 1921 Papa Benedetto XV concesse a tutte le diocesi del Belgio, nonché a tutte le diocesi che ne facessero richiesta, un ufficio e una messa propri in onore di Maria, Mediatrice di tutte le grazie, per il 31 maggio.
Non è fuori luogo ricordare qui che Dio ha voluto la devozione al Cuore Immacolato di Maria proprio per riparare alle bestemmie contro Nostra Signora…
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Nella sua lettera indirizzata a padre Gonçalves, del 4 gennaio 1936, suor Lucia scriveva a proposito della devozione al Cuore Immacolato di Maria: «Si tratta (…) di implorare il perdono e la misericordia a favore delle anime che bestemmiano contro Nostra Signora, perché a queste anime la misericordia divina non perdona senza riparazione…».
E, nella sua conversazione con padre Augustin Fuentes, il 26 dicembre 1957, suor Lucia aggiunse: «Ricordiamoci che Gesù Cristo è un buon figlio e che non permette che offendiamo e disprezziamo la sua santissima Madre».
Qui gli attacchi provengono dai due più alti dignitari della Santa Chiesa, coloro che sono responsabili soprattutto di difendere l’ortodossia della dottrina e l’onore di Nostro Signore e di Nostra Signora.
Tutti sanno che l’eruzione del Monte Pelée nel 1902 avvenne in seguito a una Via Crucis blasfema; meno noto è il fatto che i primi segni seri dell’eruzione apparvero dopo una processione blasfema contro la Santa Vergine… Non si scherza con Dio, tanto meno con la sua Santissima Madre.
Miserere nobis Domine!
Preghiamo e facciamo penitenza, come la Vergine di Fatima è venuta a ricordarci con insistenza.
Che con la sua potente mediazione, la Vergine Corredentrice ravvivi la fede dei suoi figli e ci dia il coraggio di protestare e di riparare.
«Un grande segno apparve nel cielo: una donna avvolta dal sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul capo». Apocalisse XII, 1
«Metterò inimicizia tra te e la donna, tra la tua discendenza e la sua discendenza: questa ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno.» Genesi III, 15.
Mons. Jean-Michel FAURE
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Immagine:scultura raffigurante la Crocifissione di Gesù che osserva la Vergine Maria che culla il corpo senza vita di Gesù (Pietà). Galleria Nazionale della Slovenia. XIV e XV secolo., Lubiana
Immagine di Petar Milošević via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Gran Bretagna, ondata persistente di conversioni al cattolicesimo
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Papa Leone si rifiuta di pregare nella moschea di Costantinopoli ma omaggia l’anticristiano Ataturk
Papa Leone XIV ha declinato di recitare una preghiera all’interno della Moschea Blu di Costantinopoli, infrangendo un protocollo recente e destando, a quanto pare, sconcerto tra gli apparati vaticani.
Nel corso del suo primo periplo estero significativo in Turchia, per celebrare il 1700º anniversario del Concilio di Nicea, al Pontefice è stato proposto un giro della celebre moschea eretta nel XVII secolo.
L’imam della moschea e il mufti costantinopolitano lo hanno accompagnato attraverso l’imponente struttura, capace di accogliere fino a 10.000 fedeli.
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Leone XIV si è sfilato le calzature all’ingresso, come da consuetudine, e ha percorso l’interno calzando calzini bianchi. Ciononostante, quando l’imam Askin Musa Tunca gli ha domandato se volesse dedicarsi a un momento di raccoglimento silenzioso, il papa ha replicato di preferire una mera visita al tempio.
Con tale scelta, Leone ha segnato una frattura rispetto ai suoi due predecessori: Benedetto XVI si era immerso in un silenzio meditativo durante la sua tappa del 2006, mentre Francesco aveva elevato una «preghiera fervida» nel 2014, invitando il mufti a unirsi a lui e definendosi «pellegrino».
La Santa Sede ha manifestato sorpresa per la determinazione del pontefice, che potrebbe aver eluso l’etichetta protocollare. Tre ore dopo la visita, il Vaticano ha diramato un bollettino in cui si attestava che la preghiera era avvenuta; il testo, verosimilmente redatto in anticipo, è stato in seguito revocato, con l’ufficio stampa che ha attribuito la diffusione a un errore.
La Sala Stampa vaticana ha precisato che Leone ha compiuto il sopralluogo alla moschea «in uno spirito di contemplazione e di accoglienza, con riverenza profonda per il sito e per la fede di chi vi si raduna in orazione».
La Moschea Blu – nota formalmente come moschea del Sultano Ahmed, dal nome del sovrano ottomano regnante dal 1603 al 1617 – sorge a ridosso della rinomata Basilica di Santa Sofia, recentemente riconvertita in moschea in sprezzo all’opposizione delle autorità cristiane.
Tuttavia, diversamente dai suoi predecessori, Leone ha optato per non includere l’antica chiesa bizantina nel suo itinerario. Santa Sofia, originariamente cattedrale imperiale, fu mutata in moschea dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453 sotto l’egida ottomana musulmana. Trasformata in museo nel 1934 per volere dell’Ataturko, è stata reintegrata come moschea nel 2020 dal presidente Recep Tayyip Erdogan, malgrado le obiezioni della comunità cristiana.
Come riportato da Renovatio 21, oltre che Santa Sofia e Chora (dove sono stati coperti affreschi e mosaici cristiani), anche la cattedrale turca di Ani è divenuta una moschea.
Tuttavia, un tremendo segno anticristiano è stato dato comunque.
Nel corso della missione turca, Leone ha pure reso omaggio al Mausoleo di Mustafa Kemal Ataturk ad Ankara, fondatore della Turchia moderna. L’Ataturko è celebrato per aver capitanato il risorgimento nazionalista turco e per le sue riforme laicizzanti: è altresì noto che i suoi Giovani Turchi (CUP) avessero affiliazioni massoniche, con diramazioni che arrivano dritte nell’Italia giolittiana.
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Nessuno sembra aver detto al Prevost che l’Ataturko è da alcuni ritenuto tra i responsabile della pulizia etnica e dello sradicamento di decine di migliaia di cristiani greci, armeni e assiri dall’Anatolia in esito alla Grande Guerra.
Alcune fonti, specialmente quelle armene e di studiosi del genocidio, accusano Ataturk di aver «completato» o «consumato» il genocidio contro i cristiani attraverso azioni militari e politiche post-1918. Durante la campagna in Cilicia (1919-1921), le forze nazionaliste attaccarono posizioni francesi, portando a massacri di armeni a Marash (gennaio 1920, migliaia di morti) e alla distruzione di Hajen (ottobre 1920, città bruciata e popolazione decimata).
La guerra contro la Repubblica d’Armenia (1920), con l’annessione di territori come Kars e l’espulsione di armeni, causò pesanti perdite civili. L’ingresso a Smirne nel settembre 1922, seguito da un incendio che distrusse i quartieri cristiani (armeni e greci), portò all’espulsione di centinaia di migliaia di persone e a massacri. Questo evento è visto come parte della pulizia etnica finale.
Queste azioni, secondo queste prospettive, continuarono la politica di eliminazione delle minoranze cristiane per creare uno stato turco omogeneo, con Atatürk che amnistiò ex-membri del CUP e riorganizzò unità ottomane. Politiche successive come lo scambio di popolazioni con la Grecia (Trattato di Losanna, 1923) e la turchificazione forzata (cambi di nomi, confische di proprietà) contribuirono all’eradicazione delle comunità cristiane residue.
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Immagine screenshot da YouTube
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La scommessa di Leone XIV
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